Di Neive c'e ne sono due; una in fondo alla collina, più moderna e attiva, sviluppatasi intorno alla stazione ferroviaria posta sulla linea Alessandria-Cavallermaggiore, purtroppo oggi disattivata nonostante sia nel territorio Unesco e sia un notevole richiamo turistico.
La seconda, quella di nostro interesse è invece abbarbicata in cima della collina, raccolta intorno ad una torre medioevale.
Parcheggiato la macchina, poco distante dalla Cappella San Rocco, percorriamo brevemente la storia del borgo prima di iniziare la nostra breve visita turistica. Neive è stato abitato fin dal Neolitico, grazie ai fitti boschi e alla ricchezza di acque, fu abitato da Liguri e da tribù galliche, fino all'arrivo dei Romani, intorno al II secolo a.C.
Pare debba il proprio nome derivi da gens Naevia, nobile famiglia romana della quale fu un possedimento. L'insediamento romano era attraversato dalla via Aemilia Scauri, così chiamata dal nome del suo costruttore, il console Emilio di Scauro, fatta costruire nel 109 a.C. per collegare Acqui con Alba. Nei primi secoli dopo Cristo non erano infrequenti le scorribande dei barbari e con la caduta dell'Impero romano d'occidente, nel V secolo, il territorio fu invaso dai Sarmati fino all'arrivo dei Longobardi nel VI secolo. Sotto l'impero di Carlo Magno, il paese fu ceduto come feudo. Intorno alla fine del X secolo risale l'istituzione della "cella Nevigiensis", un Monastero benedettino del quale resta oggi solo la Torre campanaria di stile romanico. Sempre nel Medioevo vi fu eretto un castello fortificato,di cui rimane oggi solo una torre quadrangolare. Nei secoli XI e XIII, il feudo neivese fu diviso tra alcuni Signori locali e si diede statuto di Comune intorno all'anno 1190 e seguì nelle vicende ora il Comune di Alba ora quello di Asti tra i quali era diviso, subendone le continue lotte tra le due città rivali. Il castello nel 1274 fu preso d'assalto e distrutto durante un conflitto tra le due città. Nel 1387 Neive seguì Asti sotto la Signoria di Giangaleazzo Visconti, divenendo dote della figlia di lui Valentina che andò sposa al Duca d'Orléans, in seguito fu dominio di Francesco I, di Carlo V di Spagna e, nel 1530, passò a Carlo III di Savoia. Dopo una nuova parentesi di dominazione francese, nel 1560 tornò stabilmente ai Savoia con il duca Emanuele Filiberto e suo figlio Carlo Emanuele I. Nel 1618, sotto il suo regno, Neive divenne feudo assegnato al conte Vittorio Amedeo Dal Pozzo, già Marchese di Voghera Vittorio Amedeo dal Pozzo che assunse il titolo di primo conte di Neive. Solo verso la metà del XVII secolo, a seguito di una generale riforma delle province del Ducato, Neive fu scorporata da quella di Asti ed assegnata a quella di Alba appena istituita. A seguito della campagna napoleonica d'Italia e la costituzione della Repubblica Cisalpina, nel 1800 ottenne il riconoscimento di "Municipalità". Tornò ai Savoia nel 1814 eseguì le sorti del regno fino alla costituzione della Repubblica.
La nostra passeggiata comincia con la visita alla Cappella di San Rocco, già esistente nel XV secolo ma completamente ristrutturata nel 1783 dall'architetto Borgese. Questa mantiene comunque il tipico aspetto di chiesetta rurale a pianta quadrangolare con un bel piccolo portico, dedicata al Santo che veniva invocato a protezione dalla peste. Posta in fronte alla chiesetta la porta d'accesso al borgo che reca lo stesso nome della dedicazione al Santo. Sempre su questa piccola piazzetta si erge il Palazzo dei Conti Demaria, una dimora del XVI secolo ristrutturata nel XVII. La Famiglia Demaria giunse a Neive agli inizi del XVII secolo e l'ultima discendente, la Contessa Paolina Demaria, lasciò i suoi beni in eredità, per opere di bene, al Comune di Neive. Poco discosto da questo palazzo e varcata Porta san Rocco si trova anche l'elegante settecentesco Palazzo dei Bongioanni Cocito. E' un elegante palazzo barocco, fu realizzato nelle seconda metà del Settecento su progetto dell'ArchitettoBorgese. Notevole il portale con pregevoli volute e rilievi in mattone che offrono una maggiore eleganza al già elegante palazzo. Il centro storico ha una fisionomia sei-settecentesca, tutta da ammirare con i suoi splendidi palazzi che costeggiano le viuzze che salgono verso piazza Italia, come via De Maria e in piazza Italia, dove palazzi anche meno pregevoli ci ricordano come Neive fosse “il pais di sguret” e vecchie targhe ne ricordano gli antichi proprietari o funzioni, ad esempio Palazzo dei conti Doglio di Torre Uzzone del XVI secolo o la prima casa della Comunità -casa rector scolae. La piazza Italia è vivacizzata da una serie di case variopinte, tra di esse la Casa dell'Orologio, prima sede del Municipio di Neive. Con Matteo con il naso all'insù guardiamo l'ex Palazzo municipale dove sotto lo slanciato timpano sorregge l'orologio comunale e il grande affresco riproduce lo stemma comunale su questo edificio del XVIII secolo.
Di fronte al vecchio Palazzo comunale il nuovo palazzo municipale situato in Palazzo Borgese, costruito nel XVIII secolo; l'edificio si caratterizza per la semplice e severa facciata. Nelle sue cantine è ospitata la "Bottega dei Quattro Vini di Neive". Dalla piazza parte una lunga discesa che conduce a porta di san Sebastiano e alla vicina Cappella di San Sebastiano. Questa antica cappella è già esistente nel XV secolo ed è stata ricostruita nel XVIII, anch'essa è un tipico esempio di chiesetta rurale utilizzata per le rogatorie. Come per San Rocco anche San Sebastiano era invocato a protezione della peste, e per questo motivo le due cappelle erano state edificate presso le due porte di accesso al concentrico urbano di Neive.
Invece noi saliamo per via Giachino, l'irta e stretta salita con il selciato in porfido, raggiungiamo così il culmine della collina ove svetta Torre Comunale o dell'Orologio, ricordo del glorioso periodo medioevale, in cui Neive era Libero Comune. La Torre Comunale rimane quale simbolo di autonomia, più volte abbattuta e sempre ricostruita in quel periodo di accesi scontri tra i Comuni di Asti e di Alba. Murata nella torre, a quasi cinque metri d'altezza è visibile una lapide romana, consunta dal tempo in cui l'epigrafe è la commemorazione funebre a Valeria Terza, figlia di Sesto voluta da Caio Elio figlio di Lucio, risalente al I o II secolo d.C., ciò ci riporta alle origini romane del borgo. Quando fu costruita la torre, nel 1224 c'era già l'adiacente casaforte Cotti di Ceres. In quest'area, già sito romano ed ancora oggi denominata Pian castello, forse intorno all'anno 1000 sorse l'antico ricetto di Neive: il Castrum Nevearum. Intorno allla torre e alla Casaforte la pavimentazione stradale in porfido lascia il posto a un più antico selciato in pietra. La Casaforte cotti è un edificio che risale al XIII secolo ed appartenne alla famiglia Cotti che erano banchieri e possedevano “casane”, ossia banche di pegno anche fuori dall'Italia. Sempre in queso edificio abito Francesco Cotti che scrisse il più antico testo piemontese sulla coltivazione della vite e la produzione del vino. Coglie la nostra attenzione oltre ad una bella finestra ogivale sicuramente medioevale, anche una lapide, ormai consumata dal tempo con una palla di cannone, sparata durante la battaglia risorgimentale di san Martino nel 1859, con dedica per grazia ricevuta. Lentamente, lungo la strada, nuovamente in porfido, scendiamo fino in piazza Cocito, dove si affaccia Palazzo dei Conti Cocito; quest'edificio fu originariamente una casaforte quattrocentesca, ristrutturata in epoca barocca ed oggi in fase di ulteriore restauro. I Cocito, sono la più antica famiglia nobile del paese e ben 12 membri della famiglia ricoprirono la carica di sindaco di Neive a partire dal XVI secolo, ricoprendo anche altri importanti incarichi alla Corte dei Savoia. La piazza su cui si affaccia, è stata ricavata abbattendo parte delle mura ed altri ruderi del ricetto medioevale Su questa piazza un tempo si disputavano tornei di bocce, di pallone elastico e la festa di San Michele, ora è ridotta a parcheggio di auto. Riprendiamo la nostra passeggiata e ci dirigiamo verso la chiesa parrocchiale, senza perdere l'occasione di sostare davanti ed poi entrare nella chiesa dell' Arciconfraternita San Michele; ora chiesa di rito ortodosso. La facciata è tutto un ricamo di mattoni con un disegno e stile barocco piemontese. Anche la cupola cupola e il campanile sono un insieme originalissimo che fa di questa chiesa un piccolo scrigno e unico capolavoro settecentesco dell'architetto Giovanni Antonio Borgese, che forse era addirittura natio di questi luoghi. In molti affermano che il progetto sia anteriore del XVII secolo ed attribuita all'Architetto Amedeo di Castellamonte e restaurata nel XVIII secolo dal Borgese. Vi entriamo silenziosi in un ambiente unico sia per luci e decori; la chiesa è ha croce greca ed a navata unica con alta cupola centrale. Gli arredi sono caratteristici di una chiesa di rito ortodosso, ci colpisce per la vivacità dei colori un settecentesco quadro, posto dietro all'iconostasi, in alto dell'abside e raffigurante San Michele. Usciti da questo bellissimo edificio religioso ci rechiamo verso la grande chiesa parrocchiale dedicata ai Santissimi Pietro e Paolo.
La chiesa parrocchiale era già esistente nel XII secolo ma fu ricostruita nel XVIII secolo; gli ultimi ampliamenti tra cui la facciata incompiuta sono del XIX secolo, al suo interno a tre navate, possiamo ammirare due statue processionali, quella di San Michele Arcangelo in legno policromo, patrono di Neive e quella della Madonna del Rosario, nell'abside un bel coro intarsiato con la pala di San Pietro e Sant'Ubaldo. Usciti dalla chiesa alziamo ad osservare il sottile campanile progettato dal celebre architetto Francesco Gallo. Scendendo per via della Rocca, transitiamo davanti a lussuosi ristoranti ed alberghi, ricavati in antichi e nobili palazzi, fino ad arrivare e costeggiare alla muraglia degli orti dei capari del XVII secolo con una bellissima cascata di verdi piante di capperi, purtroppo non più in fiore. Ci troviamo così, difronte a Palazzo Rocca, costruito dall'Architetto Paolo Francesco Rocca tra il 1822 e il 1823 oggi sede della Scuola Regionale di Arte Bianca.
L'Istituto professionale Piera Cillario Ferrero nasce a Neive come sezione coordinata dell'Istituto "J. B. Beccari"di Torino, nel 1919 quale "Regia Scuola per la panificazione ed industrie affini" successivamente diventa istituto professionale statale come I.P.S.I.A. L'Istituto ha la specificità ed ha sviluppando nel tempo rilevanti competenze nella formazione degli addetti alla lavorazione nel settore dolciario, sia artigianale sia industriale; dall'anno scolastico 2000/2001, l'Istituto é diventato sede coordinata dell'I.I.S.S. ossia Istituto d'Istruzione secondaria superiore "Piera Cillario Ferrero"di Alba. Nel cortile interno del palazzo della scuola, mi raccontano che sono ancora visibili le antiche mura che cingevano il "ricetto" medioevale.
Di fronte a questo importante Istituto scolastico si erge il Palazzo dei Conti di Castelborgo detto anche il “castello”, i loro magnifici giardini e la sua cappellania. Bellissime di questo palazzo, le cancellate in ferro e l'elegante portale con le colonne tutte realizzate in mattoni su progettato dall'architetto Borgese. Sulla cancellata centrale lo stamma ormai sbiadito dei conti di Castelborgo. Vicina vi è la cappellenia privata di Palazzo di Castelborgo del XVIII secolo in puro stile barocco e il palazzo fatto edificare nell'anno 1735 dal Conte Giovanni Antonio Cissone di Castelborgo, incorporando preesistenti edifici. Nelle sue cantine si sperimentarono nell'Ottocento le prime produzioni di Nebbiolo che diedero origine al Nebbiolo secco poi divenuto Barbaresco.
Rientriamo in piazza Italia e ci rechiamo in un locale a ristorarci e scaldarci con un buon caffe. Il barista è una persona socievole, di corporatura robusta di mezz'età che riesce a interessare gli avventori e non mi lascio sfuggire l'occasione per avere qualche informazione maggiore su Neive e sul suo Istituto d'Arte Bianca. Veniamo così a scoprire che l'Istituto è tra i più rinomati d'Italia per la qualità della sua pasticceria prodotta e che ultimamente ha vinto un premio per la presentazione della torta di Neive. Una torta al cioccolato con albicocche e amaretti molto morbido e gustoso, deve essere una apoteosi del cioccolato che si sposa meravigliosamente con il gusto leggermente asprigno delle albicocche. Nel vicolo dietro al locale scopriamo l'antica torre del conte Doglio del XVIII secolo seminascosta tra le abitazioni. Vicino a questa torre, un antico edificio che porta, ancora impressa sopra l'architrave delle porte le scritte Municipio e su una porta tamponata, scuole Femminili, il nostro barista ci fa sapere che questi locali sono attualmente utilizzati come aule dell'Istituto d'Arte Bianca.
Rientriamo lentamente verso la nostra auto, non prima di aver fatto una rapida visita alla torre del Monastero; è tutto ciò che rimane della chiesa di Santa Maria del Piano, già citata in un atto dell'imperatore Enrico II come Cella Nevigensis nell'anno 1024. Questo monastero benedettino aveva una chiesa con tre navate e tre absidi semicircolari; purtroppo nel XVII secolo la chiesa era già in rovina e dell'edificio originario rimangono oggi la sacrestia, trasformata in cappella ed il campanile romanico.
Lasciamo questo borgo, adagiato su un colle che offre interessanti storie da raccontare e un panorama incantevole; lieti anche oggi di aver scoperto un pezzo di Piemonte.