Blog di Dante Paolo Ferraris

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La città patavina di Antenore (VIII ed ultima parte)

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Tomba di AntenorePeccato che si sia persa l'antica tradizione che vedeva i frati offrire i dolci del Santo ai viandanti e ai pellegrini. Flavio ed io, sulla via del ritorno, cerchiamo una pasticceria per assaggiarli, e trovarne una a Padova non è difficile. La pasticcera che gentilmente ci fa assaggiare una enorme varietà di dolci del santo, prontamente mi smentisce e afferma che ancora oggi è uso che i frati della Basilica di Sant'Antonio offrano ai poveri un pane che nel corso degli anni si è trasformato in questi dolci particolarmente apprezzati. Con dovizia di particolari mi spiega tipi e ricette dei dolci più famosi.
Comincia con il Pan del Santo che è un dolce dalla tradizionale forma a "ciambella", senza grandi pretese ma buonissimo se preparato con farina di grano tenero tipo 00, uova, zucchero, mandorle, gocce di cioccolato e la granella di amaretto. Cosa dire del Dolce del Santo o Dolce Santantonio che ha la forma di un aureola ed è invece farcito con marmellata di albicocche, buccia d'arancio candita, pan di Spagna, marzapane di mandorle o granella di amaretti, il tutto avvolto in pasta sfoglia. Non posso non assaggiare anche gli Amarettoni di Sant'Antonio che sono invece tagliati a biscotto, composti da mandorle armelline, mandorle sgusciate e tritate, zucchero, canditi di arancia e albume di uovo montato a neve.
Chiudo gli assaggi prima di far spesa e uscire da questa pasticceria che continua a tentarmi dopo aver anche gustato i Merletti Santantonio. Quest'ultimo è un dolcino di uova, farina, burro, mandorle affettate e marsala amalgamati ed impastati a forma di pasticcino che viene poi ricoperto con mandorle affettate e cotto al forno.
Carichi di sportine di dolciumi proseguiamo per via Beato Luca Belludi (padovano, confratello, discepolo e compagno di Sant'Antonio che conobbe a Lisbona e che fu il promotore della basilica Antoniana) per raggiungere Prato della valle dove abbiamo parcheggiato la nostra auto e ritornare in mandrogna.
Sulla strada del ritorno ricordo con Flavio solo alcuni Film che hanno visto Padova rappresentata sul grande schermo, come il "Troppo caldo per giugno" (Hot Enough for June), un film del 1964 diretto da Ralph Thomas: una commedia di spionaggio interpretata da Dirk Bogarde e Sylva Koscina al suo debutto nel cinema britannico. Sono anche state girate scene di "Delitti e profumi" con Jerry Calà, Umberto Smaila e Lucrezia Lante Della Rovere (1988), ma anche "La lingua del Santo" di Carlo Mazzacurati con Antonio Albanese e Fabrizio Bentivoglio (2000) e "Viaggi di nozze" di e con Carlo Verdone (1995). Chissà quanti altri ancora di cui non conosco l'esistenza.
La città si è anche prestata a tante ambientazioni di romanzi e commedie come "La bisbetica domata" di William Shakespeare, "Angelo, Tiranno di Padova", un dramma del 1835 di Victor Hugo. Ancora mi sovviene il romanzo "La Certosa di Parma" di Stendhal, dove viene citata Padova.
Nei romanzi di fantascienza Incontro con Rama di Arthur C. Clarke, l'11 settembre 2077 un asteroide distrugge Padova e buona parte del nord Italia, lo stesso Diario a due di Paolo Barbaro è ambientato a Padova.
Ci soffermiamo in Prato della Valle per cercare nelle nostre reminiscenze scolastiche se ci sovviene chi nativo di Padova è passato alla storia tra i grandi. E a parte Novella Calligaris, nuotatrice e giornalista (prima italiana a vincere nel nuoto una medaglia olimpica), Tito Livio, storico e letterato e i già citati Andrea Palladio (architetto), Angelo Beolco detto il "Ruzzante" (drammaturgo), Ippolito Nievo (letterato). Non ho grandi memorie se non Sabino Acquaviva, sociologo, giornalista, Massimo Alberini, scrittore, giornalista, Bartolomeo Cristofori, inventore del fortepiano (1709) e Fulvio Wetzl e Carlo Mazzacurati (registi). Forse potrei anche ricordare, e non le considero certamente tra i "grandi di Padova": Elisabetta Gardini (attrice, showgirl e personaggio politico), Niccolò Ghedini (Politico e avvocato) e Toni Negri (politico e filosofo). Preferisco invece ricordare la splendida voce di Chiara Galiazzo, cantante.
Invece lungo e mai esaustivo sarebbe l'elenco delle persone che hanno soggiornato a Padova, provo a ricordarne qualcuno, speranzoso di aver camminato per le strade ove magari un tempo vi hanno anche loro passeggiato: Francesco Petrarca, che nel giugno del 1359 per sfuggire alla peste abbandonò Milano per Padova. Petrarca, dopo alcuni brevi viaggi, accolse l'invito di Francesco da Carrara e si stabilì a Padova fino alla morte nell'antico borgo di Arquà Petrarca. Perché non ricordare Nereo Rocco,«El Paron», giocatore e allenatore di calcio triestino, che raggiunse la popolarità guidando il Padova Calcio al terzo posto in serie A e che poi condusse il Milan ai più alti fasti europei e mondiali. Il già citato William Shakespeare che definì Padova "Culla delle Arti". Furono moltissimi anche i musicisti e compositori legati a Padova, anche come Maestri di cappella presso la Basilica di Sant'Antonio. Ricordo solo uno per tutti, Wolfgang Amadeus Mozart, che compose per la "stagione quaresimale" di Padova del 1771 la Betulia Liberata (K 118), un oratorio su libretto di Pietro Metastasio.
In una città d'arte come Padova, abbiamo solo ricordato Giotto e Donatello, ma è giusto ricordare anche Andrea Mantegna,nato a Isola di Carturo a nord di Padova. E ancora un pittore e scultore futurista come Umberto Boccioni e decine di altri famosi e meno famosi artisti. Pare tra l'altro, discutendone con Flavio, che Giorgio Napolitano presidente della Repubblica e cittadino onorario di Padova, fosse stato allievo del liceo classico patavino Tito Livio.
Abbiamo raggiunto l'auto e pagato il parcheggio, certi di aver visto poco e niente della bella città euganea, consci di doverci tornare per completare il nostro giro turistico, anche per omaggiare i luoghi in cui sono venuti a mancare alcuni "non-padovani" celebri, come Claudio Villa ed Enrico Berlinguer.



Fine VIII ed ultima parte.