Blog di Dante Paolo Ferraris

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Chiaroscuri nella città eterna (XIII parte)

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RomaIl metrò è sempre un luogo interessante, puoi fare nuove conoscenze o semplicemente osservare chi ti circonda e veder scorrere tra una fermata e l’altra i vari tipi di personaggi che abitano come in un alveare la città. Sono sempre entusiasta e divertito quando posso viaggiare in metrò, posso ascoltare lingue diverse, vedere etnie diverse, modi di vestire diversi e conoscere le nuove tribù giovanili che si avvicendano. Purtroppo il viaggio è sempre breve e devo scendere a Porta S. Giovanni . Questa Porta deve il suo nome alla vicina basilica di S. Giovanni in Laterano ed è come un grande arco aperto nelle Mura Aureliane per volere di papa Gregorio XIII (1572-85).
In antichità vi insisteva in questo tratto di mura solo "porta Asinaria", che risultò inadatta per il traffico rotabile ed oggi è inutilizzata. Comunque "porta Asinaria" non solo è una delle porte minori delle antiche mura aureliane ma è soprattutto famosa per alcune vicende che la videro protagonista. La prima quando nel 546 d.C soldati barbari dell'esercito romano tradirono ed aprirono la porta alle orde dei Goti di Totila, che saccheggiarono duramente la città, e poi quando nel 1084 l'imperatore Enrico IV e l'antipapa Guilbert entrarono a Roma proprio attraverso la "porta Asinaria" per scacciare papa Gregorio VII.
Porta S. Giovanni fu inaugurata nel 1574 e l'ingresso sembra più l’accesso ad una villa patrizia che non quello di un'opera militare. Sopra la porta vi è un iscrizione che ricorda "GREGORIUS XIII PONT. MAX PUBLICAE UTILITATAE URBIS ORNAMENTO VIAM CAMPANAM CONSTRAVI PORTAM INSTRUXIT ANNO MDLXXIIII PONT. III", dove per "via Campana" va intesa la via Appia Nuova poiché conduceva in campagna. Due nuovi fornici ai lati della porta furono aperti per motivi di viabilità nei primi anni del Novecento. Proprio oltrepassata Porta S. Giovanni, quando un tempo al posto dei grandi fabbricati e delle caotiche strade colme di traffico automobilistico vi era un paesaggio campestre con prati e vigne, e magari osterie, i romani si recavano per le gite "fôri porta".
Era consuetudine, in particolare la notte del 23 giugno dedicata a S. Giovanni Battista, ossia la più famosa "notte delle streghe", che la Porta diventasse il centro di uno spettacolo, che vedeva la sfilata dei carri, le corse al sacco, le gare con l'albero della cuccagna, tutto alla luce dei fuochi dei bracieri dei porchettari e di chi cucinava anche rinomate lumache al sugo. La leggenda, legata a tale nottata, voleva che il fantasma di Erodiade, la moglie adultera di Erode Antipa, ossia di colei che istigò Erode a far decapitare san Giovanni Battista, chiamasse a raccolta le streghe sui prati dei campi intorno al Laterano, proprio durante la notte che preludeva alla festa del Battista (il 24 giugno). I romani allora accorrevano da tutte le parti della città e dai villaggi vicini,suonando campanacci e campanelli ed accendendo i cosiddetti "Fuochi di S. Giovanni", per opporre rumori e luci alla "notte buia delle streghe" tentando di scacciarle.
Anche l'uso di mangiare le lumache la notte di san Giovanni Battista aveva un significato particolare: la tradizione voleva che durante questa notte vi fosse la riconciliazione tra coloro che durante l'anno, avessero avuto contrasti e divergenze, considerato che le corna anticamente non erano il simbolo del tradimento ma della inimicizia e del disaccordo (in realtà non sono corna, ma sono 4 antenne, 2 portano sulla punta gli occhi gli altri due sono antenne tattili), il mangiare lumache significava seppellire nello stomaco rancori ed inimicizie.
Giungo, davanti all’Arcibasilica del SS.mo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, comunemente detta San Giovanni in Laterano, questa immensa chiesa sorge nelle vicinanze del monte Celio ed è considerata la mater et caput di tutte le chiese di Roma e del mondo. Anticamente in questa zona, sorgeva la dimora della nobile famiglia dei Laterani. La loro casa sorgeva nei pressi della basilica, e i loro terreni coprivano tutta la zona che comprende anche l’attuale area basilicale. Secondo gli “Annali” di Tacito nel 65 queste proprietà, case e terreni, furono confiscati a Plauzio Laterano dall’Imperatore Nerone (54-68 d.C.), poiché accusato di cospirazione contro l’imperatore, nella congiura detta dei “Pisoni”. Plauzio fu anche console nell’anno 65, fallita la congiura, fu condannato a morte e i suoi beni, che passarono all’Erario Imperiale.
Successivamente (201 ca.) Settimio Severo Scelse tale area per costruire una nuova caserma per la propria guardia del corpo formata dagli equites singulares (cavalieri scelti) che avevano già una caserma nei pressi dell’attuale Via Tasso. Questo grande complesso militare fu chiamato Castra nova equitum singularium (Nuova Caserma delle guardie scelte). Gli scavi archeologici condotti sotto il pavimento della basilica e sotto il chiostro, hanno rimesso in luce vari tratti delle fondazioni severiane, e parte del piano terreno della caserma. Nel Medioevo si continuò costruire edifici su quest’area, indicando la zona con la locuzione iuxta Lateranis (presso il Laterano), fino ad arrivare all’odierna denominazione del Laterano.
Successivamente questi terreni divennero di proprietà di una certa Fausta, in quanto si trova menzionata una domus Faustae nel territorio lateranense. Si pensa che questa Fausta sia stata la seconda moglie dell’imperatore Flavio Valerio Costantino (280-337), al cui nome è legato il ricordo della fondazione della basilica.
Costantino, cresciuto alla corte di Diocleziano, fu chiamato in Britannia dal padre, l’imperatore Costanzo Cloro e alla cui morte fu acclamato augusto dall’esercito (306), fatto che ruppe i principi del sistema tetrarchico e che scatenò una violenta lotta tra i sei pretendenti (Massimiano, Massenzio, Licinio, Galerio, Massimino e Costantino). Costoro si contesero il titolo imperiale fino a che eliminato Massimiano (310), morto Galerio (311), Costantino il 28 Ottobre 312 sconfisse Massenzio ad Saxa Rubra sulla Via Flaminia (la Battaglia di Ponte Milvio), che gli si aprì la strada per il titolo imperiale. La leggenda vuole che nella battaglia di Ponte Milvio a Costantino fosse apparso la notte prima della vittoria in sogno, un simbolo divino, ossia un angelo con una croce ed una scritta IN HOC SIGNO VINCES, che immediatamente Costantino fece dipingere sugli scudi dei propri soldati, per spaventare gli avversari ed incitare i propri militari.
Sconfitto Massenzio, Costantino, dapprima rinsalda l’alleanza con Licinio che risiedeva a Milano, il quale, morto Massimino, rimase padrone delle province orientali. Successivamente Costantino elimina anche di Licinio rimanendo così unico Imperatore. A Milano Costantino proclama l’editto (313) in cui riconosce al Cristianesimo libertà di culto.
Costantino scioglie dapprima il corpo degli equites singulares, che avevano appoggiato Massenzio e dona a Papa Melchiade i terreni per costruirvi una domus ecclesia, ivi compresi i possedimenti della domus Faustae.
La Basilica costruita viene consacrata nel 324 ( o 318 ) da Papa Silvestro I, e dedicata al SS.mo Salvatore. Nel IX sec., Sergio III la dedicò anche a San Giovanni Battista, mentre nel XII sec. Lucio II aggiunse anche San Giovanni Evangelista.
Dal IV secolo fino al termine del periodo avignonese (XIV sec.), in cui il papato si spostò ad Avignone, il Laterano, fu sede del papato. Annesso alla basilica vi fu realizzata la residenza dei papi, utilizzata per tutto il medioevo. In Laterano, vi furono ospitati anche cinque concili ecumenici.
Arrivato davanti all’immensa basilica non mi resta che entrarvi per una rapida visita. Incredibile pensare come la prima basilica Costantiniana, fosse molto simile all’attuale, anch’essa di cinque navate, già nell’alto medioevo la cattedrale era un magnifico e prezioso scrigno di opere d’arte. Fu lo stesso l’imperatore Costantino, che dopo aver voluto la grande basilica, la arricchì con un splendido ciborio per l’altare maggiore. Purtroppo agli inizi del V sec. durante il sacco visigoto di Alarico del 410, la cattedrale venne spogliata del prezioso ciborio Costantiniano, subito sostituito da Sisto III. Ancora nel 455 i vandali di Genserico depredarono la chiesa di tutti i suoi tesori. Sempre nel V secolo, Papa Ilario fece edificare tre oratori intorno al Battistero, quelli di: san Giovanni Battista, di san Giovanni Evangelista e quello della santa Croce, quest’ultimo fu demolito dai rifacimenti barocchi di Sisto V. Invece l’oratorio di san Venanzio fu costruito nel VI sec. sotto il papato di Giovanni IV.
Sul un lato del portico, nel X secolo venne costruito un oratorio dedicato a san Tommaso, che anticamente veniva usato dai Papi per indossare i paramenti liturgici prima di entrare in chiesa. Nel XII sec. si ha il rifacimento dell’antica facciata della basilica con la decorazione a mosaico e del portico d’ingresso. Si deve invece a Bonifacio VIII se alla fine del XIII sec. la realizzazione di una nuova loggia delle benedizioni, con gli affreschi di Giotto (o giotteschi) e di Cimabue, oggi andati purtroppo perduti. Queste opere furono volute per il primo grande Giubileo della storia, indetto proprio a san Giovanni in Laterano nel 1300. La basilica del Laterano viene abbandonata dal papa nel XIV sec, quando il potere temporale e spirituale fu spostato ad Avignone. Solo nel 1378 con l’elezione di Gregorio XI al soglio pontificio , si ha la fine del periodo avignonese. Il papato rientra a Roma, ma con il Laterano ormai in pessime condizioni, si trasferirà da adesso in poi in Vaticano. Da questo periodo in poi, tutti i restauri saranno rivolti esclusivamente alla cura della basilica e del battistero. In occasione del Giubileo del 1600 Papa Clemente VIII rinnovò il transetto e l’altare del SS.mo Sacramento. Nel 1650 si ha un totale restauro della basilica ad opera di Francesco Borromini che ricostruisce sia la navata centrale che quelle laterali. Tale intervento fu voluto da Papa Innocenzo X e si concluse nel 1660 con il papato di Alessandro VII, che volle anche restaurare il mosaico dell’abside e trasferire, dalla chiesa di sant’Adriano al Foro Romano, i portoni di bronzo dell’antica curia romana che ancora oggi costituiscono il grande portone centrale della basilica.
Nel XVIII sec. venne finalmente completata la facciata della basilica con il nuovo prospetto di Alessandro Galilei, che fu anche autore anche della Cappella Corsini all’interno della basilica. Gli ultimi grandi restauri si ebbero nel XIX sec., prima con papa Pio IX, che fece restaurare il tabernacolo, poi, per volontà di papa Leone XIII che nel 1876 affida all’architetto Francesco Vespignani di abbattere l’abside e ricostruirlo più addietro.
Solo nel XX sec. sotto il pontificato di Pio XI si ha il restauro del pavimento cosmatesco e il rinvenimento dei resti dell’antica caserma degli equites singulares. La basilica è uno scrigno di tesori che voglio lasciare ad ognuno il piacere e il gusto di ammirarli e commentarli. Ricordo solo che in cima al baldacchino che sovrasta l'altare papale sono conservate, dentro degli splendidi reliquiari, le teste (presunte) degli apostoli san Pietro e san Paolo. Un'altra importante reliquia conservata è un frammento della tavola dove, secondo una leggenda, Gesù avrebbe consumato in compagnia agli apostoli l'Ultima Cena.
Ventidue sono i papi sepolti nella basilica ed esattamente : Giovanni IX, Agapito II, Giovanni XII, Silvestro II, Giovanni XVII, Sergio IV, Alessandro II, Pasquale, Callisto II, Onorio II, Celestino II, Lucio II, Eugenio III, Anastasio IV, Alessandro III, Clemente III, Celestino III, Innocenzo III, Beato Innocenzo V, Martino V, Clemente XII, Leone XIII.
Ancora una curiosità prima di lasciare la basilica, che riguarda la tomba di papa Silvestro II . Questa tomba, piuttosto nascosta, racchiude il corpo di un papa che fu anche un uomo di grande sapienza al quale si aggiunse la sinistra fama di mago. Si dice che la tomba originale, erettagli da papa Sergio IV, si inumidiva quando si avvicinava la morte di un cardinale, mentre stillava acqua quando un papa stava per morire. Nel 1684, per volere di Papa Innocenzo XI, venne aperta la tomba di papa Silvestro II per un'ispezione e le spoglie del papa furono trovate intatte, ma si dissolsero al contatto con l'aria. Da allora pare che il fenomeno della trasudazione non si sia più verificato.



Fine XIII parte.