Blog di Dante Paolo Ferraris

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A Lisbona con Pessoa (XI parte)

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LisbonaLa sveglia con la Lisbona caotica ci è diventata subito simpatica. La Baixa è un mix di moderno, con vie che sfoggiano le grandi marche internazionali, e retrò, tra vecchie strade dai negozi di oggetti vintage; sembra di tornare indietro nel tempo. Passeggiamo da Praça Rossio a Praça do Comércio passando per Praça dos Restauradores per ammirare la Baixa. Anche di giorno si possono avere esperienze particolari come l'essere abbordati dai venditori occasionali di hashish, che guarda caso mi si avvicinano sempre.
Praça do Comércio è sicuramente la piazza più imponente della città; manifesta la superbia della celebrazione della potenza e della ricchezza del Portogallo. Doveva rimanere impressionato il viaggiatore che raggiungeva Lisbona via Mare, trovandosi di fronte questa immensa piazza che fungeva da porta d'ingresso della città.
Al centro si erge la statua equestre in bronzo di Joaquim Machado de Castro, raffigurante Dom José I, edifici settecenteschi porticati circondano da tre lati la piazza dove al centro si eleva l'Arco da Victória, opera del Veríssimo da Costa, che apre su Rua Augusta.
Prima del terremoto la praça era chiamata Terreiro do Paço (piazza del Palazzo) ed era il luogo dove sorgeva il reale "Palácio da Ribeira" che dominava la piazza fino al terremoto del 1755. Oggi è una vasta piazza quadrata, cinta su tre lati da grandi palazzi porticati sedi di Ministeri e uffici pubblici, tra i quali Matteo si sofferma a fotografare l'antica sede, penso in disuso, della Cruz Vermelha, identificata solo da una scritta scolorita e dal suo simbolo internazionale.
Una sosta per "bica" invece è d'obbligo per il sottoscritto al ristorante Martinho do Arcada. È anche in questo storico locale (1782), con alle pareti splendidi azulejos, che Pessoa scriveva su fogli bianchi stropicciati e chiacchierava con gli avventori, beveva vino di Colares e quando aveva fame ordinava uova strapazzate con formaggio e baccalà. Frequentava il locale nel tardo pomeriggio, per stare un po' con gli amici e alleviare così la sua solitudine e pare che qui abbia scritto le più belle pagine del "Livro do Desassossego" (Libro dell'inquietudine).
Ecco come Pessoa descrive Praça do Comèrcio: "Adesso arriviamo nella piazza più grande di Lisbona, la Praça do Comércio, comunemente conosciuta con il suo antico nome di Terreiro do Paço, è quella che gli inglesi conoscono con il nome di piazza del Cavallo Nero ed è una delle più grandi del mondo. È uno spazio perfettamente quadrato, chiuso su tre lati da edifici di disegno simile. Qui sono ospitati tutti gli uffici centrali - i ministeri (eccetto quello degli affari esteri), gli uffici delle Poste e Telegrafi, la Dogana, la Procura Generale della Repubblica, l'Ufficio Emigrazione, il Tribunale Amministrativo, l'Ufficio Centrale della Croce Rossa. Il quarto lato della piazza, quello a sud, è chiuso dal Tago, larghissimo in questo punto e sempre brulicante di imbarcazioni. Al centro della piazza si staglia la bronzea statua equestre di re José I. una splendida scultura di Joaquim Machado de Castro, fusa in Portogallo in un sol pezzo nel 1774. È alta 14 metri. Il basamento è adornato con magnifiche scene della ricostruzione di Lisbona dopo il grande terremoto del 1755. Una delle figure conduce un cavallo che calpesta sotto i suoi zoccoli un nemico, un altra impugna la palma della Vittoria, un altro gruppo rappresenta la Fama; l'insieme è veramente eccezionale. Inoltre possiamo ammirare lo stemma reale e il ritratto del marchese di Pombal, così come un'allegoria della Reale Generosità che ricostruisce Lisbona dalle rovine. Un alta grata, sorretta da colonne, protegge il monumento circondato da gradini di marmo. Dal lato nord della piazza, di fronte al fiume, partono tre strade parallele; quella centrale è arricchita da un magnifico arco trionfale di grandi dimensioni, certamente uno dei più imponenti d'Europa. Porta la data del 1873, ma la costruzione, su disegno di Veríssimo José da Costa, inizio nel 1755. Il gruppo allegorico che corona l'arco, scolpito da Calmels, personifica la Gloria che incorona il Genio e il Valore; le figure sdraiate rappresentano il Tago e Douro e, come le statue di Nuno Álvares, Viriato, pombl e Vasco de Gama, sono opera dello scultore Vítor Bastos". All'angolo tra Praça do Comércio con Rua do Arsenal una piccola targa apposta su una delle colonne, ricorda il luogo ove venne ucciso re Carlos e il principe Luís Felipe. Pessoa così descrive l'assassinio: "re Carlos, che fu ucciso da due proiettili mortali il 1° febbraio 1908 quando tornando da Vila Viçosa, stava attraversando Praça do Comércio su una carrozza scoperta. Il Portogallo durante il suo regno ottenne numerosi brillanti vittorie in Africa - quelle di Mousinho de Albuquerque sul capo ribelle Gungunhana in Mozambico e quelle del maggiore Roçadas sulla tribù Cuamato in Angola".
Uno dei fatti della storia di Lisbona che mi interessa particolarmente riguarda proprio la sua vicenda legata al terremoto. Infatti ciò che accadde il 1 Novembre 1755 ebbe sulla popolazione dell'epoca lo stesso effetto che l'attentato terroristico dell'11 Settembre ha avuto sugli abitanti del XXI secolo.
Nonostante i molti terremoti accaduti precedentemente, questo fu il primo ad avere un vera e propria risonanza mediatica.
Non solo perché Lisbona era la capitale europea di un grande impero, ma perché i Paesi europei si sentirono particolarmente colpiti dalla catastrofe che aveva distrutto la città portoghese, centro artistico culturale dell'epoca. Non solo gli aristocratici si sentirono feriti dal drammatico evento, ma anche letterati, poeti e scienziati.
Il grande terremoto del 1755, il cui epicentro fu localizzato in mare non lontano da Lisbona, interessò complessivamente una superficie di 11 milioni di km2 e raggiunse un'intensità tra gli 8,7 e i 9,0 della scala Richter. Colpì gran parte dell'Europa e dell'Africa, ma provocò i maggiori danni nella zona sud-occidentale del Vecchio Continente. L'evento sismico ebbe profonde ripercussioni sulla società portoghese, tanto da interdire per molto tempo le ambizioni coloniali del Portogallo. Fu distrutta più di metà della Lisbona di allora che, prima di questo cataclisma, contava circa 150.000 abitanti.
Il geologo scozzese Charles Lyell (1797-1875) ne fece un'accurata descrizione: «Mai, nei tempi moderni, nelle regioni vulcaniche dell'Europa del sud si era verificato un terremoto uguale allo spaventoso sisma che colpì Lisbona il 1º Novembre del 1755.
Dapprima s'udì provenire dalle viscere della terra un rombo come di tuono, subito dopo una violenta scossa abbatté gran parte della città. Durante sei spaventosi minuti, morirono 60.000 persone. Il mare prima si ritirò, lasciando il molo e la riva a secco, con tutte le navi e le barche che vi erano ormeggiate, quindi tornò rombando, sollevandosi di quindici metri oltre il suo solito livello.
I monti Rabida, Estrella, Julio, Marao e Cintra tremarono selvaggiamente, come suol dirsi, fino alle fondamenta; alcuni subirono delle fratture sulla cima, in altri si formarono paurosi crepacci. Sulle vallate sottostanti caddero enormi massi. Alcuni affermano che da questi monti, fra i più importanti del Portogallo, uscì del fumo e che fu visto il balenio delle fiamme, che si suppone fosse d'origine elettrica; si dice anche che fumarono, ma alte nuvole di polvere possono aver dato quest'illusione.
L'estensione di questo terremoto fu la caratteristica più inverosimile. Il sommovimento colpì maggiormente Spagna, Portogallo e Africa del Nord, ma tremò quasi tutta l'Europa, e, in quel giorno, tremarono anche le Antille. Un porto chiamato Setubal, a trenta km da Lisbona, s'inabissò. Ad Algeri (Algeria) e a Fez, in Marocco, la scossa fu cosi violenta, che un paese di ottomila abitanti, situato ad otto leghe da Marrakech, fu inghiottito dalla terra con tutto il suo bestiame; poi il suolo si richiuse sugli sventurati. Il sisma si sentì anche in mare.
Sul ponte di una nave, in viaggio ad est di Lisbona, fu avvertita una vibrazione molto simile alla scossa avvertita a terra. Di fronte a Sanlucar il capitano della nave "Nancy" sentì che il natante era scosso cosi violentemente, che pensò d'avere urtato degli scogli e d'essersi incagliato, ma dopo aver calato la sonda scoprì di trovarsi in acque profonde.
Il capitano Clarke, della "Denia", mentre navigava a 36° 24' di latitudine nord, tra le nove e le dieci del mattino, sentì che la nave era scossa e trattenuta come se si fosse incagliata. Un'altra nave a 48 miglia ad est di S. Vicente subì un contraccolpo dal basso cosi violento che gli uomini che si trovavano sovraccoperta furono lanciati verso l'alto di almeno mezzo metro. Alle Antille e alle Barbados, come anche in Svezia, Norvegia, Germania, Olanda, Svizzera, Italia e Corsica, si avvertirono dei tremori e leggere oscillazioni del suolo. In Gran Bretagna l'agitazione di laghi, fiumi e sorgenti fu notevole. A Loch Lomond, in Scozia, l'acqua, senza la minima causa apparente, prima salì oltre gli argini, e poi scese sotto il normale livello, tale dislivello fu di circa 70 cm. Gli esperti sostennero che il movimento di questo sisma sia stato ondulatorio, e che si sia mosso alla velocità di 30 km al minuto.
Una grande onda si abbatté sulle coste spagnole, e si dice, che a Cadice, abbia raggiunto i 18 metri d'altezza. A Funchal e a Madera, si alzò di 5 metri oltre il limite della marea, benché in quel momento la stessa fosse in fase calante. L'onda anomala, oltre ad avere invaso le città, causando danni ingenti, inondò altri porti dell'isola. A Kinsale, in Irlanda, un'ondata s'abbatté sul porto e dopo aver capovolto alcune navi e imbarcazioni, inondò e travolse la piazza del mercato»
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Il XVIII secolo è ricordato come uno dei periodi più tragici per la storia europea, colpita da una lunga serie di catastrofi naturali, epidemie e carestie che provocarono migliaia di morti.
Importanti città, oggi divenute enormi metropoli e che erano considerate tranquille dal punto di vista sismico, subirono improvvisi scuotimenti del terreno con gravi danneggiamenti alle infrastrutture e al morale dei propri abitanti.
Ricordo, permettendomi una divagazione sulla narrazione della mia passeggiata con Pessoa, che l'8 Febbraio del 1750 anche la città di Londra venne scossa da un improvviso terremoto, una scossa non violenta, ma quel che basta per far vibrare gli edifici e sbattere porte e finestre, tanto da turbare i londinesi costringendoli a precipitarsi per strada in preda al panico perdendo il loro tradizionale "aplomb".
Londra non aveva mai subito terremoti di una certa intensità, solo scosse appena percettibili. Dopo un mese circa, una seconda scossa, molto più forte di quella precedente, fece di nuovo tremare la capitale inglese. Ricordo di aver letto che il terremoto fu talmente forte da far suonare le campane delle chiese e far cadere numerosi camini. Alcuni edifici vennero distrutti e i londinesi provarono la sensazione di terrore che provoca un terremoto. Le scosse meno intense proseguirono nei mesi successivi, colpendo Londra e altre zone delle isole Britanniche ma nonostante i pochi danni la paura della popolazione fu grande, tanto da temere una "punizione divina", enfatizzata da numerose "profezie".
Tornando al terremoto di Lisbona e ai fatti come oggi sono rivisti, posso così raccontarvelo: La prima forte scossa avvenne alle 9:40 circa del il 1 Novembre del 1755. La città di Lisbona cominciò a tremare violentemente e divenne in pochi secondi un ammasso di macerie.
Alcuni superstiti, scampati al violento maremoto che seguì il sisma, raccontano che le guglie dei palazzi e delle chiese della città "ondeggiavano come un campo di grano sotto la brezza". Dopo pochissimo tempo una seconda scossa fece crollare degli edifici che ancora erano rimasti in piedi. La popolazione terrorizzata si era riversata lungo le rive del fiume Tago che già durante la prima scossa si era quasi ritirato dal suo letto facendo emergere i banchi di sabbia. Improvvisamente dall'oceano si alzò un onda che in alcuni punti poteva anche raggiungere i 15 metri di altezza. L'impetuosa onda si infranse poi sulla banchina, uccidendo chi aveva cercato rifugio sulle rive del Tago e allagando i vari quartieri, con un flusso e un riflusso che trascinò con sé fino a mare, oltre ad un infinità di macerie, anche moltissimi cadaveri.
Subito dopo terremoto e maremoto, i superstiti dovettero affrontare gli incendi. Durante le due forti scosse gli arredi, le travi dei tetti e le tavole dei pavimenti erano crollate nei focolai e si erano incendiate. Questi piccoli incendi, alimentati da un moderato vento secco, si propagarono rapidamente tra le macerie della città. Ci vollero tre giorni per domarli.
Il sisma, come già detto, fu di una tale violenza da essere avvertito in quasi tutta l'Europa occidentale e l'Africa nord-occidentale. Algeri e Tangeri furono quasi distrutte con oltre 10.000 morti, mentre altre città della costa marocchina rimasero severamente danneggiate sia dal sisma che dall'onda creata dal maremoto.



Fine XI parte.