Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il paradiso è tra il cielo e la terra lambito da un azzurro mare (XVI parte)

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paradisoUn fiordo nell'italico Mediterraneo, quasi un angolo di Norvegia, questo è l'insenatura di Furore, una profonda ferita nella costiera lungo la quale scorre talvolta placido talvolta rombante e tumultuoso il torrente Schiato che scende dal monte Agerola.
Le case ed i piccoli terrazzamenti che compongono il paese sono abbarbicati agli strapiombi dell'orrido e paiono quasi incassati tra le rocce che risulta difficile capire come raggiungerli.
Li in fondo un piccolo gruppo di case, leggermente rialzate dal piano terreno, addossate alla montagna rifrangono la loro immagine nella lucente sabbia della piccola spiaggia.
Qua e là sparsi sulla sabbia o addossati alle piccole abitazioni, piccoli gozzi da pesca, reti stese ad asciugare al sole e un gruppo di intrepidi bagnanti che si immergono nelle limpide acque del fiordo.
Il silenzio è rotto solo dal passaggio di qualche auto o dallo strombazzare dei clacson dei pullman che chiedono strada mentre transitano sul ponte della strada che taglia la stretta gola. L'altezza del viadotto senza piloni è talmente elevata che pare una striscia nera all'orizzonte dei bagnanti che devono guardare con il naso all'insù per vederne la linea, tanto poca è l'ombra che questo proietta sulla spiaggia del fiordo.
Solo da quell'alto viadotto è possibile lasciare la striscia di asfalto e di scalinata in scalinata si può scendere nel minuto paese del Fiordo di Furore e sulla sua splendida spiaggia.
Il piccolo borgo, dove soggiornò Greta Garbo durante una sua romantica fuga, fu anche visitato ed utilizzato come set per riprese cinematografiche di alcune pellicole di grande successo da grandi registi del passato come Federico Fellini e Roberto Rossellini il quale consumò proprio nel piccolo paese marinaresco la sua difficile e struggente storia d'amore con Anna Magnani.
Qui, dove è più difficile la coltivazione, la natura premia l'uomo per la sua caparbietà con le uve migliori, le quali donano un vino schietto, dal colore viola pastello, da bersi giovane assaporando il suo aroma sorso per sorso.
Il fiordo di Furore è la Marina del comune di Furore, che abbonda di storie e leggende ricche di suggestioni, viaggiando tra storie fantastiche di demoni, di briganti e di belle damigelle. Come molti paesi della Costa d'Amalfi è caratterizzato da una zona abitata a monte e da un nucleo sulla costa, appunto la marina di Furore o "Fiordo", ma a differenza degli altri non sono presenti luoghi aperti come slarghi e piazze. L'architettura del Fiordo, da me luogo amato e vissuto ripetutamente, è fortemente caratterizzata da antichi mulini, cartiere, e dalle case del piccolo borgo dei pescatori, organizzate in un armonico sistema di viuzze e di abitazioni dai colori chiari e vivaci. Recentemente è stato valorizzato e recuperato ad un uso colto e di "memoria storica" della più splendida tradizione mediterranea e marinaresca.
Qui si trova anche un piccolo ecomuseo, realizzato nell'antico mulino, che ripropone la vita della comunità, la storia della produzione della carta e un erbario. Il "monazeno" invece accoglie un centro di studi sul cinema e un'unità illustrativa dell'Associazione dei paesi dipinti di cui anche Furore fa parte. Furore è sicuramente uno dei posti più suggestivi della Costa d'Amalfi ed io ripetutamente ho alloggiato in un piccolo ma caratteristico alberghetto posto a poche decine di metri dal viadotto che sovrasta l'orrido; "La locanda del fiordo" è gestita amorevolmente da Gigi, un ardito ragazzo locale che con caparbietà ha costruito uno di più begli alberghi della costa.
Gigi ti accoglie sempre con uno splendido sorriso ogni qualvolta entri nella piccola hall della reception della Locanda e da vero padrone di casa ti mette a tuo agio con utili consigli e suggerimenti per le vacanze. Si presenta come un giovane ragazzo dai capelli neri, lisci e ben curati, cadenza lenta della parlata con notevoli inflessioni dialettali rimarcate maggiormente quando si rivolge a turisti stranieri sia in inglese che in francese. Gli occhi scuri sembrano seguirti in ogni tuo movimento, ma non presenta uno sguardo indagatore ma quello di colui che cerca di carpire i tuoi desideri per poi offrirti la soluzione migliore. Non è altissimo, ma il suo fisico longilineo è massiccio, quello di un lavoratore che conosce il sudore e il sacrificio.
Nella piccola reception della locanda ci sono anche un piccolo bar e una minuscola cucina, il tutto non più grande di un garage per un auto di medie dimensioni, come appare dall'esterno agli occhi del viandante attraverso una ampia vetrina che da direttamente sulla strada sostituendosi ad una saracinesca di un garage, nella quale sono esposti i tradizionali souvenir della costiera.
Un patio quadrangolare ornato da rose, gerani, bounganville, fichi d'india, agavi, limoni e molti altre frutti e piante funge da hall all'aperto e da accesso alle camere sottostanti. Un lato da direttamente sulla strada ed è l'accesso alla locanda, diviso solo da un piccolo muretto, gli altri due lati danno sul mare che a strapiombo da una parte e con terrazzamenti dall'altra, dona suggestione e colore a tutto l'ambiente, mentre l'ultimo lato è l'accesso alla reception/bar.
Qui ci sono pochi tavoli rotondi con antiche sedie di bamboo che formano una sala da pranzo/colazione panoramica. Quante volte mi sono seduto su questo terrazzamento, maiolicato con colori che vanno dal giallo splendente dei limoni e del sole fino al blu intenso che ricorda il mare, rendendo fantastico il luogo dove far colazione o pranzare con una tenera e gustosa mozzarella di fiordilatte proveniente dai pascoli campani accompagnata da pomodori veraci.
Ho frequentato ripetutamente questo luogo con amici e conoscenti come Stefano, Gigio, Guido, Alessandro, Carlo e il "conte" con cui ho condiviso giornate serene e divertenti.
Le stanze, tutte poste sotto il livello della strada, che raggiungi da una stretta e tortuosa scaletta scavata nella roccia, sono tutte affacciate sul mare in un luogo d'eccezione dove dominano i profumi dei terrazzamenti intensamente coltivati a limoni ed ulivi. I colori delle bouganville e i piccoli pergolati di uve danno ombra ai balconcini scavati nella roccia, dove su tavoli decorati amabilmente si gustano fresche bevande o si sorseggia un delicato liquore di limoni rinfrescati dalla brezza marina.
Le stanze, piccoli appartamenti con cucina abitabile, bagno e camera da letto, portano tutte, anziché il numero della stanza, il nome di un attrice famosa che ha visitato la costiera.
L'arredamento è fastoso, con grandi e comodi letti e con le finestre che danno a strapiombo sul mare. Il ticchettio della pioggia estiva disegna arabeschi sui vetri e nelle giornate di vento il fischiare e l'ululare delle folate paiono accarezzare le pareti di quella che apparentemente potrebbe sembrare un rifugio o anche in taluni casi un'alcova.
Alcune pareti sono di viva roccia, rendendo ancor più caratteristica la locanda.



Fine XVI parte.