Blog di Dante Paolo Ferraris

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Chiaroscuri nella città eterna (XVI parte)

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RomaScendo alla stazione Cavour della Linea B della metropolitana di Roma su via Cavour, nel rione Monti, a metà strada tra la Basilica di Santa Maria Maggiore e via dei Fori Imperiali.
Via Cavour fu voluta dal nuovo regno d'Italia come asse di collegamento tra la stazione Termini e i Fori imperiali, realizzata a partire dal 1880, fu l'occasione per edificare nuove grandi operazioni edilizie.
La via era realizzata tagliando e demolendo un area denominato quartiere Suburra, un vasto e popoloso quartiere situato sulle pendici dei colli Quirinale e Viminale fino all'Esquilino.
Poiché la popolazione della parte bassa del quartiere viveva in condizioni miserabili, il termine suburra è ancora, nel linguaggio comune, per indicare un luogo malfamato.
All'angolo della piazzetta dove c'è l'uscita della metropolitana trovi ancora l'emblema della Suburra. Era un quartiere densamente popolato fin dai tempi della Roma Antica, ricco di case torri nel medioevo, poi lentamente degradato fino a quanto dapprima la realizzazione di via Cavour e di via degli Annibaldi alla fine del XIX secolo, mentre le demolizioni degli anni trenta del XX secolo per la costruzione della via dell'Impero (oggi Via dei Fori Imperiali) hanno cancellato tutta l'edilizia civile e religiosa che nei secoli s'era sovrapposta.
Se si percorre via Cavour si possono leggere ancora oggi, sui portoni di molti palazzi, gli anni di costruzione dei palazzi della nuova via Cavour che si situano tra il 1884 e il 1910. Il terreno era costituito da una valle piuttosto ripida e dislivellata che fu in quegli anni livellata con pendenze regolari.
Per raggiungere l'obelisco dell'Esquilino, transito vicino ad importati palazzi, come l'eclettico palazzo Guerrieri al civico 108, realizzato nel 1888, oppure palazzo Giorgioli via Cavour 104 costruito tra il 1883 e il 1888 ad opera di Carlo Maria Busiri Vici. Questo è un tipico esempio di edilizia protoumbertina. Destinato sin dall'inizio per locali commerciali al piano terreno, e sopra in abitazioni in affitto per la nuova borghesia.
Ormai giunto in piazza dell'Esquilino, il termine deriva da quello del castra degli equites singulares (guardia imperiale a cavallo) che avevano la loro caserma nei pressi dell'attuale via Tasso (Castra Priora equitum singularium ). Retrostante a piazza di Santa Maria Maggiore, si trova quasi alla sommità di una delle cime del Colle Esquilino, l'antico Cispio, e qui è ospitato al centro un obelisco romano realizzato probabilmente all'epoca di Domiziano ad imitazione degli obelischi egiziani. Con il gemello che si trova attualmente in Piazza del Quirinale, ornava l'ingresso del Mausoleo di Augusto. Ritrovato abbandonato e in 4 pezzi nei pressi della Chiesa di San Rocco in via di Ripetta, nel 1527 fu qui eretto nel 1587 per ordine di papa Sisto V e ad opera di Domenico Fontana. Ha un'altezza di 14,75 metri e con il basamento e la croce raggiunge i 25,53 metri.
L'obelisco dell'Esquinino detto anche Obelisco Liberiano, venne innalzato dietro alla Basilica dopo aver demolito piccole casupole e fatto spazio al piazzale, che doveva così anche facilitare l'accesso ai giardini della confinante e perduta villa Peretti Montaldo. Sulla sommità dell'obelisco fu posto lo stemma di casa Peretti, composto da monti, la stella, e la croce, fusi in bronzo. Papa Sisto V volle consacrare il monolito al Cristo, con l'epigrafe che si legge nella lapide alla base dell'obelisco che tradotta dovrebbe dire: "Cristo per l'invitta Croce dia pace al suo popolo, egli che volle nascere nel presepe al tempo della pace di Augusto".
Le altre iscrizioni presenti sui vari lati dovrebbero dire: "Io adoro Cristo Signore che Augusto vivente adorò nascituro da una Vergine, dopo di che egli non volle più essere detto Signore".
Sul lato che avrebbe dato sulla scomparsa villa Peretti Montaldo, ossia del papa Sisto V si legge: "con grande gioia vennero la culla di Cristo Dio vivente in eterno, io che triste servivo al sepolcro del morto Augusto". Sull'ultima facciata quella che da verso via Panisperna, tradotto dovrebbe esserci scritto: "Sisto V pontefice Massimo questo obelisco portato dall'Egitto e dedicato ad Augusto nel suo Mausoleo, in seguito abbattuto e spezzato in più parti, giacente sulla strada presso San Rocco, restituito nell'antico suo aspetto, comandò che fosse qui più felicemente eretto in onore della salutifera Croce. Nell'anno 1587, terzo del suo pontificato".
Per realizzare questa grande piazza, unita a piazza di santa Maria Maggiore non solo furono demolite molte case ma anche tre chiese; la Chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, detta "ad praesepe" che aveva annesso un antico monastero entrambi demoliti ai tempi di Papa Sisto V. Altra chiesa presente qui era la Chiesa di S. Alberto, annessa ad un ospedale per gli appestati, la chiesa pure in uno stato fatiscente rimase in piedi fino al secolo XVI. Ultima chiesa scomparsa era la Chiesa di San Luca, dovrebbe essere stata collocata dove ora si erge l'obelisco Esquilino.
Quasi nascosti tra gli alberi su lato destro provenendo da piazza santa Maria Maggiore c'è il busto di Bartolomè Mitre un uomo politico e Presidente dell'Argentina dal 12 aprile 1862 al 12 ottobre 1868, di professione traduttore. Costui tradusse la Divina Commedia di Dante Alighieri in lingua spagnola e l'Eneide di Virgilio, e di Manuel Belgrano, nome completo Manuel José Joaquín del Sagrado Corazón de Jesús Belgrano y Peri (1770 –1820), fu un generale argentino, economista e politico argentino. Ricordato soprattutto come il creatore della bandiera dell'Argentina. Questi busti di illustri personaggi argentini, sono collocati davanti al palazzo della Ambasciata Argentina.
Affacciato sulla piazza e posto in cima ad una monumentale scalinata si trova il prospetto posteriore della basilica di santa Maria Maggiore.
La papale basilica patriarcale maggiore arcipretale liberiana di Santa Maria Maggiore, conosciuta semplicemente con il nome di "basilica di Santa Maria Maggiore", è una delle quattro basiliche papali di Roma. L'edificio, comprese le scalinate esterne, costituisce area extraterritoriale a favore della Santa Sede. Non è territorio del Vaticano, come comunemente si crede, ma territorio italiano con il privilegio del diritto di extraterritorialità.
La basilica fu fatta erigere da papa Sisto III (432-440), che la volle dedicare al culto della Madonna la costruzione avvenne su una chiesa precedente. La tradizione vuole sia stata la Madonna apparendo in sogno a papa Liberio che suggerì che il luogo adatto per costruire una chiesa e dedicargliela gli sarebbe stato miracolosamente indicato. Il 5 agosto del 352 o del 358 d.C avvenne una nevicata che imbiancò l'Esquilino, papa Liberio ritenendolo il miracolo annunciato dalla Madonna, volle tracciare sulla neve il perimetro della nuova basilica.
Così il 5 agosto di ogni anno, in ricordo della Madonna della Neve, avviene la rievocazione del cosiddetto "miracolo della nevicata" e durante una suggestiva celebrazione viene fatta cadere dalla cupola della cappella Paolina una cascata di petali bianchi
Della basilica di santa Maria Maggiore, ricordo solo che vi è sepolto dal. 9 gennaio 1588 papa Pio V, dopo che le sue spoglie furono traslate dal Vaticano.
Lo voglio citare perché san Pio V, nato Antonio (in religione Michele) Ghislieri 17 gennaio 1504 1º maggio 1572), è l'unico piemontese, alessandrino, ad essere stato elevato al soglio di Pietro nei primi duemila anni di cristianesimo. La sua figura è legata alla famosa Battaglia di Lepanto. Fu canonizzato da Clemente XI il 22 maggio 1712.
Proseguo la mia passeggiata verso un l'ultimo obelisco che voglio vedere, e nel tragitto transito davanti a Palazzo Giolitti, che si trova sempre in via Cavour. Il nome di questo edificio del 1888, e a ricordo dello statista piemontese Giovanni Giolitti, che qui vi abitò. Lo statista raccontano le cronache, che quando ormai anziano usciva a piedi per la sua passeggiata era costantemente avvolto in una lunga palandrana nera (che gli attirò il nomignolo di «Palamidone», soprannome affibbiatogli da Casimiro Teja sul giornale satirico il Pasquino.



Fine XVI parte.