Il toponimo di questa località è di etimologia molto incerta. Alcuni lo fanno derivare da un luogo appartenente alla romana “Gens Salvia”, altri forse dal nome proprio latino Similius da cui l'aggettivo Similiamus, altri ancora dall'antica Salvania, fondata dai Salvi, popolazione proveniente dalla Provenza. Sta di fatto che il primo nome che compare su un atto del XII secolo, vede il borgo indicato come Samignana e manterrà lo stesso nome fino al XVIII secolo. Il luogo fu comunque abitata da tempi molto lontani, visti i ritrovamenti in bronzo risalenti al XII - X secolo a.C. Sicuramente fu abitata dai romani, come tutta la Lomellina e poi con la caduta dell’Impero Romano, fu invasa dalle diverse tribù barbare.
Nel 774 Carlo Magno, dopo aver vinto l’ultimo re dei Longobardi, Desiderio, divide l'Italia in comitati ed Semiana venne assegnata al comitato di Lomello. In seguito Semiana fa parte del feudo di Mede a partire dal XII secolo, seguendone le sorti prima sotto i Visconti e dopo sotto gli Sforza sino al 1466, quando sarà assegnata ad un ramo della famiglia Sannazzaro, ma nel 1470 fu infeudata in parte ai Reyna di Pavia, famiglia di lontana origine spagnola. Sannazzaro e Reyna condividevano ancora il feudo nel 1707, anno questo che, con tutta la Lomellina, Semiana passò sotto il dominio dei Savoia almeno formalmente. Solo con il trattato di Utrecht del 1713 che pone fine alla guerra di successione spagnola, Semiana viene aggregata ufficialmente al Piemonte.
Tommaso-Filippo Pellion di Persano, figliuolo di Claudio, comandante di Vercelli e luogotenente generale di cavalleria, acquistò nel 1731 un terzo di Semiana. Famiglia quest’ultima da cui discese l’ammiraglio che comandò la flotta italiana contro quella austriaca nella sfortunata battaglia di Lissa nel 1866.
Nel periodo di occupazione napoleonica fu inglobata dapprima nella Repubblica Cisalpina poi nel Regno d’Italia tra il 1805 e il 1814. Con il ritorno dei Savoia, nel 1818 si realizza la Provincia di Lomellina, che per la prima volta nella storia unisce l’intera area sul piano amministrativo. Con l’Unità d’Italia la Lomellina viene unita alla Lombardia attraverso la formazione della Provincia di Pavia. All'inizio del XIX secolo fu sciolto il comune di Ferretto e inglobato in quello di Semiana, oggi Ferretto è poco più che una cascina.
Lungo la strada possiamo trovare, leggermente arretrata la Chiesa Parrocchiale dei SS. Ippolito e Cassiano. Questa chiesa fu edificata a partire dal XVI secolo, ampliando una cappella facente parte dell’antico cimitero. L’edificio con tetto a capanna è di semplice struttura, con un’unica porta d’accesso, ed è tripartita da leggere lesene. Sulla facciata sono affrescati i Santi a cui è dedicato il tempio, come è affrescato il timpano del frontone. Sul fregio dell’architrave sotto il fronte una scritta ne indica la dedicazione. In questa chiesa parrocchiale probabilmente vi predicarono l’abate Vittorio Pellion di Semiana, canonico di Superga di Torino (1742) e l’abate Carlo Tommaso Pellion di Persano, dell’Ordine dei Domenicani.
La vicina piazza è intitolata all’artista semianese Annibale Ticinese che ha lasciato come sua opera nel paese natio il monumento ai caduti, collocato in Via Marconi.
Sulla piazza s’affaccia anche ciò che rimane delle vestigia del castello, ormai una residenza padronale del XVII secolo, con una parte di torre, resti di decorazione in cotto e un portico a cinque aperture. Sulla strada principale si affaccia anche il lungo caseggiato del municipio.
A Semiana esiste anche la piccola chiesa della SS. Trinità risalente alla seconda metà del XVIII secolo ora di proprietà privata, che versa in cattive condizioni,. Questa non è visibile dalla strada per Lomello, ma dalla strada che conduce a Mede. Questo edificio è di semplice fattura, tripartita da leggere lesene, un'unica porta centrale con un sovraporte in stucco, contenente un tempo, forse un cartiglio. La facciata si chiude con un frontone e timpano triangolare.
Superato il borgo, in direzione Lomello, finalmente raggiungiamo il nostro ristorante Acquamatta realizzato in un antico mulino ad acqua, ancora visibile, tra le risaie della Lomellina; offre un gradevole giardino, arricchito da diverse specie di fiori. Un locale innovativo che ha saputo unire la tradizione con la modernità e il rispetto dell’ambiente. Infatti, grazie a un impianto di riscaldamento geotermico che sfrutta le acque sorgive della Roggia Raina, ottiene il calore e l’energia elettrica necessaria alle sale del ristorante.
Siamo accolti da Andréia Saito, che del ristorante è la titolare e sommelier. Anche i suoi cagnolini, Pane ed Acqua, ci ricevono scodinzolanti. La sala del ristorante è luminosa ed elegante, con grandi vetrate che si affacciano sulla verdeggiante pianura. L’arredamento è tra l’arte povera con richiami tra il vintage contadino e l’arte moderna. Sulle pareti vi sono esposte opere d’arte contemporanea, ma anche antichi attrezzi del mondo agricolo.
Ci lasciamo coccolare da Andréia che ci presenta, uno dopo l’altro gustosi piatti della tradizione, ma ravvivati da colori e sapori tutti nuovi che fanno di ogni portata un opera d’arte per la vista e la sublimazione del gusto. La scelta di Gian, nel condurci in questo posto è stata veramente apprezzata e la corsa per arrivarci ne è valsa la pena.
Purtroppo la strada oggi è tutt’altro che corta e un altro borgo ci aspetta per essere scoperto.
Fine XXXV parte.