Blog di Dante Paolo Ferraris

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I giovani hanno ancora un buon cuore...

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Willy il coyoteVorrei dedicare questo mio "pensierino" in forma di post a chi insegue un sogno nella vita, ai tenaci, agli ostinati, ai caparbi, ai testardi, a chi quando cade si rialza ed è pronto a continuare a combattere, alla gioventù flessibile come un fuscello, resistente come il bambù, con lo sguardo sempre rivolto al domani come i girasoli lo sono con il sole.
‎"I giovani hanno buon cuore, non cuore cattivo, perché ancora non hanno assistito a innumerevoli cattiverie; e sanno fidarsi, perché ancora non hanno subito innumerevoli inganni; e sanno sperare, perché, come gli ubriachi, sono pieni di naturale ardore, e perché ancora non hanno provato innumerevoli disgrazie. E amano l'amicizia, e amano i loro amici più che in qualsiasi altra età, perché godono della comunanza, e nulla giudicano in base all'utile, e perciò nemmeno gli amici..." (Aristotele - Etica Nicomachea).
Rileggere ogni tanto queste considerazioni fa bene alla salute mentale di chi crede ancora in un futuro prospero e sereno. Certo i giovani che cita Aristotele avevano un età diversa da chi oggi si considera giovane.
Nella Grecia antica, all'epoca di Pericle (nato intorno al 500 a.C.), la vita media era di circa 20 anni; quindi si comprenderà che i giovani di allora erano poco più che adolescenti, cosa ben diversa da oggi.
E se la scaltrezza, l'irrequietezza dei nostri giovani è molto simile in tutti i tempi, cosa difficile è pensare che un trentenne oggi, considerato giovane visto l'allungarsi dell'età media della vita, sia ancora immune dall'aver provato le "innumerevoli disgrazie" della vita.
Ma il mio difetto è sempre quello alla "Jovanotti maniera"; penso sempre positivo e cerco il lato buono di tutto e di tutti, soprattutto negli odierni giovani, anche se più volte sono rimasto deluso e amareggiato dai loro atteggiamenti.
Ma nella consapevolezza che non tutti si siano assoggettati all'idolatria del potere, del denaro, della carriera e proni davanti alle divinità negative e che abbiano tradito o venduto il loro amico per interessi personali, ritengo che la nostra comunità possa ancora pensare ad un futuro migliore.
L'utopia mia, che non sono più giovane, è quella di vedere trasformare la nostra assopita gioventù in quella folgore che strappa il velo di una società di finta opulenza, costruita su giochi di potere e di lobby interessate.
Una nuova primavera che ha visto i primi vagiti negli ultimi mesi, con importanti manifestazioni studentesche, derise da chi ha interessi personali ma che sono il segnale di una gioventù di ventenni che non sono più disponili a costruire il proprio futuro con le raccomandazioni, facendo le "veline" o i "tronisti" o diventando "ciambellano" del potente di turno, ma ritrovando ciò che Aristotele declamava con tanta enfasi già nel 300 a.C.