Si trovano personaggi esultanti per il cambio di regime, ma senza un vero programma di sviluppo e rinnovamento.
Il motto "il nuovo che avanza", passa attraverso visi noti che si riciclano senza pudore, inneggiando ad un nuovo che non c'è. I colpi di mano all'ultimo momento, per assicurarsi il proseguo di un posto al sole ed accontentare gli amici e i familiari, mi portano alla memoria una piccola pagina di storia antica.
Infatti ho trovato molte similitudini tra Alcibiade e tanti "figuri" che si aggirano nella attuale politica.
Provo a raccontarvi la sua storia, così come me la ricordo, scusandomi finora della pochezza delle informazioni che scriverò, ma non è il mio scopo fare lo storico, ma bensì, attraverso le vicende che hanno caratterizzato la vita di Alcibiade, ripercorrere, per similitudine, la storia di chi ci circonda, lasciando ognuno di voi cercare tra i politicanti e tra i propri conoscenti novelli Alcibiadi.
Nacque ad Atene ed era il figlio della cugina di Pericle, nella cui casa visse dopo la morte del padre. Pericle si affezionò tantissimo al giovane Alcibiade, che si dimostrava intelligentissimo e che, Pericle cercò di educare. Il giovane ragazzo che dimostrava grandi doti, ma usate con scarso risultato; più capace a giocare sulla bellezza e sulla sua scaltrezza, che ad apprendere il valore dei comuni ideali di giustizia, temperanza, osservanza religiosa e patriottismo.
Alcibiade dimostrò da subito un carattere ambiziosissimo e senza scrupoli; pur di brillare, di mettersi in vista, di far carriera, non badava ai mezzi per raggiungere i suoi scopi.
Anche il grande filosofo Socrate, che gli faceva da maestro e di lui si era invaghito, si disperava nel vedere il suo allievo comportarsi contro ogni forma di etica. Nel " Dialogo filosofico" [noto anche come Il convito e Il banchetto] di Platone si narrerà come Socrate viene interrotto nella sua allocuzione dall'irruzione di Alcibiade, ubriaco fradicio, che racconta come invano avesse cercato in passato di portarsi a letto Socrate, che di egli è pure innamorato, ma che grazie alla propria temperanza ha saputo resistere ad ogni tentazione. Ciò spiega la spregiudicatezza di Alcibiade nel voler raggiungere determinati e personali obiettivi a qualunque costo.
Un sussidiario narrava un episodio della vita di Alcibiade, che per scommessa schiaffeggiò uno dei personaggi più illustri e ricchi di Atene, recandosi il giorno successivo a casa del vecchio Ippònaco, già atterrito per lo schiaffo ricevuto, denudandosi e lo pregò di castigarlo, bastonandolo. La vicenda si concluse con la popolare battaglia di Delio, ove si comportò eroicamente, con la concessione della mano di Ipparete, figlia di Ippònaco.
Con la propria capacita oratoria, e l'ambizione snaturata che possedeva, non poteva non desiderare di ottenere il governo della città.
Lo storico Tucidide definiva "demagoghi" (capi popolo) tutti gli Ateniesi che, in seguito alla morte per peste di Pericle nel 429 a.C., cercavano di prendere il suo posto ingannando e seducendo l'ecclesìa, l'assemblea popolare ateniese, con inganni e false promesse.
Tra questi politicanti, dotati di scarsi principi, fu annoverato Alcibiade.
Iniziò così una contrapposizione tra Nicia, ricchissimo aristocratico ateniese a capo del partito democratico che governava Atene, e Alcibiade.
Nicia lo si ricorda per l'ostentata devozione agli dei e per la ricerca ossessiva della Pace, mentre Alcibiade era desideroso di guerra e distruzione.
Grazie alla sua retorica, all'atteggiamento da simpatico spaccone e grazie al fascino di un ragazzo giovane e bellissimo, che dimostrava ardimento e coraggio, Alcibiade riuscì a farsi eleggere generale e a convincere gli ateniesi a muovere guerra, alla conquista della Sicilia.
La storia ci racconta come nel 415 a.C. la flotta di Atene muove contro Siracusa, alleata di Sparta. Nicia, sapendo a cosa andava incontro, provò ripetutamente a scongiurare la guerra.
Nella notte prima della partenza si verificò l'oscuro episodio della mutilazione delle Erme.
Per molti la mutilazione fu opera di un gruppo di facinorosi, seguaci di Alcibiade, altri invece, pensarono che tale azione fu portata avanti da un gruppo di aristocratici che non volevano la guerra. Durante la navigazione verso la Sicilia, Alcibiade fu accusato, non solo di aver commissionato il crimine, ma di aver anche profanato i misteri eleusini; a causa di ciò una nave veloce fu inviata per far rientrare lo stesso Alcibiade.
Lo stesso riuscì a fuggire all'arresto e non trovò altro scampo, che rifugiarsi a Sparta e con disinvoltura si mise al servizio di Sparta dando tutte le informazioni necessarie a danneggiare Atene.
Ma non poteva comportarsi meglio a Sparta che ad Atene e quindi trovo rifugio a Sardi al servizio dei persiani e tanto per cambiare offri ai nuovi "padroni" i suoi servizi contro Sparta.
Intanto molte città alleate degli ateniesi, che avevano perso la guerra contro Siracusa, si erano ribellate. Atene, che aveva perso prestigio, non trovò di meglio che richiamare Alcibiade e metterlo a capo della propria flotta.
Un ritardo dei pagamenti ai marinai da parte del governo della città di Atene sembrò un invito ad Alcibiade a fare da sè; lasciata la flotta al comando di un subalterno, si diresse verso Caria per metterla a sacco e rifornirsi di denaro. Nel frattempo la flotta spartana distrusse quella ateniese abbandonata da Alcibiade. Ritenuto responsabile della disfatta dall'assemblea ateniese Alcibiade fuggì in Bitinia o nel Chersoneso in Tracia.
Dopo anni e tanti sacrifici Atene ricostruì una nuova flotta e iniziò a veleggiare verso il mar di Marmara per affrontare gli spartani.
Dal suo nascondiglio Alcibiade vide la flotta ateniese e porsi in una posizione pericolosa e corse ad avvisare l'ammiraglio, che ovviamente non gli credette. La flotta ateniese subì l'ennesima sconfitta.
Lisandro, re spartano venuto a conoscenza del suo rifugio mandò le sue truppe ad ucciderlo, ma quest'ultimo riuscì nuovamente a fuggire e trovò rifugio preso il generale persiano Farnabazo, in Frigia. Questi fu convinto dagli spartani a uccidere Alcibiade; quest'ultimo vistosi ormai braccato, uscì dal suo nascondiglio brandendo una spada in mano ma una nuvola di frecce lo trafissero.
Scompariva a 46 anni un ambizioso e geniale ateniese che fece della propria vita dissoluta una continua ricerca di fama e bramosia di potere.
Per raggiungere i suoi obiettivi non temette di vendersi al potente del momento, ma sempre pronto a tradirlo.
Quando un barlume di onestà lo illuminò, nessuno era disposto a credergli a causa della sua tendenza al tradimento perpetuo.
Quanti personaggi intorno a noi, o posti al governo, attraverso la retorica o i mass media, giocano su un sistema videocratico, con il quale comprano la benevolenza del popolino, che puntualmente viene tradito, ma il quale è pronto a perdonarli per il loro atteggiamento da mesti spacconi dal viso d'angelo che tali personaggi camaleonticamente presentano.
Una storia che si è sempre ripetuta e sempre si ripeterà sia nel piccolo delle proprie conoscenze, che nei giochi di potere di sottogoverno.
Uomo dalle mille contraddizioni, Alcibiade è stato uno dei personaggi più controversi dell'intera storia politica ateniese: giudicato intelligente, colto, energico, scaltro e astuto, ma anche individualista e spregiudicato, fu portato a seguire una politica più di potere personale che di interesse comune. Ognuno di voi cerchi il suo Alcibiade tra le persone che gli sono vicine o gli sono state vicine e per sillogismo trovi gli altri personaggi; un gioco divertente ma che rappresenta purtroppo la quotidiana realtà.
Vi è una soluzione al problema del confronto con queste persone? Non lo so e non lo credo! L'unica cosa certa è che impariamo a distinguere i novelli Alcibiadi solo dopo che siamo stati traditi e nutriamo poi la speranza di non ricadere nell'inganno.