Blog di Dante Paolo Ferraris

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All'ombra di Napoleone (XIII parte)

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ParigiLa pioggia si fa più intensa, fastidiosa e gli indumenti si sono fatti fradici, lo stesso cappellino che indosso ormai è inzuppato. Le goccioline d'acqua della pioggia cadute sugli occhiali mi impediscono di vedere limpidamente ciò che mi circonda e la stessa mappa del cimitero è bagnata e si sta sbriciolando da quanto è umida.
I vialetti del Père Lachaise non sono stati disegnati da Hassman, sono tortuosi e ben poco rettilinei e gli appezzamenti di terreno che accolgono le sepolture dell'800 sono piccoli e le stesse tombe sono addossati l'un l'altro, creando disordine e difficoltà nella ricerca del tuo obiettivo. Fra gli stessi monumenti sepolcrali devi cercare di leggere con attenzione le incisioni con i nomi dei sepolti, sia perché i graniti consumati dal tempo li ha parzialmente cancellati, sia per la scarsa manutenzione offerta a queste pietre sepolcrali, certamente i miei occhiali bagnati ed appannati non facilitano la ricerca e la lettura.
Il primo incontro che mi emoziona è certamente con André Masséna, in italiano Andrea Massena, duca di Rivoli, principe di Essling (Nizza, 6 maggio 1758 - Parigi, 4 aprile 1817), generale francese, Maresciallo dell'Impero con Napoleone Bonaparte e Pari di Francia. Fu anche definito "il figlio prediletto della vittoria" per la sua scaltrezza tattica e militare.
Mi soffermo a pensare un po' sulle sue vittorie dove ebbe modo di distinguersi nel corso delle guerre rivoluzionarie francesi e dove in solo due anni arrivò al grado di generale. Fu vittorioso a Saorgio (agosto 1794) e Lonato (agosto del 1795), dove lottò vicino a Napoleone Bonaparte e vi rimase al fianco in quasi tutte le battaglie della campagna, distinguendosi in particolare nello scontro finale di Rivoli nel 1797. Nel 1799 Massena vinse in Svizzera dove sconfisse i russi di A. Korsakov nella seconda battaglia di Zurigo in settembre.
Massena tornò in Italia e guidò le sue forze nello sfortunato e tragico assedio di Genova prima di unirsi brevemente all'esercito nella Battaglia di Marengo (14 giugno 1800), da cui venne allontanato per saccheggio (di cui poco si conosce). Soltanto nel 1804 poté rientrare nell'esercito e divenne Maresciallo, guidando la conquista di Verona e sconfiggendo poi gli austriaci nella Battaglia di Caldiero (30 ottobre 1805).
A Napoli la sua bramosia lo portò ad essere nuovamente mandato via dall'esercito per i suoi eccessivi saccheggi autorizzati. La sua gloria fu macchiata infatti dalla leggerezza con cui dava licenza di saccheggio ai suoi soldati, come nel celebre episodio dell'assedio di Lauria, città lucana che venne incendiata e saccheggiata dalle sue truppe (agosto del 1806).
Nominato Duca, Massena tornò a far parte dell'esercito nel 1809 per lottare nuovamente contro gli austriaci, distinguendosi nella Battaglia di Aspern-Essling. Fu premiato per questo con il titolo di Principe di Essling, anche per i risultati ottenuti nella battaglia di Wagram.
Guidò l'invasione del Portogallo nel 1810, fino a quando fu costretto a ritirarsi dal paese lusitano, dopo le battaglie di Barrosa e di Fuentes di Oñoro. Nominato comandante della guarnigione di Marsiglia, dove dicono che si arricchisse vendendo sottobanco a mercanti italiani licenze di commercio con l'Inghilterra in deroga al Blocco Continentale.
Riuscì a mantenere il comando dopo la Restaurazione e, al ritorno di Napoleone dall'Elba, si rifiutò di unirsi a lui, mantenendo la sua posizione di comandante a Marsiglia. Tuttavia, dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, non giurò lealtà alla monarchia tornata al potere e morì poco tempo dopo.
Massena in conclusione fu un personaggio astuto, scaltro ma opportunista e soprattutto amante del potere, della bella vita e affascinato dalla ricchezza. Dopo aver lasciato la stele che rappresenta la sua tomba mi accingo a trovare un altro personaggio molto caro al sottoscritto, ma anche questo molto ambiguo.
Jean-Andoche Junot, duca di Abrantès, detto "La tempesta" (23 ottobre 1771 - 29 luglio 1813) è stato un generale francese dalle indubbie capacità ma anche ricordato per il suo alto tenore di vita che non si poteva permettere.
Di famiglia borghese si arruolò nell'armata nel 1790, militando nel battaglione dei volontari della Côte-d'Or, diventandone presto sergente dei granatieri. Partecipò all'assedio di Tolone nel 1793, nel corso del quale conobbe Napoleone e ne divenne suo segretario. Durante la prima Campagna d'Italia Junot si distinse per la sua maestria di combattimento, per la quale venne ricompensato con il grado di colonnello e con l'incarico di portare al Direttorio le bandiere catturate al nemico. Ferito gravemente a Lonato, seguì nonostante tutto Napoleone in Egitto come aiutante di campo dove fu promosso generale di brigata. Ferito nuovamente in battaglia, fu catturato dagli inglesi e tornò in Francia come invalido.
Nominato nel 1801 generale di divisione e governatore militare di Parigi, fu inviato nel 1805 come ambasciatore in Portogallo, dopo una breve pausa ad Arras per addestrare un nuovo corpo di granatieri. Partecipò alla battaglia di Austerliz. Nel 1806, a seguito di alcune vicende di denaro fu nuovamente allontanato da Parigi ed inviato come governatore a Parma, con l'incarico di reprimere un'insurrezione. Rientrato a Parigi l'anno successivo e reintegrato nel suo incarico di governatore militare della capitale, fu nuovamente rimosso a causa del suo modo fastoso di vivere, ben al di sopra delle proprie disponibilità, avendo già dilapidato somme enormi ed essendo oberato dai debiti. Dopo l'esperienza portoghese come comandante del corpo d'armata di occupazione (1807), tornò in Francia dove combatté con la Grande Armée nella Campagna d'Austria del 1809 e nel 1810. Ritornò successivamente nella penisola iberica con l'armata comandata dal Masséna, ma subì anche questa volta la sconfitta ad opera dello Wellesley e rimase gravemente ferito. Partì nuovamente nel 1812 per la Campagna di Russia come aiutante di campo di Napoleone dove fu severamente ripreso dall'Imperatore per non aver ostacolato sufficientemente la ritirata dell'esercito russo dopo la vittoriosa battaglia di Smolensk e condusse con competenza e bravura l'VIII Corpo d'armata nella battaglia della Moscova. Nonostante ciò, una volta ritornato in Francia, fu inviato nel 1813 in Illiria come governatore.
In Illiria cominciò a dare segni di insanità mentale, per cui fu rimpatriato andando a vivere presso il padre in Borgogna dove, in un accesso di pazzia, si lanciò da una finestra rompendosi una gamba e tentò il suicidio con un coltello da cucina: morì dieci giorni dopo.
Lascio questo sventurato francese pensando come troppo spesso la gloria sia effimera e ti porti alla pazzia se questa diventa scopo della propria vita.



Fine XIII parte.