Il Santuario è in una rinomata località di villeggiatura: intorno ad esso vi è la possibilità di brevi passeggiate ma anche impegnative escursioni, per gli sportivi vi sono a disposizione diverse impianti; dal semplice gioco di bocce al campo di pallavolo, basket e calcetto. Ma io sono più interessato alle scoperte culturali e storiche del luogo, magari arricchiti da buoni prodotti tipici locali da degustare.
Mentre percorro le splendide e tortuose stradine di montagna costeggiate da boschi di betulle, ripercorro la storia del santuario che risale al principio del XVII sec. Fu il parroco di Graglia, Don Andrea Nicolao Velotti che volle realizzare ad imitazione di quanto realizzato a Varallo un secolo prima, un Sacro Monte. Pensò di trasformare in "Calvario" il colle di San Carlo come se fosse "La nuova Gerusalemme". Un progetto imponente con un tempio di notevoli dimensioni e ben cento cappelle con scene di vita di Gesù rappresentate con statue a grandezza naturale. I lavori, iniziati nel 1616 procedettero però a rilento, iniziando a costruire in località Campra, poco fuori dal paese, un oratorio dedicato alla Madonna della Neve (1628 circa) e sul colle di San Carlo a 1028 metri, un omonima cappella dedicata al santo (1616), che rimarrà incompiuta e molto ridimensionata rispetto al progetto iniziale ed alcune cappelle dedicate alla Passione e alla morte di Cristo. A metà strada tra le due località, in un poggio proteso sulla valle dell'Elvo e sulla Serra venne realizzato un imponente santuario dedicato alla Madonna di Loreto, sul luogo dove già sorgeva una cappella dedicata alla Madonna. Il Velotti era da tempo scomparso, ma grazie anche all'interessamento del Duca Carlo Emanuele II il santuario venne edificato tra il 1659 ed il 1760.
Venne così costruito un grandioso tempio, con annesso un ricovero per pellegrini. A quest'opera lavorarono celebri architetti subalpini come Bernardo Antonio Vittone e Pietro Arduzzi.
La benedizione della prima pietra ebbe luogo il 20 settembre 1659. A causa delle rovinose guerre di quei tempi la costruzione del tempio subì lunghissime soste. Fu poi il celebre architetto Bernardo Antonio Vittone che completò la struttura. Ben poche furono le cappelle che poi effettivamente furono realizzate.
Sono ripetutamente obbligato a lunghe soste sulla strada che mi conduce al santuario, in quanto percorsa in senso opposto da mandrie e greggi che si recano al pascolo.
Parcheggio la mia auto proprio di fianco alla maestosa chiesa che è ampio e ben tenuto. Munito di una piccola guida storica e di macchina fotografica inizio ad aggirarmi intorno al santuario. La grandiosa facciata è incompiuta nella parte superiore ed è realizzata in cotto.
La chiesa è a pianta a croce greca 42 x 32 metri, culminante nella cupola ottagonale alta 38 metri.
Entrato in Basilica, la visita inizia proprio dalla sua cupola ortogonale, decorata con finte prospettive nel 1870 da Fabrizio Galliari. L'altare maggiore è in marmo policromo del luganese Antonio Catella. Sull'altare il bel quadro raffigurante la Santa Casa trasportata dagli angeli, sormontata dalla Madonna col Bambino; in basso sono raffigurati San Carlo Borromeo e il Beato Amedeo di Savoia
Le tele degli altari laterali, opera del pittore bergamasco Mauro Picinardi raffigurano: a sinistra il Transito di San Giuseppe; a destra invece sono raffigurati San Gerolamo e Santa Paola.
A lato dell'altare maggiore è visibile la Cappella della Madonna di Loreto con un notevole statua lignea verniciata in nero a somiglianza della Vergine di Loreto. Questa cappella è il luogo più venerato della chiesa, dove la taumaturgica immagine della Madonna Lauretana con il Bambino Gesù è meta delle visite e delle preghiere di numerosi pellegrini. La statua della Vergine col Bambino risale al 1620 ed è opera di un anonimo scultore torinese. La Madonna è avvolta in un prezioso mantello celeste con tunica ricamata in oro, argento e seta. Posto all'ingresso un ex voto alla Vergine Lauretana degli abitanti di Graglia, in ringraziamento per la scampata pestilenza.
Uscito dalla chiesa nel cortiletto della Madonna, ammiro le due artistiche meridiane e lo splendido "burnell" (fontana) in pietra, dal quale mi disseto con le sue fresche acque. Mentre mi accingo a visitare anche le quattro cappelle del sacro Monte annesse al santuario, alzando gli occhi vedo un figuro che mi osserva da una finestra del primo piano della Basilica, ma è solo una statua posta al suo interno e che pare osservare i viandanti. Le cappelle sono state recentemente restaurate furono edificate tra il 1664 e il 1684 e sono dedicate alla Nascita di Cristo e all'Adorazione dei Magi, con statue in terracotta policroma opera della statuario Francesco Pozzi e alla Presentazione di Gesù al Tempio e alla Circoncisione, con opere queste ultime dello statuario Carlo Pagano e del pittore Prospero Antonio Placco, autore anche dei dipinti che ornano le pareti.
La luce del sole è perpendicolare e lo stomaco inizia a borbottare, segno che devo allietare oltre allo spirito anche lo stomaco, accedo così al ristorante del santuario di Graglia. I locali sono ricavati all'interno del santuario, l'arredo datato rievoca antichi fasti, con mobili in legno, preziosi affreschi sulle soffitta, antiche tele dipinte alle pareti, ampi finestroni che lasciano entrare una calda luce. Riproduzioni di antiche stampe di Biella e di Comuni del biellese alle pareti. Tavole imbandite con tovaglie bianche impreziosite da merletti. Un pranzo leggero ma a cui non ho fatto mancare nulla, dagli antipasti caldi biellesi e piemontesi, gnocchetti verdi al maccagno, stufato di carne alla birra Menabrea e un delizioso dolce alle castagne.
Dopo il lauto pasto, per smaltire qualche caloria m'avvio a piedi, per la verità non è molto distante, verso la partenza del sentiero che dal Santuario di Graglia conduce alla chiesa di San Carlo.
In questo luogo si può essere protagonisti di uno dei fenomeni acustici più affascinanti che si conosca. Da un punto opportunamente segnalato e rivolgendosi verso il Santuario, è possibile udire l'eco della parola gridata dopo una frazione di secondo; la particolarità è che qui si può alzare la voce e formulare una parola di undici sillabe, infatti provo subito a urlare precipitevolissimevolmente. Ed è fantastico il ritorno leggibile della propria voce. Esiste solo un altro "Eco endecasillabo" nel mondo, in una zona del Grand Canyon, negli Stati Uniti.
Dopo questa divertente esperimento, riprendo l'auto per proseguire la visita e recarmi alla chiesa di San Carlo, passando davanti agli stabilimenti di imbottigliamento dell'acqua Lauretana
La sorgente dell'acqua minerale Lauretana venne scoperta casualmente oltre mezzo secolo fa da Teresio Rossello mentre camminava in montagna in località Caruzza. Assetato, si rinfrescò ad una fonte e provò da subito un'appagante leggerezza, analizzata l'acqua si volle costruire un impianto d'imbottigliamento.
Il primo stabilimento fu costruito a circa 850 metri di altitudine nei pressi della fonte e l'attività di imbottigliamento iniziò nel 1965 e l'acqua commercializzata fu denominata Lauretana.
Superato lo stabilimento, dove in un ampio parcheggio situato a ridosso dello stesso, sono parcheggiati diversi autoarticolati carichi dello prezioso oro blu del biellese, come venne soprannominata l'acqua della fonte Lauretana, continuo a salire in auto su per la montagna. Rimango impressionato per la strada stretta e tortuosa che anche i "bestioni" degli autoarticolati devono fare per raggiungere lo stabilimento della Lauretana.
Presa la Strada provinciale n° 512 del Tracciolino che unisce il Santuario di Graglia al Santuario di Oropa, il percorso si fa più tortuoso e stretto. Le fronde delle betulle e di alti alberi creano una galleria verde che quasi con le fiancate dell'auto struscio. Un cartello, posto vicino ad un'altra fonte mi annuncia il parcheggio per raggiungere a piedi la chiesa di San Carlo.
Inizio lentamente ad attraversare il bosco su per la collina dove si erge la chiesa.
La chiesa di San Carlo fu iniziata nel 1616 e mai completata, nonostante ciò ha un fascino particolare, immersa nel bosco, affacciata su un altopiano che guarda l'intera valle dell'Elvo.
L'idea di fondare questa chiesa fu sempre di Don Velotti, ed era inserita all'interno del suo progetto di creare un Sacro Monte e questa chiesa che doveva rappresentare il punto culminante del percorso.
Si nota subito, nonostante la sua impressionante dimensione, sia la fatica che fecero nel costruirla con materiali poveri che la sua idea di sfarzosità che avrebbe dovuto avere se completata.
Con la sua morte, la costruzione del Sacro Monte e della chiesa vennero interrotte e nel 1660 il Vescovo in considerazione delle difficoltà a raggiungere la chiesa di San Carlo nonché delle cattive condizioni e delle altre costruzioni annesse, ordinò di demolire le due cappelle laterali e di tenere solo la chiesa, ma il suo ordine rimase disatteso, anzi furono costruiti i contrafforti per sostenere la struttura. Nel XVII secolo, la famiglia Crosa fece eseguire le riparazioni necessarie e con altri benefattori donarono gli arredi sacri. Nelle cappelle dentro ed intorno alla Chiesa furono poste delle statue, tant'è che nel 1655 il parroco di Graglia Don Agostino Dal Pozzo descrive la Chiesa come di bellissima architettura e coperta dalla cupola, con due cappelle laterali. La chiesa conteneva un suggestivo gruppo scultoreo con la Deposizione dalla Croce, distrutto durante l'ultima guerra come molti altri gruppi statuari e molti arredi sacri. La Chiesa, attualmente, rimane aperta soltanto in alcune particolari occasioni festive, durante le quali si celebra la Santa Messa. Di fronte alla chiesa sorge una costruzione in muratura a suo tempo pensata come abitazione per l'eremita e un punto d'accoglienza per pellegrini, ora è sede di un circolo privato.
Non posso che lentamente scendere verso l'auto e ormai stanco ma molto soddisfatto allontanarmi, avendo fatto una passeggiata immerso nella natura e nella storia.