Intanto iniziamo la ricerca di un biglietto aereo per rientrare a Cuba che appare da subito una fatica esagerata visto che la nostra agenzia di riferimento trova biglietti carissimi e con voli oltre il trentesimo giorno dalla scadenza del permesso di soggiorno.
Wilmer è permanentemente attaccato al personal computer a colloquiare con i suoi amici ballerini in giro per il mondo, un lusso che da Cuba non può permettersi. Anche il numero delle "amicizie" che si è fatto sul profilo di facebook è incredibile, anche se sa benissimo che sarà poi inutilizzabile quando rientrerà a casa.
Mio padre si sta divertendo come un "matto" a fargli provare tutti i tipi di condimenti e di pasta; ogni giorno ne propone uno nuovo e non riesco a comprendere come fanno ad intendersela così bene.
Il programma del viaggio a Venezia è diviso in cinque tappe, di cui la prima a Milano per vedere i voli disponibili, la seconda a Brescia per incontrare una conoscente di Wilmer che non vede da tempo e che comunque non vedrà perché risulta irreperibile, la terza con pernotto annesso è a Gardaland.
Paradiso dei bimbi, ma non solo, e sinceramente il sottoscritto si è già spaventato assai nella prima giostra, che era poi un trenino su piccolissime montagne russe (mammut), e poi un piccolo gioco acquatico(colorado boys e Sequoia). Il mio amico cubano non si è perso nessuna attrattiva, soprattutto sedotto da quelle che al sottoscritto facevano e fanno "accapponare" la pelle (Blue tornado, magic mountain, inferis, raptus ecc..). Il mio più grande divertimento era vedere questo bambinone cresciutello divertirsi come un matto, vederlo scendere da giochi come "Space Vertigo" scapigliato e senza voce dagli urli che aveva poco prima emesso e con gli occhi sbarrati. D'altro canto ero proprio felice di vederlo gioire per così poco, conoscendo i suoi "veri" problemi.
Le ore a Gardaland passano velocemente, si fa presto scuro e il fascino del parco giochi immerso nelle fantasiose luci multicolore incantano chiunque. Wilmer pare essersi dimenticato anche di mangiare e riusciremo a sfamarci rapidamente e a notte tarda in una pizzeria di Peschiera del Garda, ovviamente non dopo aver visto anche uno spettacolo di balletto a Gardaland.
Verona è sempre splendida e riabbracciare vecchi amici è un piacere, infatti ad attendermi ed a farci un po' da cicerone trovo Paolo, con il quale ho condiviso molte avventure in passato e che mi fa ringiovanire di almeno di dieci anni in pochi attimi.
Paolo e Wilmer fanno presto amicizia e la nostra visita veronese si snoda attraverso i monumenti più famosi, dall'Arena alla Piazza delle Erbe e all'arca scaligera. Ma sono la casa di Giulietta e la casa di Romeo che affascinano maggiormente Wilmer, ciò essenzialmente dovuto all'opera shakespeariana, argomento di studio della scuola di ballo da lui frequentata.
L'Arena di Verona è un anfiteatro romano situato nel centro storico, icona della città veneta che però non attira molto le attenzioni di Wilmer, almeno per quanto riguarda la parte storica. Si tratta di uno dei grandi fabbricati che hanno caratterizzato l'architettura ludica romana. La curiosità invece è molta quando gli narro che nel periodo estivo l'arena viene utilizzata per il celebre festival lirico e vi fanno tappa numerosi cantanti e band, ed è qui che pochi mesi prima avevo assistito al concerto di Ricky Martin.
Piazza delle Erbe è la piazza più antica di Verona e sorge sopra l'area del foro romano. Gli edifici romani che ne costituivano il foro hanno lasciato il posto a quelli medievali. Il monumento più antico della piazza è la fontana sormontata dalla statua denominata "Madonna Verona". Questa è in realtà una statua romana, datata 380, ma non sto a raccontarlo a Wilmer, più impegnato a girare tra le bancarelle e a scattare fotografie.
Io mi soffermo un attimo a guardare un monumento storico particolare situato nel bel mezzo della piazza, il capitello detto Tribuna. Datato intorno al XIII secolo, periodo in cui venne utilizzato per varie cerimonie: mi piace immaginare la scena di quando i podestà sedevano per la cerimonia dell'insediamento e là prestavano giuramento i pretori. Verso via Cappello sorge un'antica colonna sormontata da un'edicola di origine trecentesca, nelle cui nicchie sono scolpite a rilievo le figure della Vergine e dei santi Zeno, Pietro Martire e Cristoforo. Davanti a palazzo Maffei sorge una superba colonna in marmo bianco, sulla cui sommità è presente il leone di San Marco, simbolo della Repubblica di Venezia. Monumenti che gli faccio ammirare e che fotografa, ma non so se ne ha compreso il grande valore storico.
L'itinerario da piazza delle erbe possiamo intitolarlo "A spasso con Giulietta", perché ripercorriamo i luoghi della famosa leggenda che ritroviamo realmente a Verona. Prima tappa necessaria sono le celebri Arche Scaligere, i mausolei dei membri più importanti della signoria che tenne il potere a Verona dalla fine del '200 alla fine del '300, considerate, pur nelle loro relativamente modeste dimensioni, uno dei massimi capolavori del gotico italiano. Per Wilmer definite semplicemente tombe. Mi aspetto il quesito perché sono così in alto ed al centro della città ma sono graziato da tale domanda.
Al di là del loro grande valore artistico, le arche scaligere mi permettono di parlare del complesso periodo storico in cui la storia di Giulietta e Romeo si sviluppò. Le lotte tra le fazioni guelfa e ghibellina, l'ascesa della famiglia Della Scala e gli scontri per il potere che videro i membri della stessa famiglia confrontarsi in lotte aspre e sanguinarie che sembrano anch'esse uscite da una tragedia shakespeariana. Sono tentato dallo spiegargli i particolari storici che fanno da sfondo alla vicenda ma cedo subito, Wilmer mi guarda con occhi sbarrati come se ascoltasse un marziano. Gli interessa più la parte amorosa della tragedia.
Sono proprio le figure a cavallo dei grandi signori che lottarono, amarono e governarono Verona nel medioevo che ci guardano dalla sommità delle arche scaligere: le statue di Cangrande, Mastino II e Cansignorio si stagliano ancora grandiose e inquietanti.
Fu proprio Cangrande, morto in circostanze misteriose, che ospitò Dante, il sommo poeta ed omonimo (mio), alla corte di Verona. Di Dante Alighieri ne avevamo parlato a lungo con Wilmer, d'altronde lo aveva studiato anche lui a scuola e quando andammo a Firenze volle visitare la sua casa natale.
Per vedere la casa di Giulietta ( luogo veronese più famoso al mondo), occorre farci spazio tra la folla di giovani e più attempate coppie di fidanzati, amanti o anche sposini. Si tratta dello "Stallo del Cappello", una vecchia casa-torre risalente alla fine del 1200.La tradizione popolare l'identifica con la casa dei Cappelli o Cappelletti, la casata che, secondo la tragedia shakespeariana, fu la famiglia di Giulietta. La casa, benché rimaneggiata nei secoli, ha sempre il suo fascino, come la statua di Giulietta posta sotto il famoso balcone, oggetto di migliaia di scatti fotografici.
Da sempre è usanza tra i visitatori della Casa di Giulietta, lasciare graffiti ed iscrizioni varie sul muro d'ingresso al suggestivo cortile, come per i lucchetti di ponte Milvio a Roma o quelli appena visti a Firenze. Gli innamorati paiono voler legare il loro amore a questo luogo così carico di suggestioni scrivendo i propri nomi all'interno di grossi cuori tracciati a pennarello.
Wilmer vorrebbe fermarsi a leggere o guardare queste iscrizioni, oggi non più scritti direttamente sul muro (qualcuno c'è ancora) ma su pannelli appositamente allestiti nell'ingresso e che di tanto in tanto vengono cambiati, anche se non restano immacolati a lungo. Anche Il muro, così ricoperto di scritte è di per sé un'opera d'arte, ed è fotografato tanto quanto il celebre balcone, ma vi è talmente tanta gente che sei sollevato e trascinato via dai visitatori stessi.
Vi sono i messaggi di chi cerca consolazione ed ha visto il proprio amore spezzato e di chi si giura amore eterno. Forse solo la sventurata eroina potrebbe capire il significato di così tante ambasciate. Ma vi sono messaggi di pace e amore universale, di auguri e altro ancora, scritti nelle lingue più disparate.
Invece quasi dimenticata in una via appartata del centro storico di Verona, anch'essa non lontana dalle Arche Scaligere, vi è la casa che fu dei Montecchi, da tutti conosciuta come Casa di Romeo.
La storia reale ci racconta che i Montecchi, famiglia storica di Verona, furono banditi dalla città da Cangrande della Scala nel 1320 a seguito della partecipazione di Crescimbene, figlio di Tebaldo Montecchi, alla congiura di Federico della Scala, conte della Valpolicella, contro la Signoria di Cangrande. I Montecchi fuggirono a Udine. Ed è proprio nella fuga della famiglia Montecchi da Verona che riecheggia l'esilio di Romeo a seguito dell'uccisione di Tebaldo.
Più che di un palazzo nobiliare si tratta di un rustico castello merlato che ci riporta all'epoca degli scontri tra guelfi e ghibellini. Spicca sull'edificio in mattoni la tipica merlatura ghibellina a coda di rondine. Vi troviamo davanti al portone un nutrito gruppo di turisti asiatici che si fanno fotografare sotto una lapide che recita in inglese ed italiano: "oh dov'è Romeo…..taci; ho perduto me stesso; io non son qui e non son romeo; romeo è altrove." ( Shakespeare – Romeo e Giulietta – Atto I scena I). Anche Wilmer, come la maggioranza dei turisti, fotografa e si fa fotografare sotto la lapide di travertino.
Lo stesso Dante, che fu a Verona proprio in quel periodo, cita in una terzina del purgatorio le due famiglie rivali.
Abbandonata la storia e le vicissitudini dei due giovani amanti, al richiamo delle vetrine di via Mazzini non si può resistere e gustando un gelato in compagnia, il mio amico cubano le passa in rassegna una ad una.
Il percorso in autostrada verso Venezia è abbastanza veloce e la curiosità del mio ospite è concentrata sulla musica italiana, sulle auto che ci sorpassano, sui panorami dei colli Euganei.
Il mio collega Matteo mi ha consigliato un bed & breakfast vicino a Venezia, nella zona di Venezia Tessera. In effetti il posto è abbastanza economico ma terribilmente scomodo per raggiungere Venezia visto che dobbiamo farci un km a piedi per raggiungere l'aeroporto di Tessera e da lì prendere il pullman per piazzale Roma.
Fine IV parte.