Blog di Dante Paolo Ferraris

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A Lisbona con Pessoa (XIII parte)

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LisbonaA pochi passi da Praça do Comércio, si trova la piazza del Municipio con il bel Palazzo municipale del quale purtroppo ci è preclusa la visita e quindi ci dobbiamo affidare alla descrizione di Pessoa:
"... e supera il Municipio, uno degli edifici più belli della città. È di primario interesse per i suoi interni, sia per gli esterni ed è opera dell'architetto Domingos Parente, che per la realizzazione degli ornamenti scultorei e dei dipinti ha contato sulla collaborazione di altri celebri artisti. La monumentale scala che conduce al primo piano merita una visita, specialmente per i magnifici dipinti che decorano le pareti e il soffitto. Le numerose stanze dell'edificio sono altrettanto splendidamente arricchite da affreschi e tele di Sequeira, Columbano, José Rodrigues, Neves Júnior, Malhoa, Salgado, ecc., raffigurano personaggi storici e no, tra cui un grande dipinto di Lupi che ritrae il marchese di Pombal e la ricostruzione di Lisbona da lui realizzata dopo il Grande Terremoto, e ancora busti dei più noti scultori, camini artistici, mobili, ecc." anche l'area antistante il palazzo municipale è abbellita da opere di arte moderna, mentre la pavimentazione è a scacchi bianchi e neri; cosi Pessoa ci descrive la piazza: "Al centro della piazza possiamo vedere il Pelourinho, ben conosciuto all'estero; è un capolavoro del tardo 700, una spirale scolpita in un blocco unico di pietra. Attraversando la piazza, sul lato destro, vedremo l'Arsenale della Marina, un grande edificio che accoglie, oltre all'arsenale e alle officine - che con la cala si affacciano sul fiume e quindi sono a noi nascosti - la Scuola Navale, fondata nel 1845, e la Corte d'Appello, ...".
La Baixa è stata disegnata come una grande griglia, grandi strade su cui si affacciano uniformi, ma non per questo non eleganti, edifici. Le strade di questo quartiere sono le tra le più animate della città. In queste vie si trovano i negozi di souvenir più Kitsch, come le miniature dei tram, t-shirt con la scritta "I Love Pessoa" e naturalmente l'immancabile "Galo de Barcelos", il galletto eclettico un po' punk, simbolo turistico del Portogallo che evito accuratamente di acquistare.
Il galletto, oltre che trovarlo in decine di modellini lignei colorati di diverse misure, lo trovi raffigurato su tovaglie, fazzoletti, portachiavi ecc.. Secondo una leggenda di Barcelos (Portogallo settentrionale), un pellegrino condannato a morte per furto dimostrò la sua innocenza facendo cantare il galletto.
La passeggiata nelle strade realizzate dal marchese di Pombal è un susseguirsi di vetrine di negozi di tendenza e non possiamo evitare di comprare qualche cartolina e qualche altro souvenir prendipolvere da portare a casa e regalare agli amici. La Baixa ancora oggi è la parte pulsante del commercio di Lisbona, dove le ampie strade la distinguono dal resto della città. Anche la via pedonale Rua Augusta, l'antica vie delle stoffe, oggi è animata da pittoreschi caffè.
Mi guardo stordito tra queste vie e questi palazzi che Pessoa così descrive:
"dalla Praça do Comércio possiamo arrivare al centro della città percorrendo una qualunque delle tre strade che si dirigono verso nord - Rua do ouro che, per la sua importanza commerciale, è la via principale. In questa strada ci sono numerosi ristoranti, banche e negozi di ogni genere, molti dei negozi, sopratutto nella parte finale dell'arteria, li troverete lussuosi come quelli parigini".
Ma Pessoa, habitué di queste strade, vi ambienta anche il Livro do Desassossego (il libro dell'inquietudine), che firmerà con il suo eteronomo Bernardo Soares.
L'opera è scritta in prima persona, a mo' di autobiografia, nella quale Bernardo Soares è un contabile di Lisbona che racconta l'inquietudine della vita, vista dalla finestra della ditta di tessuti dove lavora, posta nella Baixa. Da dietro quella finestra, taciturno e solitario racconta anche la vita di inizio novecento del quartiere pombalino.
Soares, come Pessoa, era un impiegato di concetto, un contabile dall'aspetto umile e dimesso, ma a differenza degli altri eteronomi non ci ho trovato i dati anagrafici propri del personaggio, se non la certezza che la vita di Soares è il pallido riflesso di quella di Pessoa stesso.
Nel Livro do Desassossego Pessoa/Soares porta la sua Lisbona, ma sopratutto le strade della Baixa, nella letteratura moderna, mettendo in risalto le varie vie del centro commerciale e artigianale cittadino come la Rua dos Douradores, la via dei Doratori, seguita dalla via dei calzolai, dei conciatori,dei merciai ecc. Soares scrive a lettere chiare e di facile comprensione ciò che è anche il mio pensiero, ma che non riesco ad esprimere con altrettanta chiarezza: "Avere ciò che basta al mio sostegno, un tetto, quel poco spazio nel tempo di libertà per il sogno; scrivere, dormire: cosa altro potrei chiedere agli dei o volere del destino?" e prosegue: "Ho avuto grandi ambizioni e sogni turgidi - ma i sogni li hanno avuti anche il garzone e la sartina, perché tutti sognano. Quello che distingue le persone le une dalle altre è la forza di farcela, o di lasciare che sia il destino a farla a noi". Forse è per la simbiosi con i pensieri di Pessoa che mi piace moltissimo questo autore.
La vita di Soares e un tutt'uno con la Baixa "... quanto di vile, di stracco, di abbandonato e di fittizio c'è in questa Rua dos Douradores, che è per me la vita intera ... Io non sono niente né nel villaggio né in nessuna Roma. Almeno il droghiere dell'angolo è stimato in un raggio che va Rua da Assunção fino a Rua da Vitória; è il Cesare del rione ...".
Lascio momentaneamente Soares, con vero dispiacere, ma devo proseguire la mia visita di Lisbona. L'imbrunire si affaccia tra le case della Baixa, attraverso Praça do Rossio, chiamata dagli inglesi anche piazza del rollio, "Rolling Motion Square", soprannome che i primi visitatori inglesi diedero alla piazza del Rossio per via dell'acciottolato ondulato che compone la sua pavimentazione, realizzato con cubetti di durissima pietra calcarea bianca e di basalto grigio, posati in origine dai carcerati del XIX secolo ed ora pesantemente rimaneggiata per permettervi il traffico veicolare. In città si possono notare ovunque ma questa piazza divenne famosa anche per questo particolare. Con Matteo, e con le parole di Pessoa raggiungiamo un'altra meta importante: "... scendiamo verso il Rossio, dove possiamo ammirare la magnifica e ampia chiesa di São Domingos (S. Domenico), nel largo omonimo; la chiesa fu costruita dopo il grande Terremoto su disegno dell'architetto Mardel. Qui furono celebrate le più importanti cerimonie ufficiali, matrimoni e battesimi reali, incoronazioni, riti funebri. Anche re Carlos si è sposato qui. La cappella maggiore, in marmo nero, ornata di medaglioni alla base, è certamente da visitare, come anche le tombe del principe Afonso, figlio di re Afonso III, e quella di frate João de Vasconcelos oltre ai dipinti di Pedro Alexandrino che adornano molte cappelle. In questo stesso luogo sorgeva un tempo la chiesa del convento de São Domingos, distrutta dal terremoto del 1755, dove l'Inquisizione eseguì parecchi dei suoi ‘autos de fé'.
Fu sempre in questa chiesa che nel 1506, dopo il servizio sacro, molti ebrei furono uccisi dalla plebaglia fanatica e il massacro si estese rapidamente a gran parte della città
".
Questa chiesa fu danneggiata dal terremoto del 1755 e bruciata da un incendio nel 1959, è un miracolo che sia ancora in piedi. Nell'umido interno, per la scarsa illuminazione fornita dalla luce fioca delle candele che illumina colonne squarciate ed eteree sculture, non si riesce a fotografare nulla, ma comunque rimango basito davanti all'attaccamento che i lisbonesi hanno per questa chiesa. Molte sono le persone inginocchiate sui semplici inginocchiatoi, davanti a cappelle disadorne.
Proprio qui vicino, prima del terremoto vi erano lunghi edifici del 500, un ospedale e dove oggi c è il teatro vi sorgeva il palazzo il Paço dos Estatus del 1449, palazzo di rappresentanza della corona e poi trasformato nel 1571 a sede dell'Inquisizione.
Largo de São Domingos al crepuscolo si riempie di giovani e meno giovani lisbonesi che sorseggiano la ginjinha. La piazza è anche un abituale ritrovo della comunità africana ed è facile notare le donne vestite in vivaci abiti etnici con grandi e variopinte farfalle, mentre assaggiamo la ginjinha insieme a tanti lisbonesi in un antico e caratteristico locale.
La ginjinha è un brandy alla ciliegia, divenuta una bevanda must, che viene consumata dai lisbonesi come aperitivo. La tradizione vuole che intorno al 1840 un frate di nome Espinheira provò a far fermentare nel brandy le acide ciliegie ginja; ne risultò una meravigliosa bevanda. Ritrovarsi per sorseggiare la ginjinha all'imbrunire è un appuntamento tipico per vecchi amici o giovani coppie di innamorati che si sbaciucchiano teneramente. I locali non hanno posti a sedere quindi si consuma in piccoli bicchieri di vetro e rigorosamente in piedi. È un liquore che lo ami o lo odi; se ti piace lo sorseggi lentamente fino a leccare il bicchiere dopo averlo ordinato al bancone com (con) ciliegia che mangi e della quale poi si sputa il nocciolo. Lo trovo delizioso, non tanto come aperitivo ma come liquore da accompagnare al dolce di fine pasto, mentre Matteo fa una faccia alquanto schifata già dopo aver solo appoggiato le labbra al piccolo bicchiere di vetro.



Fine XIII parte.