Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

A passeggio per Parma e la sua storia (II parte)

E-mail Stampa PDF
parmaLe mie passeggiate tra le strade della storia di Parma mi portano a a palazzo dei duchi Farnese che venne costruito a partire dal 1561 dal Vignola. Dall'aspetto neoclassico conferitogli nel '700 dall'architetto di corte Ennemond Petitot, dopo aver ospitato per decenni l'Arma del Carabinieri è divenuto la sede di rappresentanza dell'EFSA (Authority Europea per la Sicurezza Alimentare).
La città sotto i Farnese si arricchisce di importanti monumenti, viene varata una legislazione moderna, che fece di Parma una capitale d'eccellenza per lo stile di vita, elevandola altresì a capitale culturale alla pari di Londra e Parigi.
La macchia più grande del governo dei Farnese fù la pubblica esecuzione di oltre 100 cittadini parmensi accusati da aver cospirato contro il Duca. Con la morte di Ranuccio I nel 1628, il ducato viene trasmesso al figlio appena sedicenne Odoardo, il quale l'11 ottobre dello stesso anno sposa a Firenze la quindicenne Margherita de' Medici, figlia del granduca di Toscana Cosimo II de' Medici.
I Farnese guidarono Parma fino alla prima metà del XVIII secolo, periodo nel quale il ducato iniziò ad essere governato dalla discendenza femminile della famiglia dei Borboni.
Infatti nella Reggia di Caserta vi è il grande tesoro dei Farnese. La Reggia fu costruita su volere di Carlo di Borbone, che fu anche anche Duca di Parma e Piacenza tra 1731 ed il 1735 prima di diventare re di Spagna.
Parma non finisce qui di stupirmi e non si può tralasciare il Parco Ducale, magnifico esempio di giardino "alla francese" ricco di opere scultoree con il suo Palazzo Ducale che vi è immerso.
La dominazione borbonica fu intervallata da due periodi di reggenza asburgica e dall'annessione al Primo Impero Francese, durata dal 1808 al 1814.
Con gli accordi stabiliti dal Trattato di Fontainebleau dell'11 aprile 1814 e confermate dal Congresso di Vienna, fu restaurato il ducato come Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, affidandolo alla protezione dell'Austria, alla moglie dello stesso Napoleone: Maria Luigia d'Austria, figlia dell'imperatore Francesco I.
«I Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla apparterranno in tutta proprietà e sovranità a sua Maestà l'Imperatrice Marie-Louise (Maria Luigia). Questi andranno a suo figlio alla sua discendenza in linea diretta. Il principe, suo figlio, prenderà a partire da questo momento il titolo di Principe di Parma, Piacenza e Guastalla...» (Art.5 del Trattato di Fontainebleau dell'11 aprile 1814)
Però contrariamente a quanto stabilito a Fontainbleau, a Vienna la successione del ducato al figlio di Maria Luigia e Napoleone, cioè al re di Roma è sospesa a profitto dei Borbone di Lucca.
Il periodo in cui Maria Luigia regna su Parma è sicuramente uno dei periodi più ricordati, a Parma si respira ancora la presenza della nobildonna a spasso per la città. Maria Luigia entrò nel suo nuovo Ducato attraversando a piedi il ponte di barche lungo 363 metri, che attraversava il Po a Casalmaggiore, e il suono delle campane di tutte le chiese della città annunciò l'arrivo della sovrana nella sua nuova Capitale. La nuova duchessa depose il conte irlandese Filippo Francesco Magawly Cerati per sostituirlo con il proprio amante, divenuto in seguito il marito morganatico, il conte Adam von Neipperg. Il Conte Filippo Francesco Magawly Cerati, nobile irlandese di appena trent'anni, era stato inviato a Parma da Francesco I d'Asburgo, padre della nuova sovrana, nel 1814 a reggere momentaneamente le sorti del Ducato in attesa dell'insediamento della figlia. Costui governò con saggezza, riuscendo a mantenere le conquiste civili ottenute con la precedente amministrazione francese e contribuì con la sua opera alla realizzazione di quello che più tardi si concretizzò con il Codice Civile promulgato da Maria Luigia. Al contempo riesce a far rientrare a Parma i capolavori trafugati da Napoleone e ad avviare molte opere come il ponte sul Taro.
La duchessa attua un profondo programma di sviluppo e di riforma assistenziali e di riordino delle opere pubbliche, rinnovando la veste urbanistica e architettonica della città e potenziando le vie di comunicazione con la realizzazione della strada Parma-La Spezia. Inoltre fece costruire il cimitero della Villetta, restaurare l'Università che Napoleone aveva retrocesso al ruolo più modesto di Accademia, inaugurò il Teatro Regio e istituì il Conservatorio, infine volle un Istituto di maternità e la Clinica Ostetrica Universitaria.
Fin dall'inizio del suo governo dimostrò di essere una sovrana illuminata e sotto la sua reggenza, nel 1820, viene pubblicato il Codice Civile per gli Stati Parmensi, che ha grande importanza per la storia del diritto italiano. Si interessò molto della prevenzione e della lotta alle epidemie, con una serie di regolamenti che dovevano servire a contrastare un'epidemia di tifo. Nel 1831 a seguito dei moti rivoluzionari che sconvolsero Parma tra febbraio e marzo, indirizzati più contro il suo primo ministro ( barone Joseph von Werklein impostole dal Metternich), Maria Luigia è costretta ad abbandonare la capitale, affidandola ad un governo provvisorio presieduto dal conte Filippo Linati.
Maria Luigia decretò che fino a nuova disposizione si sarebbe stabilita con il governo del ducato a Piacenza dove la sovrana viene accolta calorosamente. Maria Luigia per far cessare le ostilità a Parma chiese rinforzi militari al padre e in agosto le truppe austriache entrarono in Parma e ristabilirono l'ordine con la forza. Ciò permise alla sovrana di far ritorno nella capitale tanto amata ma stavolta, nel governo nuovamente insediato, senza il barone Werklein cacciato dal Ducato.
«Spesso tutto questo mi sembra un brutto sogno dovuto alla febbre. Da ieri pomeriggio sono terribilmente sconvolta per via di Parma dove hanno preso parecchi ostaggi, tutti poveri tedeschi che avevo in casa: il mio giardiniere di Colorno, il mio confessore, addirittura anche un vescovo» (Da uno scritto della Duchessa di Parma - Maria Luigia d'Austria).
Maria Luigia d'Austria, l"amata sovrana" del popolo parmense, regge le sorti del Ducato fino al 1847 cioè alla sua morte. Il ducato è così riassegnato alla linea parmense dei Borboni dapprima con Carlo II di Borbone (Carlo Ludovico duca di Lucca). Il suo regno a Parma fu di breve durata perché nel 1848 anche il ducato fu interessato dai movimenti risorgimentali del 1848. Carlo II di Borbone Parma, per ripianare i debiti contratti dal suo tenore di vita dispendioso, già nel 1844 prima ancora di divenire duca, aveva firmato un accordo in segreto col Duca di Modena, con il quale si impegnava a cedere al Ducato di Modena, il territorio di Guastalla, annettendo però il circondario di Pontremoli ottenendo altresì una forte rendita in denaro. Da quel momento il ducato cambierà nome in Ducato di Parma, Piacenza e Stati annessi. I Parmensi, per nulla soddisfatti dello scambio tra la fertile terra di Guastalla e le difficili montagne della zona di Pontremoli storpiarono il nome dello Stato in "Ducato di Parma, Piacenza e sassi annessi".
Carlo II Borbone Parma fu accolto freddamente a Parma, una città che non conosceva bene. Era privo di carattere e acume politico per gestire una situazione molto più complicata di quella che aveva lasciato nel Ducato di Lucca. Il ducato il Parma era totalmente dominato dall'Austria e non c'era spazio per i modi semplici e frivoli di Carlo. Scrisse al suo amico Thomas Ward, dissoluto ex fantino inglese: "È meglio morire che vivere così. Durante il giorno, e quando sono solo, piango. Ma questo non aiuta". Aveva inoltre sposato la principessa Maria Teresa di Savoia una, delle figlie gemelle del re Vittorio Emanuele I di Sardegna.
La storia dell'unità nazionale mi parla attraverso voci che riecheggiano dalle finestre dell'attuale strada della Repubblica e riportano la mia mente a quanto studiato sui libri di storia: quando nel 1848 la rivoluzione scoppia a Parma. Roberto I fu costretto a scegliere tra la oppressione violenta della rivoluzione o la concessione di riforme. Decise per la seconda e nominò una reggenza con il compito di preparare una costituzione. La sua volontà era quella di salvare il trono per il figlio e chiese aiuto a Carlo Alberto di Savoia. Piacenza aveva già chiesto di aderire al Piemonte e Carlo Alberto voleva l'annessione.
La città, arringata dalle parole di Vincenzo Gioberti, proclamò l'annessione al Piemonte il 17 maggio 1848 tramite un plebiscito. Su 39.703 votanti, ci furono 37.250 voti favorevoli e un editto dei Savoia proclamò l'annessione della parte parmense e del guastallese. Quella piacentina era già stata annessa con il precedente plebiscito del 10 maggio. Ma durante la Prima Guerra d'Indipendenza italiana, l'esercito austriaco sconfisse le truppe di Carlo Alberto prima a Custoza e poi a Milano, con la successiva firma dell'armistizio di Salasco il 9 agosto 1848 ha termine la prima Guerra d'indipendenza italiana-
Nel 1849 il generale Radetzki a capo delle truppe austriache occupa Parma e Piacenza e la reggenza viene trasformata in un governo provvisorio. Carlo II Borbone Parma abdica in favore del figlio Ferdinando Carlo che assume il nome di Carlo III.
Il nuovo Duca fece il suo ingresso solenne nella sua nuova capitale nell'agosto 1849. Aveva sposato il 10 novembre 1845 Luisa Maria Teresa di Francia, sorella maggiore del pretendente al trono legittimista di Francia. Egli, protetto dalle truppe austriache, tenne il ducato sotto legge marziale, inflisse pesanti sanzioni ai componenti l'antico governo provvisorio e chiuse l'università e molte altre organizzazioni. Venne pugnalato a morte con un colpo allo stomaco, sulla via antistante la chiesa di Santa Lucia alle 5 e tre quarti del 26 marzo 1854, dall'anarchico ma di idee mazziniane Antonio Carra, mascherato con un tabarro.
Riuscito a sfuggire ad un breve inseguimento da parte di un soldato, trovò rifugio tra amici. Carra fu arrestato tra i sospetti e rinchiuso nelle carceri di San Francesco. Con abilità e fortuna riuscì a dimostrarsi innocente fornendo un alibi valido e dopo dieci giorni di prigione fu liberato e migrò in Argentina.
Dopo le solenni esequie che ebbero luogo il 1 aprile nella Chiesa reale di san Lodovico, il suo corpo per espresso volere del duca fu tumulato nella Cappella della "Macchia" vicino a Viareggio, mentre il suo cuore, riposto in un'urna di cristallo e argento, è deposto nella cripta della chiesa della Steccata di Parma.
Il figlio di Carlo II Borbone Parma, Roberto, diviene il nuovo duca di Parma, con il nome di Roberto I sotto la reggenza della madre a causa della sua giovane età di solo sei anni. Luisa Maria è ricordata come donna e madre virtuosa, coraggiosa e sapiente nel reggere le sorti del ducato in un momento così difficile della storia d'Italia. In quegli anni, nel 1855, una terribile epidemia di colera colpì Parma e nella sola città fece 10.000 vittime. Luisa Maria oltre a risanare le casse del piccolo stato ridusse notevolmente il numero della forza militare da 5000 a 2000 uomini, ritenendo che lo Stato fosse troppo piccolo per affrontare una guerra.
Ma la volontà popolare di unità nazionale ormai aleggiava ovunque in tutta la penisola e la Duchessa reggente nella primavera del 1859 lancio da Parma un proclama dove diceva "..poiché gli umani desideri delle grandi potenze non sono riusciti ancora alla riunione di un congresso europeo…. e intanto in sì grande prossimità ai Reali nostri stati si è accesa la guerra, i doveri di una madre ci impongono di porre al sicuro dalle eventualità di essa i nostri amati figli". Dopo aver messo al sicuro i figli lasciò la reggenza ad una Commissione ducale che non ebbe il tempo di governare perché una Giunta democratica eletta dal popolo s'insediò al suo posto.
Passarono pochi giorni e il 3 maggio le forze militari ripresero possesso del ducato e il presidente della Commissione ducale lanciò un proclama in cui auspicò il rientro del piccolo Duca e della Duchessa reggente. La città accolse festosamente il loro rientro.
Ma la loro permanenza a Parma durò poco, i Piemontesi il 4 giugno vincevano a Magenta e ciò costrinse il 9 giugno Luisa Maria con i suoi figli a lasciare definitivamente il suo ducato.
Con l'annessione ufficiale di Parma e Piacenza al Regno di Sardegna del marzo 1860, Roberto I perse il trono e fu l'ultimo duca di Parma e Piacenza.
Con l'Armistizio di Villafranca, nel 1860, il ducato diventa parte del Regno d'Italia. Dal 1879, la storia della città si confonde con quella dell'Italia.
Già troppo mi sono dilungato nel narrare la storia della città. Mi ero ripromesso di essere breve, di soffermarmi poco sulla parte da me preferita e cioè la storia napoleonica e su Maria Luisa Leopoldina Francesca Teresa Giuseppa Lucia d'Asburgo-Lorena, nota semplicemente come Maria Luisa d'Austria o Maria Luigia di Parma (Vienna, 12 dicembre 1791 – Parma, 17 dicembre 1847) che fu imperatrice dei francesi dal 1810 al 1814 come consorte di Napoleone I, e duchessa regnante di Parma, Piacenza e Guastalla dal 1814 al 1847 per volere del congresso di Vienna. Ci sono riuscito ma mi sono perso subito dopo con la dinastia dei Borboni e spero non ne abbiate voluto male, ma passeggiare per Parma senza toccare le mura del centro, così intrise di storia e non sapere il perché, per il sottoscritto è quasi impossibile.
Faccio solo due cenni agli anni di storia recente per ricordare il coraggio e la caparbietà dei suoi abitanti. Parma infatti viene ricordata per essere stata protagonista nel 1922 di uno dei rari episodi di resistenza antifascista dell'epoca, che le meritarono la fama di città "corridoniana", con innalzamento da parte dei cittadini delle "Barricate" al fine di impedire alle Camicie Nere di Italo Balbo l'accesso ai quartieri dell'Oltretorrente.
Non occorre evidenziare, perché risaputo il particolare coraggio dimostrato dalla popolazione durante il periodo della Resistenza nella lotta al fascismo, per la quale alla città venne riconosciuta la Medaglia d'Oro al valore militare: "L'impari lotta, sostenuta con la stessa fede dei padri e col sangue dei figli migliori, cominciava per merito dei primi volontari della libertà all'alba del 9 settembre 1943 e si concludeva il 25 aprile 1945 con la sollevazione del popolo tutto che affiancando i settemila e cinquecento fratelli partigiani combattenti, costrinse alla resa e vide la fuga del nemico". Alla città di Parma (9 settembre 1943 - 25 aprile 1945) così è ricordata la motivazione per il conferimento della medaglia.
La giornata è volata troppo rapidamente, sono da un lato contento di aver viaggiato con il pensiero in tante parti della storia locale, calpestando antichi selciati e camminando all'ombra di palazzi storici che furono protagonisti della storia d'Italia. Ho assaporato per una intera giornata l'armoniosa brezza di una antica città universitaria che è riuscita a mantenere integro il suo aspetto facendolo altresì conciliare dalle moderne esigenze di un'epoca che corre troppo veloce.
Ho il rimpianto di non aver potuto visitare il museo interamente dedicato al ricordo della duchessa di Parma e Piacenza. Il museo Lombardi, fondato nel 1912 da Glauco (1881 - 1970) il massimo raccoglitore di cimeli di Maria Luigia; allestito in quello che un tempo era chiamato il Palazzo di Riserva e che si trovava proprio di fronte al Palazzo Ducale, distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Ma anche la Pinacoteca Stuard, le chiese di Sant'Antonio, di San Sepolcro, dell'Annunciata e di Santa Maria del Quartiere, la Casa natale di Arturo Toscanini, la Casa della Musica, il Castello dei Burattini (con la splendida collezione dei Ferrari), l'Auditorium Paganini,) che mi riprometto di fare appena potrò tornare in questa nobile e silenziosa città così lontana dal trambusto metropolitano di città anonime e senza storia.



Fine II parte.