Blog di Dante Paolo Ferraris

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All'ombra di Napoleone (XIV parte)

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ParigiLa pioggia si fa più insistente e non posso soffermarmi troppo tra le tombe dei miei napoleonici e così, protetto dalla cartina del cimitero che ormai si sta sfaldando, passo velocemente e soffermandomi per poco tempo davanti alle tombe di Ney, Suchet, Murat, Victor e Kellerman, che qui ricorderò brevemente prima di raggiungere le tombe di La Fontaine e Molière. Come ultima tappa quella di Jm Morrison, dove reincontrerò R & S.
Ney, o meglio Michel Ney, duca di Elchingen, Principe della Moskowa, ufficialmente morto a Parigi il 7 dicembre 1815, ma sulla cui fine aleggiano diverse leggende, è stato un generale francese, Maresciallo dell'Impero con Napoleone Bonaparte. Anch'esso di umili origini (figlio di un mastro bottaio), studiò nel collegio degli agostiniani e lavorò in gioventù per qualche anno presso un notaio. Il 12 febbraio 1787 si arruolò come volontario in un reggimento di Ussari dell'esercito regio.
E' ricordato soprattutto per i suoi notevoli successi militari. Fu nominato Maresciallo dell'Impero il 19 maggio del 1804, con la Grande Armée Ney riuscì vittorioso ad Elchingen, il che gli valse il titolo di duca di Elchingen. Partecipò alla battaglia di Jena, e pure al grande successo della battaglia di Friedland il 14 giugno 1807, sbaragliando l'ala sinistra dell'esercito russo (in quel momento lo stesso Napoleone commentò l'azione di Ney al maresciallo Mortier con l'esclamazione «Quell' uomo è un leone!»). Fondamentale fu il suo comando nell'azione della difesa della retroguardia della Grande Armée durante la Campagna di Russia; tale comportamento gli valse il soprannome di "prode dei prodi" e il titolo di Principe della Moscowa.
Dopo la prima abdicazione di Napoleone offrì i suoi servigi all'esercito di Luigi XVIII, ma durante i Cento Giorni si schierò nuovamente a fianco di Napoleone Bonaparte prendendo parte alla Battaglia di Quatre-Bras e combattendo in prima linea a Waterloo, guidando la celeberrima carica della cavalleria. Venne successivamente accusato di alto tradimento, processato, condannato a morte e fucilato. Il suo nome venne riabilitato solo dopo molti anni durante la monarchia orleanista. Qui nasce la leggenda, o forse realtà, che lo vede scappare ed arrivare nel 1818 negli USA, con il nome di Peter Stuart Ney, dove fece l' insegnante a Mocksville. Questi dichiarò di essere il Maresciallo Ney, tanto che sulla sua tomba, a Cleveland, in Carolina del Nord, si trova scritto:
"In memory of Peter Stuart Ney/ A native of France and soldier of the French Revolution under Napoleon Bonaparte/ Who departed this life November 15th, 1846/ Aged 77 years."
(In memoria di Peter Stuart Ney/ Nato in Francia e soldato della Rivoluzione Francese sotto Napoleone Bonaparte/ Che è deceduto il 15 novembre 1846/ All'età di 77 anni). Se così fosse, chi ho omaggiato nel cimitero di Père Lachaise?
Ora passo da Louis-Gabriel Suchet e mentre mi porto verso la sua tomba, scorgo su un vialetto parallelo uno strano tipo che mi osserva con fare che non mi piace, ciò mi turba assai, soprattutto lo sguardo di questa persona. Questi è alto, magro, vestito trasandato, bagnaticcio per la pioggia che continua a cadere, sulla quarantina d'anni mi pare che possa avere. Resta immobile per lungo tempo a guardarmi. Cerco di cancellare dalla mente tale personaggio, pensando che siano solo mie fantasie e raggiungo la tomba di Suchet, subito i miei ricordi napoleonici hanno la meglio sul ricordo del figuro da poco incontrato.
Anch'esso Maresciallo dell'Impero, Suchet, Duca di Albume, combatte a Ulm e Austerliz nel 1805, e soprattutto per il mio viaggio partecipo alle battaglie di Marengo. Serve l'Imperatore in Spagna, difendendo la Catalogna con grande professionalità. Si ritira in senza Francia senza essere mai sconfitto. Aderisce alla Restaurazione ma al ritorno di Napoleone torna a servirlo al comando dell'Armata delle Alpi, ritiratosi dopo la notizia della sconfitta di Waterloo, muore a Marsiglia nel 1826.
Il "figuro" che mi osservava lo ritrovo nuovamente. E' di nuovo impassibile, mi pianta gli occhi addosso mente raggiungo la toma di Victor, vorrei chiedergli cosa ha da fissarmi, ma preferisco fare l'indifferente e non darci attenzione, ed infatti poco dopo sparisce dalla mia vista, forse alla ricerca di qualcun altro da osservare. Ora posso fermarmi qualche istante davanti alla tomba di Claude-Victo Perrin detto Victor: Maresciallo dell'impero, Duca di Belluno, capace combattente nelle battaglie di Marengo, partecipò alla campagna di Spagna e di Russia, si segnalò durante la famosa battaglia della Beresina nel 1812, dove con 9 mila uomini tenne testa a 40 mila russi. Passò al servizio dei Borboni a cui rimase sempre fedele e di cui divenne anche Ministro della guerra tra il 1821 e il 1823.
Il mio fantasma è finalmente sparito, si sarà eclissato dentro qualche tomba, anche se ormai suggestionato ogni tanto mi volto a vedere se mi segue, il portafoglio intanto lo porto nella tasca anteriore dei pantaloni.
La tomba che raccoglie le spoglie di Gioachino Murat è il meglio conservato, è ricoperto di fiori come se fosse stato sepolto da poco e i parenti gli facessero visita quotidiana.
Maresciallo di Francia, Comandante della cavalleria dell'Armata di Riserva, Duca di Cleves-Berg, è ricordato soprattutto come Re di Napoli e di Sicilia. Sposo di Carolina, figlia dell'Imperatore. Con Napoleone fece tutte le campagne, da Austerliz alla campagna di Russia, ovviamente era presente anche a Marengo, pessimo stratega ma buon comandante di Cavalleria.
Spinto dalla moglie tradì l'Imperatore per conservare il suo regno, molti patrioti italiani posero in lui le speranze quale probabile artefice dell'unità d'Italia. Fu fucilato dai Borboni a Pizzo Calabro il 13 ottobre 1815 nel tentativo ormai disperato di riprendersi il Regno.
Chiudo con rammarico la mia visita tra i napoleonici con il generale Francois-Etienne Kellerman, per lo più sconosciuto ai tanti visitatori, anche se la tomba di famiglia è molto grande e devo dire si distingue tra gli altri per maestosità. Mi colpisce la scritta "MARENGO" incisa sulla pietra inquadrata in un ovale ben decorato posto sulla parte alta della tomba. E' stata la sua "battaglia" ed è stata scolpita sulla pietra tombale di questo piccolo generale ma che permise a Napoleone di diventare Imperatore, ma questa è un altra storia e non vi tedio su questo avvenimento, importante per i francesi ma sventurato per i mandrogni.
Figlio di un ufficiale, fu avviato presto alla carriera militare come sottotenente degli Ussari, fino a diventare membro della ambasciata francese negli Stati Uniti. Come aiutante di campo di suo padre (maresciallo Kellerman) partecipò a diverse importanti battaglie come quella di Lione, all'assedio di Milano, all'assalto di Mantova e ancora nei combattimenti di Bassano, Arcola, Rivoli, Napoli, Nepi, Austerlitz e ancora Lutzen, Koenigswartha, Rippach, Klix, Bautzen, Waterloo e in Spagna e Portogallo e in molti altri luoghi, riportando molte ferite nei combattimenti. Nonostante le sue importanti vittorie e decorazioni ottenute è sopratutto ricordato per la Battaglia di Marengo dove, una volta assunto il comando di una brigata di cavalleria nell'esercito della riserva e dopo il contrattacco di una battaglia ormai persa da Napoleone, seguì il Generale Desaix che con il suo contrattacco finale, rese fatale la battaglia per gli austriaci. L'epica impresa della cavalleria di Kellerman contribuì a far girare il vento della vittoria a favore dei francesi.
Dopo la battaglia di Marengo fu nominato Generale, ma forte e permanente fu il suo risentimento in quanto riteneva di meritare di più per i risultati riportati in quella battaglia. Nonostante i rapporti sui saccheggi alle popolazioni della Fraschetta perpetrate dai suoi soldati non sminuirono agli occhi di Napoleone le sue doti militari.
Chissà che fine hanno fatto R&S. abbandono i miei napoleonico con un po' di dispiacere ma il mio tour bagnato nel cimitero di Père Lachaise deve proseguire.



Fine XIV parte.