Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Il mio Piemonte: Barbaresco

E-mail Stampa PDF
BarbarescoAnche se uscire di casa al mattino provoca ancora un sussulto per il freddo, tutte le mie titubanze per il clima si sciolgono con il raggiungere mano a mano che mi avvicino alle dolci colline delle Langhe, timidamente baciate da un sole invernale.
L'inverno è arrivato all'improvviso ed ha imbiancato le colline rendendo più suggestiva la mia visita a Barbaresco con il mio amico Matteo.
Barbaresco è un paesello abbarbicato su un dolce rilievo sulla sponda destra del fiume Tanaro. Posto a pochi chilometri da Alba, il borgo si profila come uno sperone che controlla da lontano il Monferrato astigiano. Già da lontano, la sua solida torre quadrata di avvistamento, simbolo di Barbaresco pare protesa quale inespugnabile baluardo sulla valle del Tanaro. Alcuni studiosi indicano che il toponimo del borgo derivi dalle frequenti scorribande dei saraceni o "barbareschi" che invasero ripetutamente le Langhe, altri invece ritengono che il nome derivi da barbarica sylva dove le antiche tribù celtiche si ritiravano per adorare il dio Tanaro.
Si trattava di popolazioni molto rudi e forti che diedero ai romani molto filo da torcere, ed è proprio su questo sperone che queste popolazioni avevano la loro foresta sacra dedicata ad una divinità denominata in celtico "Martiningen" che rappresentante la forza. Con l'arrivo dei Romani quest'area fu dedicata al dio della guerra Marte. Il primo insediamento romano fu denominato "Villa Martis", all'interno di questo primo nucleo abitato era presente una "taberna" ovvero una fornace di laterizi, infatti recentemente durante degli scavi furono ritrovate alcuni tegoloni romani. E' molto probabile che la presenza di questa "taberna" e la realizzazione della strada romana attraverso la Valle della Martinenga, svilupparono importanti traffici commerciali con la vicinissima Alba Pompeia.
Di certo è che il borgo da il nome ad un particolare vino, il Barbaresco, ottenuto da uve nebbiolo; infatti motivo della mia visita è anche l'acquisto di alcune bottiglie di vino. Parcheggiamo l'auto nella piccola piazzetta vicino al palazzo municipale. Sulla piazzetta vi è affrescato una enorme meridiana, questa decorazione muraria, realizzata dallo gnomista Lucio Maria Morra nel 1999 celebra la coltivazione della vite e la produzione del vino attraverso delle illustrazioni tratte dall'incunabolo, ossia un antico trattato di agricoltura "Ruralia Commoda" di Pietro de' Crescenzi. Sulla meridiana campeggia un'iscrizione latina che recita "Da laborem dabo fructus" (Dà il lavoro, daró i frutti). Oltre allo stemma araldico del Comune si puó ammirare tre funzioni gnomistiche diverse: il calendario stagionale, l'orologio a ore vere del fuso e la meridiana universale. Si possono trovare inoltre quaranta nomi di città del mondo che corrispondono ad altrettanti meridiani celesti, ovviamente con Barbaresco in posizione centrale. La vera peculiarità della meridiana è che quando l'ombra dello stilo passa sul nome di una città significa che in quel momento il quel luogo è mezzogiorno; A Barbaresco questo si verifica invece alle 12.30 circa. Prima di iniziare il nostro tour per il borgo, con Matteo ci rechiamo in un vicino locale bar-trattoria a scaldarci con un caldo caffè. Il locale ha un nome inglese, mi sarei aspettato invece un nome molto più piemontese, al suo interno, arredato modernamente, fanno bella mostra una serie infinita di bottiglie di Nebbiolo, Barbarersco e Barolo. La clientela ai tavoli seduta a pranzare è molto eterogenea e soprattutto proveniente da molte parti del mondo, svizzeri, tedeschi, giapponesi, coreani e francesi sono quelle che abbiamo potuto riconoscere. Ci colpisce una bottiglia di vino Barbaresco che messa tra le alte sfoggia sul cartellino un prezzo per poche tasche, non sicuramente le mie. Dopo esserci scaldati con il caffè e potuto vedere e commentare una bella esposizione di bottiglie di vino, ci rechiamo nella vicina chiesa di San Donato. La chiesa dalla facciata ottocentesca era forse anticamente la chiesa parrocchiale, fino a quando non fù edificata la nuova chiesa parrocchiale dedicato a San Giovanni Battista che ne è il santo patrono. La chiesa di San Donato era già citata nel 1219 nel Rigestum Comunis Albe ed aveva annesso il cimitero. Con l'apertura al culto della nuova parrocchiale nel 1730, la chiesa di San Donato divenne sede della Confraternità dei Disciplinati. La chiesa già da tempo in disuso e sconsacrata, venne venduta dalla Curia vescovile e trasfomata nel 1986 in una vera e propria "cattedrale del vino", diventando l'enoteca regionale del Barbaresco con oltre 160 etichette, rappresentanti le quasi 110 aziende vitivinicole della zona. Saliti la gradinata accediamo al tempio del vino, l'ex chiesa si presenta ad aula unica, al posto dell'altare maggior fa bella mostra un bancone per le degustazioni, al posto delle cappelle laterali lunghi espositori di pregiati vini ne rendono l'atmosfera particolare, quasi che il dio Bacco avesse voluto qui riconquistare il suo spazio di adorazione.
Rientrando sulla pubblica via, con Matteo ci raccontiamo la storia di questo prezioso vino che è il Barbaresco che tanta ricchezza ha portato su queste colline. Il Barbaresco è al 100% fatto di uve Nebbiolo, coltivato solo nei Comuni di Barbaresco e Neive, le forme di coltivazione consentite sono a controspalliera sistema di potatura Guyot. Si richiede un invecchiamento di almeno 26 mesi a decorrere dal 1º novembre dell'anno di produzione delle uve di cui almeno 9 in recipienti di legno. Tutte le operazioni di appassimento delle uve, vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, debbono essere effettuate nella zona DOCG. La data riconosciuta di nascita del vino Barbaresco è il 1894, quando la Cantina Sociale di Barbaresco fu fondata; ruolo fondamentale fu quello di Domizio Cavazza, un giovane e brillante modenese, agronomo che venne nominato come primo Direttore della Scuola Enologica Reale di Alba nel 1881 e che destò subito interesse a Barbaresco, dove comprò una tenuta nel 1886. Costui coltivò il Nebbiolo e con un gruppo di nove viticultori fondò la Cantina Sociale, che venne dotata di botti e equipaggiamento enologico per produrre quello che viene considerato il primo vino ufficialmente chiamato Barbaresco.
Mentre transitiamo davanti al castello di Barbaresco o meglio Palazzo Galleani di Barbaresco e Canelli, riprendiamo la storia del borgo. Con la caduta dell'Impero romano le Langhe divennero terra di conquista prima per i longobardi e successivamente per i franchi. Ed è in questo periodo, tra la fine del IX e il X secolo che abbiamo ripetute razzie dei Saraceni che sbarcavano in Liguria. Tanto che la diocesi di Alba venne talmente depauperata da essere assimilata dal 985 al 992, per ordine del Papa Giovanni XIII a quella di Asti. Il paese fu fortificato nel medioevo, periodo in cui venne realizzata la torre e il castello ed a quell'epoca risale il motto che campeggia nello stemma comunale "De Barbarisco turris et Arx". Si sviluppò anche un "ricetto piemontese" ovvero un'area fortificata all'interno della quale si rifugiava la popolazione in occasione di pericolo. Sempre nel periodo medievale il territorio di Barbaresco venne conteso fra le città d Asti e Alba, rivali tra loro. Questa contesa ebbe la conseguenza di vedere distrutto il ricetto. La contesa fra le varie signori locali ebbe termine quando vi fu l'affermazione definitiva dei Savoia. Quello che oggi definiamo castello è il frutto del desiderio di nobilitazione di una famiglia bolognese, i Galleani, che già nei Seicento era stabilmente presente a Torino. L'attuale edificio, risalente alla prima metà del XVII secolo si compone di una un massiccio complesso residenziale con aggregate delle parti rustiche. Dal lato strada possiamo riconoscere tracce di un edificio precedente, forse una più modesta civile abitazione acquistata dalla famiglia Galleani, alcune piccole torrette circolari ai lati, danno un tono guerriero ad un edificio residenziale. Dotato di ampi giardini, un grandi parco, di ampi saloni, di porticati e soprattutto di cantine sotterranee fu sede della Cantina Sociale del Barbaresco voluta e realizzata dal Domizio Cavazza, considerato il padre del vino Barbaresco. In seguito l'edificio fu utilizzato come opificio per la produzione di grappe, ora l'edificio è di proprietà della prestigiosa azienda vitivinicola Gaja, ed è tornato alla destinazione originaria.
Raggiungiamo cosi la parte alta del borgo, chissa se è su questa piazza antistante la chiesa parrocchiale che fu innalzato l'albero della Libertà quando anche il borgo venne scosso dai venti della rivoluzione francese e il 31 dicembre del 1798 che venne creata la Municipalità di Barbaresco?
Sulla piazza si erge maestosa, con i colori giallo paglierino e il bianco delle decorazioni in puro stile barocco la chiesa parrocciale di San Giovanni Battista, costruita fra il 1719 e il 1728 su disegno di G.M. Castelli e nel 1756 dotata del campanile. Alla chiesa ci si accede attraverso tre gradini ed ad una grande porta che ne prende quasi tutta la facciata.
Non è l'unico edificio religioso presente sul territorio comunale, infatti nella frazione Asili si puó ammirare la cappella dedicata a San Teobaldo, compatrono della città di Alba.
Anche nella frazione Tre Stelle vi è un piccola chiesa, realizzata in gran parte con i mattoni della cappella di San Teobaldo ridimensionata negli anni cinquanta. Si possono altresì citare i piloni votivi presenti nelle frazioni Ovello e Rabajà e numerose edicole mariane collocate in tutte le borgate del paese e che testimoniano la devozione della popolazione di Barbaresco alla Madonna.
Posso così entrare a fare acquisti in una azienda vitivinicola che s'affaccia sulla piazza; entrando nel vasto locale ci rendiamo subito conto di essere entrati nella boutique del vino. Pareti in vetro, preziosi arredi e bottiglie trattate alla stregua di delicati gioielli, quasi cullati come bimbi in fasce, anche il personale addetto alla vendita pare uscire dalle pagine patinate di riviste di gran pregio. Ci accolgono con grandi saluti e finti sorrisi, ci fanno assaggiare questo nettare di bacco, spillato in una moderna e futuristico impianto di distribuzione. Ordinato una bottiglia da 750 ml e una bottiglia magnum, ossia di 1,5 litri, ben infiocchettate, lasciamo la "cantina-gioielleria", dopo aver strisciatp la carta di credito, sapendo che sarà ben difficile un nostro ritorno in così preziosi locali, benchè non vi sia nulla da dire sull'eccellenza della qualità dell'acquisto.
Non ci rimane che fare visita alla torre medioevale, vero simbolo di Barbaresco e dalla cui sommità è possibile scorgere tutti i paese circostanti, il corso del fiume Tanaro, Alba, fino a Cherasco e in lontananza un magnifico anfiteatro naturale costituito dalla catena montuosa delle Alpi. Della torre, costruita alla fine dell'XI non si conosce la storia precisa relativa alla sua edificazione ma di certo faceva parte di un complesso sistema di fortificazioni. Probabilmente la costruzione appartiene a un sistema di torri di avvistamento che si sono sviluppate lungo il fiume Tanaro sul territorio delle città fra Asti e Alba. Lasciando Barbaresco con il nostro prezioso carico, non possiamo ricordare un personaggio particolarmente famoso, quale è Paolo Farinetti, nato a Barbaresco il 2 agosto 1922 e morto ad Alba il 2 marzo 2009. Costui fu un partigiano, un importante imprenditore e politico italiano, noto come il "comandante Paolo", fondò la catena di grande distribuzione UniEuro e diede natali all'imprenditore e fondatore di Eataly Oscar Farinetti. Al momento della chiamata di leva scappò in Val Corsaglia diventando il comandante della 21ma Brigata Matteotti "Fratelli Ambrogio", con la sua brigata partecipò, il 10 ottobre 1944, alla nascita della Repubblica Partigiana di Alba che sarebbe stata rioccupata dai repubblichini il 2 novembre dello stesso anno. Non poté assistere alla liberazione definitiva di Alba il 26 aprile 1945 perché 9 giorni prima venne gravemente ferito in combattimento da una raffica di mitra alla gamba. Nel dopoguerra aderì al Partito Socialista Italiano diventando anche assessore al Comune di Alba. Sempre nel dopoguerra rileva il pastificio Canuto di Alba e in seguito diresse e sviluppò il pastificio Centotorri. Nel 1967 insieme ad altri fondò ad Alba il supermercato UniEuro, così denominato in onore ad Altiero Spinelli, pensando che l'Europa si sarebbe presto unita diventando un unico grande mercato. Nel 1978 lascia l'azienda UniEuro a suo figlio Oscar che poi diventerà Presidente e nel 2003 venderà la società per fondare nel 2004 la catena Eataly. Barbaresco ha un altro personaggio famoso, ma di cui si contende la nascita con altri borghi limitrofi; infatti si crede che questa zona sia stato il luogo di nascita dell'imperatore romano Elvio Pertinace, anche se i dubbi sono molti.