Blog di Dante Paolo Ferraris

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Fidel e il Papa: incontro tra antagonisti

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Fidel e il PapaLa strana coincidenza del Papa che va in visita a Cuba, anzi ci torna, visto che fu Giovanni Paolo II il primo papa della storia a recarsi in visita pastorale nella madre delle isole caraibiche, visita che cade proprio in occasione del cinquantesimo anniversario della decisione degli Stati Uniti di imporre l'embargo commerciale, economico e finanziario contro Cuba.
Era il 7 febbraio 1962, cioè un anno prima della mia nascita, che con il Proclama 3447 John F. Kennedy ampliò le restrizioni commerciali varate da Eisenhower nell'ottobre 1960.
Washington volle così dimostrare la volontà di dominio sulle isole del Mar dei Caraibi, reagendo così anche alla nazionalizzazione delle imprese statunitensi, presenti sull'isola, voluta da Fidel Castro.
È il più lungo blocco commerciale della storia, che però non è riuscito a piegare la popolazione cubana e soprattutto non ha avuto nessun effetto sulla democratizzazione dell'isola, anzi ha rafforzato, in un certo senso, il sistema di governo di Fidel.
La pressione delle Lobby cubane anticastriste, presenti da oltre 50 anni in Florida, ha spinto e continua a spingere il mantenimento dell'embargo, quasi a voler prendere il castello con un assedio che ormai dura da 10 lustri. Ho l'impressione che chiunque voglia governare nello stato più meridionale degli U.S.A debba confrontarsi con il potere di queste lobby.
Anzi, negli anni la pressione di questa lobby ha prodotto anche la famosa legge Helms-Burton (1996) che ha vietato ai cittadini statunitensi qualsiasi transazione commerciale con Cuba, divieto esteso alle filiali estere delle aziende nordamericane (1999). Tutti questi provvedimenti legislativi hanno solo rafforzato la volontà di autodeterminazione del popolo cubano, che benché sottoposto ad una rigida lotta quotidiana per la sopravvivenza, manifesta paura a soggiogarsi ad un paese simbolo del capitalismo, ma nello stesso tempo esprime voglia di maggiore libertà, questa strana democrazia cubana ormai gli sta stretta.
Il blocco, ricordo, è da sempre al centro di grandi polemiche internazionali, perché riguarda direttamente prodotti di prima necessità (alimentari e sanitari) che per i cubani sono fondamentali, tanto da doverseli spesso procurare alla borsa nera.
Da quando è scomparsa l'URSS e la Russia non ha più concesso importanti prebende al governo cubano, il mercato interno ha assunto sembianze con occhi a mandorla, cinese e nord coreano. Ma anche la realizzazione dell'organizzazione dell'Alleanza Bolivariana per le Americhe (ALBA Alianza Bolivariana para América Latina y el Caribe) ha permesso di sopravvivere al duro embargo a cui è stato sottoposto il paese da parte di tutte le potenze occidentali e non solo. Il progetto ALBA di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell'America Latina ed i paesi caraibici, promossa dal Venezuela e da Cuba in alternativa all'ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) voluta dagli Stati Uniti, il cui aggettivo "bolivariana" si riferisce al generale Simon Bolivar, l'eroe rivoluzionario della liberazione di diversi paesi sudamericani dal colonialismo spagnolo, ha permesso accordi anche di interscambio commerciali. Organizzazione che si è estesa con la sottoscrizione dei Trattati di Commercio dei Popoli (TCO) anche da Bolivia, Honduras, Ecuador, Nicaragua, Dominica, Antigua e Barbuda e Saint Vincent e Grenadine. Ricordo volentieri l'importante contributo dato dall'Organizzazione ALBA ai soccorsi dopo disastroso terremoto che colpì Haiti il 12 gennaio 2010.
ALBA è una proposta di integrazione differente dall'ALCA. Mentre l'ALCA risponde agli interessi del capitalismo transnazionale, perseguendo la liberalizzazione assoluta del commercio dei beni e dei servizi, l'ALBA pone slancio alla lotta contro la povertà e l'esclusione sociale e pertanto esprime gli interessi dei popoli latinoamericani. L'accordo preliminare fu siglato nel dicembre del 2004 tra il Presidente del Venezuela Hugo Chávez e il Presidente cubano Fidel Castro. L'iniziale accordo riguardava lo scambio tra servizio sanitario cubano e il petrolio venezuelano: il Venezuela assicurava a Cuba una fornitura di 96.000 barili di petrolio al giorno ad un prezzo molto favorevole, Cuba inviava 20.000 medici e migliaia di insegnanti in Venezuela.
Anche nel precedente viaggio a Cuba del Santo Padre, il pontefice Papa Giovanni Paolo II chiese di sapere la verità sulla rivoluzione a Fidel Castro aggiungendo anche "chiedo libertà". Lo stesso Fidel ricevendo all'aeroporto Papa Wojtyla nello stringergli la mano appena sceso dall'aereo gli si rivolse così: "Come quei martiri cristiani che scelsero la morte piuttosto che rinunciare alla fede, così noi preferiamo la morte piuttosto che rinunciare alla rivoluzione", una frase di questo storico incontro che mi rimase molto impressa.
Il Papa Giovanni Paolo II rivolse inoltre un appello al Presidente U.S.A. Bill Clinton chiedendogli di cancellare l'embargo da Cuba. Non solo il Papa chiese la cancellazione di questo inutile e dannoso embargo ma anche l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nell'ottobre 2011, approvò con 187 voti favorevoli, 2 contrari (Israele e Stati Uniti), e 3 astensioni (di piccoli stati), una mozione per chiedere agli Stati Uniti la cessazione dell'embargo.
In precedenza l'ONU si era già espressa svariate volte sulla cessazione dell'embargo nel 1992, nel 2004, nel 2005, nel 2007, nel 2008, nel 2009 e nel 2010, con gli esiti che noi conosciamo e che vede questa volta Papa Benedetto XVI protagonista dello storico incontro con i fratelli Castro, di cui i giornali di tutto il mondo hanno parlato, ha chiedere un ripensamento sulle inutile sofferenze che l'embargo provoca sulla popolazione.
L'immagine di questi anziani e potenti uomini della terra che si scrutano nella profondità degli occhi, ma parlano con il cuore mi ha fatto molta tenerezza e mi ha dimostrato ulteriormente che solo il dialogo e non gli embarghi sono lo strumento di avvicinamento dei popoli e delle loro idee, la Pace passa attraverso l'accettazione dell'altro e quindi sulla condivisione e non sulla strenua lotta di conquista di un castello che resiste da cinquant'anni e che si vuol prendere per fame.
Secondo un'analisi pubblicata sulla rivista Foreign Policy, la visita papale contribuisce all'agenda del governo cubano in tre modi: consolida il dialogo istituzionale tra il governo di Raul Castro e la Chiesa Cattolica, offrendo incentivi affinché quest'ultima partecipi, nella forma prevista, al rinnovamento del sistema di governo attuale; contribuisce a creare un ambiente internazionale favorevole ai progetti di apertura e riforme economiche senza abbandonare il monopartitismo, e rafforza l'immagine di un paese in transizione che paga i costi della rigida posizione statunitense di isolamento nei confronti di Cuba.
Ciò lo ha anche affermato il Papa nell'omelia in Plaza de la Revolucion all'Avana, quando ha ricordato come «alcuni, come Ponzio Pilato, ironizzano sulla possibilità di poter conoscere la verità, proclamando l'incapacità dell'uomo di raggiungerla o negando che esista una verità per tutti», atteggiamento che «come nel caso dello scetticismo e del relativismo, produce un cambiamento nel cuore, rendendo freddi, vacillanti, distanti dagli altri e rinchiusi in se stessi»; tutto ciò mentre, dall'altra parte, «ci sono altri che interpretano male questa ricerca della verità, portandoli all'irrazionalità e al fanatismo, per cui si rinchiudono nella "loro verità" e cercano di imporla agli altri».
Gli italiani sanno che i regimi si rafforzano quando esiste un elemento esterno antagonista. È arrivato il momento di cancellare una brutta pagina di storia, una pagina anacronistica e che dopo cinquant'anni ha dimostrato la sua totale inefficacia. Cuba e i cubani hanno aperto al mondo, molto ha fatto Papa Wojtyla e mi auguro che Benedetto XVI,con la sua stretta di mano con Fidel Castro e il loro colloquio possa segnare il passaggio alla costruzione di un mondo migliore senza inutili dualismi. Facendo sì che io non debbia compiere il mezzo secolo di vita con ancora l'embargo in atto. Orpello che ormai danneggia solo la inerme popolazione e non contribuisce al cambiamento della storia dell'isola.