Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Natale

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Buon Natale 2012"Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" è uno dei modi di dire più diffusi. Il giorno di Natale sostanzialmente si articola in tre/quattro momenti canonici e cioè: la SS. Messa, il pranzo in famiglia, lo scambio di doni e la visione del gruppo famigliare di un film. Il Natale dimostra così tutta la sua ambiguità, perché su 365 giorni dell'anno, pare che solo in questo giorno ci senta più buoni. Ecco così consumarsi come tradizione, il rito della SS. Messa per avvicinarsi o riavvicinarsi al nostro Signore, il pranzo con tutta la famiglia riunita, suoceri e zia brontolona compresi, figli e nipoti chiassosi e capricciosi, scambio reciproco di regali con il rituale sorriso di ringraziamento. Immancabile poi il tormentone televisivo dei film di Natale, che si ripete ogni anno dall'epoca delle vecchie TV valvolari, che ormai tramandano la demenzialità dei cinepanettoni e dei vetusti film animati di Walt Disney.
Natali tutti uguali e tutti diversi tra loro. Non vedi l'ora che finiscano e attendi l'arrivo del giorno dopo per riposarti e fare ciò che ti piace. Questo è forse il vero motivo per cui il giorno di S. Stefano è festa in Italia. Eppure questa magnifica e nefasta giornata viene preparata con mesi di anticipo, attraverso pubblicità mielose e predicozzi televisivi. Il Natale è anche uno di quei momenti in cui ti metti alla prova, perché sai che in quel giorno convergeranno tutti gli affetti, gli obblighi professionali, le ipocrisie e i sorrisi malcelati davanti a persone che mal sopporti per tutto il resto dell'anno.
Il piacere di ritrovarsi con gli amici e la sopportazione dei non amici che si infilano nelle compagnie natalizie, poi i momenti "protocollari" dei parenti. In ogni parte d'Italia la tavola imbandita diventa l'altare, dove si trova tutto ciò che vorresti mangiare ma anche ciò che vorresti non ti fosse mai propinato, il tutto condiviso in quel rito familiare.
In tutte le culture la festa è l'occasione per "vivere insieme" un momento della propria vita. Il pasto tradizionale cambia da paese a paese. Il mio è da sempre a base di tortellini in brodo o di agnolotti al brasato, con un classico cappone come secondo o un suggestivo e caldissimo bollito misto, dopo ovviamente essersi sciroppati antipasti a base di salumi affettati, sottaceti ecc., il tutto innaffiato da buon barbera o dolcetto rigorosamente di Ovada. Si finisce inevitabilmente, dopo aver inondato il tavolo di bucce di mandarini e arance, gusci di arachidi e nocciole, con un enorme panettone (o pandoro per alcuni) a cui qualcuno toglie sempre i canditi e l'uvetta sultanina, accompagnato da un calice di vino dolce (non per me). In tutto questo pantagruelico pasto osservi con attenzione le fauci di chi ti è seduto vicino, cogliendo l'occasione di un suo sguardo disattento per prenderti il boccone che avevi adocchiato e che vuoi tutto per te. Fai finta di ascoltare con interesse discorsi incomprensibili, o peggio accumuli risentimento dai discorsi della zia acquisita, nascondendolo dietro l'ipocrita sorriso natalizio, che interviene con consigli fuori luogo, o apre ai discorsi "spinosi" che non vorresti affrontare e non sai come farla tacere.
Fortunatamente il mio Natale si trascorre solo con i familiari più stretti, facendo comunque correre il pensiero a quella sedia vuota lasciata da un tuo caro che oggi non c'è più. Mi rendo conto però che il Natale ha bisogno di un proprio galateo che possa accettare e regolare le nuove famiglie, quelle allargate e quelle non formalizzate ma di fatto esistenti. Se la tavola di Natale è segnata da sempre dalle esigenze consumistiche, per molti è anche il momento di aprire una volta all'anno la propria porta di casa a chi abitualmente non ci vive, cancellando per un giorno l'isolamento che di solito siamo condannati a vivere. In questo senso il Natale diventa convivialità. Il pasto generalmente si chiude con lo scambio di doni. Tutti a cercare regali personali, utili, desiderati, pronti a scartare quel pacchetto di carta colorata rilucente, con le faccette di Babbo Natale, nastrato con i lustrini colorati, arricciati come le code dei maialini e sistemati sotto quell'albero di Natale addobbato con tante lucenti palline e sfilettanti nastri.
"Bello", "è quello che volevo", "mi manca proprio", sono le esclamazioni che dici, talvolta con sguardo ipocrita e pensiero rivolto su come disfarsi di quell'oggetto "prendipolvere", poi tutta una serie di "grazie grazie ecc". che ne segue. Beh, il Natale è Natale e vogliamo sentirci tutti più buoni, vestiti con l'abito della festa vogliamo fare la nostra porca figura. Ma io amo il mio modo di passare il Natale, perché è vero che sono tanti anni che lo trascorro nella stessa maniera, con qualche acciacco in più, però per il sottoscritto è la festa per eccellenza, dove mi auguro sempre che l'arrivo della Natività porti ai miei cari quella luce di cui abbiamo bisogno per compiere un altro tratto di vita fino al Natale successivo.