Blog di Dante Paolo Ferraris

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Luci ed ombre a Torino (XXXII parte)

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Ninfadora Tonks Ordiniamo due gelati da passeggio meglio conosciuti come "Pinguini", uno stecco di legno ricoperto di crema, rivestito da una tenera crosta di cioccolato, generalmente in molte parti del mondo si chiama semplicemente "ricoperto", ma in questo locale è impossibile non chiamarlo "pinguino", proprio perché questo gustoso e diffusissimo gelato da passeggio è stato inventato proprio a Torino dalla famiglia Cavagnoli nel 1939, che addirittura lo brevettò. La famiglia aveva acquistato da Domenico Pepino il marchio o brand nel 1916; costui raggiunge Torino da Napoli nel 1884 per portare nella capitale sabauda, un prodotto che era quasi sconosciuto, il gelato. Dopo una iniziale diffidenza il gelato di Domenico Pepino ha grande successo tra la nobiltà torinese, tanto da ottenere quattro stemmi reali per i suoi prodotti. L'attuale bar gelateria che porta il nome di Pepino è presente in piazza Carignano dal 1929 e in questo locale nasce anche il predecessore del cornetto e nel 1916 vede la nascita della coppetta, un altro formato tradizionale dei tanti inventati dalla gelateria di Pepino. Sicuramente il "Pinguino" insieme al caffè Lavazza, alle pastiglie Leone è uno dei simboli della città.
Lascio Scabior andare per la sua strada, mentre raggiungo il centro della piazza Carignano, cerco a fatica di inquadrare con gli occhi l'intera facciata di palazzo Carignano, residenza dei principi di Carignano, ramo cadetto di casa Savoia. Il palazzo fu costruito tra il 1679 e 1684 per volere di Emanuele Filiberto detto il Muto, ed è sicuramente una delle più belle costruzioni in barocco piemontese progettate dal modenese, padre teatino Guarino Guarini. Ha una facciata curvilinea in mattone a vista in cotto, realizzata su due piani che la rende unica in tutta Torino. Curiose le decorazioni, sempre in cotto, delle finestre del piano nobile che sembrano ricordare gli ornamenti degli indiani d'America; forse sono volute come un richiamo alle imprese compiute dai Carignano in Canada nella seconda meta del milleseicento quando combattettero a fianco dei francesi contro gli indiani Irochesi. Tutto comincia con l'imbarco di due compagnie del reggimento Carignano-Salière dal molo del porto di La Rochelle, in Francia: era il 19 aprile 1665. Dei 1200 militari partiti, ne rientrarono in patria circa 550.
Un enorme cartiglio in bronzo, posto in alto sulla facciata ricorda che qui vi nacque il 14 marzo 1820 Vittorio Emanuele II, ma è giusto ricordare che vi nacque anche suo padre Carlo Alberto il 2 ottobre 1798.
Palazzo Carignano affermano i pettegoli, vide sorgere la tresca amorosa tra Carlo Alberto e la dama di compagnia di sua moglie Maria Antonietta di Truchsess.
Il figlio di Carlo Alberto, il futuro re Vittorio Emanuele II era particolarmente superstizioso, si racconta addirittura che per un intero anno si facesse crescere le unghie degli alluci, senza mai tagliarle, poi affidava le reali spuntature al gioielliere di casa Savoia affinché fossero incastonate in gioielli per farne poi dono alle sue amanti. Una stranezza davvero difficile da credere, ma forse così voleva donare una parte di se, quale pegno d'amore alla sua concubina.
Mi sovviene altresì una ulteriore stranezza o meglio una combinazione infelice, di tutta casa Savoia, riguarda il numero 28. Infatti il 28 dicembre 1729 moriva Emanuele Tommaso di Savoia-Soissons, il 28 dicembre 1733 moriva Carlo Romualdo di Savoia, il 28 dicembre 1728 periva Carolina di Savoia, il 28 luglio 1849 moriva re Carlo Alberto, il 28 agosto 1943 moriva lo zar di Bulgaria Boris III che aveva sposato Giovanna di Savoia, nel campo di concentramento di Buchenwald il 28 agosto 1944 moriva la principessa Mafalda di Savoia, invece Vittorio Emanuele III perirà il 28 dicembre 1947 e la regina Elena il 28 novembre 1952, Insomma il 28 è un numero funesto per casa Savoia. In questo storico ed importante palazzo aveva anche l'ufficio il primo ministro Camillo Benso conte di Cavour.
Al centro della piazza, vero salotto della città, si eleva il monumento a Vincenzo Gioberti, cappellano di re Carlo Alberto e primo presidente del Consiglio dei Ministri dopo l'approvazione dello statuto albertino. Il monumento di Giuseppe Albertoni è stato collocato nella piazza nel 1859 e pare che Gioberti volga lo sguardo verso l'ingresso del palazzo quasi volesse controllare quali dignitari lo frequentino. Sicuramente ha visto transitare Cavour, Garibaldi, Crispi, Bixio, Ricasoli, Rattazzi, Crispi, Cairoli, Cialdini, Giovanni Lanza, De Sanctis, Alfonso Lamarmora e Giuseppe Verdi e tanti altri, per entrare al parlamento subalpino o al primo parlamento del regno d'Italia, almeno fino al 1865, quando la capitale fu trasferita a Firenze.
Sulla piazza s'affaccia anche il famoso ristorante "al Cambio", ristorante in cui mi piacerebbe mangiare una volta nella vita, ma che le mie pingui casse non mi permetteranno, credo mai, di accederci. La storia di questo ristorante è legata non tanto ai prelibati piatti che lo stesso Camillo Benso si faceva preparare, quanto il fatto che la locanda fosse vicino alla stazione di cambio delle diligenze a lunga percorrenza.
Il ristorante fu fondato nel 1757 e con le sue sontuose boiseries continua ad essere uno dei locali più esclusivi di Torino. Frequentato da sempre da principi e principesse, artisti, industriali, letterati, maestri di musica, Ministri e alti ufficiali, come politici sia liberali che conservatori. Da sempre luogo di scontri politici, di affari ma anche di seduzione. Tra i molti clienti potremo elencare Wolfgang Amadeus Mozart, Honoré de Balzac, Carlo Goldoni, Friedrich Nietzsche, Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi, Pietro Mascagni, Filippo Tommaso Marinetti, Gabriele d'Annunzio, Mario Soldati, Giovanni Agnelli e ancora, Paolina Borghese sorella di Napoleone Bonaparte, Virginia Oldoini Verasis, meglio nota come la contessa di Castiglione, Marie Catherine Sophie de Flavigny, nota per essere stata la compagna del compositore Franz Liszt, Eleonora Duse e Maria Callas, ma anche ballerine e grandi attrici. Non ultimo ospitò anche chi di seduzione era un esperto assoluto in materia come il cavalier Giacomo Casanova, che sosterà a Torino, dopo la fuga dai piombi di Venezia, nel 1759. Casanova alloggerà ripetutamente a Torino tra il1760 al 1769 e di Torino scriveva: "Fra le città d'Italia, Torino è quella nella quale il bel sesso ha tutti i suoi fascini che l'amore gli può desiderare, ma la polizia, a Torino, è più fastidiosa che altrove. Siccome la città è piccola e molto popolata, vi sono spie dappertutto. Quindi per potervi godere di una certa libertà, si devono usare grandissime precauzioni, ricorrendo a mezzane molto abili, che si fan pagare molto bene perché rischiano di essere barbaramente punite se vengono scoperte...". Il famoso dongiovanni che non aveva mai visto un re, impietosamente scrisse "Durante il corso della mia vita non avevo mai visto un re, ed una strana idea mi faceva ritenere che i re possedessero attrattive di bellezza e di maestosità tutt'altro particolari, si da essere qualcosa di grandemente superiori ai comuni mortali. Data la mia qualità di giovane repubblicano assennato, la mia idea non era forse completamente infondata, senonché mi ricredetti immediatamente quando conobbi il re di Sardegna: un gobbo tanto brutto e sgarbato, il cui minimo atteggiamento aveva del plebeo. Compresi così che era possibile essere re senza nemmeno essere uomo nel senso pieno dell'espressione". Certamente Giacomo Casanova non solo s'intratteneva dolcemente con sartine e lavandaie ma ammirava e tentava borghese signore e nobildonne che passeggiavano in piazza Carignano e frequentavano il Ristorante "al Cambio". Per non parlare conte Camillo Benso di Cavour che ci veniva spesso a pranzare, si racconta che il 29 aprile 1859, l'allora primo ministro del Regno di Sardegna, uscendo da Palazzo Carignano, dove aveva sede il Parlamento Subalpino e dove aveva appena respinto l'ultimatum dell'Austria a disarmare l'esercito piemontese, avesse detto, sorridendo ai suoi collaboratori mentre si recavano al ristorante "al cambio": "E ora, fatta la storia, andiamo a mangiare". La storia era veramente servita perché significava l'inizio della seconda guerra d'indipendenza. Il conte Camillo Benso è ricordato in una caricatura realizzata nel 1875 dal pittore Roberto Bonelli, insieme a Costantino Nigra, se il primo era il Tessitore dell'Italia, il secondo ne era per eccellenza il Diplomatico. Da sempre i proprietari ci tengono a ricordare come Camillo Benso era solito ordinare del "pasticcio", ovvero riso lessato e saltato in padella, con pezzi di pomodoro maturi e uova, irrorato da sugo d'arrosto e gratinato al forno, servito tiepido con una spolverata di parmigiano. Oppure un risotto al Barolo, che voleva fosse mantecato con le uova in camicia. Sicuramente pasti non proprio leggeri da digerire.
Nella loro guida "Torino e i suoi dintorni", uscita nel 1852, i signori Stefani e Mondo scrivono che al "Caffè al Cambio (in piazza Carignano) si vede ogni giorno sedere sulle sue panche molti onorevoli deputati, i quali prima di recarsi nei loro stalli per discutere degli interessi della nazione vengono a provvedere agli interessi del loro stomaco; e quivi senza distinzione di partito si appigliano a una o ad altra ristoratrice vivanda".
Mi piace immaginare piazza Carignano percorsa dai primi velocipedi, prototipi di biciclette, importati dalla Francia nel 1867 dall'alessandrino Carlo Michel con i primi velocipedisti, vestiti con marsina scura, camicia bianca, fazzoletto da collo o cravatta rigorosamente 'in bianco virginale', pantaloni con doppia abbottonatura sul davanti. I pantaloni da giorno e per il velocipede in genere erano in tessuto di colore chiaro, bianco, beige o crema. Tutti con l'immancabile cilindro, molto alto, con una piccola tesa, appena sollevata ai lati, stivali da cavallo, in pelle nera o marrone, ovviamente gli immancabili guanti bianchi, orologio da taschino.
Quale miglior posto per incontrare Ninfadora Tonks, una carissima amica, affiliata a Tassorosso nella Hogwarts della Rowling, conosciuta semplicemente come Tonks anche nella Hogwarts torinese. Ninfadora Tonks, la Rowling la descrive come una giovane strega dagli occhi scuri ed il viso a forma di cuore. I suoi capelli nel film, a differenza del libro in cui sono corti e spinosi, sono viola e di media lunghezza.
Tonks è la figlia di un Babbano di nascita, e di Andromeda Black, cugina di Sirius Black e sorella di Bellatrix Black in Lestrange e di Narcissa Black in Malfoy. Il matrimonio dei suoi genitori fu considerato un grave scandalo per essersi unita ad un Babbano, tanto che fu diseredata.
La Tonks, torinese, è una donna che conosco da anni e che riconosco subito tra la gente che passeggia. Ha dei tratti distintivi che sono ormai standardizzati nella mia mente quando mi capita di pensare a lei: i capelli inderogabilmente sciolti, degli stivaletti (che variano nel colore e nel tessuto) a tacco basso e che arrivano appena sotto alle ginocchia, gli occhiali da sole sulla testa e la particolare cura nell'indossare tutti i monili in maniera che si abbinino perfettamente tra loro per colore e forma. Ha sempre un passo spedito e, come ogni buon fumatore, una sigaretta in mano. Si dirige verso il sottoscritto e ciò mi permette di osservare che i suoi capelli hanno dei delicati riflessi ramati che danno un effetto "rossiccio" al suo castano scuro naturale; li porta sempre lisci, che scendono oltre le spalle, appena sopra al seno. Si trucca molto ma mai troppo pesantemente e porta il più delle volte dei delicati orecchini a catenella che ciondolano ad ogni suo movimento. Anche ora stanno oscillando sopra alle sue spalle, a causa del suo passo deciso, proprio come il suo carattere. Si tratta infatti di una persona molto sicura di sé e risoluta, ma non per questo si comporta in maniera spavalda, fa semplicemente sapere quello che pensa ogni volta che ne ha l'occasione. È sempre allegra e sorridente e sempre pronta sia ad aiutare in caso di bisogno che a fornire una critica. Il suo argomento preferito, oltre al suo lavoro, è il cibo, ma non la posso biasimare perché è anche uno dei miei.
Se la Tonks della Rowling ha un potere particolare, ovvero è una metamorfomagus, ha cioè la capacità di trasformare l'aspetto del suo corpo a sua scelta, consentendole soprattutto di cambiare ogni volta colore di capelli, la mia Tonks torinese può vantarsi di saper trasformare carni, verdure e altri alimenti, in splendide portate e deliziosi e gustosi pranzetti alle quali io mi sacrifico volentieri ad assaggiare le sue nuove invenzioni.
Proprio accanto al Ristorante "il cambio" c'è il il Teatro dei Principi di Carignano, questo importante teatro nacque come un teatrino "di famiglia", tra la fine del Seicento e i primi del Settecento, aperto ogni sera al Principe e ai suoi familiari e ospiti. Inizialmente era realizzato interamente in legno per favorirne l'acustica. Fu voluto da Luigi Amedeo figlio di Emanuele Filiberto, per ospitare spettacoli come il "ballo di corda" o il "ballo di spada". Solo nel 1727 iniziò ad ospitare spettacoli di prosa, canto o balletti. Occorrerà attendere il maggio del 1752 perché venga posta la prima pietra di un nuovo teatro su disegno di Benedetto Alfieri, con 84 logge e tre ranghi di panche in platea, lumi a candela e stucchi d'oro. Il teatro fu inaugurato per la Pasqua del 1753 con la "Calamita dei cuori" di Carlo Goldoni. Un 'incendio del 16 febbraio 1786 impose la sua ricostruzione, stavolta su progetto di G.B. Feroggio con quattro ordini di palchi. Nel 1845 il pittore Francesco Gonin, lo stesso che realizzerà la sala d'attesa reale alla stazione ferroviaria di Porta Nuova, realizzò la decorazione del soffitto della platea, dipingendo un Trionfo di Bacco. Il Teatro Carignano è il più antico teatro torinese rimasto. Nel 1751 ospitò un lungo ciclo di recite della compagnia di Carlo Goldoni, e fu allora che Goldoni scrisse proprio per il pubblico torinese la commedia in cinque atti in versi: Molière, portata sulle scene del teatro Carignano nel 1751. Se Benedetto Alfieri costruì il primo teatro in muratura, nello stesso teatro il nipote Vittorio Alfieri esordì e vi trionfò con le sue tragedie.
Nel 1884 vi ebbe il suo primo trionfo Eleonora Duse con Cavalleria rusticana di Giovanni Verga, nel 1886 vi fece il suo debutto in Italia il giovane Arturo Toscanini. Nel corso del Novecento ospitò la "prime", come Il piacere dell'onestà di Luigi Pirandello, e molti altri protagonisti del Teatro internazionale. Il teatro Carignano per ben due volte fu utilizzato da Dario Argento come set di dei sui film: la prima volta nel 1975 per Profondo rosso (scena del congresso di parapsicologia) e la seconda volta nel 2001 per Non ho sonno (scena dell'omicidio della ballerina).
Con Tonks, mentre parliamo di gatti e di cucina lentamente ci dirigiamo verso la galleria subalpina, non posso però non guardare attraverso le vetrine il caffè libreria "MOOD" un ambiente di ristoro ma anche di cultura che ospita spesso eventi sonori e visivi. Lo frequentai ripetutamente, durante la mia permanenza torinese sia per bere un bicchiere di vino, che per sedersi per un caffè sfogliando un libro o per curiosare tra i volumi, ma anche per visitare la mostra fotografica del mio collega Guido, che vi fu ospitata per un certo periodo. Una gran bella mostra di un fotografo eccezionale che ama la foto in bianco e nero e i paesaggi della campagna e della vita contadina in Monferrato.
La Galleria dell'Industria Subalpina, nota più semplicemente come Galleria Subalpina è un edificio storico che ospita numerosi antichi locali commerciali. Torino ha tre storiche gallerie commerciali e quella Subalpina fu la terza realizzata, dopo la Galleria Umberto I e la scomparsa Galleria Natta, demolita del 1922 nell'ambito del rifacimento di via Roma. Progettata da Pietro Carrera nel 1873, fu inaugurata il 30 dicembre 1874, e deve il suo nome alla Banca dell'Industria Subalpina, che si assunse l'onere della costruzione. La struttura rappresenta il tipico modello ottocentesco ispirata ai tipici passages della Ville Lumière, parigini e destinata allo svago borghese. Collega piazza Carlo Alberto a piazza Castello, appare come un ampio e luminoso salone lungo cinquanta metri, largo quattordici con un bell'apparato decorativo che sta tra lo stile rinascimentale e barocco. La galleria è molto alta, circa diciotto metri, a renderla più graziosa una balconata interna le corre per tutto il suo perimetro. Pochi ne guardano la volta e ancor meno si soffermano a pensare che quella bellissima volta rappresento per quell'epoca un vero tributo, se volete eclettico, alla modernità, con un largo utilizzo di vetro e ferro battuto.
Il suo interno ospita alcuni locali divenuti storici come il celebre caffè Caffè Baratti & Milano e, dal 1897, il Caffè Concerto Romano, locale abitualmente frequentato dallo scrittore Edmondo De Amicis oggi trasformato nel cinema Nuovo Romano, ma vi sono anche note librerie antiquarie, una galleria d'arte, un negozio di arredi e rinomati ristoranti.
Ogni volta che la percorro mi sembra sempre che il tempo si sia fermato,mi piace approfittare di questo passaggio, osservare come le grandi foglie di aspidistra siano tenute lucenti e come l'edera e altri fiori stagionali ne decorino l'interno. Nella storica libreria della città, La Casa del Libro, una volta conosciuta come "L'Ebreo", sono entrato diverse volte a cercare libri antichi per fare regali natalizi e di compleanno, ad un conoscente. Gli alti e antichi scaffali ricolmi di libri usati traboccano per me di curiosità e non vorrei mai uscirci. Ho trovato dai vecchi libri scolastici, a libri di vecchie fiabe, ad antichi volumi di poesia, a saggi ingialliti sulla medicina e sull'orticultura. Il vecchio bancone di legno posto all'entrata, con i volumi che alle sue spalle pare incombere in modo preoccupante sui titolari che si dannano a cercarti qualcosa che possa interessarti, offre veramente il fascino d'altri tempi. Di fronte alla libreria, un negozio d'antiquariato specializzato in Art Déco e Art Nouveau. Rimango sempre estasiato degli articoli posti in vetrina: mobili e soprammobili e bellissimi quadri. Subito dopo troverete un'altra splendida libreria antiquaria, Gilibert, un vero scrigno pieno di tesori librari e antiche carte. Vi sono entrato tante volte, sempre alla ricerca del cadeau di natale o compleanno. I preziosi volumi sono disposti in modo molto scenografico, così da far risaltare le copertine incise decorate in oro, come le antiche stampe e mappe, e colorati e nostalgici poster pubblicitari del Novecento.
Sicuramente moderno e alla moda, con ingresso su piazza Carlo Alberto c'è lo Sfashion Cafè, ristorante e pizzeria del noto artista torinese Piero Chiambretti.
Un po' in secondo piano, per i più, passa il piccolo ingresso del Cinema Romano, benché questo locale abbia una grande storia. Infatti il cinematografo è ospitato in questi locali dal 1905, inizialmente con il nome cinematografo Lumière, divenne poi Cinema Romano nel 1907, mentre prima, cioè dal 1898 era già un locale di intrattenimento come Caffè Concerto Romano, fin dai primi del Novecento si tenevano gli spettacoli di varietà. Ed è qui che a ventidue anni Erminio Macario venne scritturato nella compagnia di balli e pantomime di Giovanni Molasso con il ruolo di secondo comico. Dopo un ammodernamento in quanto la sala era sotterranea dal 1916 fu anche teatro-varietà. Rimase chiusa dall'agosto 1943 al 5 settembre 1946 per i danni subiti dai bombardamenti. Il Nuovo Romano è oggi la sala cinematografica più antica di Torino.
Si affaccia con le sue vetrine, nella galleria Subalpina Il Caffè Baratti & Milano, è uno dei locali storici più antichi e prestigiosi di Torino, con accesso dai portici di piazza Castello. Il celebre Caffè Baratti & Milano deve il suo nome a due confettieri canavesani: Ferdinando Baratti e Edoardo Milano che nel 1858 aprirono un laboratorio di pasticceria in via Dora Grossa 43 (l'attuale via Garibaldi), avviando così un attività e un marchio destinato a divenire uno più rinomati dell'industria dolciaria italiana.
Nel 1875 la confetteria pasticceria si trasferisce nei locali nella nuovissima Galleria Subalpina, appena inaugurata. Il locale è un elegantissimo ambiente arricchito con ampio uso di dorature e stucchi, specchi, marmi, che gli conferiscono un ricco profilo architettonico e artistico originale tanto che nel 1985 il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali pone il vincolo di tutela sul locale e sugli arredi.
Il locale fu luogo di ritrovo della borghesia e di intellettuali come D'Azeglio, Giolitti ed Einaudi, ma anche Edmondo De Amicis, diventando anche "Azienda fornitrice ufficiale della Real Casa". Il locale fu ambiente ispirate di romanzi e poesie, come il romanzo giallo: La donna della domenica di Fruttero & Lucentini e il successivo film di Luigi Comencini tratto dall'omonimo romanzo, ma anche la poesia di Guido Gozzano: Le golose che fu scritta ispirandosi ai clienti del locale. Ma anche scene del film Poliziotti del 1994 con Claudio Amendola, Kim Rossi Stuard e Michele Placido.
All'interno della Galleria Subalpina sono state girate, anche, alcune scene del film Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento, oltre a The Italian Job di Peter Collison.
Lascio Tonks che ha parcheggiato l'auto proprio nel vicino parcheggio sotterraneo di piazza Castello, il saluto è affettuoso e cordiale, purtroppo ho compreso molto tardi l'affetto e la considerazione che nutriva verso il sottoscritto ed io avevo sottovalutato la sua professionalità quando ancora ero ai vertici della Hogward torinese, sopravvalutando personaggi che poi si manifestarono nella loro vera identità di Mangiamorte. Il cielo su Torino si è fatto plumbeo all'improvviso e un acquazzone si è riversato sulla città; mi è sempre stato misterioso come gli ambulanti cingalesi compaiano improvvisamente a vendere ombrelli, già con le prime gocce di pioggia.
Attenderò la fine dell'acquazzone al caffè Mulassano, il buonissimo "Pinguino" che ho degustato poc'anzi mi ha messo un po' di sete.



Fine XXXII parte.