Siamo atterrati ad Atene in un pomeriggio inoltrato di ormai qualche lustro fa, dove già ci attendeva un funzionario AVIS per consegnarci la piccola vettura che avevamo noleggiato (Subaru Vivio). Muniti di cartina, ma soprattutto grazie a Carlo che grazie agli studi classici sapeva interpretare i caratteri greci delle indicazioni stradali altrimenti eravamo ancora li a cercare la strada per uscire dalla città, siamo arrivati a Corinto dove abbiamo attraversato il canale omonimo. Breve sosta sul ponte del canale per ammirare quest'importante opera dell'uomo che collega il Golfo di Corinto con il mar Egeo, tagliando in due l'istmo che li separa. Realizzato tra il 1881 e il 1893, ha una lunghezza di oltre sei Km ed è largo circa 25 metri e profondo fino a 8 metri. La sua realizzazione permette di risparmiare circa 400 km sulla rotta tra il mar Ionio e l'Egeo evitando la circumnavigazione del Peloponneso, ovviamente per la sola navigazione da diporto. Sono affascinato dalle alte pareti dello stretto, diritte e fiere quasi impressionanti sentinelle. Pensare che l'idea del taglio dell'istmo la si deve al tiranno Periandro nel VII secolo a.C. ma per le evidenti difficoltà di realizzazione dell'epoca il progetto fu abbandonato in favore della costruzione di una strada, chiamata Diolkos, che consentisse il trasporto di merci e navi attraverso l'istmo, evitando in tal modo il periplo del Peloponneso. La sua realizzazione fu ritentata dall'imperatore romano Nerone verso l'anno 67, quando inviò 6000 schiavi ad iniziare lo scavo ma la sua iniziativa venne sospesa a causa della morte dell'imperatore e il suo successore, Galba, ne affossò l'idea. Solo dopo la realizzazione del canale di Suez si intraprese nuovamente lo scavo, dapprima affidato ad una compagnia francese la quale, per difficoltà economiche, dovette sospendere i lavori quando solo le due estremità del canale erano state scavate. Nel 1881 il progetto fu affidato a degli i architetti ungheresi che già avevano preso parte agli studi per il canale di Panama. I lavori furono eseguiti da ditte greche che li portarono a compimento nel 1893.
Oltre che dai due golfi, la città di Corinto è circondata dai monti Oneia e dal complesso monolitico di Acrocorinto. Corinto era una fiorente città-stato e ha continuato ad avere una certa importanza anche in epoca bizantina e durante il dominio dei Franchi nel Medioevo. Il suo decadimento iniziò sotto il dominio turco, fatto salvo i pochi anni di governo della Repubblica di Venezia. Secondo una leggenda, la città fu fondata da Sisifo nel XV secolo a.C.
Un mito fa discendere la popolazione che abitava a Corinto al gruppo linguistico dorico. Al primo re della dinastia, Bacchide, succedettero Agela, Eudemo e Aristodemo. Alla morte di quest'ultimo la corona passò al figlio Teleste, che essendo ancora piccolo per regnare ebbe come reggenti gli zii Egemone e Alessandro. Teleste morì assassinato da Arieo e Peranta, entrambi membri della stessa famiglia, ed il potere passò ad Automene ma, dopo un anno di regno, circa 200 membri della famiglia si sollevarono e abolirono la monarchia per sostituirla con un'oligarchia familiare che annualmente avrebbe eletto un magistrato con potere esecutivo detto Pritano.
Questa gestione politica di Corinto fu a sua volta rovesciata da una rivoluzione popolare guidata da Cipselo di Petra, figlio di Eezione e di Labda che ne divenne il Tiranno. Erodoto racconta che Cipselo, mentre era ancora bambino, fu condannato a morte dai Bacchiadi in virtù di una profezia dell'oracolo di Delfi che lo indicava come colui che avrebbe occupato il trono di Corinto e per questo la madre lo nascose in un baule (cipsela in greco) dal quale poi prese il nome. Il baule fu poi donato al tempio di Giunone a Olimpia. Sotto il suo governo, comunque, la città continuò il suo sviluppo commerciale e soprattutto urbanistico, realizzando un tempio per il dio Poseidone, il più grande tempio dorico della Grecia.
Dopo il periodo di governo della dinastia tirannica iniziata con Cipselo e suo figlio Periandro, si passò quindi a un'aristocrazia 'moderata', che guidò la polis nelle guerre al fianco di Sparta contro Atene, divenendo Corinto la potenza marittima della lega peloponnesiaca.
In seguito alla guerra tra Atene e Sparta, tra l'altro il casus belli della guerra fu proprio la colonia corinzia di Corcira di Corinto, la città fu annessa alla vicina città di Argo, mettendo così termine al felicissimo periodo per la polis, che pare contasse una popolazione di diverse decine di migliaia di persone, tra cui moltissimi con lo status di meteco. Così venivano chiamati gli stranieri greci residenti nelle città-stato elleniche per un periodo di tempo determinato ( forse probabilmente un anno), in particolare a quelli che risiedevano nell'Attica; costoro erano obbligati a iscriversi in apposite liste, a trovare un protettore, il prosseneta, prostates e a pagare il metoikion (una tassa ad personam di 12 dracme per gli uomini e 6 dracme per le donne che vivevano da sole.).
Nella ripartizione delle classi sociali, i meteci occupavano una posizione intermedia tra i cittadini e i non liberi ossia gli schiavi. Benché i meteci potessero intraprendere attività commerciali e artigianali non potevano essere proprietari di beni immobili.
Corinto entrò successivamente nell'area di influenza di Alessandro Magno e dei suoi successori, che ebbe termine con la dominazione romana, con la conseguente distruzione della città nel 146 a.C. nel corso delle guerre macedoniche. Il cumulo di rovine della città rimase per lungo tempo scarsamente abitato fintanto che Giulio Cesare nel 45 a.C. vi fondò una Colonia romana con il nome di Colonia Iulia Corinthus. In seguito fu nuovamente devastata dai Goti di Alarico.
Tra l'altro la mitologia greca vuole che Corinto fosse figlio di Zeus, eroe dell'omonima città. Questa credenza dei Corinzi non era accettata dagli altri greci, tanto da creare proverbi e dileggi nei confronti degli abitanti di Corinto.
Dopo un lauto pasto e due passi per la cittadina, il sonno ci coglie e visto l'impegnativo programma turistico che abbiamo preparato per la mattinata successiva, ci arrendiamo velocemente tra le braccia di Morfeo.
Fine I parte.