Blog di Dante Paolo Ferraris

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A Lisbona con Pessoa (I parte)

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LisbonaEra da tanto tempo che desideravo fare questo viaggio a Lisbona, l'avevo già programmato e pagato una volta in passato per andarci con il mio amico Alessandro, ma poi il giorno prima della partenza, per motivi di famiglia, avevo dovuto rinunciarvi.
Ora finalmente riesco, anche se con molte difficoltà, a recarmi nella capitale lusitana. Lisbona mi ha sempre attratto per il suo aspetto di vecchia e nobile signora, per la sua storia coloniale ma anche, scusate la mia deformazione professionale, per il terrificante terremoto che l'ha colpita nel 1755, per la rivoluzione dei garofani e per visitare i luoghi vissuti e narrati da uno dei miei poeti preferiti.
Matteo, una mia giovane conoscenza biellese, mi accompagnerà nella visita ed insieme seguiremo le orme del poeta degli eteronomi, il poeta critico, il poeta dai mille volti, il narratore e giornalista per eccellenza, il portoghese Fernando Pessoa, di cui ho tentato di seguire pedestremente l'itinerario turistico narrato dallo stesso nel suo "Lisbona, quello che il turista deve vedere", scritto nel 1925.
Per quanto sia ancora sorprendentemente attuale, non siamo ovviamente riusciti a percorrerlo come Pessoa ci ispirava ma comunque, seppur con itinerari diversi, siamo riusciti a vedere molte delle cose suggerite, nonché visitare i luoghi in cui ha vissuto lo scrittore.
Il nostro sarà un percorso tra le bellezze dei luoghi e i misteri della storia di Lisbona e del Portogallo, come è l'enigmatica intera storia lusitana.
È talmente importante l'eredità di Pessoa in Portogallo e non solo, che ancor oggi si discutono i suoi scritti scoprendo continuamente nuovi aspetti della sua poesia e dei suoi eteronomi; personaggi creati con l'obiettivo di farsi compagnia, dando vita a "veri compagni di spirito", come lui stesso avrebbe dichiarato in uno dei suoi tanti scritti.
Per chi non lo conoscesse, vi descrivo rapidamente chi è il nostro "sherpa" che ci condurrà per le strade di Lisbona e Belem.
Fernando Pessoa o come venne battezzato dai suoi genitori, Fernando Antonio Nogueira Pessoa, nacque a Lisbona il 13 di giugno del 1888 e passò la sua infanzia nella stessa casa dei suoi genitori, con la nonna che soffriva di disturbi mentali e due domestiche anziane.
La gioventù di Fernando è segnata dalla sofferenza per la prematura morte del padre, che lasciò la famiglia in una cattiva situazione economica. Ed è in questo difficile momento della sua infanzia in cui nasce il suo primo eteronimo che scrive dolci pensieri dedicati a sua madre.
Passati alcuni anni la situazione cambia dopo le seconde nozze della madre che lo porterà a vivere in Sudafrica per molti anni. Grazie alla sua permanenza in Sudafrica, Pessoa studia e familiarizza con gli scrittori di lingua inglese che lo influenzeranno. A 18 anni decide di tornare a vivere a Lisbona con sua nonna, ed è da questo momento che Pessoa inizia la sua ampia produzione letteraria e non si fermerà più fino all'ultimo istante di vita.
Uomo intellettualmente inquieto, creò un gran numero di eteronimi tra cui ricordo: Alberto Caeiro, Bernardo Soares, Ricardo Reis e l'ingegnere Álvaro de Campos, col quale pubblica la sua più ricca opera poetica. Contemporaneamente lavorava con il suo ortonimo come saggista e critico.
Inizio a narrarvi del nostro viaggio con le stesse parole con cui Pessoa apre la sua guida, tradotta e pubblicata in Italia per le edizioni Voland: "È disteso su sette colli, altrettanti luoghi da cui godere esaltanti panorami, il vasto, irregolare e multicolore insieme di case che costituisce Lisbona. Per il viaggiatore che arriva dal mare, Lisbona, anche da lontano, si erge come un affascinante visione di sogno, contro l'azzurro vivo del cielo che il sole colora con il suo oro. E le cupole, i monumenti, i vecchi castelli si stagliano sopra il turbinio di case, come araldi lontani di questo luogo delizioso, di questa stagione fortunata".
Io invece vi giungo in aereo a sera inoltrata, dopo un comodo volo da Milano, e la pensione che mi ospiterà è proprio in centro, a pochi passi dalla centralissima Praça (piazza) D. Pedro IV.
La pensione è al secondo e terzo piano di un anonimo caseggiato di Calçada do Carmo, un grande portone condominiale in vetro e una serie di campanelli sono il primo impatto con il luogo in cui alloggerò per qualche giorno. Quattro rampe di scale, anonime e poco illuminate sono l'ultimo passo per raggiungere il piano in cui si trova la reception della Pensao Estação Central dove ci sono due cose che attirano la mia attenzione. Si tratta di un enorme stuoino color nocciola, consumato dai passi degli ospiti, che copre quasi tutto il pianerottolo e bloccato al pavimento con 2 lucchetti ad anello posti diagonalmente e due grandi vasi di plastica color verde pisello fluo, con enormi fiori multicolore che danno un aspetto meno triste all'ingresso della pensione.
Nella piccola "reception", un giovane ragazzo portoghese sta fornendo alcune informazioni in inglese ad una coppia di turisti. Non è molto alto, una faccia tonda, incorniciata da un corto capello riccio nero, carnagione olivastra e due occhi neri e profondi che osservano con attenzione i suoi interlocutori.
Alle pareti sono incorniciati manifesti di Lisbona con i monumenti più significativi e mentre la televisione trasmette una "telenovela" in portoghese un anziano signore, comodamente seduto e sprofondato su una vecchia poltrona, pare non perdersi nessun passaggio della trama televisiva, talmente coinvolto dalla vicenda che non accenna nessuno sguardo al trambusto che si viene a creare nella "reception".
L'atmosfera di per se è accogliente e familiare, inoltre la posizione della pensione è ottima, a soli 20 metri dalla Stazione ferroviaria, dalle fermate del metrò e degli autobus e a soli 8 Km dall'aeroporto.
La camera non è per niente spaziosa ma è pulita e decorosa e anche il bagno, benché non modernissimo, è pulito e funzionale. Accendo subito la televisione e cerco un telegiornale portoghese, tanto per informarmi e familiarizzare con la lingua. La finestra da su Rua do 1° Dezembro, le tende sono sottili e chiare, mentre spessi tendoni possono oscurare l'intera finestra.
Per la descrizione dei monumenti nella visita di Lisbona, per quanto mi sarà possibile, utilizzerò gli scritti di Fernando Pessoa, il quale riesce a trasmettere meglio di chiunque altro ciò che è possibile ammirare nella capitale lusitana, con tale cura di particolare e delizia del racconto che sembra di rivederli.
Due passi prima della cena portoghese con il primo impatto con la "Lisboa" notturna. Ci dirigiamo verso Praça D.Pedro IV e subito due persone di mezz'età mi si avvicinano e di nascosto ci offrono Hascisc, Marijuana e Coca che ovviamente con un cenno di mano rifiutiamo.
Lascio descrivere a Pessoa la piazza che alla luce dei lampioni offre una suggestione particolare e che benché stanco apprezzo il grande fascino donatomi.
"Raggiungiamo adesso Praça D. Pedro IV, comunemente detta Rocio o Rossio, un ampio spazio quadrangolare chiuso, tranne che a settentrione, da edifici in stile pombalino; è il vero centro di Lisbona e vi passano quasi tutte le linee di trasporto. Al Centro della piazza è posta la statua di Don Pedro IV, che risale al 1870, disegnata da Davioud ed eseguita da Elias Robert. Con oltre 27 metri di altezza, è uno dei monumenti più alti di Lisbona. E‘ formato da una base in pietra, un piedistallo marmoreo e una colonna di marmo bianco alla cui sommità trova posto la statua in bronzo del re. La parte inferiore ospita quattro figure allegoriche: la Giustizia, la Forza, la Prudenza e la Temperanza; è ornata anche dagli scudi delle sedici principali città del Portogallo. A nord e sud del monumento ci sono due vasche con fontane di bronzo, contornate da aiuole fiorite (ora scomparse). Sul lato nord della piazza si affaccia il Teatro Nacional Almeida Garrett (oggi Teatro Nacional D.Maria II ), costruito nel 1846 su disegno dell'architetto italiano Ferdinando Lodi (in realtà il padre era italiano ma lui nacque a Lisbona). La facciata è di notevole interesse, con le sei colonne monumentali che facevano parte della chiesa di S. Francisco da Cidade. La statua di Gil Vincente (considerato il padre del teatro portoghese) e quella di Talia e Melpomene sono di Assis Rodrigues su bozzetti di Antonio Manuel da Fonseca; dello stesso artista sono anche le statue di Apollo e le muse..."
Risaliamo per Calçada do Carmo e continuiamo sulla scalinata di Calçada do Duque, una scalinata ampia e con gradini bassi e lunghi, costeggiata da tanti piccoli negozi caratteristici e da tanti piccoli ristoranti con i propri "dehor" sulla scalinata. Scegliamo invece una piccola trattoria che ha solo sei tavolini al suo interno, con le tovaglie bianche e azzurre intonate con un arredo ricco di vecchi piatti, brocche e vasi decorati con antichi disegni e con il tradizionale color azzurro. Ci accomodiamo su vecchie e robuste sedie di legno e paglia e prima di cenare brindiamo al nostro arrivo, con un bicchierino di "Ginjinha" per poi ordinare piatti tradizionali come il baccalà con verdure e un mix di salumi e formaggi. In Portogallo sono prodotti molti formaggi con latte di capra, di pecora, o misti, oltre che con latte bovino. Il formaggio generalmente è accompagnato dal pane e viene servito per lo più come antipasto. I più famosi sono il Queijo de São Jorge, il Queijo de Castelo Branco ed il Queijo Serra da Estrela che anche se è piccante ne sono goloso. C'è solo un altro tavolo occupato da sei giovani ragazzi che da quanto mi è stato possibile capire sono studenti universitari impegnati in un viaggio studio e che tra loro parlano in inglese. Non provengono tutti dallo stesso paese ed il loro pasto è anch'esso a base di piatti tipici della cucina lusitana.
Alla fine della cena salutiamo la gentile signora che ci ha seguito amorevolmente durante il nostro convivio, non facendoci mancare mai nulla sul desco.
Finisce cosi una giornata ed inizia la scoperta di Lisbona.



Fine I parte.