Transitiamo per la frazione Castelletto di Momo, anticamente posta su un rilievo denominato Monteggio; questo insediamento, certamente preromano era posto a controllo del guado sul Terdoppio. Qui vi fu edificato un castello, documentato nel 1337, collocato di fianco alla chiesa di Santa Maria Assunta.
Entriamo nell'abitato di Momo, Comune del novarese posto ai confini del terrazzo fluviale del torrente Agogna. Il suo particolare nome, forse deriva dalle origini stesse del piccolo borgo. Infatti il primo insediamento umano conosciuto in questo luogo è sicuramente preromana e potrebbe essere di origine celtica, ma è anche certa la sua straordinaria posizione geografica all'incrocio tra la via Settimia che da Novara, attraverso il Cusio, conduceva ai passi alpini e la medioevale strada pedemontana che collegava il porto sul Ticino a Oleggio con il guado sul Sesia a Carpignano. In epoca romana, l'area del terrazzo dell'Agogna fu soggetta a centurazione con il frazionamento dei terreni che favori l'insediamento di nuove famiglie e lo sviluppo agricolo. Da questi insediamenti può derivare il nome del borgo, forse dal nome gentilizio Mummio, Console romano. Il primo documento che richiama Momo è datato 7 agosto 892 e tratta di una permuta di terreni tra il Vescovo di Novara, Liuterio e tale Cuniberto. Invece è del 1087 la prima citazione di un castello, anche se la sua costruzione è sicuramente precedente. In paese era presente una celebre famiglia novarese, i Capitanei poi divenuti Cattaneo di Momo, detti anche i Cazzaguerra. Tra il 1132 e il 1133 il castello ospitò l'imperatore Lotario II. Nel 1154 il castello e Momo erano controllati dai milanesi che miravano ad espandere i loro possedimenti oltre il Ticino. Con la prima discesa in Italia dell'imperatore Federico Barbarossa il castello di Momo venne distrutto. Con l'ingresso del Comune di Novara nella Lega dei Comuni lombardi, quello che era rimasto del castello tornò di proprietà dei Cattaneo che lo riedificarono. L'attuale chiesa parrocchiale, un edificio del XVII secolo, sorge sopra un precedente edificio religioso dedicato a Santa Maria che era collocata all'interno del castello. Lo sviluppo di Momo venne rallentato ed addirittura fermato durante le pestilenze del 1339 e del 1347, nonché dal conflitto tra i Visconti e il Marchese del Monferrato, trasformando ripetutamente Momo in un accampamento per soldati di ventura.
Anche il secolo XVII, segnò per il piccolo borgo, un periodo nefasto a causa della carestia e della pestilenza, dimezzandone la popolazione. Momo inoltre fu più volte coinvolto nel passaggio di truppe spagnole, francesi, piemontesi e austriache durante la guerra di successione spagnola e quella austriaca. Nel 1799, durante le guerre napoleoniche, le truppe cosacche del generale Suvarov si accamparono in paese ed alloggiati nella chiesa di San Martino, diedero luogo ad un sanguinoso litigio con numerosi morti. Da allora la chiesa fu definitivamente chiusa e poi parzialmente trasformata in abitazione privata. Nel 1931 i comuni di Agnellengo e Alzate furono uniti in quello di Momo.
Parcheggiamo i nostri calessini vicino alla chiesa parrocchiale della Natività di Maria, edificata sull'antica chiesa romanica del castello detta "Santa Maria in Castrum Vetus" più volte ampliata e ristrutturata, infatti la facciata è degli inizi del XX secolo e il campanile è stato ricostruito negli anni trenta dello stesso secolo. Entriamo silenziosamente, nella chiesa non c’è nessuno e l'illuminazione è quasi totalmente assente, ciò non ci impedisce di ammirare una chiesa a tre navate con volte a crociera costolate e stucchi barocchi. Al suo interno sono conservati i Corpi Santi dei patroni San Zeno e Santa Tecla. La storia di queste due reliquie è abbastanza avventurosa. Infatti nel XVI secolo, tale Giovan Battista Cavagna o meglio Giobatta Cavagna, nato a Momo da una modesta famiglia di contadini, va in servizio a Roma nel palazzo di Gerolamo Mattei, Cardinale della Curia romana. Egli volle portare nel suo paese natio dei corpi di santi che avessero testimoniato con la loro vita la fede in Cristo. Con notevole spirito d'iniziativa, ottiene dai prefetti delle catacombe di prelevare alcuni Corpi Santi. Nel luglio del 1602, i corpi santi arrivano a Novara e vengono consegnati al Vescovo, il venerabile Bescapè. Due di questi corpi, quelli di Santa Tecla e Zeno dovevano essere successivamente traslati nella parrrocchia di Momo per essere venerati. Il Cavagna, su ordine proveniente da Roma, viene arrestato a seguito di alcune voci calunniose fatte correre sul suo conto. Solo con l'intercessione del Vescovo di Novara che invia a Roma il suo vicario, il Cavagna viene rilasciato. I corpi di questi Santi rimasero a Novara molti anni e solo nel 1615, quando il Vescovo Bescapè si recò a Roma per la canonizzazione di San Carlo Borromeo, suo maestro, ottenne dal pontefice Paolo V, l'autorizzazione a distribuire i corpi dei martiri nelle varie chiese novaresi, purché non si organizzasse nessuna solenne cerimonia. Giunsero così il 15 novembre 1615 le reliquie di San Zeno e Santa Tecla a Momo.
Ma il piccolo borgo ha tante altre cose da mostrare, come a Linduno, attualmente un piccolo gruppo di cascinali posti a sud - est di Momo, nelle vicinanze del torrente Terdoppio. Al centro del piccolo borgo si trova una piccola chiesa o oratorio dedicata a Santa Maria, un elegante monumento di arte pittorica lombarda del XII secolo con affreschi tre-quattrocenteschi. In una precedente visita a Momo ebbi modo di visitare la preziosa chiesa o oratorio della Santissima Trinità, edificata fuori dal centro abitato in direzione Borgomanero. Questa è una costruzione piccola e rustica con al suo interno un vasto ciclo di affreschi del XV e XVI secolo. Posta sull'antica via Francigena, fu tappa di molteplici pellegrini. Da semplice cappella per sosta dei viandanti si trasformò nei secoli in chiesa a navata unica. Per tutto il Seicento e il Settecento a custodire la chiesa furono degli eremiti che vivevano di questua e di quello che gli offriva la natura.
Fine IV parte.