Eccomi a Milano per l'ennesima volta. In questa torrida estate, la città si sveglia presto la mattina, ma il periodo nel quale preferirei vivere qui è l'inverno, per via della nebbia e degli odori tipici dei caffè nei bar, frequentati dagli impiegati dal lungo cappotto. Anche stamane gli spazzini sono già all'opera da tempo, le strade già percorse da auto di coloro che si recano sul posto di lavoro anche se non ancora affollate. I tratti sono simili a quelli di tante altre città italiane, tuttavia assumono colori e profumi diversi, lontani da quelli della mia città. In autunno e primavera la pioggia talvolta sembra dare ad alcuni dei suoi edifici un aspetto severo e imponente.
E se Milano nelle stagioni più fredde sembra avere un aria malinconica soprattutto nell'area dei Navigli, è proprio in inverno che mi piace osservare la nebbia che avvolge le vecchie abitazioni di ringhiera con i cortili attualmente popolati da atelier di artisti e stilisti.
Se siete anche Voi stranieri a Milano, non correte a guardarvi intorno, staccatevi dal caos della zona turistica e dei centri commerciali, alzate la testa e soffermatevi a guardare i decori delle case, buttate gli occhi dentro gli androni dei palazzi del centro, percorrete più volte la strada che porta dal Duomo alla Scala. Fermatevi un attimo a guardare le colonne di S. Lorenzo, percorrete i Navigli quasi deserti la mattina e tornateci nel caos della sera.
Milano è veramente la città più popolata d'Italia, le sue vie sono piene di vita frenetica, di venditori di "carabattole" che ti fermano davanti ai negozi di Alta moda. Sfatiamo il mito secondo cui Milano non sarebbe interessante dal punto di vista turistico. Non è Firenze, non è Roma, non è Venezia ma per questo è vero il contrario: Milano è una città in cui l'avvicendarsi di molteplici culture ha permesso che si siano stratificate e affiancate le une alle altre.
Siamo abituati a vedere Milano come una città sempre indaffarata, costantemente attiva nel suo proporsi alla vita da dove emergono nuovi modi di essere, generi musicali e artistici.
Piazza del Duomo è il centro del ganglio vitale della città, da dove tutto parte sia per i milanesi che per i turisti; per questo non si può fare a meno di non passarci perché è il punto d'incontro adatto sia per un semplice caffè che per occasioni importanti.
Questa metropoli ha egregiamente rappresentato il nostro paese nel mondo, diventando la città delle opportunità, la capitale italiana dell'economia e della finanza, ma soprattutto regno della Moda ( quella con la M maiuscola) e del design italiano.
Proprio lungo una delle vie dello struscio milanese, una via moderna nel centro storico di Milano, ampia, spaziosa, con gallerie e vetrine luminose ed attraenti, trovo il primo punto di osservazione.
Nonostante il caldo torrido che oggi attanaglia la città, trovo radunate in un importante locale tante ragazzine, per la maggioranza adolescenti, riunite nell'ora del tè per sorseggiare la gustosa bevanda fredda di una nota casa produttrice piemontese.
Mi soffermo e mi siedo ad un tavolo poco distante per osservare questo strano gruppo di sei ragazze, abbigliate in modo alquanto retro, che con il mignolo all'insù gustano il loro tè freddo. A poca distanza, un gruppo di Signore parlotta tra di loro e ogni tanto lancia uno sguardo a queste giovani fanciulle, quasi a controllarle e contemporaneamente a compiacersi di tale figliolanza.
Non comprendo molto i discorsi di questa bella gioventù, di certo sento che parlano di moda, di scuola e di musica, in proposito Justin Bieber pare essere il cantante più richiamato.
E' il mio primo incontro con le Lolite; sono ragazzine, perlopiù adolescenti, che vestono con ampi vestiti, stile vittoriano, molto elaborati e ricamati con pizzi, nastri e merletti.
Purtroppo il termine Lolita evoca anche l'idea di adolescenti che provocano e suscitano desideri sessuali anche in uomini maturi, ma le Lolite di oggi sono molto più da paese delle bambole e delle favole di Hansel e Gretel.
Contrariamente all'accezione di tipo sessuale che noi occidentali diamo al termine "Lolita" i giapponesi non si riferiscono a qualcosa di malizioso o erotico.
Noi siamo abituati a pensare alla Lolita di Vladimir Vladimirovic Nabokov; romanzo pubblicato inizialmente a Parigi nel 1955 e che suscitò scandalo per i contenuti scabrosi che vertevano su un rapporto pedofilo e incestuoso. Inserendo così nell'immaginario collettivo il termine "Lolita", ad indicare una giovanissima sessualmente precoce o comunque attraente.
Favorita anche dalla trasposizione cinematografica di Stanley Kubrick del 1962e dell'omonimo film diretto da Adrian Lyne nel 1997, remake del primo e sempre tratto dal romanzo di Vladimir Vladimirovic Nabokov.
Questo incontro mi porta inevitabilmente ad una maggiore conoscenza di questa nuova generazione tutta al femminile per evitare anche questo stereotipo.
Qualcuno definisce il lolitismo una sottocultura nata alla fine degli anni Novanta tra le adolescenti giapponesi, proprio per contrapporsi alla continua esposizione del corpo femminile nella società e soprattutto sui media e sulla carta patinata. Questa trova il suo palcoscenico nel quartiere di Harajuku a Tokyo.
L'ispirazione viene ad alcune giovani adolescenti fans di stili musicali giapponesi come: "visual kei", ovvero visual rock, band che nelle loro performer praticano travestimenti cross-gender.
Sono a questi uomini in abiti femminili vittoriani a cui le Lolite si ispirano, il guru riconosciuto è il chitarrista dei Malice Mizer (oggi Moi Dix Mois). Mana è un chitarrista, musicista, stilista, modello e fondatore del gruppo musicale gothic metal con forti influenze symphonic metal e proprietario della Moi-Meme-Moitié, un importante casa di moda giapponese. La band nasce il 19 marzo 2002 (compleanno di Mana) a Tokyo ed è tuttora in attività. Come stilista Malice Mizer ha un'importanza centrale nella moda Lolita ed ha coniato la definizione "Gothic lolita". Su YouTube questo particolare gruppo musicale è tra i più guardati. Un importante tour in Europa fu fatto nel 2007 e fece tappa proprio a Milano all'Alcatraz.
Com'è difficile pensare che queste giovani fanciulle facciano riferimento ad uno stile di moda esasperato come quello "Gothic", tipico di questo gruppo musicale, che si presenta in una formazione di personaggi eleganti, androgini, altezzosi, manifestando i canoni di bellezza secondo la cultura tipica giapponese. L'egocentrismo del personaggio è fatta risaltare anche dal nome del gruppo: un termine coniato da Mana, Moi: me (che è Mana) e "Dix Mois" cioè "dieci mesi" in francese. In altre parole dix mois è il periodo di sviluppo fetale umano come un embrione nel grembo materno, secondo il calendario giapponese. Inoltre, il numero 10 è stato attribuito ad una particolare connotazione di Mana; una combinazione di "1" rappresenta l'inizio e "0" implica eternità e infinito.
Su quest'onda sono stati sviluppati diversi manga, ma anche giochi come Il gioco di Otome "gioco fanciulla" un videogioco rivolto al mercato femminile delle lolite, dove l'obbiettivo principale, è quello di sviluppare una relazione romantica tra il carattere della giocatrice femminile e quello di uno dei tanti maschi.
In Italia, soprattutto a Milano, arriva la moda del lolitismo da Parigi, grazie soprattutto alla catena dell'alta moda, più che per il richiamo musicale. Infatti, Justin Bieber non ha musicalmente nulla in comune con i Moi Dix Mois, sia per i testi delle canzoni che per il tipo di musica. Grazie ai fumetti e al giro della moda ecco che trovano in queste adolescenti, novelle barbie 2.0, un modo di mettersi in mostra in modo "alternativo".
Oggi le linee di abbigliamento dedicate alle Lolite non si contano e fanno affari anche vendendo all'estero per corrispondenza.
La moda giapponese ha ormai varcato i confini approdando in Europa. Alcuni dei marchi più in voga tra le adolescenti nippo-vittoriane sono: "Angelic Pretty", "Baby, the Stars Shine Bright", "Metamorphose temps de fille". Questo è quello che mi riferisce una mamma delle Lolite milanesi, anche se nelle catene commerciali come: "Fornarina", "H&M", "Zara" e "Killah" qualcosa si trova.
Un negozio monomarca di Parigi che le Lolite nostrane invidiano alle coetanee francesi è: "Baby, the Stars Shine Bright", il negozio è in Avenue Ledru Rollin 72, luogo di ritrovi delle cugine d'oltralpe e che vende anche per corrispondenza.
Queste fanciulle sembrano ingenue, ma non lo sono del tutto. Hanno atteggiamenti infantili, propri delle bambine capricciose ma l'età è ormai adulta: risate, forti emozioni, comportamenti perniciosi e saffica intimità; è sottile il confine tra diavolette e angeli…
Un occhio al sito del negozio francese citato prima mi sembrava d'obbligo, anche se un negozio simile dovrebbe prossimamente aprirsi anche in Italia. Da quel poco che posso comprendere, sembra che Lolita non sia solo un modo di vestire, ma una filosofia di vita o quanto meno è quello che vogliono far credere. Il blog del negozio aiuta queste ragazze a tenersi in contatto e organizza per loro i "Baby impegni" come ad esempio ritrovi a sorseggiare il tè nei migliori hotel parigini con tanto di ospiti d'onore provenienti anche dal Giappone come disegnatori, manga, musicisti.
Le fanciulle milanesi si danno appuntamento in negozio per un'occhiata alle ultime novità in arrivo da Parigi o da Tokyo, trascorrono il pomeriggio insieme passeggiando per le vie della moda milanesi, pavoneggiandosi con le loro coetanee e infine vanno a fare merenda con tè e pasticcini. Solitamente il ritrovo è il sabato pomeriggio, dopo che hanno finito i compiti ma soprattutto di vestirsi e di imbellettarsi. Le ho trovate anche a Roma, piace loro ritrovarsi in piazza del Popolo, passeggiare insieme, facendosi ammirare da passanti. Poi si recano in sale da tè e cioccolaterie a gustare dei buonissimi macaons francesi o talvolta anche nelle jogurterie.
L'obbiettivo principale di una Lolita è essere considerata, guardata, ammirata e sentirsi "carina". Per loro significa somigliare a una bambola di porcellana vittoriana o rococò come quelle che piace tenere in camera da letto alle signore.
L'abbigliamento di queste adolescenti ha rigidi codici: camicette increspate color pastello in trine con fiocchi, gale, balze, maniche a sbuffo e spesso con gilet attillati chiari ma molto elaborati. Anche la gonna deve essere obbligatoriamente a ventaglio, lunga fino al ginocchio con crinolina, sottogonna che dia molto volume e vistose rifiniture in merletto. Per finire calzettoni sopra il ginocchio con decorazioni colorate, scarpe e stivali con i tacchi alti ma mai a spillo. Non ci sono altre regole particolari nello stile Lolita perché è sempre in evoluzione e lascia libera la fantasia di chi lo indossa.
L'importante è non scoprirsi troppo (anche quando la stagione lo suggerisce), la lunghezza delle gonne varia dal livello della caviglia ad appena sopra il ginocchio ne sono escluse le "erotic lolita".
E ancora: grembiulini alla "Alice nel Paese delle Meraviglie", cerchietti color pastello con ampi fiocchi, zainetti, per le casual a forma di animaletto, e sono molto in voga per le "sweet", le "shiro" e le "kuro" lolita gli ombrellini di pizzo e tutto ciò che suggerisca dolcezza. I capelli sono spesso acconciati in boccoli o codini, ma in ogni caso sempre ben curati.
Ma provo ora a fare un beve viaggio all'interno del mondo delle mode giapponesi che tanto hanno conquistato molte delle nostre fanciulle!
Comincerei dalle fanciulle presenti in questo locale milanese; il lolita fashion raccoglie diversi sottogeneri ed alcuni di questi esempi sono sotto i miei occhi: lo "sweet lolita" trae i suoi riferimenti da "Alice nel Paese delle meraviglie" e direi che sono d'ispirazione anche l'epoca rococò che quella edwardiana. Vuole offrire allo sguardo del passante l'idea di innocenza e purezza. lo sguardo è dolce e curato, gli atteggiamenti tutti tesi a farsi ammirare. Gli abiti e gli accessori sono obbligatoriamente color pastello. Le decorazioni sugli abitini raffigurano animali (conigli, gattini) ma sono anche dolci, frutta o tanti fiocchi, ma comunque sempre temi infantili; gli elementi principali che non devono mai mancare sono i nastri. La fanciulla seduta al tavolo, così vestita, tiene il mignolo della mano destra alzato ben in mostra, mentre si accinge a bere il suo tè. Il make up è formato da colori tenui (come il rosa chiaro, pesca, albicocca o color perla). Non sono pochi gli accessori che porta con se: cappellino di paglia con fiocchi, coroncina, anelli e orecchini a forma di animaletti. La borsa posata a terra, ha la forma di fragola con diversi animaletti in peluches agganciati. Le scarpe che vedo poco, sono molto basse e di colore tenue, addobbate con i fiocchetti. Assomigliano lontanamente a delle ballerine. Su questo stile di moda è stato realizzato anche il film "kamikaze girl" (Shimotsuma Monogatari, regia di Tetsuya Nakashima), divenuto subito un cult.
La ragazza seduta di fronte ha uno sguardo più severo e un trucco leggero ma scuro, tanto da apparire pesante posto di fianco alla "sweet lolita", è una "Gothic lolita", o Gothloli. Veste scuro soprattutto nero con vistosi inserti bianchi, porta un rossetto rosso fuoco che appare pesante su una carnagione così pallida, dovuta anche all'uso del fondotinta molto chiaro, quasi bianco. La borsa che tiene agganciata allo schienale della sedia è uno zainetto-orsetto nero in PVC. A questo stile di moda si sono ispirati anche molti manga come "Paradise Kiss" di Ai Yazawa e "Princess Ai". Su internet ho trovato che la casa di moda maggiormente in voga per le gothic lolita è "Alice and the pirates". Di questo particolare modo di vestire in realtà esistono altre due sottocategorie: "l'Elegant gothic lolita" (EGL) e "l'Elegant gothic aristocrat" (EGA). Entrambe ispirate direttamente da Mana ex della band Malice Mizer, il quale ha fondato un proprio brand (Moi-meme-Moitié).
Tra gli altri stili lolita, ai tavoli di queste fanciulle, vi sono anche le Classic Lolita; un genere a metà tra i precedenti, infatti questo stile prevede un maggior rigore nelle linee e nei colori. E' il più sobrio tra tutti gli stili Lolita. L'abbigliamento è in stile impero, i colori sono decisamente neutri a volte vengono impiegati motivi floreali (senza mai eccedere), le scarpe basse e pochi ed essenziali gli accessori, anche il make up è quasi inesistente. I brand delle Classic Lolita più utilizzati e diffusi sono: "Innocent World", "Victorian Maiden", "Mary Magdalene", "Triple Fortune" e "Juliette et Justine".
Una coppia di ragazzine veste Shiro e Kuro Lolita, un look che si basa sui colori bianco ("Shiro") e nero ("Kuro"), che viaggiano accoppiate per accentuare le diversità, con abbigliamento vistoso quasi funereo, per la Kuro Lolita. Non sono due ragazze proprio filiformi, madre natura ha premiato i loro corpi.
Gli occhi, profondi e neri, con sopracciglia finte e vistose, un leggero tratto di rossetto e un sorriso smagliante, quasi divertito, le rende particolarmente carine.
Alta, snella, un fare maschio come lo è il suo abbigliamento, è quello di un'alta ragazza che veste Oji Lolita conosciuto anche come Kodona. E' seduta di schiena, non ho modo di vederla se non quando si alza per uscire con le sue compagne. Gli abiti si rifanno a quelli maschili dell'epoca vittoriana, tanto che a passeggio se accompagnata da un'altra Lolita puoi scambiarle per una coppia.
Questo gruppetto di fanciulle si allontana dal locale, ombrellini bianchi o neri di pizzo aperti iniziano la loro passeggiata per Milano, facendo sì che il loro modo di camminare e di porsi sia talmente vistosa che obbliga i ragazzi, a voltarsi. Ovviamente le madri quasi mie coetanee, si fermano a pagare il conto, guardano le figlie allontanarsi, dopo aver fatto tutte le raccomandazioni che (in ogni tempo) la madre fa ai propri figli. Le Lolite milanesi come quelle giapponesi e francesi amano fare passeggiate con orgogliose mamma al seguito, un portamento diverso invece l'ho notato nelle loro passeggiate romane, mai accompagnate dai genitori.
Nell'allontanarmi, dalla parte opposta dove sono andate a passeggio le Lolite, non posso che continuare, per un breve tempo, a pensare a come le bambine insieme ai genitori rimangono incantate, a bocca spalancata, davanti al gruppo: un sogno, vedere bambole viventi a grandezza naturale e come questo li porti inevitabilmente ad emularle. Occorre anche dire che talvolta vengono sbeffeggiate dalle loro coetanee e anche fatte oggetto di scherno e di scherzi dai propri compagni di classe a causa del loro atteggiamento e modo di vestire.
Vestirsi Lolita è molto costoso, non è per tutte le tasche, anche se loro ci tengono a sottolineare che non sono ragazze viziate. Ad ogni modo, dire "Stile Lolita" risulta essere limitativo perché esistono tantissime varianti di questa moda finora descritta.
Le Punk Lolita presenti soprattutto a Londra, sono una variante mondo Lolita a quello del Punk inglese.
I tessuti impiegati per i vestiti sono il tartan, stoffe strappate e serigrafate, spille, catene e graffette. Il loro make up è molto aggressivo con pettinature decisamente maschili. Le scarpe indossate sono quasi sempre anfibi. Anche qui i marchi più famosi sono: "A Lidel" e "Putumayo".
Si contrappongono a quest'ultima le Princess Lolita che si rifanno al tema delle principesse europee e delle favole con protagoniste principesse. Per questo vengono predilette le ampie gonne con rouches e coroncine da portare sulla testa. Questa sotto-tendenza è anche chiamata "Hyaru".
Oppure le Sailor Lolita, uno stile che unisce il mondo Lolita e quello delle marinarette (da non confondersi con le divise scolastiche femminili giapponesi). Ma oltre alle bambole marinarette troviamo anche le Pirate Lolita con tanto di bende da pirata e tricorno sulla testa. Ne fa scuola il brand "Alice & de Pirates".
Ma per chi non vuole veleggiare e non ama le abbordaggi navali, preferendo la campagna ecco presentate le Country Lolita. Look non facile da differenziare dal Classical. Un sistema che facilita il riconoscimento è la presenza di cappelli e cestini di paglia, per dare un tocco di sogno "Country".
Più truci e presenti solo a Londra e a Roma sono le Guru Lolita. Stile macabro che prevede l'utilizzo di sangue finto e vistose bende per un risultato a dir poco raccapricciante, tutto sembra voglia mettere in evidenza il rosso del sangue. L'idea che si vuole dare a quello di apparire come una "bambola di porcellana rotta ". Ma esiste anche il Wa Lolita: una misticanza con l'abbigliamento giapponese e il Qi Lolita, variante che impiega invece gli abiti della tradizione cinese, il Casual Lolita che vuole un abbigliamento molto comodo e personalizzato cioè "ciò che una Lolita indosserebbe tutti i giorni".
Ma per onestà dobbiamo anche affermare che per le ragazze più grandi c'è anche l'Erotic Lolita. Uno stile più adulto e meno innocente, abiti di pelle, tulle, collari, corsetti e giarrettiere tutti in pizzo, comprese le sottovesti. Le scarpe sono alte con la zeppa, tutto rigidamente nei colori nero, rosso e viola.
L'erotismo di questo tipo di Lolita non va inteso nel senso moderno e dispregiativo, ma nel senso "vittoriano" del termine, cioè permette gonne appena sopra il ginocchio e spalle scoperte. Però devo affermare che il passaggio da lingerie e corsetteria per Lolite ai ricami ad elementi fetish è breve.
Le letture preferite delle Lolite a parte i manga giapponesi con tema lolitismo sono le riviste di tendenze come: "Gothic & Lolita Bible", "Kera Magazine" e "L'Empire des dentelles". Molti sono i blog a loro dedicati e soprattutto pagine Facebook come "Fronte italiano lolite democratiche", il ceko "Priznànì Ceskych Lolitek" e tantissimi altri. Il blog "Non solo Kawaii" è tra i più seguiti come utile e moderno strumento per condividere le nuove tendenze di moda.
Milano è veramente fonte d'ispirazione, un coacervo di idee, una calamità mondiale di mode, vizi e virtù. Una città che stupisce e che mi richiama ogni volta per una nuova scoperta. Riprendo il treno verso la mia mandrogna, lascio le lolite tra i loro vezzi e torno nel mio tranquillo e meno contaminato mondo di provincia.