Particolare attenzione è da sempre prestata all'abuso di sostanze psicoattive nei più giovani, ma ritengo che anche altre forme di devianze quali bullismo e altro siano da considerare.
Permettetemi pertanto di fare dei paragoni, cosa forse sbagliata, con i giovani di ieri, un'osservazione quindi antropologicamente personale, ma che potrebbe aprire una discussione.
Molte volte ho sentito dire: "i giovani sono il nostro domani", quindi mi sembra ovvio pensare che i giovani hanno un cammino davanti più lungo del nostro, ma solo perché l'abbiamo già percorso, oppure sono il Futuro? La domanda è banale ed è facile rispondere con un'altra banalità "sono il presente", mi pare naturale che sono al presente, cioè ad oggi, ma ciò non risolve il problema delle problematiche comportamentali
Sono cambiati anche gli spazi temporali della gioventù, io cinquantenne nei confronti di mio padre ottantenne sono certamente giovane, o quando i miei leggevano un manifesto mortuario di qualche conoscente mancato con qualche anno in meno o della stessa età, la frase è sempre la stessa, "ma era giovane".
Ma se pensiamo alla nostra adolescenza come gioventù, l'età della ricerca, sperimentazione e della "tentazione" si è abbassata ben sotto ai quattordici anni. Quindi uno potrebbe dedurre che tutti e sempre siamo giovani, l'importante é sentirsi giovane dentro (altra banalità).
Detto ciò, parto dal presupposto che io sono diversamente giovane, e da questo podio guardo quelli che hanno meno anni di me, ed inizio a fare le mie considerazioni.
Ieri come oggi i giovani cercano di essere già adulti, come se il raggiungimento di questo status, offra l'alone dell'esperienza e del vissuto.
Forse è lì che comincia la nostra storia, cioè da quelli che chiamo i riti di passaggio.
Si attendeva di poter avere la vespa per dimostrare di aver compiuto 16 anni, molti si nascondevano tra i coetanei per fumare una sigaretta, non facendosi vedere dai "grandi" ma per dimostrare la propria autonomia, di nascosto si cercava di capire i segreti del sesso, anche semplicemente attraverso fugaci occhiate e qualche giornalino.
Probabilmente il legame che esiste oggi tra i comportamenti a rischio e la gioventù è la graduale scomparsa dei riti di passaggio nella società occidentale o la loro assoluta normalità.
La mia tesi è che la mancanza di riti di passaggio sprona molti adolescenti, all'interno del gruppo dei pari, ad adottare comportamenti tendenti a rievocare la ritualità di antiche prove ed ottenere per via indiretta quell'attestato di adultità che l'attuale società sembra non offrire, e ciò vien perseguito con comportamenti spesso "devianti".
Il fumo della prima sigaretta era considerato quindi uno dei primi riti di passaggio verso l'adultità, una prova di indipendenza che ha la funzione di far sentire i ragazzini introdotti nel "club di quelli che fanno le cose da adulti", ma ben poche famiglie di oggi si sentono di gridare all'insalubrità, allo scandalo se loro figlio arriva a casa fumando, forse fanno qualche raccomandazione e via…, non c'è più quindi da parte del ragazzo il gusto della sfida o dell'impresa a meno che non si tratti di spinelli o altre droghe.
Il piacere, all'interno di una dinamica moderna è agli occhi degli adolescenti ancora una sfida, infatti, la dimensione adulta è quella che consente l'approccio con una serie di piaceri che ai ragazzi sono ancora vietati, (apparentemente) tra questi il piacere sessuale, il piacere della velocità o delle "vertigini" sostanzialmente dato dall'ebbrezza, il piacere dell'intorpidimento fisico, dell'alterazione percettiva dato dalla musica in discoteca ecc…..
L'idea di dimostrare di aver un elevato potere di controllo su di sé, porta il giovane a credere di aver superato il limite e di essere un uomo maturo, come la capacità di assumersi un carico di responsabilità, da affrontare con la stessa forza e coraggio richiesti a uno più "grande".
Sono sostanzialmente i contesti sociali nuovi, (velocità, ricerca del sesso a tutti i costi, ebbrezza) riproposti autonomamente dagli adolescenti il modo di apparire o di diventare adulti e ben poco resta con l'aggancio al dovere, tendendo preferibilmente verso la consumazione del piacere.
Il pericolo di adolescenze devianti secondo me lo troviamo esattamente qui, e cioè nel rischio che i ragazzi non riescano ad esercitare nessun vero controllo sulle proprie reazioni al piacere, lasciando il dovere come un atto esclusivamente d'obbligo compiuto, ritrovandosi in una spirale che può avere esiti anche drammatici.
Da qualche parte ho letto, che ciò accade nei soggetti psicologicamente labili, non ci credo molto, perché la voglia di apparire e l'emulazione non è solo di chi é strutturalmente labile, anzi tutt'altro, è proprio nei caratteri forti, ma io non sono né sociologo né psicologo, sono solo un osservatore esternatore.
Da qui la necessità che la nostra Società, quale struttura organizzata, debba avere un ruolo chiaro e preciso, una "mission" che non sia solo quella di istruire i ragazzi nozionisticamente come fanno le scuole, ma diventare educandato per i giovani, coinvolgendoli nelle attività sociali, facendogli capire cos'è realmente l'ebbrezza del disagio, l'anfetamina del non aver nulla da mangiare, la corsa per salvar la pelle dalla droga del momento, la folle corsa di una vita spezzata dopo una nottata in discoteca, ma anche conoscere il godere di un sesso non compulsivo privo di sentimenti, ma colmo di stimoli nella conquista e di appagamento sensoriale.
Affinché le cose che compiano tutti i giorni siano "goduti" e vissuti, alla ricerca di una vita condivisa, capace di affrontare le difficoltà, e non solo guardarle per televisioni o in una multisala cinematografica, ove tutto finisce bene per la gioia degli spettatori paganti.
Un compito difficile, ruolo delle famiglie, della scuola, degli oratori, dello sport ma anche della società comune, di chi non ti conosce, di chi sta a guardare seduto al tavolino del bar. Ognuno ha un ruolo, piccolo o grande che sia per essere mentore di una gioventù che corre su un binario di cui non si conosce la meta.
Gli stessi giovani, gli amici, il coetaneo, conosce il modo di evitare che altri cadano nell'intorpidimento sociale di cui è già stato vittima. Chi meglio di loro conosce la prossemica moderna? Chi ha il gergo giusto sa rivolgesi al mondo dei giovani se non essi stessi.
Un occhio attento a un giovane educato che lascia il posto ad un anziano sul metrò, un grazie e un sorriso per costoro non dovrebbero mai mancare. Gli esempi positivi possono essere le icone da dare in pasto ai giovani affinché trovino anche loro un binario che li conduca ad una sicura meta.
Ogni tanto pensiamoci...