Blog di Dante Paolo Ferraris

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A Lisbona con Pessoa (XVI parte)

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LisbonaLa cupola bianca come la porcellana della Basilica da Estrela, ufficialmente denominata basilica do Coração de Jesus, si vede da lontano e la si scorge chiaramente tra le fronde degli alberi del Jardim da Estrela. Fu completata nel 1790 per volere della regina Maria I (sepolta nella basilica) in segno di riconoscenza per aver avuto un figlio maschio.
La chiesa sfoggia esternamente forme neoclassiche ma purtroppo, vista ormai l'ora tarda non riusciamo a visitare la parte interna che dovrebbe essere barocca. Mi affido allora alla descrizione della nostra guida ed infatti Pessoa così la descrive: "Proprio davanti all'ingresso principale del parco si eleva la basilica da Estrela, un tempio maestoso costruito per volere della regina Maria I e dedicato al culto del Sacro cuore di Gesù. Fu costruita tra il 1779 e il 1790 sotto le direttive degli architetti Mateus Vicente e Reinaldo Manuel. La Basilica dell'Estrela - la cui facciata, con le sue figure nelle nicchie e le grandi statue, è molto bella - ha due torri campanarie di pregevole fattura con grandi orologi. Sul tetto della chiesa c'è una grande terrazza da cui si può godere un ampia veduta della città. Tuttavia la veduta veramente eccezionale non è questa, ma quella di cui si gode dalla sommità della cupola, che si erge dal fondo della terrazza e che si raggiunge salendo una scala di 212 gradini in pietra ...
L'interno della chiesa merita anch'esso una visita. Vi si trovano sculture di Machado de Castro e dipinti di Pompeo Batoni raffiguranti la principessa Maria Benedicta, sorella della regina che fondò la basilica, e la principessa Mariana. Accoglie anche la tomba della stessa regina Maria e una 'mummia' infantile proveniente dalle catacombe di Roma, dono di papa Pio VI"
. Scendiamo lentamente, lungo lo stretto marciapiede di Calçada da Estrela fino a raggiungere un grande edificio bianco, ornato da una facciata arricchita da tante colonne doriche e magnifiche sculture neoclassiche. È l'aspetto del Pálacio de São Bento da Saúde, ex monastero benedettino, sede dal 1833 dell'Assembleia da República, il Parlamento portoghese. L'edificio originale fu bruciato da un incendio nel 1895 e ricostruito interamente. Il monastero del XVI secolo fu in passato anche adibito a prigione per il poeta Bocage dal 1756 al 1805 e anche Pessoa lo descrive così: "alla cui sommità si trova il Palazzo del Parlamento della Repubblica; un tempo era il convento di São Bento da Saúde, e l'adattamento all'uso attuale, che ha richiesto grandi modifiche, è opera dell'architetto Ventura Terra. La camera dei deputati, decorata dallo scultore Teixeira Lopes, è un vasto anfiteatro con una cupola metallica, ricco di luce e con una buona acustica. Il Senato, anch'esso un anfiteatro, è più piccolo, ma nell'insieme ugualmente armonioso. La sala dei Passi Perduti possiede decorazioni di Columbano, Ceia e João Vaz". Lo circonda una grande cancellata, sulla quale sono ancora legati alcuni striscioni, residui di qualche sciopero o manifestazione popolare, ed un ampio giardino accompagna la lunga scalinata per accedere al colonnato dal quale si entra in Parlamento. Sfruttiamo gli ultimi minuti del tenue sole che si sta coprendo di nuvoloni carichi di pioggia per scattare alcune foto. Scendiamo lentamente verso Praça Luis de Camões nel momento in cui il tempo si fa sempre più cupo, facendoci rinunciare all'intenzione di fare shopping al Chiado. Sono molti gli stilisti emergenti che mettono in vendita le loro creazioni, spesso pezzi unici, nei negozi del centro cittadino. Esposti in piccole vetrine, spesso si trovano capi di abbigliamento irriverenti, dai modelli con disegni stravaganti a guanti in stile vintage. Ci ripariamo di portone in portone, cercando di evitare gli schizzi d'acqua che le auto correndo per la strada selciata rovesciano addosso ai passanti. Il tempo si è incupito e da sotto il portone di una chiesa guardo il cielo e mi sovviene quanto Pessoa con il suo eteronimo Bernardo Soares scrive sul libro dell'Inquietudine: "Nuvole rade e alte, cirri, posavano sul nulla, in un grigio che si disfaceva in falso bianco, l'atmosfera aveva la minaccia di un cielo vigliacco, come quella di un temporale non udibile, fatto soltanto di aria. C'era una stasi perfino nel volo dei gabbiani; sembravano cose più leggere dell'aria, abbandonate da qualcuno". Entriamo in una piccola e polverosa libreria con gli scaffali ricolmi di libri impolverati. Libri nuovi sono mischiati con libri vecchi, libri di lucide fotografie e vecchie cartoline di Lisbona. Il libraio ci accoglie con un sorriso e curiosando tra i titoli sugli scaffali trovo una vecchia edizione del 1955 di poesie inedite di Fernando Pessoa. Non posso non aprirlo, quasi con venerazione. Lo acquisto e comincio a sfogliarlo in attesa che smetta di piovere. Sempre dal libro dell'inquietudine: "Da quando le ultime gocce della pioggia hanno preso a rallentare sull'obliquità dei tetti e l'azzurro del cielo ha cominciato a specchiarsi lentamente sul centro lastricato della strada, il rumore dei veicoli ha preso un altro canto, più alto e allegro, e si sono sentite le finestre che si spalancavano contro la fine della dimenticanza del sole". Percorriamo la strada bagnata fino a giungere Praça Luis de Camões dove ci soffermiamo a guardare i viandanti in largo do Chiado. La città di Lisbona ha mille sfaccettature, le persone più anziane amano ancora crogiolarsi profondamente nella saudade, mentre i giovani lisboetas, spesso colti, creativi e conoscitori delle nuove tecnologie, stanchi di essere poco considerati dal resto dell'Europa, stanno costruendosi un modo di essere elegante, discreto ma deciso per imporsi in una società che ormai corre troppo veloce anche sulle rive del Tejo.
Ripercorriamo le vie della Baixa e come scrisse Soares con le parole di Pessoa provo a descrivere questi attimi: "Amo, negli interminabili crepuscoli estivi, la calma della città bassa, sopratutto quella calma che per contrasto si accentua nella zona che il giorno si immerge in una maggior confusione. Rua do Arsenal, Rua da Alfândega, il prolungamento delle vie malinconiche che si spargono verso levante dopo la Rua da Alfândega, la linea tratteggiata dei moli immoti: tutto ciò mi conforta tristemente se mi tuffo, in quei pomeriggi, nella solitudine del suo insieme". Al calare delle tenebre, a Lisbona, è la serenità a farla da padrone, ma con il passare delle ore il ritmo della sera si fa via via più sincopato.
Le strade sembrano non voler dormire. I ristoranti, le birrerie, i bar, le terrazze si riempiono di turisti e giovani lisboetas pronti a festeggiare. Le luci fioche dei locali rimbalzano sul porfido bagnato delle strade creando un atmosfera suggestiva che rende Lisbona un gioiello affascinante e prezioso.



Fine XVI parte.