Blog di Dante Paolo Ferraris

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A Lisbona con Pessoa (VIII parte)

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LisbonaDecidiamo di esplorare Lisbona a bordo del tram 28, divenuto una vera attrazione turistica. Nei negozi di souvenir il modellino di questo tram, molto antico e caratteristico, è sempre in bella mostra e lo troviamo anche raffigurato su cartoline, poster, magneti, ecc. Questo tram si arrampica lungo le viuzze dell'Alfama compiendo manovre impossibili, dando l'impressione che nonostante l'età ami correre e inerpicarsi su per le colline, apparendo ai miei occhi come uno dei tram più belli del mondo.
Saliamo sul Tram 28 in Largo Martin Moniz, nel cuore del centro storico, da dove si dipana il suo percorso che fa tappa negli angoli più belli della città. Questi piccoli tram gialli sono vecchissimi e divertenti, non solo perché si arrampicano su e giù per i vicoli, infilandosi talvolta in passaggi strettissimi, ma anche per la gente che ci sale. È divertente infatti ascoltare i mexericos (pettegolezzi) delle donne anziane, cariche di sporte con la spesa o i gioviali discorsi dei giovani studenti che vanno o vengono da scuola.
I tram sono gestiti attraverso una rete di binari lunga circa 94 km dalla "Companhia Carris Ferro de Lisboa" (CARRIS). I piccoli tram, forse i più vecchi del mondo, si muovono su una rete di binari che corrono su strade dove nessun autobus può permettersi di transitare. Il tram 28, che attraversa lo storico quartiere dell'Alfama, le cui strade ripide e strette possono essere percorse solo da veicoli come i tram per collegarlo al resto della città, ne può essere l'emblema.
Il Tram 28, come quelli che corrono su tante altre linee costruite nei primi anni del Novecento, benché abbia subìto un necessario rimodernamento negli anni Novanta, mantiene l'aspetto dei veicoli storici.
Comodamente seduti su un mezzo di un'altra epoca, con i pannelli di legno lucidato, gli accessori cromati e le maniglie in ottone, iniziamo il nostro tour; ogni qualvolta che il tram deve fermarsi si ode il ferro stridere sui binari e questo rumore è accompagnato dal suo scampanellio che segna inequivocabilmente la vita nel centro della frigueisa dell'Alfama. I passeggeri in piedi barcollano ogni qualvolta il tram deve affrontare una stretta curva o se deve fermarsi all'improvviso per qualche auto parcheggiata sui binari, chiede così strada con il campanello che suona incessantemente. Una vaga sensazione di precarietà o paura ti pervade quando il tranviere, che conosce la strada a differenza mia, s'inerpica sfrecciando sui tornanti come se fosse in competizione con qualcun'altro sulle montagne russe, costeggiando a raso i muri delle case.
Gli scorci che si possono ammirare dal finestrino sono magnifici e ci si accorge già da subito che l'Alfama è un'altra Lisbona. Le case sono color pastello e le strade in ciottolato, porfido o pietra. Arrancando su per la collina, con lo stridio dei freni sempre nelle orecchie, giungiamo in cima a Largo das Porta do Sol, un belvedere con una terrazza enorme con alcuni piccoli chioschi. Da qui proseguiremo piedi.
Sotto ai nostri occhi si estende un tappeto di tetti color rosso e cammello e da qui si possono anche ammirare le bianchissime e svettanti torri campanarie del Monastero di São Vicente de Fora verso il quale siamo diretti attraverso un vero labirinto di viuzze, con antiche botteghe, scalinate e vecchie case decorate con splendidi azulejos. Siamo nel quartiere dell'Alfama, il più antico di Lisbona, e si può visitare piacevolmente a piedi. È raccolto su un pendio racchiuso tra il Castello di São Jorge ed il fiume Tago e il nome deriva dall'arabo Al-hamma, cioè "fontane" o "bagni" e probabilmente è riferito alle sorgenti di acqua calda individuate vicino a Largo das Alcaçarias. Nel quartiere ci sono molti importanti monumenti e un gran numero di ristoranti e bar nei quali alla sera si suona il fado.
Lisbona nacque con l'Alfama durante il periodo della dominazione araba ma solo in seguito si sviluppò verso ovest dando vita al quartiere della Baixa. L'antica qasba di Lisbona successivamente venne abitata da pescatori e povera gente e ancora oggi mantiene immutata questa caratteristica. Il grande terremoto del 1755 non coinvolse il quartiere, tanto meno il maremoto, grazie alla sua posizione elevata che la protesse.
Raggiungiamo il Monastero São Vicente de Fora (monastero di San Vincenzo fuori le Mura), detto così perché quando fu ricostruito, tra il 1582 e il 1627 sui resti di una precedente chiesa del 1147 e di un antico cimitero di crociati stranieri, era fuori dallo spazio delle mura cittadine. Risparmiato dal terremoto del 1755 è una delle poche opere visibili e visitabili costruite precedentemente al sisma, benché durante la tremenda scossa il tetto e la cupola crollarono sui fedeli.
Appare maestoso ai nostri occhi, sovrastando la grande scalinata ai piedi della quale corre la linea del tram 28 che sentiamo arrivare con il suo sferragliare. L'interno è grande e maestoso e presenta una navata centrale con soffitto a cassettoni di grande effetto scenico benché molto semplice. Le pareti del chiostro sono decorate da moltissimi azulejos del XVIII secolo che corrono lungo le pareti del chiostro con disegni ispirati alle fiabe di La Fontaine. Inoltre il chiostro, di un bianco splendente, è abbellito da fantastiche bougainville, alberi di aranci ornamentali e splendidi fiori di ibiscus. Ci riposiamo un attimo nel chiostro prima di far una rapida visita all'interno della chiesa, per poi proseguire la nostra gita quotidiana verso Campo de Santa Clara, senza però far visita all'antico refettorio che fu trasformato in pantheon dai Bragança per ospitare i sepolcri e le spoglie dei membri defunti della nobile famiglia.
Il mio Poeta nel suo libro "Lisboa" così la descrive: "La facciata, in stile rinascimentale del 600, è semplicemente magnifica, con le nicchie arricchite dalle immagini di S.antonio, S.Domenico, S. Sebastiano, S.Agostino, S. Vincenzo, S.Norberto e S. Bruno. Un ampia scalinata conduce alla chiesa vera e propria. Questo grandioso tempio fu costruito nel 1147 da Afonso Henriques, il primo re di Portogallo, e ricostruito nel 1627 su disegno dell'architetto Filippo Terzi. Se l'esterno della chiesa è notevole, altrettanto lo è l'interno. Misura 74 metri di lunghezza e 18 di larghezza, con belle cappelle laterali, di cui la migliore è quella della Senhora da Conceição, tutta marmo e intarsi; l'altare principale è opera della collaborazione di due grandi artisti; Venegas e Machado de Castro; magnifico il coro con un sontuoso organo; notevoli le tele nella navata e nella sagrestia, che è superbamente ornata; arricchiti da begli azulejos i chiostri e l'ingresso del convento da dipinti di V. Bacarelli, restaurati da Manuel da Costa, ecc.. Dalla terrazza di questa chiesa si può godere una bellissima vista del Tago."
In quello che era una volta il refettorio del convento, oggi è ospitato il Pantheon Reale della Casa di Bragança; è stato voluto in questa sede da re Fernando II nel 1855. La prima salma a essere traslata qui fu quella di re João IV, l'anno seguente.
Purtroppo non è sabato, ne tanto meno mercoledì, giorno del mercato dei ladri che ha sede a Campo de Santa Clara, come viene chiamato il Mercato delle pulci di Lisbona (la Feira da Ladra). Questo mercato a Lisbona nasce nel XII ° secolo e il nome Feira da Ladra è stato usato la prima volta nel XVII secolo.
Il mercato inizia dall'Arco de São Vicente, posto proprio dietro il Monastero São Vicente de Fora e termina in un ampio largo alberato e dura dall'alba al tramonto. Una miriade di piccole bancarelle che vendono ogni sorta di "paccottiglia o prendipolvere" come li chiamo io, prodotti di seconda, terza mano ma anche nuovi. È il mercato delle pulci più famoso del Portogallo, dove trovi anche prodotti artigianali, oltre a CD, libri, cartoline, francobolli, medaglie, monete e vestiti. Così lo descrive Pessoa nel suo libro:
"uscendo da Largo de São Vicente e prendendo a sinistra, dopo essere passati sotto l'arco laterale, raggiungiamo un ampio spiazzo, il Campo di Santa Clara, dove il martedì e il sabato si può visitare la Feira da Ladra, un pittoresco mercato di cianfrusaglie, alcune utili, altre meno, alcune nuove, altre vecchie, ma tutte costituiscono senza dubbio un buon affare per gli strani venditori che in quel giorno espongono la propria mercanzia sull'impiantito all'aria aperta, (oggi mercoledì e sabato). Talvolta, a dire il vero, saltano fuori interessanti oggetti d'arte e archeologici."
Nella piazza del mercato si affacciano bellissimi palazzi interamente decorati con azulejos e non si può non notare l'imponente Chiesa di Santa Engracia, comunemente chiamata Pantheon Nazionale.
Decidiamo di fare una visita accurata anche all'interno: "Scendendo, sulla destra, si trova il palazzo che, se fosse stato finito, sarebbe stato il più bel monumento religioso del 600: è la chiesa di Santa Engracia, tutta in muratura con marmi meravigliosamente lavorati. Si è pensato di utilizzare questo edificio come Pantheon nazionale, ma il progetto finora non è stato realizzato. Anche se incompiuta, la chiesa è da vedere. Al momento è utilizzata come deposito militare". Così Pessoa descriveva nel 1925 la chiesa/pantheon, la cui costruzione terminò nel 1966, ponendo così termine a molti detti popolari. L'impressione che io e Matteo abbiamo è di un luogo freddo, dove i cenotafi di marmo dedicati ai grandi personaggi della storia portoghese pare vogliano raccontare in poco spazio la storia nazionale. Infatti troviamo quelli dei navigatori come Vasco de Gama, Henrique il Navigatore e Afonso de Albuquerque, viceré d'India. Altre celebrità sono invece nelle cappelle laterali, come quella di Amália Rodigues, la regina del fado o quella del generale Humberto Delgado, il leader dell'opposizione assassinato dalla polizia segreta nel 1965 (dapprima sostenitore di Salazar, poi capo dell'opposizione liberale e perciò esule in Brasile e in Algeria, ucciso in oscure circostanze presso Badajoz (Spagna) mentre si recava a un convegno di antisalazariani). Decidiamo di salire i 181 gradini che ci separano dal belvedere posto sopra il Pantheon, da dove veramente si può godere oltre che di un panorama suggestivo, anche di un bagno di sole, nonostante il vento. Il panorama è molto bello, sia per le vedute sull'Alfama che per la vista del porto sul Tago, ove sono ancorate le navi da crociera, inoltre la splendida giornata ci permette di vedere in lontananza il lungo ponte de XXV Avril.
Percorriamo volentieri l'antico caratteristico e pittoresco labirinto di vicoli e piazzette dell'Alfama. Molti fabbricati sono stati recentemente restaurati, anche se molti degli edifici del quartiere, specialmente quelli a destinazione residenziale, continuano a manifestare un consistente degrado. Ciò non toglie all'Alfama il suo fascino e comunque rimane uno dei quartieri più vivaci ed originali della città. Transitiamo davanti a molti locali dove si può gustare la cucina lisboneta e ascoltare il fado.
La collina dell'Alfama è dominata dal medievale castello di São Jorge, che cerchiamo di raggiungere.



Fine VIII parte.