Blog di Dante Paolo Ferraris

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Chiaroscuri nella città eterna (XIV parte)

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RomaUscito dalla arcibasilica, costeggiando il palazzo del Laterano, il mio sguardo si volge su una grande abside decorata con mosaici, che si prospetta proprio di fronte alla piazza e che pochi i turisti si fermano ad ammirare ma tanti si chiedono cosa è o cosa fosse.
Triclinio Leonino (Triclinium Leoninum), conosciuto come il anche del Laterano, è situato accanto a San Salvatore della Scala Santa e costituisce l'ultimo resto dell'antico Patriarchio. È quanto rimane di una delle più grandi sale dell'antico palazzo, fatto erigere da papa Leone III come sala per i banchetti di Stato.
Il Liber Pontificalis (Libro dei Papi) lo descrive come come una sala di "ampiezza impressionante", dotato di "un'abside decorata a mosaico e altre 10 absidi posta ai suoi lati, dipinte con varie rappresentazioni degli Apostoli". Leone III vi fece sistemare nel triclinium diversi accubita (divani sui quali ci si stendeva per mangiare)
Quello che noi oggi possiamo ammirare non è completamente originale, infatti la struttura attuale risale alla fine del Cinquecento quando papa Sisto V diede ordine di demolire il vecchio palazzo del Laterano, preservandone però il Triclinium Leoninum, ma è possibile che alcune parti dei mosaici siano originali: nel centro Cristo affida agli Apostoli la loro missione, a sinistra consegna le chiavi a san Silvestro e il Labaro a Costantino, mentre sulla destra san Pietro dà la stola a Leone III e le insegne a Carlo Magno.
Addossata al Triclinio Leonino, vi è un edificio molto importante per la cristianità e per la città di Roma. L'edificio fu eretto verso la fine del '500 per volontà di papa Sisto V, racchiude la Scala Santa detta "Sancta Santorum" e la "Cappella di San Lorenzo".
In origine questo palazzo era il palazzo patriarcale, sede del vescovo di Roma, e la chiesa era la cappella privata del pontefice: oggi essa è ciò che resta dell'antico palazzo patriarcale. La più antica menzione della chiesa la troviamo nella biografia di papa Stefano III (768-772); essa fu restaurata da Onorio III (1216-1227) e ricostruita da Niccolò III (nel 1278).
La chiesa è conosciuta anche come Sancta Sanctorum «le cose sante tra le sante», nome che rievoca il tempio di Gerusalemme dove era custodita l'Arca dell'Alleanza. Infatti la denominazione gli deriva dal fatto che in essa erano custodite le più preziose reliquie cristiane, tra cui il prepuzio di Gesù bambino, i suoi sandali, il divano su cui assistette all'ultima cena, il bastone con cui fu percosso il suo capo coronato di spine, le teste dei santi Pietro e Paolo, e molte altre. Oggi molte queste presunte reliquie sono scomparse o conservate altrove.
La Scala Santa è composta da 28 gradini, secondo la tradizione è la scala del "praetorium" di Pilato, ossia la scala che fu salita da Gesù per recarsi davanti al tribunale per essere giudicato. La tradizione vuole che i gradini di marmo bianco della Scala Santa siano stati portati qui da Gerusalemme da sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino nel 326. Nessun piede può toccare i gradini, che furono fatti ricoprire da tavole di legno di noce da Innocenzo XIII nel 1723. La scala deve essere percorsa in salita lentamente e in ginocchio, pregando e recitando litanie.
La scala santa ha due scale laterali che possono essere percorse da chi non deve fare penitenze, conducono alla "Cappella di S. Lorenzo" o "Sancta Sanctorum", costruita da papa Niccolò III nel 1278. La cappella è stata decorata in stile gotico cosmatesco e conserva numerose reliquie sacre, la famosa immagine detta acheropita, ossia un'immagine miracolosa che ritrae Gesù, dipinta, si dice, dipinta da san Luca con l'aiuto di un angelo e che veniva portata in processione, durante il Medioevo, per scongiurare ogni genere di calamità. Lo stesso papa Stefano II, ordinò una processione per la città con la sacra immagine per implorare l'aiuto divino contro i Longobardi condotti da Astolfo.
Una delle reliquie più curiose è il santo prepuzio, costituita dai presunti resti del prepuzio di Gesù, recisogli durante il rito della circoncisione che secondo la tradizione ebraica, avveniva otto giorni dopo la nascita.
Durante il Medioevo, quando vi fu una vera propria caccia alle reliquie, si ebbero a venerare anche molte reliquie fantasiose, spesso inventate, come appunto il santo prepuzio, del resto non riconosciuto dalla Chiesa. A seconda della fonte, durante il Medioevo, esistevano fino a diciotto santi Prepuzi, posseduti in varie città europee: Oltre a Roma il possesso del santo Prepuzio è stato sostenuto da Santiago di Compostela in Spagna, in Francia a Auvergne, Coulombs nella diocesi di Chartres, dalle chiese di Besançon, Charroux, Conques, Fécamp,Langres,Metz, Puy-en-Velay, in Germania nella bassa Sassonia nella chiesa di Hildesheim, in Belgio ad Anversa, ma anche a Calcata in provincia di Viterbo.
In quest'ultimo Comune la leggenda vuole che nel 1527 fu catturato un lanzichenecco che aveva preso parte al sacco di Roma, e depredato il Sancta Sanctorum. Imprigionato nel paese, avrebbe nascosto il reliquiario contenente il santo Prepuzio nella sua cella, dove sarebbe stato scoperto solo nel 1557.
Al santo Prepuzio come sono stati attribuiti eventi miracolosi in vari momenti della storia. Nell'abbazia di Coulombs, secondo una credenza locale, il santo Prepuzio li conservato aveva il potere di curare la sterilità delle donne e di assicurare una gestazione e parto senza problemi alle donne incinte. Per questo motivo nel 1421, Caterina di Valois, mentre era incinta, si fece portare da suo marito Enrico V d'Inghilterra il Santo prepuzio. Re Enrico fu talmente convinto di aver goduto di benefici dalla reliquia da mostrarsi riluttante a restituirlo dopo la nascita del figlio, il futuro Enrico VI d'Inghilterra.
Invece secondo le storie legate all'abbazia di Charroux, fu Carlo Magno ad aver donato il santo Prepuzio ai monaci. Si racconta che all'inizio del XII secolo, la reliquia fosse portata in processione a Roma, affinché Innocenzo III ne verificasse l'autenticità, ma egli si rifiutò fermamente di riconoscerlo. Questa reliquia legata all'abbazia di Charroux, andò perduta, ma ricomparve quando un operaio che lavorava nell'abbazia, nel 1856, dichiarò di aver trovato il reliquiario nascosto in un muro. La riscoperta portò a uno scontro teologico tra Calcata, che venerava ormai il prepuzio da centinaia di anni, e Charroux.
Originariamente, la storia della reliquia romana vuole che fosse stata consegnata a papa Leone III il 25 dicembre 800 da Carlo Magno in occasione della sua incoronazione. L'imperatore l'avrebbe ricevuta da un angelo mentre pregava presso il santo Sepolcro. Un'altra versione ritiene invece che il prepuzio sarebbe un dono di Irene di Bisanzio (Basilissa dei Romei - Imperatrice d'Oriente), ricevuto da Carlo Magno in occasione delle nozze. Comunque sia fu Leone III a collocarlo nel Sancta sanctorum della Basilica di San Giovanni in Laterano, insieme ad altre reliquie.
Un altro dei famosi prepuzi era conservato dal 1100 ad Anversa. La reliquia era stata comprata durante la prima crociata dal re Baldovino I di Gerusalemme. Ad Anversa avvenne un famoso miracolo poiché il vescovo, durante una messa, vide gocciolare di sangue il Prepuzio che tinsero i lini dell'altare. In onore di questo miracolo, fu edificata una cappella e si indissero processioni per il pezzetto di pelle e per la tovaglia; divenendo presto oggetto di culto e meta di pellegrinaggi.
Caroline W. Bynum, scrive in "Sacro convivio, sacro digiuno - Il significato religioso del cibo per le donne del Medioevo", Feltrinelli Editore, 2001 che il santo Prepuzio ha rivestito anche forti significati simbolici: per santa Caterina da Siena in quanto l'unione mistica con Cristo non era simboleggiata da un anello d'oro o d'argento, ma piuttosto dall'anello di carne del suo prepuzio.
Comunque sia nel 1900 la Chiesa vietò a chiunque di scrivere o parlare del santo Prepuzio, pena la scomunica (Decreto no. 37 del 3 febbraio 1900). Ancora nel 1954, la punizione fu trasformata in vitandi (persona da evitare), il grado più grave della scomunica, fu poi il Concilio Vaticano II a rimuovere dal calendario liturgico la festa della Circoncisione di Cristo.
Ma ormai i santi Prepuzi, andati per maggior parte persi durante la riforma protestante e la rivoluzione francese, anche se non più reliquia ufficiale erano diventati un simbolo mistico, tanto che in "Soffocare" è un romanzo di Chuck Palahniuk del 2001, il protagonista, Victor Mancini, viene convinto di essere stato clonato dal DNA del santo Prepuzio, e di essere quindi la reincarnazione di Gesù. Anche Umberto Eco in "Baudolino", in cui il protagonista mandrogno del romanzo inventa di aver visto il Santo prepuzio e il Santo ombelico a Roma, presso la corte di Federico Barbarossa.
Invece Voltaire, nel Trattato sulla tolleranza (1763), si riferisce ironicamente alla venerazione del Prepuzio come una delle tante "superstizioni" "molto più ragionevoli da adorare [...] piuttosto che detestare e perseguitare il proprio fratello".
Di reliquie strane e fantasiose potremmo scrivere per ore, ricordo solo ancora, per pura curiosità il santo Ombelico di Gesù, anch'esso conservato in Laterano. Questa dovrebbe essere la reliquia del cordone ombelicale di Cristo, una piccola parte di questa reliquia invece dovrebbe essere conservata nella chiesa di santa Maria del Popolo. Un altro ombelico era conservato a Châlons-en-champagne, in Francia, ma nel 1707 si racconta che il vescovo locale lo distrugge, avendo stabilito che fosse un falso. Anche in questa storia centra Carlo Magno, che l'avrebbe ricevuta in dono dal Irene di Bisanzio e donata al Papa, mentre un pezzo consegnato al vescovo di Châlons-en-champagne.
Sopra l'altare della cappella di S. Lorenzo vi è l'iscrizione: Non est in toto sanctior orbe locus ("non esiste al mondo luogo più santo di questo” per indicare l'importanza delle reliquie ivi contenute.
Ora devo recarmi sotto l'obelisco posto il più alto di Roma che si erge in piazza san Giovanni in Laterano, posto proprio di fronte alla scala Santa. Fu realizzato in granito rosso e sicuramente estratto dalle cave di Aswan. L'obelisco, è alto 32,18 metri, anche se, originariamente, l'altezza doveva essere maggiore, poiché nel XVI secolo, quando fu nuovamente eretto fu abbassato di circa 1. metro. La parte superiore dello stesso ossia la cuspide, oggi tronca, doveva essere rivestita da una lamina d'oro.
Fu voluto dal faraone Tutmosi III che lo fece innalzare nel cortile del tempio di Karnak. Alla sua morte, l'obelisco ancora anepigrafo fu trasportato a Tebe, dove rimase abbandonato molti anni, fino a quando Tutmosi IV non lo fece innalzare alle spalle del Tempio di Amon.
Fu Augusto il primo a pensare di trasferirlo a Roma, ma le eccezionali dimensioni dell'obelisco lo fecero desistere. Non fu un'impresa facile, per Costantino, far trasportare i blocchi di pietra ad Alessandria dove fu fatta costruire un'apposita nave che potesse trasportarlo a Costantinopoli. Fu solo suo figlio Costanzo II, nel 357, a far portare l'obelisco a Roma. Arrivato ad Ostia, dapprima su una zattera e poi issato su robusti carri, fu con fatica trascinato fino al Circo Massimo e posto sulla spina dell'arena dove già si trovava l'obelisco Flaminio.
Venne ritrovato in tre pezzi nel 1587, ormai sepolto dal fango e da altri detriti, insieme all'obelisco Flaminio, e fu eretto nella sua attuale collocazione nel 1588 dall'architetto Domenico Fontana per volontà di papa Sisto V.
L'architetto Fontana innalzò l'obelisco con un nuovo basamento in marmo, pose una croce sulla sommità e i simboli araldici della famiglia di papa Sisto V, ossia Peretti.



Fine XIV parte.