Si parla tanto di gestione dei rischi, ne parla la TV sul rischio default delle banche, ne parla il mio assicuratore ogni qualvolta vuole aumentarmi la polizza vita o la R.C.A., ne parlano i “so tutto io” nei talk show televisivi e ne parlo pure io nel mio lavoro.
È una bella espressione, oggi abbiamo anche i risk manager, perché alla fine tutti e tutto sono soggetti ad un rischio, nulla e nessuno è esente da quello che è un ciclo virtuoso della vita. Alla fine qualcosa può andare storto, e spesso succede, che sia per colpa nostra o per l'altrui risultato, noi possiamo solo mitigarne l'accadimento ma non sempre possiamo evitarlo.
Alcuni sono più bravi a prepararsi e ad limitare i danni, talvolta a trasformare un fallimento in un successo.
Quando tutto pare giri male si può optare tra più soluzioni, sceglierne una sbagliata, una inadeguata o nessuna soluzione, o il grande successo. Se analizzi precedentemente il rischio che corri in ogni tua azione, puoi comunque trasformare un insuccesso in un occasione perduta che non è pari ad un fallimento.
Di necessità virtù, ma ogni scelta che noi dobbiamo affrontare presenta una percentuale di rischio e sta nelle capacità di ognuno di noi calcolarla e prepararsi ad affrontarla.
Un chirurgo o un medico rischiano tutte le volte che prescrivono una terapia o intervengono con il bisturi, un ingegnere o un architetto ogni qualvolta costruiscono una casa rischiano il crollo dell'edificio, del ponte ecc... Quando andavo a scuola e non studiavo per l'interrogazione (quasi sempre) sapevo bene che rischio correvo e dovevo essere pronto a correre ai ripari, e non sempre mi andava bene.
Non ho mai ritenuto il rischio un vero fallimento, ma ho sempre considerato un fallimento non riuscire a calcolare il rischio in precedenza e il non essere in grado di porvi rimedio.
Rischiare e sbagliare mi ha permesso di scoprire idee, fare esperienze e incontrare persone che hanno anche cambiato profondamente la mia vita. Un errore non deve necessariamente essere un errore e quando si corrono dei rischi è facile sbagliare, ma quello che conta è cosa si fa dopo.
Ho imparato a riconoscere lo sbaglio, che qualcosa è andato storto, ma anche a capire che la differenza tra vittoria e sconfitta non sta nel non correre rischi (impossibile) ma nell'essere in grado di riparare gli errori e a non ripeterli.
Nella mia professione il segreto per ottenere un soddisfacente risultato non è evitare di sbagliare ma riconoscere gli errori e trovare la soluzione e prima mi rendo conto che qualcosa nel processo che ho avviato non va come speravo, più tempo avrò per modificare il processo e sistemare le cose per ottenere il successo finale.