Raggiungo le primi propaggini dell'Appennino ligure per fare una visitina ad un piccolo e antico borgo.
Raggiungo così tra i campi di grano, pronti per essere mietuti, dove il giallo oro delle spighe fa da contraltare al verde intenso delle foglie della vite che nascondono il loro prezioso tesoro, i grappoli che stanno gonfiando gli acini del prezioso nettare che mi permetterà, tra qualche mese di assaporare il suo virtu0so frutto, magari bevendo un buon bicchiere di dolcetto.
Ai piedi della collina, anche verdi prati seguono il sinuoso corso del torrente Lemme. Si staglia in cima al colle, guardingo su quello che accade a valle il castello. Raggiungo così Francavilla Bisio, piccolo borgo costituito da un gruppo di case dai tetti di coppo, che corre lungo la valle, dalla quale emerge l'alto campanile della parrocchiale.
Solo dal 1872 Francavilla e Bisio, nella bassa valle Lemme, sono diventati un unico comune. Della genesi storica del borgo non si trova molto negli scritti, se non citazioni relative a Bassignana o Bassignanella di Val Lemme. In questo documento, datato 1181 i marchesi di Gavi fanno dono ai Benedettini di Sant'Andrea di Sestri Ponente di una zona boscosa sita in Bassignana in Val Lemme. In altri si afferma che già nel 1120-1127 vi esistesse già un castello e un borgo fortificato e con la chiesa di Santa Maria delle Vigne.
Parcheggiata l'auto vicino al palazzo municipale, mi reco a vedere un ampio prato con vicino un bosco sito poco distante dal corso del Lemme, dove un cartello turistico indica dove un tempo doveva esistere il Mulino della Grangia. Infatti intorno al 1120 i monaci cistercensi avevano fondato una piccola Grangia dotata di mulino e fornace oltre alla chiesa di Santa Maria delle Vigne. I monaci edificavano le loro grange vicino alle strade di grande comunicazione, qui vi transitava la strada che da Genova attraverso Voltaggio e Gavi raggiungeva Tortona e poi anche Alessandria. Sono diversi gli atti notarili di donazione a favore di questa Grangia, come quello del marchese di Parodi a favore dell'Abbazia di Rivalta per la Grangia di Bassignana. Il nome Francavilla compare solo successivamente per distinguere il castello e il piccolo agglomerato di case vicine, dal sottostante abitato di Bassignana. Il 6 aprile 1217, l'imperatore Federico II confermava nel possesso dell'Abbazia di Rivalta alcune grangie cistercensi tra cui quella della Val Lemme. L'abitato viene più volte saccheggiato e distrutto, forse dai saraceni e da famiglie confinanti, tanto che il Papa Gregorio XI con sua bolla rivolta all'Arcivescovo di Genova del 13 dicembre 1375 lo sollecita a recuperare a favore degli ordini religiosi la Grangia di Bassignana perché oggetto di usurpazioni di potenti confinanti. I monaci, tornati in possesso della Grangia e del castello li vendono a Luchesio I Spinola, Signore di Arquata che ne diviene il primo feudatario imperiale, unitamente alla Grangia di Bisio, luogo vicino a Bassignana in direzione Gavi. La Grangia di Bisio era una filiazione del monastero di Sant'Andrea di Sestri Ponente.
Nel secolo XIV, il nome di Bassignana di Val Lemme scompare gradualmente per assumere quello di Francavilla. Il toponimo Bisio sembra derivi dall'antica lingua ligure ai mirtillo (boso), frutto presente nei boschi del luogo, si hanno tracce documentate dell'abitato di Bisio a partire dal 1419, quando il Pontefice Martino V prende in consegna il castello e Filippo Doria, feudatario di Mornese, diventa nuovo feudatario di Bisio nell'anno 1463.
Parcheggio l'auto vicino al palazzo Municipale, posto all'interno di un bel giardino con un piccolo parco giochi. Una lapide marmorea ricorda che questi spazi pubblici furono donati alla comunità dalla contessa Elisabetta Guasco di Bisio Giriodi in memoria del marito conte Cesare Giriodi Panissera di Monastero. Ciò mi permette di continuare brevemente la storia del piccolo borgo. Gli Spinola di Francavilla resteranno Signori del luogo sino al XVIII secolo consolidando il feudo imperiale ligure attraverso un trattato con il duca di Orleans nell'anno 1934 e con la Repubblica di Genova negli anni 1396 e 1397, ma non dell'abitato di Bisio. A parte i dissidi tra gli Spinola, ossia Stefano Spinola ed Alessandro Spinola che porta all'occupazione del Castello di Francavilla Bisio nel 1667 dobbiamo arrivare al 1683 quando l'imperatore Leopoldo I cede il feudo di Francavilla al marchese di Clarafuentes. Alla sua morte, avvenuta senza eredi, il feudo per volontà dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, nel 1756 passa al Re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia. Sarà nel 1780 che la principessa Giovanna dal Pozzo di Guasco acquisterà per il figlio Luigi Giuseppe Antonio il marchesato di Francavilla unendo così negli anni il castello di Francavilla con quello di Bisio.
La storia di Bisio, feudo dei Doria dal 1463, termina già nel 1473 quando Filippo Doria, lo cede a Antonio I Guasco, sposo di Sigismondina Spinola dei Signori di Cassano, ha così inizio la signoria dei Guasco di Bisio, che avrà la signoria su Bisio sino al tramonto del feudalesimo La genealogia dei Signori Guasco, poi Marchesi di Bisio che unisce a quello di Marchesi di Francavilla, conte di Frascaro, conte di Murisengo, Patrizio di Alessandria, poi Principi del Sacro Romano Impero si chiude con Francesco di Paola IV Guasco Gallarati di Bisio nel 1999.
Sul moderno palazzo municipale che si prospetta sul piccolo giardino due lapidi ricordano i caduti della guerra 1915-1918 e i caduti nel secondo conflitto mondiale. Faccio due passi per il borgo basso, dapprima verso il rione Madonnetta, dove sul crocevia tra le strade che conducono a Basaluzzo, Pasturana e Gavi s'innalza un edicola votiva, costruita nel 1920, dedicata alla Madonna, voluta dalla contessa Elisabetta Guasco Giriodi Panissera. L'edicola racchiude preziosi dipinti su maiolica, raffiguranti sia la Madonna delle Grazie che San Sebastiano e San Giovanni Battista, collocate sui diversi lati. Rientrando verso il municipio proseguo la passeggiata potendo così soffermarmi davanti alla imponente e moderna chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna delle Grazie. Dal Medioevo fino al Novecento la comunità di Francavilla Bisio utilizzava la chiesa posta fuori dal centro abitato dedicata a Santa Maria delle Grazie. Negli antichi documenti sono citate altri edifici religiosi come l'Oratorio di San Giuliano, l'Oratorio di San Giovanni Battista, la chiesa di San Fortunato, la chiesa di San Rocco e la chiesa di San Giorgio fondata nei pressi del castello. Nel 1943 il parroco manifesta l'intento di costruire una nuova chiesa parrocchiale, il Principe Don Emilio Guasco e la contessa Elisabetta Guasco Giriodi Panissera doneranno i terreni e la nuova chiesa sarà inaugurata il 2 aprile 1950, con il campanile concluso nel 1983. La facciata è in rosso mattone a vista, in architettura modera, con un lontano richiamo romanico. La chiesa è al suo interno a tre navate con abside affrescata. All'interno della chiesa è conservata la statua della Madonna sul salice, particolarmente venerata dagli abitanti, ma anche da quelli di Basaluzzo. Infatti una leggenda, vuole che prima del 1400 la statua fosse conservata in una chiesa di Basaluzzo ma che non adeguatamente venerata sarebbe venuta a Francavilla e ritrovata in un prato seduta su un salice. I basaluzzesi vennero a riprendersela, ma ella di notte tornò alla chiesa di Francavilla Bisio e da lì non fu più spostata. La leggenda vuole anche che per una grazia ricevuta intorno al 1840, gli abitanti di Basaluzzo fecero voto di andare per cento anni a Francavilla il giorno della festa della Madonna, a partecipare alla processione dei francavillesi.
Proseguendo la passeggiata passo davanti alla vecchia sede del Comune, sempre posto sulla strada principale, un antico edificio del XVIII secolo, ancora oggi di proprietà pubblica. Subito dopo si erge l'edificio che ospitava la vecchia filanda del XVII secolo su cui è affrescato un antico stemma nobiliare di cui mi è difficile riconoscere il casato, forse dei Guasco. Un po' più distante, dopo aver allungato il passo raggiungo la sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso "La Fratellanza". Questo piccolo ma elegante edificio racconta la storia della solidarietà tra gli operai e i contadini di Francavilla Bisio, nata come tante altre nel 1905 per aiutarsi vicendevolmente con sussidi per malattia, infortuni, assistenza medica o anche in caso di morte, nonché organizzare corsi di alfabetizzazione. Nonostante che durante il periodo fascista fosse stata chiusa, l'attività della S.O.M.S. continuò clandestinamente. Al piano terreno di questo locale è ospitata un interessante biblioteca anche con opere di storia locale. Subito dopo in uno slargo con una salita che porta al castello, un cartello ricorda che qui vi era il pozzo con la fontana che alimentava il borgo prima che fosse costruito l'acquedotto comunale negli anni Cinquanta del Novecento. Una lunga leva di ferro è ancora lì a ricordare quanti secchi, e mastelli venivano riempiti ogni giorno per le esigenze di casa, ma serviva per dissetare anche i viandanti e i bovini rientranti dal pascolo.
M'arrampico sulla strada che porta in cima al colle dove si erge il castello, e con un po' di fiatone lo raggiungo. Devo fare una breve sosta all'ombra di alcuni ruderi di case del vecchio abitato per prendere fiato, prima di osservare con attenzione il maniero. Il castello, di proprietà nobiliare, sovrasta l'abitato di Francavilla. Fu costruito intorno a un torrione già presente nel X secolo L'attuale costruzione è il risultato di successivi ampliamenti e ristrutturazioni ed è collocato in posizione dominante e si presenta con una monumentale torre quadrata, un corpo bel articolato, fossato e ponte levatoio. Durante il secondo conflitto mondiale fu trasformato in base logistica per l'esercito tedesco, tanto che gli allora nobili abitanti dovettero trovare rifugio a Torino. Cerco di capire di quale torre, racconta la storia, fu ucciso il Consignore di Francavilla Oberto Spinola da dei gaviesi nel novembre del 1445.
Lentamente discendo dalla rupe verso l'auto per spostarmi verso il borgo di Bisio. Raggiunto il borgo non posso accedervi in quanto ormai tutto proprietà privata è chiuso e video sorvegliato. Non mi resta che sbirciare da lontano tra le grate del cancello e lasciare quello che un tempo era nel XII secolo un Abbazia cistercense che ospitava i viandanti. Ora mi accontento di un po' di ombra sotto il secolare platano che con le sue ampie fronde ospita.
Lascio così questo piccolo ma caratteristico borgo, parzialmente soddisfatto di aver potuto fare due passi nella storia.