Blog di Dante Paolo Ferraris

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Gioventù 2.0: il modo di essere EMO (III parte)

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emoA Roma li trovi riuniti in Piazza del Popolo, ma non solo, e ogni pomeriggio tra le 15.00 e le 20.00 stazionano anche sulle gradinate delle chiese gemelle di Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria in Monsanto. Nella capitale i ragazzi sono sempre li, anche se una recente ordinanza del Sindaco Alemanno proibisce di bivaccare presso i luoghi di culto.
Questi ragazzi mi incuriosiscono sempre di più, sono un misto tra babbani e filosofi internauti e sono stati generalmente bollati come "moda adolescenziale", il che può essere anche vero, ma io ci leggo qualcosa di più.
Questi ragazzi dalle Converse ai piedi, sotto quelle t-shirt dal sapore gotico celano un mondo intero, non certo una filosofia di vita come loro la intendono, anche se il modo di vestire, di pensare ed agire fa a volte un po' paura; a mio modesto parere originano comunque nei loro genitori un forte senso di disagio che si tramuta in tristezza se non quasi in disperazione. Se "Emo" significa emozione, questi ragazzi non fanno mistero di quello che provano, anche se questo significa piangere davanti agli amici o baciare persone dello stesso sesso, oppure magari essere emarginati proprio da colui che si riteneva amico.
Anche nel fenomeno "Emo" ci sono delle zone d'ombra, dei punti di grigio dove si intorbida il confine "tra il bene e il male". Se per qualcuno si tratta solo di uno stile di vita tutto sommato innocuo, per altri, e sono tanti questi altri, si trascina dietro i rischi di una deriva pericolosa. I più esasperati arrivano addirittura all'autolesionismo, procurandosi dei tagli sugli arti con le lamette da rasoio, così almeno mi dicono. Sicuramente è una richiesta di aiuto, una espressione diretta di un disagio insostenibile, ahimè strascicata nel gorgo della "moda", della tendenza, di quello che "fa figo".
Questi ultimi esagitati ruotano intorno al sangue, quasi quasi mi sentirei di affermare che i più estremisti siano adepti del decadentismo e dei poeti maledetti, anche se molti dei giovani che vi si riconoscono non ne sono consapevoli.
Molti giovanissimi sono attratti dagli amici più grandi che sono già Emo ed intendono emularli, gli sembrano i più "fighi". Si inizia con il cambiare l'abbigliamento e la pettinatura e presto si arriva ai primi piercing e per i più massimalisti ai primi tagli sulle braccia. Tutto ciò avviene con una estrema sensazione di calma, come se il nuovo look, il piercing e il taglio placassero uno stato d'ansia e di agitazione. Quasi una specie di dipendenza, come se si trattasse di una droga.
Insomma «emo-zioni» forti, ma anche controverse. Se per molti giovani la sottocultura «emo» pare sia ritenuta una "cosa da sfigati", da "viziati che hanno tutto e che si creano dal nulla problemi enormi per farsi compassionare", o da "depravati pronti ad ogni esperienza estrema anche di tipo sessuale", per altri «gli emoboy» sarebbero invece ragazzi dai comportamenti gentili e fedeli, affidabili e comprensivi, che piacciono molto alle ragazze.
Insomma, anziché degli «sfigati» si potrebbero anche definire come maschietti antitetici al modello "macho tenebroso" ma capaci di scrivere poesie e di esprimere sentimenti romantici con il proprio partner. Un neo-romantico trascurato, con look a base di mascara, t-shirt e jeans sdruciti. Una sorta di übersexual o metroxesual sui generis, ma di quest'ultima "moda" ne parleremo un'altra volta.
Sul sagrato delle chiese gemelle trovi effettivamente il meglio di queste nuove tribù, rappresentate da questi emoboy ed emogirl a cui piace indossare capi neri abbinati a colori vivaci e soprattutto fluo, dalle vistose decorazioni della loro folta chioma, con frange di capelli (stencil) color fucsia o viola elettrico. Ovviamente con la pettinatura a frangetta che gli copre un occhio. La moda emo coinvolge soprattutto gli adolescenti che trovi vestiti da emo-kids, quasi tutti "posers".



Fine III parte.