Blog di Dante Paolo Ferraris

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Dagli appennini verso il mare (II parte)

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SavonaLa stazione ferroviaria di Savona è profondamente cambiata da quando la frequentavo come militare di leva. Davvero irriconoscibile. Tutto molto moderno ma dispersivo, devi per forza far riferimento ai pannelli indicatori. Difficoltoso anche trovare un manifesto con gli orari dei treni per organizzarti il rientro.
Affronto la cittadina, dove mi sono organizzato un breve giro turistico per i principali monumenti del centro storico, una passeggiata nello "struscio savonese" e un pranzetto a base di pesce.
Non è facile comprendere da dove derivi il nome della città, pare che l'etimologia del nome "Savona" risulti molto incerta. La più accredita versione vuole che faccia riferimento al nome dalla dea celtica Souconna; un'altra ipotesi vuole addirittura che derivi proprio dal sapone. Si dice che il sapone fosse stato inventato nel II secolo d.C. dai Galli che lo utilizzavano come pomata. Invenzione successivamente rielaborata dai Liguri in un sapone duro che trovò tra Genova e Savona una fiorente produzione. Nella tradizione popolare ligure si vuole che a Savona la moglie di un pescatore abbia ottenuto in modo fortuito per la prima volta il sapone, facendo bollire assieme olio di oliva e lisciva di soda.
Il suo nome compare su un documento di Livio che cita Sauone (abl.) definendolo un oppidum nei territori dei Liguri Alpini. Nel VII secolo la città si attesta con il nome Saona.
La storia della città, la risparmio ai miei lettori e la mia visita si soffermerà su pochi particolari che hanno sempre acceso la mia curiosità e che vorrei colmare. Lasciato piazzale Aldo Moro, percorro via Don Minzoni, lancio uno sguardo veloce al monumento posto in piazza Martiri della Libertà dove troneggia un moderno, grande e bel monumento in mezzo a dei bei verdi giardini. Il monumento è dedicato ai caduti della Resistenza ed è stato realizzato dallo scultore Agenore Fabbri. È un monumento metallico che raffigura un giovane uomo nudo, armato della sua sola forza fisica che rompe le sbarre e si apre la strada verso la libertà. Via Don Minzoni sembra la via preferita dagli studi dentistici. Credo che qui intorno abbia il suo laboratorio un "marinaio" che ho frequentato qualche tempo fa, con cui condividevo alcune attività filantropiche.
Superato il ponte sul Letimbro, tormentoso torrente che nasce nel Comune di Altare e che tanti danni ha fatto durante le sue esondazioni, come quella del 1992, apprezzo il lavoro fatto dal Comune di Savona, servizio protezione civile, che ha installato sul ponte dei grandi cartelli con la mappe della città, l'indicazione delle zone a rischio alluvione e le norme di comportamento da attuare, cosa che mi piacerebbe fosse fatta anche nelle città della mia provincia. Mi ritrovo di fronte al bianco e moderno Palazzo della Provincia di Savona. Ebbi modo anni or sono di visitarlo parzialmente in occasione di alcune lezioni che tenni a funzionari di un importante servizio.
Raggiungo Piazza Saffi, dove l'orribile Palazzo della Prefettura domina con la sua ombra dei bei giardinetti centrali, per prendere corso Italia, un fuggevole sguardo verso via dei mille, dove proprio all'incrocio c'è il bellissimo oratorio di San Pietro e santa Caterina che ospita l'omonima confraternita dal 1882. Nell'attuale edificio, un tempo c'era la chiesa della SS. Concezione, facente parte di un complesso conventuale ora scomparso. La congregazione ora presente fu ripetutamente trasferita in diversi edifici religiosi, a seguito delle numerose demolizioni per le modifiche urbanistiche subite dalla città.
Una breve sosta in piazza Diaz, per ammirare il Teatro Chiabrera, principale teatro cittadino intitolato al poeta e drammaturgo Gabriello Chiabrera, inaugurato a metà del XIX secolo. Raggiungo via Paleocopa, la via principale ottocentesca di Savona, con i suoi bei e lunghi portici che la fiancheggiano, la via è dedicata dal 1862 a Pietro Paleocapa, ingegnere e ministro sabaudo che si batté per far arrivare la ferrovia a Savona. Anticamente un tratto della strada era denominata Vico del Mulino per l'ovvia presenza di un mulino.
Entro silenziosamente nella chiesa di San Giovanni Battista in San Domenico; questa sorge nel centro storico di Savona, la cui facciata barocca è suddivisa da leggere lesene, decorata con stucchi e fregi bianchi che fanno da contrasto al colore giallo paglierino e verde della facciata. Il suo interno è diviso in tre navate, con una grande cupola centrale a forma ottagonale e due cupole più piccole sulle cappelle poste in testa alle navate laterali. L'interno è riccamente decorato e presenta numerose opere artistiche. Mi soffermo ad ammirare e vi invito a visitarla. Subito di fronte, vicino ad una piantina in rilievo in bronzo che permette una vista complessiva della città, c'è l'Oratorio del Cristo Risorto (già SS. Annunziata), una breve visita in omaggio alla Confraternita più antica di Savona prima di prendere via Pia, anticamente denominata via o contrada dei Nattoni (antica famiglia Savonese) e poi così intitolata a ricordo di Papa Pio VII che soggiornò a Savona.
La strada è stretta, la luce fa fatica a filtrare tra gli alti e massicci antichi palazzi, molte casalinghe sono impegnate a far la spesa nei vari negozi che si affacciano sulla strada: una sola vetrina, ma ricolma di prodotti alimentari, grandi cesti di frutta di stagione che sembrano preparati in attesa di in pittore che li ritragga con i loro magnifici colori donati dalla natura. Dalle panetterie profumi di pane caldo appena sfornato inondano la piccola strada. Transito e mi soffermo brevemente davanti a Palazzo della Rovere.
Il palazzo Della Rovere, detto anche Palazzo Santa Chiara, è un grande, massiccio e storico edificio posto nel centro medievale di Savona; la storia di questo palazzo è legata alla figura di Giuliano Della Rovere che, ancora cardinale, dovette lasciare Roma e rifugiarsi a Savona, per contrasti con il suo avversario Papa Alessandro VI.
Pensando di essere costretto ad un esilio a vita, intese costruire un edificio principesco per risiedervi, per questo motivo acquistava sin dal 1494 il palazzo di San Tommaso, un edificio medioevale già precedentemente ristrutturato.
Giuliano Della Rovere si rivolse all'architetto Giuliano da Sangallo, che rimase con continuità a Savona dal 1495 al 1497 per trasformare il palazzo acquistato.
La città, in quell'epoca era lontana dalle architetture rinascimentali, il suo tessuto edilizio-architettonico era ancora quello medioevale.
I Della Rovere avevano iniziato a variare tale assetto urbanistico, con lo zio di Giuliano: Francesco della Rovere (papa Sisto IV).
Sisto IV aveva migliorato in Savona il convento di San Francesco, dove aveva passato la gioventù. Vi aveva inoltre edificato la cappella dedicata ai suoi genitori.
Il palazzo non fu realizzato come doveva essere nelle idee del proprietario e del progetto iniziale, in quanto, mutate le situazioni politiche dominanti in Roma, Giuliano ritornò nella città Eterna salendo al soglio pontificio come papa Giulio II.
Il suo ritorno a Roma determinò un nuovo disinteresse per la città di provincia e il palazzo savonese venne trascurato; l'ampliamento non procedette e il palazzo per la corte cardinalizio-signorile venne lentamente riassorbito nel fitto tessuto medioevale.
Alle spalle di Palazzo Della Rovere, mi ritrovo davanti alla cattedrale dell'Assunta, chiesa madre della diocesi di Savona-Noli. Peccato che in occasione della mia fugace visita, la facciata sia tutta impacchettata da impalcature di restauro.
Questo bellissimo edificio fu voluto da papa Paolo IV, che dapprima eresse a cattedrale la chiesa di San Francesco nel 1559, il cui chiostro esiste ancora sul lato sinistro dell'attuale duomo e poi iniziò la costruzione dell'odierno edificio sulla precedente chiesa del convento di San Francesco.
Il precedente duomo fu dapprima sconsacrato e poi demolito ad opera delle truppe genovesi che avevano conquistato la città e occupato la parte più antica dell'abitato sulla collina del Priamar (1528). Negli anni successivi alla conquista, i genovesi costruirono una imponente fortezza su tale sito, demolendo tutti gli antichi edifici, compresa la precedente cattedrale risalente al IX secolo.
Mi soffermo un attimo sul ingresso del duomo per lasciar transitare un gruppo di crocieristi che al seguito della loro guida stanno svolgendo un escursione per le vie e le bellezze savonesi e sfrutto l'occasione per osservare il settecentesco portale esterno. Una volta varcata la soglia del Duomo e mentre le guide si soffermano davanti alle cappelle laterali principali io colgo l'occasione di un attimo di tranquillità per ammirare l'affresco di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio, opera di Coghetti. Non voglio toglievi la possibilità di assaporare le sensazioni che questa visita offre anche al suo più affrettato visitatore; mi limiterò, come sempre a soffermarmi sulle opere che maggiormente mi attraggono e incuriosiscono. Rispettivamente a destra e a sinistra entrando dal portone principale del Duomo, troviamo un bel crocefisso marmoreo quattrocentesco e una particolare fonte battesimale scavata in un capitello bizantino del VI secolo. Entrambi provengono dalla antica cattedrale di Savona. Di fronte al crocefisso, vi è un'imponente acquasantiera rinascimentale, dono di Giulio II alla precedente chiesa francescana.
Il settecentesco altare maggiore è sormontato da un ciborio a orma ottagonale. Mi incuriosiscono i due grossi quadri posti sulle pareti rappresentanti Giulio II che inizia la basilica di S. Pietro e Sisto IV benedicente la flotta contro i turchi. Anche il pulpito ha forma esagonale e proviene dalla antica cattedrale. Interessante sapere che in Cattedrale sono conservate alcune reliquie di San Valentino Martire, patrono degli innamorati.
Da una porticina laterale, sul lato destro, una luce solare intensa illumina un piccolo chiostro; qui vi si trova la Cappella Sistina di Savona. Un piccolo luogo di culto adiacente alla Cattedrale che si affaccia sulla medesima piazza., ma ha l'ingresso sotto il porticato del chiostro.
La cappella venne costruita per volere di Papa Sisto IV tra il 1481 e il 1483 come mausoleo per ospitare le tombe dei suoi genitori, Leonardo della Rovere e Luchina Monteleoni, entrambi di Savona.
L'ultimo discendente del ramo ligure della nobile famiglia Della Rovere, ne dispose il rifacimento tra il 1762 e il 1764. L'interno venne così ricoperto di stucchi e pitture. Rimase solo inalterato il sepolcro dei genitori di Papa Sisto IV scolpito tra il 1482 e il 1483. Questo rifacimento voluto da Francesco Maria Della Rovere secondo i canoni settecenteschi stravolse di fatto i voleri iniziali del primo committente.
L'interno della cappella è a navata unica rettangolare con volta a vela e l'abside a pianta quadrata. In origine la chiesa era interamente decorata da affreschi, di tali affreschi rimangono poche tracce visibili dietro l'altare, accessibile a tutti. Attualmente l'interno è in stile rococò, con ricche stuccature.
Fattomi largo, tra un ondata di turisti inglesi e tedeschi mi dirigo verso l'uscita, nel voltarmi ed ammirare ancora un attimo il chiostro e la cappella, il pensiero corre verso coloro, papi e re, che potevano permettersi di erigere monumentali cappelle per i propri cari defunti.
Non è possibile andare a Savona e non recarsi per uno spuntino in uno dei tanti negozi di Farinata: piccoli locali dotati di forno a legna e friggitoria, pronti a sfornare rapidamente un panino con le fette oppure mangiare seduti un piatto di farinata bianca, tipica savonese, ma anche gialla più genovese. Generalmente questi locali hanno pochi tavolini, piccoli e disadorni con una leggera tovaglia che li ricopre, spesso le sedie non sono tutte uguali, alle imbiancate pareti sono affisse qualche vecchia stampa che richiama Savona e il suo mare; ma è il cibo che conta, non il contesto. Oltre a quella che si dice essere la migliore farinata di Savona, c'è anche il pesce con la sua frittura ricca per la varietà di pescetti lunghi, corti, larghi e tozzi e l'assortimento di gamberetti e calamari; gustosissime anche le acciughe ripiene. Generalmente in questi locali non sanno cosa siano i congelatori ed è tutto molto fresco. Unica pecca è il vino che non è memorabile, ma diciamo che non ci si va per lui, per quello rimango a casa mia.
Mi gusto un panino con le Fette: è fatto con la panissa, preparata con gli stessi ingredienti della farinata di ceci,che viene tagliata a piccole fette sottili e fritta. Così croccanti le Fette vengono servite dentro un panino bianco speciale, ma le si può gustare anche fredde condite con olio e cipolla.
Mi dirigo zona mare verso la fortezza del Priamar, una imponente struttura militare che si affaccia sul centro cittadino in corrispondenza del porto, posta sulla collina che porta lo stesso suo nome.
Fu costruita nel 1542 su un promontorio, dove in epoca medioevale, forse romana, sorgeva il cuore dell'abitato savonese. Con la Repubblica di Genova, dopo che questa aveva assunto il dominio della città, a seguito dell'abbattimento del libero comune, si da avvio alla costruzione della fortezza, demolendo le antiche abitazioni. Veniva così a realizzarsi un punto di difesa da possibili attacchi dal mare. Successivamente ampliata e ulteriormente fortificata con dei bastioni nel XVII secolo, fu occupata nel 1746, dopo una breccia che fu aperta dai granatieri savoiardi nella cortina dell'Angelo. Nel 1820 divenne bagno penale e reclusorio militare, dove fu imprigionato in piena epoca risorgimentale anche Giuseppe Mazzini, la cui cella è tutt'oggi visitabile.
Devo francamente dire che i savonesi non amano particolarmente questa fortezza, in quanto rappresenta il dominio dei genovesi sulla città.
Nel parco pubblico "Dante Alighieri", che costeggia il lungo mare, c'è un piccolo tempietto neoclassico in ceramica noto come tempietto Boselli; per lo più sconosciuto ai savonesi e a gran parte dei frequentatori del parco e dei giardini, questa piccola opera d'arte fu realizzata dall'omonimo ceramista, salvata dalla distruzione della demolizione della "fabbrica Boselli" nel 1931, fu restaurata e sistemata nel parco.
La spiaggia, vista dal lungo mare, sembra in stato di assedio: gli ombrelloni aperti, disposti su file regolari, con il loro colore diversificato per ogni stabilimento, appaiono come tanti reggimenti sull'attenti in attesa di una rivista militare.
Mi rifaccio gli occhi nell'ammirare molte sirenette che sdraiate al sole parevano catturare gli ultimi bagliori dell'estate.
Subito di fronte alla fortezza, vicino al porto turistico posso ammirare alcune delle poche torri sopravvissute alla conquista dei genovesi. Le antiche torri furono tutte abbattute, tranne la Torre del Brandale, chiamata anche a Campanassa dal nome dell'antica campana che la sormontava. Fu risparmiata solo perché dotata di campana e quindi utile in caso di allarme. Vicino a questa vi sono le torri capitozzate del Riario e Corsi. Con il passare dei secoli le torri capitozzate che rimasero in piedi vennero utilizzate come muri e inglobate dentro le case e palazzi, alcune ritornarono ad essere torri solo dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale che rasero al suolo i palazzi circostanti mentre le antiche torri resistettero al crollo.
Vicine alle torri dei Corsi e dei Riario (Guarnero) c'è il Palazzo dell'Anziania, con parte del complesso di San Pietro in via Untoria, che fu per breve tempo cattedrale provvisoria.
Le torri, vorrebbero affacciarsi sul mare nella vecchia darsena, purtroppo non ci riescono, sia perché sono state capitozzate dai Genovesi, sia perché gli stessi genovesi per costruire la fortezza, riempirono il porto con i resti dell'antica acropoli medievale che esisteva sul Priamar. I savonesi più anziani, soprattutto se marinai, affermano anche che l'insabbiamento del porto da parte dei genovesi fosse una macabra vendetta per evitare che Savona primeggiasse su Genova sul mare. Ciò ovviamente provoca tutt'ora risentimento dei savonesi sulla città di Genova, alimentando un forte campanilismo.
La Vecchia Darsena, recuperata al danno dei genovesi, è il cuore pulsante del porto di Savona. Qui vive un mix tra tradizione e modernità che pare vadano a braccetto. Ci sono all'ormeggio le barche che forniscono il pesce ai ristoranti della zona e costituiscono un'attrattiva per quanti vogliono assistere alle attività dei pescatori dediti allo scarico del pesce e al rassettamento delle loro reti. I gesti di questi piccoli dominatori del mare sono rimasti immutati nel tempo e uguali in ogni angolo d'Italia. Al fianco dei vecchi legni colorati, lo specchio acqueo della darsena accoglie più moderni yacht e barche a vela, così facendo della vecchia darsena un ganglio vitale della città e un punto di ritrovo di giovani e meno giovani. I locali che si affacciano sul porto, sono tutti caratteristici e paiono ammiccare al passante, invitandolo ad entrare a gustare fritture di pesce, sorseggiare un "bianchetto" o per i più esigenti dei moderni cocktail, serviti da giovani muscolosi ragazzi, tatuati alla marinaresca, che forse la vita di mare l'hanno fatta in qualche crociera come turisti, o sui pedalò di qualche spiaggia.
Il porto di Savona è attivo sin dall'alto medioevo ed è sempre stato estremamente rilevante per l'economia del capoluogo e del suo entroterra e lo è ancora oggi per traffico di merci ma soprattutto come scalo crocieristico.
Da sempre Savona ha avuto questa vocazione portuale naturale, considerandosi sbocco al mare del Piemonte e soprattutto di Torino.
Sul porto si affaccia la Torre Leon Pancaldo o Torre della Quarda, comunemente chiamata "Torretta", è una torre medievale situata in corrispondenza dell'ingresso della centrale via Paleocapa, ed è considerata uno dei simboli della città
Anticamente chiamata la Torre della Quarda, faceva parte della cinta muraria a protezione della città, in una posizione strategica per la difesa sia dell'adiacente porta della Quarda sia del porto. Con la distruzione delle mura ad opera dei Genovesi nel 1527, la torre rimase isolata e nei secoli successivi subì una serie di rimaneggiamenti, tanto da diventare simbolo della dominazione di Genova su Savona. La torre, come la piazza dove sorge, è oggi dedicata a Leon Pancaldo, navigatore savonese che accompagnò Ferdinando Magellano durante la sua prima circumnavigazione intorno al mondo.
Non ve la descrivo, lasciandovi un altro motivo per una visita a Savona, ma vi dico solo che sul lato verso mare si trova un affresco raffigurante lo stemma della Repubblica di Genova, dipinto nel XVIII secolo. La torre ha subito diversi restauri, soltanto lo stemma della città di Genova non ha subito grandi restauri; proprio per il campanilismo che divide ancora oggi Savona da Genova i savonesi non vollero mai spendere denari per restaurarlo. Sulla torre fa bella mostra una edicola dove è collocata una statua della Nostra Signora della Misericordia (1662); una seconda statua della Madonna è collocata in una nicchia sopra al porticato di ingresso alla torre.
Rientro verso i portici di via Paleocapa, mi soffermo solo ad ammirare il Palazzo dei Pavoni, costruito nel 1910; un bel esempio e significativo di Liberty, palazzo dalle ampie superfici lisce con inserti ceramici coloratissimi unito a fasce maiolicate decorate con i meravigliosi pavoni che lo contraddistinguono. Mentre raggiungo il mio ultimo obiettivo, prima di rientrare, e cercando di scansare un gruppo di crocieristi orientali, che seguono come un gregge la guida con la sua bandierina gialla innalzata, mi sovviene che sarebbe interessante fare un salto a vedere Palazzo delle Palle o meglio Palazzo Delle Piane, un prestigioso e pregevole edificio, anch'esso un bell'esempio del liberty Savonese. Il fiabesco "Palazzo Delle Piane" è noto anche come "Palazzo Delle Palle" per via delle sei grandi sfere di rame poste sul tetto e sostenute da una struttura a forma di braciere. È stato realizzato tra il 1910 e il 1911; qui si nota l'influenza torinese, ma anche milanese sulla moda della città. Sarà l'occasione per un altro piccolo tour a Savona, così potrò aggiungerci anche Villa Cambiaso o meglio Palazzo Ferrero-Colonna-Cambiaso un'altra raffinata dimora secentesca di villeggiatura, che nella notte tra il 10 e l'11 aprile 1796 ospitò Napoleone Bonaparte, ma anche Pio VII, imprigionato a Savona dallo stesso Napoleone tra il 1809 ed il 1812.
Ed eccomi all'ultima sosta obbligata in piazza Goffredo Mameli, con il monumento ai caduti "Rintocchi e Memorie". Ogni giorno alle 18:00 in questa piazza si commemorano i caduti di tutte le guerre con 21 rintocchi della campana, uno per ogni lettera dell'alfabeto italiano. Ed io non posso perdermi questo momento, arrivo giusto in tempo, con il primo rintocco. I vigili bloccano il traffico, la città pare fermarsi, Savonesi e turisti sono bloccati ed il silenzio è rotto solo dal rintocco delle campane; dopo l'ultimo rintocco ed il suono del fischietto dei Vigili urbani, la città riprende la sua normale attività, un unico e splendido momento che ti da moltissime emozioni. Impossibile non parteciparvi.
Mi appropinquo verso la stazione ferroviaria, vi sarebbero tante le cose da guardare a Savona, come la Fontana Lotta tra uomo e lo squalo, popolarmente conosciuta come fontana "Del Pesce". ma anche il Monumento a Garibaldi che si erge in piazza Eroe dei due mondi, e le altre moltissime chiese. Ci sarà certamente occasione per tornare in questa cittadina, sconosciuta da gran parte dei turisti se non dai crocieristi, anche solo per gustarmi un ricco piatto di pesce di mare.



Fine II parte.