Mi siedo vicino al finestrino, prendo la rivista che avevo comprato poco prima dal giornalaio, la sfoglio svogliatamente, non vi è alcun articolo che sia degno di essere letto interamente, il mio interesse si rivolge alla fine a qualche gossip sui prossimi film in uscita e all'oroscopo. Leggo l'oroscopo sapendo che si avvererà esattamente il contrario di quello che vi è scritto; ultimamente la mia vita è una gimcana tra avvenimenti poco piacevoli. Le altre pagine su cui mi soffermo sono quelle delle pubblicità, talvolta più interessanti delle altre.
Chiudo la rivista sconsolato e guardo con maggiore interesse i miei compagni di viaggio, seduti qua e la nello scompartimento. Trovo giovani ragazzi, probabilmente interessati ad una giornata di mare, persone anziane intenzionate a raggiungere qualche piccolo paese dell'acquese o del savonese e qualche lavoratore che ha finito il suo turno in fabbrica. Il chiacchiericcio è intenso sopratutto su quei sedili di finta pelle, ove sono sedute alcune comari che discutono animatamente su vicende paesane. Il viaggio verso Savona appare subito interessante.
Il treno inizia la sua corsa, eufemisticamente parlando ovviamente. Mi scorrono davanti agli occhi i palazzoni della città che si affacciano sulla linea ferroviaria, i panni stesi, dai colori vivaci, sembrano tante bandiere sventolanti. Le macchine ferme ai passaggi livello sembrano impazienti di scattare in avanti, appena le sbarre si alzeranno, quasi ci fosse una gara tra la loro. I campi coltivati si alternano a piccoli boschetti, la campagna d'agosto ha molti colori, tra i vivaci colori giallo e rossi dei fiori, il verde delle foglie è il bruciato dei campi dove le coltivazione sono state raccolte. I campi arati, sembrano disegni geometrici, ricordano tantissimo i colori dei quadri degli impressionisti francesi. Mi aspetterei di trovare sotto qualche albero, qualcuno dei pittori di casa mia, come Carlo Carrà, Piero Morando, Giuseppe Pelizza, Ugo Martinotti o Angelo Morbelli.
Le piccole stazioni ferroviarie si susseguono, il treno si ferma in quasi tutte; purtroppo molte di queste, ormai chiuse da tempo, il capotreno deve anche fare i biglietti a bordo. Gran parte degli edifici sono ormai in stato di abbandono, spesso hanno porte le finestre murate, erbe infestanti hanno trovato dimora, in quelle che prima erano le aiuole che decoravano le piccole stazioni dei paesi di campagna, quando ancora la ferrovie erano considerate un patrimonio di tutti anziché una azienda che deve fare cassa. Spesso i cartelli indicanti le località sono divelti o addirittura scomparsi, quando sei fortunato sono semplicemente scoloriti.
La stazione di Acqui Terme, con le sue pensiline che sembrano ancora di fine ottocento, è la città più grande che trovo sul mio tragitto, dal finestrino la guardo con nostalgia, come se fosse una vecchia signora che cerca di nascondere gli anni e mette in mostra il meglio di se per essere ancora accattivante. La linea ferrata fino ad Acqui terme dalla stazione di Alessandria fu aperta nel 1858, di fatto, tra le più antiche d'Italia. Ormai il treno s'inerpica sugli appennini, il paesaggio si fa sempre più verde, boschi e piccoli campi coltivati si susseguono, qua è la un campanile mi indica la presenza di un centro abitato che provo ad indovinare. Le gallerie sono frequenti, il treno vi corre dentro velocemente e il rumore del suo sferragliare sui binari s'accentua, quasi rimbomba nelle mie orecchie.
La gente continua a salire e scendere, sono sopratutto persone anziane che si spostano da un paese all'altro per raggiungere il mercato o per andare trovare vecchi amici. Due anziane signore, salite alla stazione di Acqui T., che mi si sono sedute vicino, s'intrattengono in un frivolo discorso di un recente matrimonio tra persone da entrambe conosciute. L'unica lamentela che si ode, sopratutto rivolta al capotreno, non riguarda ne la vetusta delle carrozze, nemmeno l'aumento delle tariffe di viaggio o la mancanza di aria condizionata ma la scarsità di treni su questa tratta ferroviaria e la paura venga soppiantata da corse in corriera, tanto scomode per tutti.
Amo viaggiare in treno perché credo che il viaggio mi permetta di riscoprire il piacere di leggere, di socializzare, di conoscere nuovi luoghi, stimolandomi la visione e l'ascolto di ciò che mi accade intorno.
Dopo lo svincolo ferroviario di San Giuseppe di Cairo, il treno fa un ultimo strappo in salita fino ad Altare, per poi scendere verso il capoluogo ligure.
Questo piccolo Comune, di poco più di duemila abitanti, posto lungo la strada del passo del Cadibona, già forse insediamento romano è ricco di storia e curiosità. Uno dei misteri che mi sovviene mentre guardo salire e scendere dal treno pochi viandanti è quello che la lega ad una storia strana ed enigmatica. Tra fantasie, leggenda e un po' di verità; mi pare una storia molto vicina ai racconti di Dan Brown.
Tutto è raccolto e raccontato con dovizia di particolari sul libro di Giorgio Baietti, giornalista e storico, autore de «Lo specchio inverso», che vuole unire questo piccolo centro arroccato sugli appennini dell'entroterra ligure a Rennes Le Chateau e al suo abate Bérengere Saunière. Protagonista altarese è invece il parroco Giuseppe Bertolotti, entrambi i due preti sono poveri in due paesi piccoli e con poche anime da pascolare. In sommi capi, e vi rimando alla lettura del libro, correva l'anno 1885 quando arriva a Rennes il nuovo parroco, Bérenger Saunière. Durante il restauro della chiesa della Maddalena, il parroco ritrova quattro pergamene con incisi strani simboli. Il vescovo lo chiama a Parigi nel seminario di Saint Sulpice per decifrarli ed improvvisamente il parroco si ritrova con molti soldi. Saunière non lascerà più Rennes Le Chateau, farà della sua piccola chiesa un tempio, invertirà il senso di marcia del percorso della Via Crucis, metterà a reggere l'acquasantiera la statua di un demone e sulla portale d'ingresso farà incidere due frasi: "La mia casa sarà la casa delle preghiere" e "terribilis est locus iste" (questo luogo è terribile), tutto ciò e storia vera e facilmente riscontrabile. L'unione della storia di Rennes Le Chateau con Altare l'ha raccolta il Bajetti che unisce cosi la Chiesa di Sant'Eugenio, posta nella Piazza intitolata oggi a Mons. Giuseppe Bertolotti alla più nota e misteriosa vicenda d'oltralpe.
Baietti racconta che Bertolotti è un semplice prete di campagna, ma che improvvisamente comincia a spendere molti soldi verso la fine del XIX secolo, esattamente nel 1875; costruisce due asili, un palazzo di fronte alla chiesa e due splendide ville Liberty: Villa Rosa donata alla sorella Rosalia e oggi sede del Museo del Vetro e Villa Agar donata alla sorella Enrichetta, oggi casa di riposo. Inoltre crea un circolo ricreativo per la gioventù ad Acqui Terme, sede diocesana in provincia di Alessandria, acquista appartamenti a Torino e Savona, proprio qui, dona la parte di un palazzo sito in via Paleocapa, all'Istituto educativo delle Suore della Purificazione, le quali gli dedicheranno poi le scuole normali ed elementari femminili, oltre a finanziare molte altre opere. Una storia molto simile a quanto accaduto a Bérenger Saunière. Inoltre il nostro parroco di campagna viene elevato a Monsignore e rifiuta la carica di vescovo vicario di San Giovanni in Laterano (Roma),propostagli direttamente da Papa Pio X. Anche ad Altare le stazioni della Via Crucis sono disposte in senso antiorario, come nella chiesa di Rennes. La statua di San Rocco, patrono dei vetrai, non quella che trovi all'ingresso della chiesa, ma l'altra del XVIII secolo, opera di alto valore artistico in legno policromo dello scultore Mareggiani, non esposta in chiesa ma in sacrestia, riporta la ferita sulla coscia destra e non sulla sinistra come vuole la tradizione come la statua del santo della chiesa di Rennes.
Il mausoleo dove riposa mons. Bertolotti nel locale cimitero è una costruzione molto imponente. Lo stemma che Monsignor Bertolotti si scelse è un po' strano per un prete, cioè un drago con le ali, che è posto sulla tomba. Anche le croci scolpite sulla tomba hanno al proprio interno un fiore con quattro petali, una strana coincidenza con la croce posta sulla tomba di Antoine Gelis, il prete di Coustaussa, vicino a Rennes, assassinato la notte di Ognissanti del 1897, fiori che ritrovi sui quadri della Via Crucis di Rennes.
Durate i recenti restauri della parrocchiale di Altare, si dice inoltre, che sollevando il pavimento della chiesa sia stato rinvenuto uno scheletro seduto su una poltrona e rivolto ad oriente, una strana posizione, uguale però a quella di Bérenger Saunière che quando morì, non fu disteso su un letto, ma messo seduto e rivolto ad oriente.
Il mistero avvolge anche Mons. Bertolotti, secondo alcuni beninformati, perché riceveva con cadenza mensile una busta, contenente dei soldi, per lo più da Parigi e sulla busta era impresso sempre lo stemma della Duchessa di Galliera.
Ancor più strano è che il 12 dicembre 1886, riceve l'onorificenza della Croce di Commendatore dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro.
Un tale riconoscimento è riservato alle più alte personalità nazionali ed è molto strano che a un parroco di un minuto paesino, sperduto sugli appennini liguri possa essere conferito. Un altro importante riconoscimento lo riceverà l'11 aprile 1895, quando il Re d'Italia Umberto I gli conferisce, motu proprio, la croce di Grand'Ufficiale del medesimo ordine Mauriziano. Si consideri che Mons Bertolotti, è stato l'unico sacerdote al mondo a cui sia stata conferita una simile onorificenza nella sua epoca, fu anche investito della carica di cappellano d'onore di papa Leone XIII, Protonotario Apostolico e abate Mitrato titoli concessi da leone XIII e Pio X.
Se volete saperne di più leggetevi il libro, io so di certo che il treno prosegue la sua corsa, scendendo verso Savona e che l'unico legame certo che ho tra Altare e la Francia è quello storico della campagna di Napoleonica.
Il treno rallenta, le ruote di ferro stridono sui binari avvicinandosi alla stazione di Savona.
Fine I parte.