Blog di Dante Paolo Ferraris

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A Lisbona con Pessoa (XIV parte)

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LisbonaPessoa, con l'eteronomo di Sores nel "Livro do Desassossego", così descrive un inizio di giornata nella Baixa: "Nella leggera nebbia del mattino di mezza primavera la Baixa si sveglia intorpidita e si direbbe che il sole sorga lentamente. C'è un'allegria tranquilla nell'aria semifredda, e la vita, al soffio leggero della brezza che non c'è, rabbrividisce vagamente per il freddo passato, più per il ricordo del freddo che per il freddo, per il confronto con l'estate prossima che per il tempo attuale. I negozi, eccetto i caffè e le latterie, non sono ancora aperti; ma la quiete non è torpida come quella della domenica: è quiete soltanto: una traccia bionda si preannuncia nell'aria che si apre è l'azzurro si colora pallidamente di rosso attraverso la bruma che scema. Il nascere del traffico rareggia per le strade, risalta la distanza fra pedoni e nelle rare finestre aperte, in alto, anche alcune figure cominciano a albeggiare. I tram disegnano a mezz'aria la loro sagoma mobile gialla e numerata. E di minuto in minuto, in modo sensibile, le strade si popolano". Anche noi ci alziamo presto per raggiungere il parco delle Nazioni e siccome non è la mezza primavera descritta da Soares, ma è autunno e la giornata si presenta piovosa, fredda e ventosa, prendiamo la metropolitana per raggiungere il nostro obiettivo.
La costruzione della rete metropolitana di Lisbona è stata avviata il 7 agosto 1955 ed ultimata all'inizio del 1959; l'inaugurazione è avvenuta il 29 dicembre 1959 con due brevi linee che raggiungevano i 6,5 km. Successivamente, dopo diversi ampliamenti, la rete è arrivata a circa 40 km con 50 stazioni e 4 linee, individuabili dal colore (azzurra, verde, gialla e rossa). Si viaggia comodamente, su treni nuovi e puliti con indicazioni chiare e precise.
Giunti alla fermata della metropolitana della nuova Estação do Oriente, non si può non ammirare le opere in azulejos realizzate da artisti internazionali. Anche la moderna stazione ferroviaria di superficie, opera del celebre architetto spagnolo Santiago Calatrava e da cui partono i treni diretti al nord, ha un aspetto spettacolare; armoniose nervature sembrano disegnare linee sottilissime che corrono tutt'intorno alla struttura, ricordando una navicella spaziale.
Appare come una struttura solida in acciaio e vetro ed ha un aspetto tecnologico ma che dialoga con la tradizione. All'esterno si nota una complessa struttura a prismi sfaccettati di acciaio e vetro, lunghe e sottili pensiline a forma di foglie di palma corrono a realizzare sottili pensili che ospitano esercizi commerciali.
La pioggia pare essere terminata ma l'aria fredda è pungente e il cielo coperto da grandi nuvoloni che non invitano a passare la giornata allo scoperto.
Siamo così giunti al Parque das Nações, un quartiere che si trova nella zona orientale di Lisbona, costruito lungo il Tago in occasione dell'Expo 98.
Ubicata alla periferia della città, la Doca dos Olivais, l'area che un tempo ospitava il porto fluviale mercantile, poi un idroscalo per idrovolanti e ancora successivamente un deposito mercantile e militare, dopo essere sprofondata nel più grande degrado possibile, viene trasformata con L'Expo 98 in uno spazio dall'architettura avveniristica e futuristica.
Dopo l'Esposizione Internazionale del 1998 l'area ha assunto il nome attuale e ha subito notevoli trasformazioni, come la costruzione di un nuovo centro commerciale, della avveniristica stazione ferroviaria di Calatrava, di un complesso fieristico internazionale, di diversi alberghi, di un grande business center ed edifici residenziali. Inoltre, grazie alla sua posizione geografica, il Parque das Nações ospita anche un moderno porto turistico.
Architetti come Nick Jacobs, Álvaro Siza Vieira, Peter Chermayeff oltre a Calatrava, hanno espresso in questi 60 ettari lungo il corso del rio Tejo la loro espressività, trasformando un'area degradata in un enorme parco futuristico tutto vetro e acciaio con un tema oceanico ed eco-compatibile. Non ha nulla di romantico e il clima è tutt'altro che caldo e soleggiato, ma diverse coppie di giovani passeggiano mano nella mano o abbracciati, coperti dai cappucci dei loro Kway colorati, non sembrano spaventati dai nuvoloni che incombono alti in cielo. Altri runners lungo le sponde del fiume, incuranti del freddo, presi dal mantenimento della forma fisica, corrono a piccoli gruppi con le loro tutine sottili e ultra tecnologiche. Dopo un attimo per orientarci, decidiamo di visitare l'oceanario, facile da raggiungere viste le molte indicazioni turistiche. Ci dirigiamo verso la sponda del Tejo, passando sotto ad una lunga file di bandiere di tutto il mondo, vicino ad un insolita lunghissima cascata che corre rasoterra, quasi fino alla sponda del fiume.
Giunti in Esplanada D. Carlos, non possiamo non stupirci dell'Oceanarium che è stato pensato come una delle principali attrazioni dell'Expo. Posto al centro della Doca dos Olivais ricorda un isola in mezzo al mare. Il progetto dell'architetto statunitense Peter Chermayeff vuole ricreare un oceano virtuale in cui possa essere contenuta l'intera vita marina.
Entriamo così nel più grande acquario d'Europa e secondo del mondo, nel quale il corpo centrale è formato da una enorme vasca con oltre 5 milioni di litri di acqua salata e tanti acquari minori intorno, ma comunque di grandi dimensioni, sistemati su due piani e che rappresentano i vari oceani e le varie spiagge.
È come immergersi senza bagnarsi, con la possibilità di camminare al fianco di squali, di enormi razze e altre centinaia di pesci, lasciandosi anche intenerire davanti alle lontre giocose o ai tanti pinguini grazie ai quali lo spettacolo è assicurato! Si può spaziare dalle grandissime vasche con varie specie di squali a quelle con i simpatici delfini, i dugonghi e le foche, passando per le vasche più piccole con pesci tropicali, o quelle degli stranissimi abitanti dei mari glaciali, ma ci sono anche anfibi, rettili e numerose specie vegetali. Io rimango sempre affascinato dalla vasca dal pesce pagliaccio, per intenderci il protagonista del celebre film di animazione "Alla ricerca di Nemo". Davanti alle macchine fotografiche i pinguini e le fratercule artiche, meglio conosciute come Pulcinella di mare, fanno a gara per farsi fotografare mentre tantissime piccole rane dai colori vivaci saltano allegramente nella loro vasca facendosi immortalare da uno scatto fotografico.
Uscendo dall'Oceanario posso francamente affermare che mi ha entusiasmato e anche Matteo sembra aver apprezzato. Passeggiamo lungo il Tejo, proprio sotto i cavi che reggono la telecabinovia da cui si può avere una panoramica sul Parque das nações dall'alto, ma il tempo non è luminoso e stare chiuso su una teleferica con il vento che ci sbatte contro e con i vetri bagnati dalla fine pioggerella non ci darebbe modo di apprezzare pienamente il paesaggio.
Qui tutto è futuristico, dalla silhouette di tutti i palazzi che creano uno skyline seghettato e luccicante sotto la luce rossa del tramonto fino al ponte Vasco da Gama che attraversa tutto il golfo come una lunghissima passerella che si perde alla vista umana.
Lo raggiungiamo dopo una lunga camminata, immersi in splendidi giardini, impreziositi dai bei giochi d'acqua e dai fiori con colori che sembrano fare contrasto con il colore della giornata. Il ponte Vasco da Gama è lungo 17 km e 185 metri, largo 30 metri e per la sua realizzazione gli ingegneri hanno dovuto tener conto della curvatura della Terra per assicurargli stabilità. Le fondamenta raggiungono gli 85 metri sotto il livello del mare e sono state concepite per sopportare un terremoto 4 volte maggiore di quello del 1755. Il ponte può sopportare venti forti fino a 250 Km/h ed è un ardito esempio di architettura avveniristica che ci affascina con il suo candore bianco che si staglia tra un cielo grigio e un fiume dalle acque verde scuro.
Dopo una passeggiata sul lungofiume torniamo verso la stazione dove l'aria fredda e l'orologio ci consigliano di entrare in un ristorante che a prima vista ci sembra assai frequentato dai lisbonesi. Ordiniamo una abbuffata di pesce e del vino bianco che un cameriere gentile ci serve dopo averci fatto scegliere il pesce direttamente dall'esposizione del pescato fresco. Dopo pranzo rientriamo verso il centro della città ma non prima di aver fatto una visita al centro commerciale Vasco da Gama.



Fine XIV parte.