Blog di Dante Paolo Ferraris

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Luci ed ombre a Torino (XIII parte)

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Zacharias SmithMi sono lasciato alle spalle piazza Carlina, subito dopo la piccola lapide posta sulla facciata della caserma Bergia che ricorda il partigiano 21enne Mura Gianfranco, nato a Cornaredo (MI), sappista nella 2a brigata organizzata dalla Democrazia cristiana, morto per gli ideali di Libertà il 25 aprile del 1945. Con la coda dell'occhio a sinistra scorgo la facciata della bellissima chiesa di Santa Pelagia, in fondo a via Santa Croce dove si apre su via San Massimo. Questa chiesa è stata eretta tra il 1769 e 1772, sopra le rovine di una chiesa più antica, per volontà delle monache agostiniane, su disegno dell'architetto torinese Filippo Nicolis di Robilant (1723-1783). La chiesa fu consacrata il 21 settembre 1772 ma nel 1800 le autorità francesi soppressero l'ordine monastico affittandone i locali alla Regia Opera della Mendicità Istruita (ora Opera Munifica Istruzione) per adibirli a sede della "scuola di carità" per i poveri. Spesso ospita serate musicali con i Musici di Santa Pelagia, la cui "mission" è la riscoperta di composizioni e di autori del XVI, XVII e XVIII secolo per poi riproporli in chiave filologica secondo la prassi esecutiva dell'epoca. Ho avuto modo di conoscere la Presidente, una splendida donna, purtroppo mancata prematuramente.
La strada è molto trafficata, e il marciapiede, benché ampio, è affollato di persone che attendono l'autobus. Riesco a farmi largo mentre una mandria, termine eufemistico, cerca di salire sugli autobus sopraggiunti, assalendo i mezzi senza guardarsi a destra ne a sinistra, quasi seguisse il mandriano. Diluita la folla mi compare davanti all'improvviso Zacharias Smith, anch'esso meravigliato di incontrarmi, che mi sfodera un enorme sorriso e un caloroso abbraccio. Lo trovo in forma, sono anni che non ci vediamo e non mi pare cambiato molto. Il suo viso grande ed allungato, con carnagione scura, fa da contraltare ai suoi due occhi profondi e scuri con sopracciglia fini e curate. Ha un naso grande a patata e due orecchie ampie, che sembrano a sventola perché porta i capelli rasati quasi a zero, forse per nascondere l'alopecia e il pelo brizzolato, nonostante la sua giovane età. Porta come sempre una barbetta alla moda, molto corta e curata, con un pizzetto e due baffoni scuri che incorniciano due spesse rosee labbra.
Parliamo del tempo passato insieme nella nostra Hogward torinese. Il suo caratter riservato e talvolta scontroso ed arrogante, lo fa apparire minaccioso. Siamo proprio in piedi vicino al civico 14 di via Accademia Albertina dove c'è una lapide che ricorda il sacrificio del ventitreenne Livio Pittau, nato a Fluminimaggiore (CA), partigiano appartenente alle formazioni Giustizia e Libertà. Qui fu fermato e perquisito da militi della Brigata nera ma riuscì a divincolarsi e nel tentativo di fuggire, venne colpito da una pallottola sparata dai militi proprio davanti all'ospedale del Sovrano Militare Ordine di Malta. Il personale sanitario lo soccorse immediatamente, salvandolo anche dalla certa fucilazione, visto che era armato. Il Direttore dell'Ospedale si rifiutò di consegnare ai fascisti il giovane, viste le gravi condizioni che infatti lo portarono alla morte due settimane dopo. Livio era iscritto all'università e gli fu conferita la Laurea ad Honorem in economia e Commercio alla memoria. Un eroe d'altri tempi, per nulla simile a Zacharias Smith, sia della Hogwarts torinese che quella della J.K. Rowling, che scappano durante le battaglie. Zacharias Smith torinese è un tipo riservato, al quale riesci a strappare solo poche parole, non lega molto con i colleghi, direi quasi ipocondriaco, frequentatore assiduo di palestra, emulo dei fisici dei tronisti di Maria De Filippi. Dopo i convenevoli di rito, saluto e mi allontano da Zacharias Smith, che ora non abita più a Torino, ma che con la città ha mantenuto stretti legami.
Lo vedo allontanarsi velocemente verso piazza Carlina, ogni tanto si volta a guardare indietro come se avesse timore che qualcuno lo segua o che qualche mangiamorte ci avesse visto insieme. Alzo gli occhi verso la scritta dell'istituto l'Istituto Alfieri Carrù, speranzoso di trovare una targa che ricordi l'importanza di questo edificio, ma invece pare dimenticato.
Infatti in questo palazzo, nel pieno della guerra, dopo che nel mese di maggio del 1944 il Gran Maestro del S.M.O.M. aveva affidato al Delegato Gran Priorale di Torino pieni poteri per tutta l'Alta Italia come unico rappresentante dell'Associazione Italiana dei Cavalieri di Malta, veniva istituito un ospedale con 100 letti, dove appunto fu ricoverato e vi perì il partigiano Livio Pittau. Un altro Ospedale dell'Ordine di Malta in Torino con 50 letti trovò istituzione presso la Clinica Sanatrix, in Viale Thovez all'angolo con Via Giovanni Lanza. Inoltre furono aperti quattro posti di "Pronto Soccorso" in diverse zone decentrate della città, compreso uno presso gli stabilimenti FIAT.
Mi soffermo all'angolo tra via Accademia Albertina e via Giolitti, nel punto in cui si forma piazza Aldo Fusi, dove si trovava l'antichissima seicentesca isola del Crocifisso, vi sorgeva il Politecnico, raso poi al suolo con i bombardamenti del 1943. Nel dopoguerra si fecero diversi progetti di edificazione in questa area centrale di Torino, compreso quello realizzare un grande albergo su disegno del celebre architetto finlandese Alvar Aalto e di Leonardo Mosso. Successivamente fu realizzato un ampio parcheggio sotterraneo, mentre l'area esterna fu sistemata come una grande piazza con molta pietra e poco verde, creando molte discussione tra i torinesi che si costituirono anche in associazioni civiche per il recupero dell'area.
Su questa piazza si erge anche il palazzo degli Affari, che ospita la Camera di Commercio di Torino, realizzato nel 1964-1975, notevole esempio di architettura moderna ma uno schiaffo alla Torino barocca.
Anche il palazzo della Borsa Valori, oggi Centro Congressi "Torino incontra", è un'altra opera di architettura moderna realizzata nel 1956 su progetto di Gabetti/Isola/Raineri. Entrambi gli edifici, come la piazza, sono opere d'arte moderna ma che non apprezzo per il contesto in cui sono stati collocati.
Mi avvio, camminando sul marciapiede di via Giolitti verso piazza Maria Teresa, costeggiando l'ospedale San Giovanni Battista, che Amedeo di Castellamonte iniziò nel 1680 ma che dovette lasciare incompiuto alla propria morte. La costruzione, conclusa da Gian Francesco Baroncelli, ebbe numerosi ampliamenti tra cui il più famoso risultò l'intervento del Vittone che nel 1757 vi aggiunse il Teatro Anatomico, consigliato a Carlo Emanuele III dal celebre chirurgo torinese Bertrandi.
Questo antico ospedale, il cui vero nome è Ospedale Maggiore di San Giovanni e della Città di Torino, costruito in cupo mattone con un disegno dai tratti severi come voluti da Amedeo di Castellamonte è oggi sede del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e contiene le collezioni di storia naturale dell'Università di Torino. L'immenso edificio comprende un intero isolato, racchiuso tra le vie Accademia Albertina, via San Massimo, via Cavour e via Giolitti. Solo una piccola parte dell'isola è ancora adibita a struttura ospedaliera. La via anticamente era denominata «dell'Ospedale», con l'ultimo tratto detto «del Fiume», ed un tempo era piena di Istituti scolastici come l'Istituto femminile Aporti-Boncompagni al n°16, il S. Giuseppe al n°29, il Rosmini, delle Rosine e l'Istituto Minerva.
Di fronte all'antico stabile si erge un enorme edificio, già sede della caserma Podgora (già monastero di Santa Croce), ora dipartimento dell'Università degli Studi di Torino ed in parte in uso alla Direzione Autocentro Polizia di Stato Piemonte-Valle d'Aosta. L'edificio ebbe una storia travagliata, vide le proprie strutture ospitare dapprima il monastero di Santa Croce, quindi l'Ospedale Militare e, nel XX secolo, la Caserma Podgora.
L'edificio, che accolse nel 1685 il monastero delle canonichesse lateranensi di Santa Croce, è attribuito ad Amedeo di Castellamonte, mentre la chiesa conventuale si suppone possa essere opera di Filippo Juvarra del 1718. Soppresso l'ordine religioso in epoca napoleonica, il convento fu trasformato in un ospedale militare.
I progetti di ampliamento e adeguamento all'uso ospedaliero dell'ex convento sono del 1861. I lavori furono completati negli anni successivi, ma la struttura restò in funzione per poco. Infatti, nel 1904 fu ceduta al Comune, che si orientò per l'abbattimento del complesso, ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale portò alla sua requisizione per usi militari. Alla fine del conflitto fu ceduto all'Arma dei Carabinieri che vi stabilì la sua Caserma intitolata alla località, Podgora, dove ebbe luogo uno degli eventi più tragici ed epici della prima guerra mondiale sul fronte italiano. La battaglia del Podgora si svolse il 19 luglio 1915 alla quota 240 del "monte Podgora", ovvero il toponimo sloveno della località Piedimonte del Calvario, ora nel comune di Gorizia, e che ebbe come protagonisti i Carabinieri Reali. Occupato dopo il 1944 da alcuni reparti delle Brigate Nere fasciste, lo stabile fu poi utilizzato come autofficina militare sino agli anni Novanta del secolo scorso.
Mi sovviene l'incontro con Zacharias Smith, il cui arrivo nella Hogwarts torinese fu successivo al mio. La sua storia è tortuosa come difficile è il suo carattere. Un comune conoscente favorì Zacharias Smith che prima di diventare mio collaboratore fu per lungo tempo impiegato a Azkaban. In seguito sostituì un "servitore del male oscuro" che avevo scoperto essersi infiltrato da tempo tra gli assistenti. Non ho mai compreso realmente cosa lo portò a far parte della mia Hogwarts torinese, lo suppongo ma non posso esserne certo, rimane un mistero, forse è un Animagus. Zacharias Smith è misterioso come lo è tutta Torino e la mia Hogwarts in particolare.



Fine XIII parte.