Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Volontariato e strumentalizzazioni

E-mail Stampa PDF
volontarioL’Italia è un paese di volontari, un adulto su dieci secondo l’Eurispes, 1.100.000 fanno volontariato con continuità, 4 milioni occasionalmente, il 9,1% hanno tra i 14 e i 17 anni, l’11,9% ha tra i 18 e 19 anni, poi la percentuale scende fino al 9,4% tra i 25 e 34 anni, dobbiamo arrivare tra i 55 e 59 anni per ritornare all’11%.
Un esercito di samaritani che offre servizio ad altri 7 milioni di persone(la metà diversamente abili o ammalati), arrivando così dove non arriva il welfare statale.
Se personalmente temevo che la destrutturazione dei tempi di vita, oltreché le forma di lavoro precario, togliesse spazio al volontariato come gratuità, visto il calo vocazionale, ho dovuto francamente ricredermi, il problema non sta lì.
Anzi, i sociologi americani chiamo questo”effetto” warm glow, auto gratificazione disinteressata.
Ma l’età media di permanenza nelle associazioni di volontariato punta al ribasso, soprattutto tra i giovani che tendono fare un impegno “mordi e fuggi”, non strutturato, non continuativo benché le statistiche tendono a dimostrare che i giovani ci sono.
Basta inserire nelle statistiche il servizio civile volontario SCV, che in Italia, dobbiamo dirlo si sta riducendo a una prestazione di lavoro socialmente utile, un parcheggio per i ragazzi in attesa di un posto di lavoro più ben retribuito, oppure alziamo l’età giovanile, o quando calcoliamo volontari i militari VFB che vanno in missione di pace o nelle calamità, o anche gli operatori umanitari delle ONG che continuiamo a chiamare volontari, benchè retribuiti con annesse indennità di rischio. Tutte sicuramente prestate con spirito volontaristico e solidaristico e voglio chiudere con l’ultima invenzione che sono i vigilantes delle “ronde”, novelli volontari della sicurezza.
Certo possiamo comunque rassicurarci, L’italiano medio da fiducia al 71% al volontariato, poi seguono i Carabinieri, Polizia ecc… tra gli ultimi troviamo il Governo, la chiesa, la scuola e la magistratura (sempre fonte Eurispes 2009 e non mia).
Io direi che oggi l’Italia è un paese di volenterosi, più che di volontari, visto che come “donatori di tempo” ci classifichiamo dopo l’Irlanda 35%, l’Austria 30, 3%, Francia 28,5%, Germania 22,7% e noi con il 21,1%, ci segue la piccola Danimarca con il 19,7%. Ma se usciamo dai confini europei troviamo il Canada con il 38,1%, l’Australia al 37,9%, il Giappone al 24,7%, battuti anche dalla Corea con il 21,3% (fonti eurispes/ocse).
Ma allora perché rallegrarci e auto incensarsi, detta all’americana stiamo facendo Warm glow?, è meglio che iniziamo a guardarci intorno e magari dentro e capire i motivi di tutto ciò?
Consideriamo nocciolo duro del nostro volontariato, quello impegnato nel sanitario il 28% e nel 27,8% nel sociale, del totale generale italiano /sempre fonte Eurispes), che dobbiamo oggi più che mai curare e sostenere.
Il volontariato stabile, quello delle grandi organizzazioni è stagnante, la decadenza della militanza politica faceva presagire un carico di ideali che si sarebbe trasferita nelle associazioni umanitarie, ma è avvenuta solo estemporaneamente ed in forme occasionali.(grandi eventi)
Eppure 8 milioni su 13 milioni di italiani destinano 8 ‰ al volontariato, quindi c’è effettiva solidarietà, ma come rendere questa solidarietà numerica in azioni?, in tempo disponibile?.
Di questa corazza dura, di uomini e donne puri e duri (i volontari quelli veri), se ne sono accorti anche i partiti che non si sono fatti problemi a strumentalizzare la solidarietà (non confondiamo partitismo con la politica). Anzi in questo contesto di crisi globale, il volontariato è divenuta la panacea di alcuni problemi.
Lo insegna il Presidente degli U.S.A. che ha lanciato il Serve American Act che arruola volontari in una struttura gestita federalmente.
Questa volta possiamo dire di essere stati Noi i primi nella nazionalizzazione della buona volontà, e non intendo statalizzazione del volontariato (ad esempio VVF volontari), ma proprio la capacità statuale di gestire le emozioni.
Lo insegnano le quotidiane emergenze nazionali, dove il sistema nazionale di protezione civile che ormai arruola in forma paramilitare centinaia di Associazioni, rispondendo ad un appello statale.
Volontari “arruolati” sotto la spinta dell’emergenza, lo dimostrano tutte le grandi emergenze, non ultima quella aquilana, dove la loro adrenalina diventa “spot sistem “del Sistema Italia.
Un elenco di dati delle buone azioni, tutte votate a far percepire il principio della partecipazione popolare all’emergenza nazionale (mi ricordano un pò le chiamate alle armi di massa dei paesi dell’ex blocco sovietico), piuttosto che alla partecipazione condivisa con chi ha doveri e responsabilità della “cosa” pubblica.
Sostanzialmente i volontari fanno gola ai bilanci pubblici, lo dimostrano le piccole associazioni di volontariato con le aggregazioni di iniziativa comunale, tese più ad avere dipendenti onorari (leggi gratis) che un vero confronto e conforto con un architettura sana del volontariato, pronte a metterci le braccia quando serve ma difficilmente interpellate quando serve utilizzare la testa, con spirito critico ma costruttivo, sulla gestione pubblica.
Il nostro è un volontariato che non può andare all’ammasso, deve mantenere per storia e tradizione quella mission di centinaia di anni.
Ma non può più essere “carne da cannone” ed essere utilizzato per fare “cassa” o inviato in missione per fare statistica.
Il volontario ha una dignità, una sua morale che dobbiamo difendere, quale architettura sana della nostra collettività.
Dipende da Noi, da chi ci crede da chi ha il coraggio di non farsi strumento dei poteri forti, di chi ha capacità di ascolto, di chi mette il servizio davanti alla comoda poltrona.
Le statistiche si rovesciano con i fatti, la solidarietà si costruisce con il sacrificio, la nostre Associazioni nascono da tutto ciò.
Dobbiamo costruire insieme, anche attraverso la solidarietà il futuro della nostra società.