La catastrofe, considerata la peggiore nella storia del paese, ha distrutto edifici emblematici come il Palazzo Presidenziale e la sede del Parlamento oltre a ospedali e scuole.
Ad oggi sia il governo che i parlamentari si riuniscono in luoghi provvisori, come uffici doganali o casermette.
Dicono che il maestoso edificio del Palazzo nazionale, superba e bianchissima costruzione simbolo della nazione haitiana, si sia sbriciolato in pochissimo tempo. Un emblema che era anche il paradosso di una terra d'enorme povertà che brillava con lo stile del regale Petit Palais di Versailles.
Gli Haitiani dicono che ci sono voluti 5 anni per costruirlo ma meno di un minuto per distruggerlo.
Il palazzo nazionale era stato inaugurato nel 1918 su progetto di Georges Baussan, famoso architetto haitiano che realizzò i suoi studi nella Ecole d'Architecture di Parigi. Già nel 1912 una bomba aveva distrutto il primo edificio nazionale, durante un attentato al Presidente Cincinnatus Le Conte.
Il candido edificio a tre cupole fu realizzato su modello della Casa Bianca di Washington, benché costruito con i precetti dell'architettura francese ed ora due cupole sono implose ed una è caduta in avanti.
Haiti era già stata scossa da altri terribili terremoti: quello del 1842 in particolare fece crollare i due principali simboli culturali ed architettonici del paese e cioè una parte della fortezza La Cittadelle e quasi tutto il Palazzo Sans Souci a Cap-Haïtien, nel nord dell'isola. Dopo 168 anni (2010) il peggior terremoto mai registrato ha distrutto altri due edifici simbolici: la Cattedrale di Port au Prince ed il suo Palazzo nazionale.
Nella capitale ci sono circa 477 accampamenti improvvisati, con oltre 500 mila persone rimaste senza tetto, come ha dichiarato OIM. (Organizzazione Internazionale di Migrazione). Il governo intende (Antoine Bie-Aime, Ministro degli Interni) realizzare una grande operazione di spostamento della popolazione accampata in città, verso aree aperte esterne alla città o quantomeno non centrali, realizzando accampamenti di 10 mila persone. Questi nuovi homeless non hanno tutti accettato con benevolenza tale decisione perché la paura maggiore è quella di perdere i pochi beni salvati e serpeggia tra il malumore dei sopravvissuti il timore di sempre della speculazione edilizia. Discorsi già sentiti nel recente terremoto aquilano.
Risuonano tra gli sfollati dei campi le promesse fatte da Ban Ki-Moon, segretario generale delle Nazioni unite (ONU): "Abbiamo tre priorità: la prima è continuare ad offrire aiuti umanitari, la seconda garantire la sicurezza e stabilità ad Haiti e la terza cominciare la ricostruzione".
Esperti statunitensi affermano che decine di migliaia di bambini haitiani hanno riportato ferite, dato confermato anche dalle maggiori agenzie umanitarie come l'Unicef, e i problemi fisici maggiormente presenti sono traumi addominali, ustioni, fratture ma anche situazioni asmatiche e stati d'ansia che vanno ad aggiungersi all'ancora maggior trauma psichico subito dai fanciulli che hanno perso i propri genitori o fratelli ed amici di gioco o di scuola.
Le tante le persone che cercano ancora i propri morti, l'immagine dei cadaveri distesi lungo le strade,le mani nude che scavano tra le macerie sono vivi ricordi di una popolazione che vive accampata in strutture provvisorie che una semplice folata di vento può sradicare. In più la totale mancanza di comunicazioni ed il collasso delle infrastrutture del paese più povero dell'emisfero nord hanno reso più difficili le operazioni di assistenza e salvataggio,
La morte del vescovo di Port au Prince, monsignor Joseph Serge-Miot, il cui corpo è stato ritrovato tra le macerie dell'arcivescovado ed il crollo della cattedrale episcopale hanno creato un vuoto nelle speranze di riscatto della popolazione, venendo a mancare una delle principali guide spirituali della comunità.
La religione cattolica è per Haiti religione di stato come il Vudu e i riti professati hanno molti punti di contatto, sopratutto nel sincretismo tra i loa e i santi cattolici.
Anche la scomparsa di Hedi Annaba, capo del contingente ONU presente in Haiti, oltre a quella di molti funzionari del MINUSTAH, ha creato un vuoto nel coordinamento delle operazioni di soccorso internazionali,. I primi soccorsi sono arrivati subito da Venezuela, Cina, Stati Uniti, Brasile, Cuba, Cile, Spagna, Francia, Canada e a seguire da altre nazioni,ma questo sforzo mondiale è iniziato spontaneo e disorganizzato proprio per la scomparsa di punti di riferimento presenti ad Haiti e solo con il tempo si è raggiunto un sufficiente coordinamento, soprattutto grazie al ruolo che le Nazioni Unite hanno giocato nel costruire dei punti di contatto.
Circa il 95% degli abitanti è di origine africana, mentre il resto della popolazione è formata da mulatti, mediorientali e qualche raro caucasico. Nella piccola città di Cazales dicono che vi sono molte persone di pelle scura con gli occhi azzurri che ballano e cantano al ritmo di musiche polacche; essi dovrebbero essere i discendenti di un reparto polacco che nel 1802 disertò dall'esercito napoleonico rifugiandosi nelle campagne e ciò dimostra come degli antichi Arawak e dei Taìnos, popoli precolombiani amerindi, sia rimasto veramente poco.
La classe dominante del paese (commercianti e proprietari terrieri) è formata da mulatti, frutto delle unioni tra schiavi africani e i francesi proprietari delle piantagioni e ciò spiega come la religione Vudu sia così seguita nell'isola. Per ben tre secoli ad Haiti furono segregati schiavi provenienti dal Dahomey (attuale Benin), dal Congo e dall'Africa occidentale e centrale che hanno portato con sé le proprie tradizioni e la loro fede che li aiutava a superare le immense tribolazioni.. La storia ci racconta che l'evento scatenante del movimento di indipendenza dallo schiavismo e dai colonizzatori francesi avvenne proprio nel 1791 dopo una cerimonia vudu africana officiata dallo schiavo Boukman. La leggenda dice che sacrificò un maiale e che bevve il suo sangue per formare un patto con il diavolo, promettendo di servire gli spiriti dell'isola per 200 anni in cambio della libertà dai francesi. La ribellione degli schiavi iniziò il 22 agosto 1791 e dopo 13 anni di conflitto essi ottennero l'indipendenza. Il 1 Gennaio 1804, venne dichiarata ad Haiti la prima repubblica nera indipendente e una statua di ferro raffigurante un maiale venne eretta a Port-au-Prince per commemorare "l'accordo Boukman".
La cacciata di tutti i bianchi dall'isola durante il regno di Dessalines, privò il neonato Stato caraibico dell'autorevolezza dei missionari cattolici che vennero sostituiti dai prêtre-savanne i quali officiavano i sacramenti senza avere mai ottenuto gli ordini sacerdotali. Ciò da un lato consentì che rimanesse desto il messaggio cattolico, dall'altro favorì lo sviluppo di una religione sincretista che alla religione cristiana affiancò la tradizione africana ma anche la simbologia massonica dei proprietari delle piantagioni, eredità francese dell'epoca Bonapartista.
Tale forma di religione fu osteggiata in tutto l'Occidente ed in particolar modo la filmografia hollywoodiana produsse una serie di pellicole denigratorie, e si diedero alle stampe vari romanzi basati su inverosimili racconti di streghe, stregoni, sacrifici di bambini e spilloni vari.
Ciò portò il paese ad una grande intolleranza verso questi riti afro e per decenni continuò la caccia alle streghe, dapprima spalleggiati dai vari governi filoamericani e non osteggiati dalla chiesa cattolica tradizionale ma in seguito furono molti i cattolici più progressisti che cercarono maggior convivenza tra le due religioni. Nel 1987 fu garantita la libertà di culto e nel 2003 il presidente Aristide dichiaro il Vudù religione ufficiale di Haiti insieme al cristianesimo.
Haiti aveva già prima del terremoto oltre 3 milioni di analfabeti su una popolazione di circa 9 milioni di abitanti e la catastrofe ha bloccato la campagna di alfabetizzazione a cui dal 1998 collaboravano 25 cubani attraverso un accordo tra gli stati caraibici ed ora l'intenzione è di proporre il programma ai dipartimenti più danneggiati dal sisma.
Fine III parte.