Blog di Dante Paolo Ferraris

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Una giornata alla mostra d'arte: Tamara de Lempicka

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Tamara de LempickaLa curiosità è tanta, sia per le recensioni lette, che per il mistero ed ambiguità che esprime la sua biografia.
Ed eccomi sul treno, in un assolato sabato di giugno, diretto a Torino a vedere la mostra dedicata a Tamara de Lempicka, di cui ho sentito tanto parlare.
Palazzo Chiablese che ospita la mostra è uno dei più bei palazzi della capitale subalpina, legato alla nobiltà sabauda e in questo scrigno d'arte hanno voluto creare una galleria in cui poter esporre le migliori opere d'arte esistenti, come la mostra dedicata a Tamara Rosalia Gurwik-Gòrska de Lempicka.
Si accede alla galleria da un ingresso posto sulla piazzetta reale. Dopo aver acquistato il biglietto d'ingresso e noleggiato un audio guida, finalmente entro a vedere la mostra.
Ad accogliere i visitatori, c'è uno dei più bei quadri dipinti dall'autrice, ossia la ragazza in verde del 1932. Essa rappresenta una seducente fanciulla, vestita da uno svolazzante abito verde che, più che copre, mette in risalto le sue forme ed in particolare i due piccoli e tondi seni, le mani indossano lunghi guanti bianchi, dello stesso colore il flessuoso cappello a larga falda che coprono dei rigidi boccoli biondi.
Sei obbligato a fermarti ad ammirarlo perché non solo anticipa quanto di meglio la mostra offrirà, ma anche perché questa immagine femminile esprime nella sua flessuosa posa una velata seduzione ed erotismo artificiale, dettato dalle linee dell'art déco.
Il quadro propone un modello femminile diffuso della moda dell'epoca (anni Trenta) che seduce e ti fa entrare nel mondo dell'alta borghesia di inizio secolo.
La vita di Tamara, artisticamente è ben definita e conosciuta, mentre molte ombre presenta la sua vita reale. Già il primo mistero riguarda data e luogo di nascita: non era certo nata nel 1902 come ella dichiarava, perché recenti studi fanno risalire la sua nascita al 1898/1899. Tamara ha sempre dichiarato di essere polacca nata a Varsavia, mentre dal certificato di matrimonio e quello di morte la dicono nata a Mosca.
La madre, Malvina Decler (o Dekler), era polacca di origine francese, il padre Boris Gurwik-Gorski, era un ricco ebreo russo. Di certo Tamara assimila la forte identità polacca della famiglia materna e il culto della nobiltà. Già in tenera età segue la nonna in giro per l'Europa, visitando Firenze, Venezia e Roma, ma anche Mentone e Montecarlo.
Il suo carattere estroverso ed esibizionista la porta, durante una festa in maschera organizzata dall'alta borghesia e aristocrazia di San Pietroburgo nel 1911, a presentarsi vestita da contadina polacca con un'oca al guinzaglio. In questa occasione incontra Tadeusz Lempicki, giovane e nobile avvocato di Pietroburgo, che sposerà due anni dopo. La loro sembra una vita tranquilla e brillante, finché nel 1917, dopo la rivoluzione d'ottobre, Tadeusz viene arrestato dalla Ceka - la polizia segreta bolscevica - per la sua militanza nelle file controrivoluzionarie. Tamara grazie alle sue relazioni, ottiene presto la liberazione del marito.
Tamara, di indole libertina, intanto che il marito era in carcere frequenta un diplomatico siamese che aveva conosciuto il giorno del matrimonio e con lui va a Londra e Parigi.
Insieme a Tadeusz, quando viene rimesso in libertà, si trasferiscono a Parigi dove conoscono diversi membri della famiglia reale Poniatowski, conducendo una vita mondana, per un periodo vivono in albergo, vendendo alcuni gioielli di Tamara. Poi si trasferiscono a Nizza.
Un altro mistero di Tamara è il luogo dove si sarebbe sposata, ella afferma che il matrimonio (di cui si conosce solo l'anno di celebrazione), avvenne nella cappella dei cavalieri di Malta a Pietrogrado. Ma Tadeusz risulterà negli anni successivi appartenere a una chiesa riformata olandese; forse il matrimonio fu celebrato con il rito civile, anche per le ascendenze ebraiche di Tamara. Forse, Tamara, si sposa quando era già in attesa di un figlio, perché l'unica cosa certa è che il 16 settembre nasce Marie Christine, chiamata civettuolmente Kizette.
Tamara si iscrive all'Académie de la Grande Chaumière e poi all'Académie Ranson e ancora segue i corsi di André Lhote dove può coltivare il suo talento di pittrice.
L'esuberante Parigi degli anni Venti l'accoglie in un clima che mescola l'alta società con le avanguardie cubiste, futuriste e le prime surrealiste. Un'atmosfera stimolante e libertaria che permette a Tamara di esprimersi al meglio con la sua pittura.
Molti sono i quadri dipinti negli anni Venti, presenti alla mostra, tra i quali la Ballerina russa (Danseuse russe) (1924-25) Due amiche (Deux amies) del 1924 che mi obbligano ad una lunga sosta ad ammirarli, proprio per le capacità pittoriche dell'artista a trasmettere forti sensazione, grazie ai giochi cromatici dei colori.
Iniziò a fare abitualmente uso di cocaina, per lavorare febbrilmente ai suoi quadri, e il suo ritmo di vita era tale da pregiudicare la convivenza familiare.
Non posso che concordare con quanto narratomi dall'audio guida che descrive il suo virtuosismo tecnico espresso soprattutto nelle nature morte, vedendone le opere esposte : come lo straordinario trompel'oeil del 1941 "La conchiglia", "Natura morta con cavolfiore", oppure anche "Natura morta con mandarini" del 1925 "Natura morta con gigli e foto", 1944, "Il Macinacaffè", 1941 e alcuni dipinti dedicati alle mani. Anche gli spaccati di interni della sua abitazione parigina o d'alberghi, come "Angolo d'atelier" (Coin d'atelier), del 1924, "Stanza d'hotel" (Chambre d'hotel), 1951 circa sono fantastici.
Certamente a Parigi ha avuto modo di conoscere e così anche da essere influenzata da, Thornton Wilder, Poiret, Isadora Duncan, Colette, Gide, Emile Aubry, René Crevel, Miklon, la scrittrice americana Natalie Barney, ma anche Marinetti. Fa spesso viaggi a Roma e Firenze con sua figlia Kizette, ovviamente alloggiando all'Hotel Excelsior in via Veneto. Espone i suoi quadri anche a Milano. Incontra a Gardone, D'Annunzio, tappa frequente nei suoi viaggi in Italia, dove tenta inutilmente di dipingere il ritratto di D'Annunzio al Vittoriale.
I ritratti fatti alla figlia Kizette tra le opere esposte, sono semplicemente bellissimi, "La comunicanda" e "Kizette al balcone". È impressionante come Tamara ritragga la figlia come un elemento celestiale nel primo e un po' pernicioso nel secondo. In "Kizette al balcone" (1927) la ragazzina ammicca con le gambe scomposte e il vestito corto. Un atteggiamento da Lolita che si trasforma ne "La Comunicanda" (1928) in un quadro devozionale. Per questo motivo molti critici vedono nella colomba bianca raffigurata ne "La Comunicanda" un doppio significato, ossia simbolo di purezza, tenerezza e amore per la religione cristiana e come l'uccello di Afrodite, dea dell'Amore. Tamara in questi dipinti manifesta tutta la sua ambiguità, benché magnifici non mi rappresentano certamente l'idea di maternità.
La sua ambiguità si dimostra anche nelle bellissime opere a carattere sacro, davanti alle quali non puoi non indugiare come la pittura "devozionale": dalla "Vergine col Bambino" del 1931, alla "Vergine blu" del 1934, "Maternità" del 1922, "La Messa" (La polacca) del 1933,al quadro preferito dalla Lempicka, "La madre superiora", molto bello che raffigura il volto della superiore di un convento, pare nel reggiano o nella vicinanza di Salsomaggiore Terme, località in cui l'artista si rifugia in un periodo di forte depressione. Il viso della anziana Madre superiora e carico di sofferenza, come se avesse racchiuso in sè tutti i patimenti del mondo, due piccole lacrime, come gocce o perle le scendono da due occhi afflitti. Lacrime che hanno per me un notevole carico di notevole umanità, mentre per i critici d'arte sono stato l'oggetto di pesanti critiche come quello dello statunitense Charles Phillips che parlerà di «emotività di bassa lega» e «lacrime di glicerina».
Guardare i quadri di Tamara e come sfogliare una rivista di moda, infatti la moda e il lusso sono il suo mondo. Tamara ha fatto anche l'illustratrice per alcune prestigiose riviste. L'abbigliamento delle sue modelle, quando sono vestite, vestono abiti desunti dalle collezioni di grandi stilisti. Ammirevoli le opere, da "Le confidenze" del 1928, alla "Sciarpa blu" del 1930, allo straordinario "Ritratto di Madame Perrot con calle" del 1931/1932.
La mostra presenta anche una ricchissima sezione di foto e filmati, realizzate per un'attività parallela svolta dall'artista fin dagli anni Trenta: quella d'indossatrice, immortalata dai massimi fotografi di moda, da madame d'Ora (Dora Kallmus) a Willy Maywald. Ecco che possiamo scoprire il volto di Tamara, una donna alta, bionda con i capelli voluminosi, occhi chiari e profondi, ciglia lunghe e sopracciglia fini quasi impercettibili per il loro biondo colore. Un viso ovale, marcato da un naso importante, lungo e adunco e labbra piccole ma carnose, ingrandite dal grande uso di rossetti di color carmio forte.
Durante la sua presenza a Parigi affitta un appartamento in rue Guy de Maupassant 5, come proprio atelier. La vita familiare è sempre più burrascosa, il marito Tadeusz non tollera le sue frequenti relazioni e scappatelle, l'uso di cocaina, le notti passate tra locali notturni, lesbici e bordelli. Dopo che si è riposata, riprende i pennelli con lunghe sedute di lavoro, ascoltando a tutto volume Wagner.
In molte opere, presenti alla mostra è raffigurata Ira Perrot, una vicina di casa con cui aveva iniziato una relazione sentimentale. Il marito e Kizette non rientrano fra le sue occupazioni e Tadeusz se ne va di casa e torna in Polonia, dove si innamora di Irene Spiess. Tamara implora il marito di tornare a casa, ma alla fine divorziano.
Ha una relazione con Suzy Solidor, all'epoca cantante a Boîte de Nuit, che appare in alcuni fotogrammi di un filmato girato nel 1932, conservato negli Archives Pathè, mentre Tamara la ritrae. Tra le sue frequentazioni c'è anche il chirurgo russo Sergeij Voronov, famoso negli anni Venti per i trapianti di testicoli, prelevati da giovani scimmie dapprima e poi da soggetti umani, allo scopo di ottenere ringiovanimento e longevità. Inizia a frequentare anche l'italiano e catanese Gino Puglisi, con il quale avrà una lunga relazione che durerà fino a dopo la seconda guerra mondiale.
Tamara ha un carattere forte, un fiero desiderio di indipendenza, una marcato carattere possessivo, ma dimostra anche tutte le debolezze femminili, dalla vanità all'orgoglio. La sua è una vita di lussi e agiatezze. I suoi quadri con modelle che indossano abiti griffati, monili e gioielli preziosi, ampi cappelli, tipici della moda frivola anni trenta. Quadri con modelle dalle gambe lunghe e vitini da vespa, sguardi languidi e labbra carnose. Benché molti suoi quadri sono stati criticati come quello il ritratto di madame Perrot, dipinta come icona del momento, con il vestito bianco quasi argenteo, i fiori abbinati, le unghie laccate o "La musicista" del 1933 raffigurano l'aspettativa di vita sociale della borghesia degli anni venti e trenta del secolo scorso. Anche "Le confidenze" (1928) è un quadro che parla, infatti sembra che le due amiche elegantemente vestite, con cappello cloche si raccontino segreti, magari solo pettegolezzi o intimità nascoste. Pare di sentirle bisbigliare, ciò mi stimola l'immaginazione ed attendo una risata civettuola.
Un'artista che ben rappresenta l'epoca in cui vive, soprattutto gli anni più fiorenti dell'art dèco, un fenomeno del gusto che interessò sostanzialmente le arti decorative, le arti visive, l'architettura, la moda. L'art déco è caratterizzata dall'uso di materiali come l'alluminio, l'acciaio inossidabile, lacca, legno intarsiato, pellami, ed ancora gioielli come quelli di Cartier, o gli abiti di Coco Chanel o della rivale Elsa Schiapparelli.
Tamara diviene l'amante del barone Kuffner, sostituendo la ballerina Nanà de Herrera a cui il barone aveva chiesto un ritratto a Tamara. Il barone è sposato con Sara Sarola, è proprietario terriero, ebreo, di nobiltà austro-ungarica con castello di famiglia a Dioszegh.
Nel febbraio 1933 muore di leucemia la moglie del barone Kuffner e nel 1934 Tamara lo sposa a Zurigo. La coppia non ha problemi economici e tra i due pare esistano accordi precisi, secondo i quali ognuno ha la massima libertà sessuale.
Il barone Kuffner nel 1939 organizza il trasferimento della sua collezione d'arte antica negli Stati Uniti, poi comunicano ad amici e stampa che vanno a New York per una mostra di Tamara e danno una grande festa. In realtà la coppia ha in programma di andare a l'Avana, transitando temporaneamente a New York. Raoul Kuffner era un esperto della produzione di zucchero, e il progetto era di chiedere l'immigrazione negli Stati Uniti attraverso una richiesta dell'Ambasciata americana dell'Avana, come "esperto in agronomia".
La stampa americana accoglie scettica le opere di Tamara, scriveranno di virtuosismo, ma non per questo riscuote il successo sperato. Con lo scoppio della guerra, e l'occupazione nazista della Polonia, Tamara e il barone rientrano dall'Avana a Miami, si recano a New York, dove iniziano le pratiche per far espatriare i figli, sia Kizette che Louisianne Kuffner, nata dal primo matrimonio del barone. A Lousianne Kuffner farà un bel ritratto nel 1939, un olio su tela presente alla mostra.
Alloggiano prima al Beverly Hills Hotel e poi prendono la casa di King Vidor a Coldwater Canyon. Tamara inizia a dare lussuose feste nella sua residenza. Conosce Greta Garbo che ne diviene il suo idolo, quasi ossessione. Tamara diventa un'artista molto famosa negli U.S.A i suoi quadri sono molto ricercati. Presenta sua figlia Kizette come sua sorella in quanto sono scappate insieme alla sorellastra, dalla Francia con documenti falsi e anche perché Tamara aveva dichiarato di non avere figli. S'inventerà successivamente che le due ragazze erano arrivate negli Stati Uniti per interessamento di Eleonora Roosevelt, alla quale ella avrebbe scritto.
Il "Sunday Mirror Magazine" del 6 aprile la definisce "la baronessa del pennello". La sua vita è sempre legata agli eccessi, tra feste e lussuriosi ricevimento, ha modo di conoscere grandi artisti come Salvador Dalí e Pavel Tchelitchew.
Come molti esuli russi era ossessionata dall'essere e tutti la credevano una mitomane. Invece la curatrici della mostra, Gioia Mori afferma di aver trovato i documenti che provano che Tamara fosse stata realmente spiata, e che ben tre spie l'hanno seguita a lungo!
Un fotografo del Kgb che le fece una serie di scatti, per esempio, un nobile russo immigrato in America, era una spia del Kgb, Nicola Orlof che firmò diversi ritratti di Tamara nel 1941. Un investigatore privato statunitense, su commissione del gallerista di Tamara per verificarne la situazione patrimoniale e comportamentale e la principessa Stephanie Von Hohenlohe, una principessa ebrea che collaborò con i nazisti e compagna del tedesco Fritz Wiedemann, nominato console generale del Reich in California.
Di quest'ultima è curiosa la vicenda, secondo le informazioni di Gioa Mori, sapere che il figlio della principessa, avuto con il marito, un tedesco con cui poi ha divorziato, si era innamorato di Kizette. Successivamente all'attacco giapponese a Pearl Harbor, la principessa viene arrestata dall'Fbi e internata in un campo sino al termine della guerra. Kizette invece si sposerà a Las Vegas con un geologo, Harold Foxhall, da cui avrà due figli.
Il marito il barone Kuffner, procede alla separazione dei beni e poi si spostano a vivere a New York comprando un appartamento duplex, nella 57a strada, con vista sull'East River, di sette stanze e tre bagni. La camera di Tamara è arredata con mobili Luigi XIV provenienti dal castello di Dioszegh. Una sala tappezzata di satin azzurro occupa due piani, con un soffitto alto sei metri e una scala per accedere al piano superiore. Le cornici degli specchi e i tavoli – provenienti dal castello e in origine dorati - sono stati dipinti di bianco, come belle foto sono esposte alla mostra dimostrano. La vita è comunque organizzata tra cocktail, feste e cene al ristorante.
Quando i Kuffner ottengono la cittadinanza americana, e partono per ripetuti viaggi in Europa: Parigi, Venezia, Zurigo, Capri, Pompei e Cannes ecc... All'inizio dell'autunno del 1961, il barone va in Austria a caccia, e il 3 novembre il maggiordomo annuncia a Tamara la morte del marito; avvenuta in nave, durante la traversata del ritorno, viene sepolto in mare. Tamara fa celebrare una messa, alla quale assistono anche Louisianne e Peter Kuffner: sarà l'ultima volta che Kizette incontrerà i fratellastri. Di Peter Kuffner è presente alla mostra un piccolo ritratto, strappato da un quadro più grande, incompiuto di Tamara, che l'artista invierà al figliastro.
Le mani dell'artista ormai tremano, e ed difficile immaginare come queste fossero state lo strumento della straordinaria carica comunicativa di Tamara. Il suo linguaggio pittorico molto suggestivo, le sue linee decise, i suoi colori accesi, un disegno tratto dai manieristi italiani, un cubismo addolcito, adatto al gusto borghese e una forte tecnica di illuminazione tratta, invece, dalla fotografia. Le sue opere assomigliano molto alla grafica, ai manifesti, tali da volere subito cercare il coinvolgimento immediato dell'ammiratore.
Nei visi, nelle vesti arricchite e nei suoi nudi ritratti dei suoi amanti, non traspare mai volgarità, ma la naturalezza dei movimenti e delle pose, come in "Nudo femminile" (1924), un dipinto pudico che nasconde la di colei faccia o in "Nudo con edifici" del 1930. "Nudo con vele", 1931, "La sottoveste rosa" e "La bella Rafaela", entrambi del 1927, mentre solo in "Nudo maschile" (1923-24) l'uomo posa con fierezza. Quasi volesse mostrare una sensualità pudica femminile contro una sfrontatezza maschile.
La bisessualità per Tamara non è un tabù, l'ha sempre manifestata come ogni sua eccentricità che l'hanno caratterizzata per tutta l'esistenza, un concentrato di sensualità sfrontata. Tamara, l'artista salottiera che ama provocare, sa come far parlare di sé e godersi la vita momento per momento.
Infatti la mostra si conclude con due aspetti delle visioni amorose di Tamara. Sembra che la curatrice abbia voluto affrontare il tema della coppia: da quella eterosessuale ripresa dal "Bacio" di Hayez, alle coppie lesbiche dell'epoca. Infatti se da un lato campeggia lo splendido quadro "Il bacio" di Francesco Hayez del 1859 con i disegni di studio di Tamara su quel quadro diventato icona di tutti gli innamorati etero, dall'altro fa bella mostra il dipinto "Prospettiva "(Le due amiche) del 1923.
Quest'ultima opera che ritrae due donne nude, che sembrano inespressive invece raccoglie a mio pare tutte le anime di Tamara. Non vedo le due donne ignude non sono abbandonate su un telo verde, ma come davanti al sipario, al teatro della vita. Infatti lo sfondo è parzialmente una tenda e dall'altro, come se fosse una finestra che s'affaccia sullo sviluppo in crescendo della modernità costituito da una moderna città. L'artista sembra voler raccontare che l'amore, l'amore saffico qualunque sia, è sempre uguale, nonostante i tempi, la moda, i costumi mutino. Non trovo quindi nessuna contrapposizione tra amore eterosessuale o omosessuale.
Ormai anziana passa l'inverno a Cuernavaca in Messico, in una villa che poi venderà a Tres Bambus. Trascorre il tempo tra impegni mondani e disegnando i suoi vestiti, le sue condizioni di salute peggiorano di anno in anno è costante depressa per il disinteresse delle nipoti. Ripetutamente in ospedale, sia per un carcinoma alla lingua che per insufficienza cardiaca cronica, bronchite cronica e arteriosclerosi. Tamara è una persona molto sola. Nel 1977 esce un libro di Franco Maria Ricci, Tamara de Lempicka, (Franco Maria Ricci Editore, Parma), con un'introduzione di Giancarlo Marmori e un testo di Aélis Mazoyer, governante e pare amante di D'Annunzio, che racconta i retroscena della visita di Tamara al Vittoriale nel 1927. Qui racconta di Tamara che subì le avance del Vate, cioè "il profeta" cantore dell'Italia umbertina, e di come ella lo rifiutò. Nonostante Tamara avesse cercato in tutta la sua esistenza popolarità anche attraverso gli eccessi,questo la rese furiosa, e lo considerò come un insulto alla propria reputazione. In realtà, come tutte le cose passionali, il racconto scatenò la curiosità, anche morbosa, della stampa internazionale.
Ha ricevuto un altro brutto colpo quando il marito di Kizette muore per carcinoma. Tamara offre alla figlia la possibilità di andare a vivere con lei a Cuernavaca, donandole la villa. Kizette non accetta e non vuole Tres Bambus, il nome della casa di Cuernavaca, ma denaro. Tamara il giorno stesso in cui muore il marito di Kizette vende la casa a Victor Contreras, con diritto di usufrutto a Tamara.
Muore nella notte del 18 marzo 1980, stroncata da difficoltà respiratorie: avrebbe dovuto dormire con la maschera dell'ossigeno, ma la trovarono senza.
Lascia per testamento del denaro all'infermiera, all'orfanotrofio Little Brothers e alla figlia. Il 27 marzo dopo la messa, Contreras che l'ha assistita quotidianamente e Kizette salgono su un elicottero spargono le ceneri sul vulcano Popocatepetl, secondo i suoi desideri.
A termine cosi la vita e la mia visita alla mostra, ad un'icona del 900. Le sue opere sono, considerate come il documento più fedele dello spirito del tempo degli anni Venti e Trenta. Non a caso i suoi più grandi ammiratori e collezionisti sono gente dello spettacolo come Madonna, Barbara Streisand, Angelica Houston e Jack Nicholson.
Lo sguardo penetrante come l'acciaio dell'artista bionda, con il profilo leggermente greco, mondana, emancipata, eclettica, poliglotta, determinata e anticonformista ma elegante ed affascinante, dalla personalità, inquieta, talvolta inafferrabile, mi ha affascinato come le sue opere, un'artista che seppe far convivere il glamour tra moda e rigido convenzionalismo.
Esco dalla mostra soddisfatto per aver incontrato una donna che sapeva gestire il tempo, una donna ancora oggi, se vivente, sarebbe terribilmente sull'onda della modernità e della provocazione.