Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

A Lisbona con Pessoa (IV parte)

E-mail Stampa PDF
LisbonaI pensieri che mi scorrono nella mente e che mi isolano per un attimo dai rumori circostanti, sono i versi de "Il libro dell'inquietudine" di Fernando Pessoa: "Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire", perché Chiado è sinonimo di Pessoa per il sottoscritto. Sarà per me un incontro molto emozionante, difficile da descrivere.
Siamo nel quartiere del Chiado, con le sue strade e piazze che ci vedranno ripetutamente aggirarci durante la visita a Lisbona, proprio per le sue caratteristiche sia architettoniche che ambientali, ma anche per ciò che rappresenta per le mie passate letture.
Mentre scendo da Praça do Carmo, inizio a guardarmi intorno, perché il 25 agosto del 1988 un incendio divampò proprio in Rua do Carmo, velocemente si propagò in Rua Garrett e nelle vie adiacenti e distrusse diciotto palazzi nel quartiere del Chiado. Due persone perirono nell'incendio e oltre settanta furono i feriti, tra questi molti vigili del fuoco. Oltre duecento persone rimasero senza casa e molti negozi storici andarono perduti: mie divagazioni poco turistiche ma professionalmente interessanti.
Pare proprio che nel suo passato Lisbona abbia subito terribili calamità dovute a terremoti ed incendi: sicuramente tra i luoghi più danneggiati possiamo annoverare il Chiado.
Molte sono le ipotesi sull'origine della parola Chiado, che in portoghese significa astuto ma anche malizioso, caratteristiche che pare appartenessero ad António Ribeiro il cui soprannome era appunto "O Chiado", un poeta e frate del XVI secolo originario di Évora e vissuto nel quartiere. Si tratterebbe quindi di un eponimo.
Il Chiado è uno dei quartieri più tradizionali e caratteristici della città. Si sviluppa attorno alla sua piazza principale, il Largo do Chiado. In questa zona si riunivano gli intellettuali portoghesi della fine del XIX e dell'inizio del XX secolo. Proprio qui è nato Fernando Pessoa e una sua statua si trova nei pressi del café A Brasileira. Ma prima di fermarci a bere un buon Madeira bianco, lasciamo descrivere a Pessoa il suo quartiere:
"ridiscendendo Rua do Capelo, che conduce al centro di Rua Ivens, troviamo il governo civil (che corrisponde alla prefecture francese). Questo edificio ospita il comando generale, molte sezioni di polizia e, al primo piano, l'ufficio passaporti. Poco più su, Largo do Directorio, c'e il Teatro São Carlos costruito nel 1792 in omaggio alla principessa Carlota Joaquina de Bourbon, per iniziativa di vari commercianti e capitalisti di Lisbona, su progetto di José Costa e Silva. I lavori iniziarono l'8 dicembre di quell'anno e sei mesi dopo il teatro era finito; fu inaugurato il 30 giugno 1793 con l'opera di Cimarosa 'La ballerina amante'. È un teatro molto importante, nel quale si sono esibite grandi celebrità vocali del mondo, come per esempio Tamagno, Gayarre, Patti, Battistini... Ha accolto direttori come Saint-Saëns, Toscanini, Mascagni, Strauss, Liszt, Mancinelli, Leoncavallo... L'edificio è interessante, con la terrazza sopra l'arcata che costituisce l'ingresso coperto del teatro. Il vestibolo, il cui soffitto era una volta arricchito dai dipinti di Cirilo Wolkmar Machado, oggi ha solamente degli stucchi... Il Teatro de São Carlos, che costò 166.000 escudos (36.880 sterline) e fu costruito sull'esempio dell'omonimo teatro napoletano raso al suolo dalle fiamme il 13 febbraio 1816, è dal 1854 di proprietà dello Stato."
Uscendo dal teatro, sul lato opposto a quello del largo, c'è la lapide e un monumento che ricorda la casa dove nacque alle 15.20 del 13 giugno 1888 Fernando Antonio Noguerira Pessoa; al 4° piano in un appartamento ammobiliato e decorato con buon gusto quasi lussuoso, curato da due domestiche. Suo padre Joaquim de Seabra Pessoa, era uomo colto, funzionario della Segreteria di Stato e redattore del Díario de Notícias, parlava francese e italiano, e Maria Madalena Pinheiro Nogueira, sua madre,discendente da una nobile famiglia delle isole Azzorre, donna di straordinaria cultura per la sua epoca, scriveva in versi, leggeva il latino, parlava e scriveva correttamente francese, inglese e tedesco. (fonte Ángel Crespo - la vita plurale di Pessoa). In casa abitava anche la nonna paterna Dionisia Estrela, vedova del generale Araujo Pessoa, dalle facoltà mentali compromesse. Ma continuiamo con la descrizione del suo quartiere proprio con le parole di Pessoa:
"Percorriamo adesso Rua Garret e saliamo verso Largo Duas Igrejas (oggi Largo do Chiado). Sulla sinistra si trova il monumento al poeta Chiado, il nome dato dal popolo a un frate del 500, António do Espírito Santo, che abbandonò i voti per incarnare lo spirito giocoso dell'epoca e diventare il più celebre poeta popolare; i suoi testi giunti sino a noi rivelano un notevole valore. La statua è opera dello scultore Costa Mota (il vecchio); fu eretta per volere del Consiglio comunale e inaugurata il 18 dicembre 1925."
Il nome Chiado è spesso indicato anche per designare la sola Rua Garrett, la principale strada commerciale della zona; la via infatti portava questo nome prima che venisse dedicata al poeta Almeida Garrett (João Baptista da Silva Leitão de Almeida Garrett, 1799 –1854 scrittore portoghese del periodo romantico). Rua Garrett è la strada più famosa di Lisbona, taglia in due il quartiere del Chiado ed è rinomata per i suoi caffè, le eleganti vetrine, i grandi negozi, le librerie ed i teatri. È qui che c'é il famoso caffè "A Brasileira", tanto amato da Pessoa che qui passava intere giornate a leggere e scrivere. Per gli estimatori di Pessoa faccio presente che fu proprio mentre era seduto ai tavolini di questo locale che probabilmente scrisse la guida turistica di Lisbona, di cui sto riportando alcuni brani.
Ci sediamo all'interno di questo caffè sorseggiando un bicchierino di porto bianco di Madeira e gustando un pastis de nata. Con gli occhi cerco di rubare ogni minimo particolare di questo caratteristico e famoso locale rimasto immutato come era ai tempi del poeta. L'arredo è vetusto ma molto caratteristico, come testimoniano il bancone in legno massiccio con i suoi marmi e i molti specchi alle pareti arricchite anche da antiche stampe di manifesti pubblicitari. I camerieri in giacca e camicia bianca, con rigoroso farfallino e pantalone nero, corrono tra i piccoli tavolini. Il locale è di forma rettangolare sul cui lato lungo è sistemato il vecchio bancone alle spalle del quale spicca la lucida e decorata bottiglieria nella quale fanno bella mostra, insieme alle più famose etichette di alcolici del mondo, molti tipi di vino Porto e liquori provenienti dal Brasile, bevande alcoliche generalmente a noi sconosciute ma che per i Portoghesi sono abitudinarie presenze, dovute al retaggio delle antiche colonie.
Il locale, benché chiassoso per il gran traffico di avventori, mi arricchisce di suggestioni, soprattutto letterarie. Vorrei potermi fermare molto di più seduto al tavolino, guardare i passanti e farmi ispirare come accadeva a Pessoa, ma ovviamente non saprei esprimere né pensieri poetici né concetti filosofici, al massimo potrei scrivere delle cartoline postali. Vicino all'ingresso del locale la statua in bronzo di Pessoa, che lo raffigura seduto al tavolino, fa compagnia ai turisti che si confondono con artisti e intellettuali. Mi devo limitare a incontrare lo sguardo gelido degli occhi della statua in bronzo del poeta-filosofo seduto con le gambe accavallate e bombetta in testa. Chissà quanti di questi turisti che come me si fanno fotografare davanti alla sua statua hanno letto davvero i suoi libri? Sicuramente "A Brasileira" dal 1905 ad oggi è rimasto uno dei locali più trendy di Lisbona, con la sua con "art déco" originale, tutta turbini dorati, pannellature verde bottiglia e specchi da teatro. Lasciamo i turisti sorseggiare una bica (caffè espresso) sulla terrazza accanto al poeta, mentre i suonatori di strada aggiungono un tocco di allegria alla giornata le cui condizioni climatiche stanno peggiorando. L'origine del termine bica è stranamente sconosciuta anche al lisbonese e secondo la versione ufficiale è l'acronimo di uno slogan del 1905 coniato proprio per il caffé Brasileira: beba isto com açucar (bevilo con lo zucchero); era il primo tentativo di convincere i clienti a bere il caffè espresso.
Oltre al Teatro São Carlos, in zona si trovano anche vari teatri come il S. Luiz (già Teatro D. Amélia), il Teatro da Trindade e l'antico Teatro Gymnásio, ora trasformato in un centro commerciale. A poca distanza dal caffè "A Brasileira" in Largo Chiado si ergono due chiese barocche: una è la Chiesa di Loreto, fondata dai genovesi nel 1500 e ricostruita con una facciata del Borromini dopo il terremoto del 1755 e l'altra, proprio di fronte è la Chiesa de Nossa Senhora da Encarnação.
Rua Garret si apre in Praça Luís de Camões (talvolta riportato come Camoens, nato a Lisbona, ca. 1524 – deceduto il 10 giugno 1580). Un importante monumento che si erge al centro della bella piazza ricorda questo noto poeta portoghese che per la sua padronanza della poesia è stato paragonato ad Omero, Virgilio o Dante. Il suo lavoro più noto è il racconto epico Os Lusíadas. Questa è una delle piazze più importanti anche per la Rivoluzione dei Garofani.
Saliamo per il Bairro Alto alla ricerca di un locale tipico in cui cenare e per conoscere meglio questo quartiere chiassoso, civettuolo e assolutamente informale, un labirinto di strade strette che disegnano una scacchiera, in un caratteristico sali e scendi in acciottolato.
Vi si trovano, oltre a tanti piccoli bar e bistrot, molte "boutique vintage" e centri artistici alternativi. Il Bairro Alto è un quartiere camaleontico, di giorno frequentato da turisti in transito, ma che con il calare delle tenebre si trasforma, divenendo uno dei quartieri "must "di Lisbona.
L'illuminazione data da luci fioche dentro a lanterne, crea misteriose ombre che pare correre sui muri, rendendo queste strade ancor più caratteristiche. Solo dopo le otto di sera le saracinesche delle tasca (taverna) si alzano e dalle piccole cucine, spesso realizzate nei seminterrati, fuoriescono intensi profumi speziati che salgono verso la strada. Le guide ci danno molti indirizzi di ristorantini tipici, ma la ricerca non guidata di ristoranti è una delle mie ricerche preferite. L'importante è non entrare in un locale dove suonano e cantano il fado. In genere sono trappole per turisti in cui si paga più il cantante non professionista, magari bravo, che ciò che mangi.
Sicuramente l'atmosfera che si crea è verace, ma il Fado lo ritengo triste e lamentoso. Non è un canto facilmente spiegabile, cupo, nostalgico e melodrammatico, influenzato dalle melodie della canzone araba, tale da ritenerlo una sorta di soap opera musicale, che affonda le sue radici nei vicoli dell'Alfama. La più nota cantante di Fado di tutti i tempi è stata Amalia Rodrigues (1920-1999), che ha portato le sue canzoni strappalacrime in tutto il mondo ed è ricordata in ogni dove per tutta Lisbona.
Il Fado moderno e i nuovi fadistas stanno lentamente modificando l'antico Fado, inserendo qua e là un po' di "son" cubano, ma anche blues o addirittura Tango argentino.
Ci soffermiamo in una Tasca, gestita da giovani ragazze e ovviamente proviamo alcuni piatti tipici. Come si avvicinano le ore piccole, gli avventori di strada cambiano caratteristica, dai più tranquilli turisti e da coppie di lisbonesi attempati, ad una gioventù agguerrita, pronta ad entrare nei locali più esclusivi e civettuoli.
Edonisti, fricchettoni, radical chic, un carnevale di ragazzi e ragazze che si incontrano per bere, ballare, divertirsi, trasformando Il Bairro Alto in un unico grande ritrovo. Dopo aver colloquiato per un po' di tempo con un simpatico "vu comprà" senegalese, assistiamo alle prime scenette di giovani (stranieri) che già piegati dall'alcool faticano ad arrancare sulle scalinate del Bairro Alto, scivolando ripetutamente per terra e cercando sostegno a qualunque cosa potessero afferrare, ma mai abbandonando la bottiglia di vino quali devoti epigoni del Dio Bacco.
Per scendere verso la Pensione transitiamo davanti alla chiesa di São Roque in Largo Trinidade Coelho che vista l'ora tarda non è possibile visitare, ma lascio descrivere almeno parzialmente da Pessoa: "La chiesa risale agli ultimi del 500 e il suo architetto fu Filippo Terzi; fu ricostruita dopo il Grande Terremoto. L'interno del tempio è interessante specialmente per il suo soffitto in legno dipinto nel 1588, i mosaici decorativi in marmo, gli azulejos multicolori e gli intarsi dorati... Ma l'aspetto importante - o meglio, unico - di questa chiesa è la cappella di São João Baptista che, eseguita a Roma per volere di re João V, fu consacrata da papa Benedetto XIV nel 1774 e installata nella chiesa nel 1749... Il turista che ha gusto artistico dovrebbe lasciarsi attrarre dal magnifico lampadario a bracci, in argento e bronzo cesellati, capolavori di artisti del calibro di Simone Miglie, Ricciani e Pietro Werschaffelt, e dal composito ornamento dell'altare costituito da sei candelieri e una croce in bronzo dorato."
Subito vicino alla chiesa godiamo del panorama dal Miradouro de São Pedro de Alcântara, che Pessoa così descrive: "Poco più avanti troviamo São Pedro de Alcântara, una terrazza da cui si gode una delle più belle vedute di gran parte della città. Da qui si scorgono i numerosi colli della parte orientale di Lisbona - Castelo, Graça, Senhora do Monte, Penha da França - un buon settore della parte bassa e, oltre questa, il largo calmo fiume, dritto fino a Barreiro, Alcochete, ecc. sulla sponda meridionale. Di notte il panorama non è meno bello. Lasciando questa terrazza, che è ricca di alberi e ospita un piccolo monumento al giornalista Eduardo Coelho...". Scendiamo verso Praça dos Restauradores con l'Elevador da Glória, una storica funicolare. L'Elevador da Glória, così come gli altri elevador attualmente in funzione nella capitale lusitana, è stato progettato dall'ingegnere portoghese Raoul Mesnier du Ponsard ed è di proprietà e gestito dalla Carris. Tra i quattro elevador attualmente in funzione è il più frequentato trasportando ogni anno più di 3 milioni di passeggeri. L'Elevador da Glória è una funicolare di colore giallo brillante, sulle cui cabine i giovani graffitari hanno tracciato i loro elaborati disegni, e permette di affrontare la ripida salita dalla Praça dos Restauradores della Baixa, al Bairro Alto. Noi la utilizzeremo per scendere visto che inizia nuovamente a piovere copiosamente. È un mezzo di trasporto essenziale per i molti abitanti del quartiere che devono recarsi in centro per i loro acquisti giornalieri ed è diventato per i turisti una particolare attrazione. La funicolare, inaugurata intorno al 1880, copre una distanza lineare di 265 metri con una pendenza del 20% e in origine funzionava con la forza di gravità usando acqua e contrappesi. Nel 1914 la funicolare fu trasformata utilizzando la forza del vapore, oggi è invece alimentata da corrente elettrica. Fino alla fine del XIX secolo le carrozze erano illuminate dalle candele durante la notte, oggi fioche luci accompagnano il breve viaggio, seduti su panche di legno realizzate in lucidi listelli, lasciando immutata la caratteristica di un breve ma intenso viaggio nel passato.



Fine IV parte.