Mentre salgo e scendo per i dolci panettoni che sono le colline monferrine con i suoi filari distesi, dove i grappoli di uve ancora acerbe si godono il sole tra pampini e viticci, che cercano di aggrapparsi ai loro stessi tralci, ripercorro brevemente la storia del borgo che vado a visitare.
Così come quella francese, anche la Nizza monferrina ha avuto probabilmente origine etimologica da una proprietaria di fondi chiamata Nice o Nicia, denominazione a sua volta derivata dalla dea greca Nike (Vittoria), anche se l'origine del nome è ancora incerta.
Dal XVI secolo Nizza e per tutto il periodo medioevale, il nome è stato caratterizzato dal determinante Palearum viene citata come Nicea Palearum o della Paglia, per via dei tetti delle case che anticamente venivano costruiti con paglia intrecciata con steli erbacei e cannucce essiccate, presenti negli allora terreni paludosi posti alla confluenza dei torrenti Nizza e Belbo, o forse solo per la presenza di queste erbe ed arbusti. Ancora oggi è popolarmente chiamata "Nissa dla Paja ". In alcune abitazioni antiche, come in molte zone della frascheta, luogo ove io abito e dove si possono ancora trovare case fatte in quel modo.
Anche se l'anno 1225 viene considerato come data di fondazione della città, sorta intorno alla antica Abbazia di San Giovanni in Lanero, grazie all'unione degli abitanti dei sette castelli circostanti, distrutti dagli Alessandrini nella contesa con gli Astesi, le prime fonti storiche su Nizza Monferrato, risalgono ad un atto pubblico del 1021, in cui viene definita villa curte Nicia.
Infatti la guerra tra Astesi e Alessandrini ebbe epilogo in uno scontro avvenuto a Calamandrana il 7 settembre del 1225 che vedettero gli Alessandrini, vittoriosi, ma che rasero al suolo il castello di Calamandrana, considerato da loro una minaccia e con la fuga degli abitanti dei sette antichi borghi nacque l’odierna Nizza Monferrato.
L'abate Giulio Cesare Cordara nella sua immaginaria opera di narrazione riportata nel "Fodero", poema satirico sulla fondazione della città, racconta della ribellione dei terrazzani contro i signori del luogo, smaniosi in quel tempo di far valere lo ius primae noctis sulle fanciulle locali.
Nei fatti, il territorio di Nizza nel 1227 viene spartito tra le due città continuamente in lotta di Asti e Alessandria e nasce una "villanova" tra il torrente Nizza e il Belbo. Nel 1230 la città è sotto la protezione di Alessandria, già dal 1235 si hanno notizie circa l'erezione in comune di Nizza e rimane comune fino al 1264, anno in cui diventa dominio del marchese Guglielmo VII del Monferrato, al quale si ribellerà unitamente ad Alessandria e Asti nel 1290.
Nel 1268 la città si oppose per quaranta giorni agli assalti delle truppe di Carlo d'Angiò dando inizio a quella reiterata serie di assedi e occupazioni che ha costituito la costante di tutte le vicende storiche nicesi. Con alterne fortune, fino al XV secolo, passò di mano in mano più volte: sotto il controllo del Marchese Manfredo di Saluzzo prima, di Carlo II Re di Napoli poi (nel 1306) ed infine del Marchese Teodoro Paleologo. Successivamente, nel luglio 1391 fu devastata dalle milizie del conte d'Armagnac che la mise a ferro e fuoco.
Nel 1495 Carlo VIII Re di Francia, passando da Nizza con il suo esercito soggiornò nel convento di Santa Maria delle Grazie da pochi anni costruito; vi si narra che offrì un'ingente somma di denaro necessaria per la costruzione del campanile in cambio di un dipinto rappresentante l'Assunta.
Con la creazione del Ducato di Mantova, il territorio nicese passò ai Gonzaga e nel XVI secolo la città acquistò fama per il suo territorio, ricco di prodotti pregiati, quali uve, canapa, cereali, lino e anche zafferano. Inoltre la coltivazione del gelso diede sviluppo al l'allevamento del baco da seta e la filatura dei suoi bozzoli arricchendo ulteriormente il territorio.
Dopo un periodo molto fiorente, dai primi anni del Seicento, Nizza venne travolta da innumerevoli e gravi problemi quali carestie e pestilenze, come quella del 1630, dovute soprattutto a una sequenza di pesanti assedi a cui la città venne sottoposta. Tra gli assedi più importanti merita citazione quello del 1613, quando la città, governata dal Cardinale Ferdinando Gonzaga, alleato con gli Spagnoli, si libera dopo una strenua resistenza dalle truppe di Carlo Emanuele I, duca di Savoia. Come voto di ringraziamento i nicesi istituirono una processione nel giorno di San Carlo Borromeo, oggi patrono della città. Secondo la tradizione locale, la vittoria avvenne dopo il miracolo della lampada posta davanti alla statua di San Carlo, illuminatasi spontaneamente nella chiesa di San Francesco; Alberto Migliardi in Vicende storiche di Nizza Monferrato, del 1925, riporta il famoso episodio del miracolo della lampada: «Durante l'assedio del 1613 il 12 Maggio, mentre la folla, radunata nella chiesa di San Francesco, l'attuale Giovanni in Lanero, implorava da Dio la vittoria, avvenne nella Cappella di San Carlo il miracolo della lampada che si accese spontaneamente; il dodicesimo giorno, essendo giunte numerose truppe in soccorso della città, il San Giorgio dovette levare l'assedio».
La città viene successivamente ancora contesa tra Carlo Emanuele I, questa volta alleato con gli Spagnoli, e il duca di Nevers Carlo I, successore dei Gonzaga nella signoria del Monferrato. Infatti si susseguono gli assedi e li scontri, nel 1625, nel 1628 quando la città capitola e viene successivamente riconquistata dai francesi nel 1629. Dopo la carestie e pestilenze del 1630, viene firmato il 6 aprile 1631 da parte di Vittorio Amedeo I di Savoia, di Giulio Mazzarino quale legato papale e dai rappresentanti del Sacro Romano Impero, di Mantova e di Spagna il trattato di pace di Cherasco, dove Nizza viene assegnata a Carlo I duca di Mantova. Il periodo teoricamente tranquillo durerà fino al 1637 quando tornerà a vivere un periodo di continue lotte per la sua conquista da parte di Spagnoli e Francesi, che la sottoporranno a numerosi saccheggi e alla distruzione. Nel 1647, gli Aragonesi entrati in Nizza la rasero al suolo abbattendone anche la cinta muraria.
Con la guerra, scoppiata tra Francia e Austria, che coinvolse ancora una volta le terre monferrine nel periodo della Guerra di successione spagnola, Nizza si trovò a subire gli attacchi degli eserciti sabaudi e francesi, allo scopo di contendersi il Monferrato. Con decreto del 23 luglio 1703.
Nizza viene riconosciuta Città Ducale dal Duca di Mantova. Troverà un periodo tranquillita solo con l'avvento dei Savoia, dopo l’annessione del Monferrato al loro nuovo regno. La situazione economica resa precaria dai continue guerre iniziò a migliorare solo verso la fine del XVIII, con il rifiorire dell'industria della seta insediandosi nuove filande che diedero lavoro e benessere alla comunità. Nonostante la famiglia Crova, alla quale fu riconosciuto il titolo baroni di Vaglio e signori di Nizza continuava ad accrescere il proprio potere con i loro discutibili metodi e modi di governare. Questi atteggiamenti e angherie, scatenanarono le collera di altre famiglie nobili della zona, specialmente dei Cordara di Calamandrana ma anche suscitando sovente critiche e contrasti con la comunità nicese
Il vento rivoluzionario giunto nel 1789 dalla Francia non attecchì nella città, dove al grido di "Viva il re, viva i Savoia" i controrivoluzionari nel dicembre 1799, cacciarono a randellate i gruppi di insorti dei paesi vicini. Dopo il periodo di dominazione napoleonica venuto meno con il Congresso di Vienna, la città poté riprendere il suo percorso di sviluppo. Fu soprattutto grazie alla nomina a sindaco del cav. Pio Corsi di Bosnasco che modificò urbanisticamente la città, facendo illuminare le vie pubbliche con lampade a olio, realizzando il primo sistema fognario e incentivando il commercio.
La sua prematura scomparsa nel 1829 interruppe un processo di brillante sviluppo della città e la popolazione riconoscente decise di intitolargli una delle vie principali e il foro Boario.
Il XIX secolo fu un secolo che diede anche grandi personaggi alla città di Nizza, quali: Bartolomeo Bona che dopo essere stato deputato al Parlamento, venne fatto senatore nel 1854. Primo Segretario di Stato per gli Affari Interni e Intendente Generale delle Strade Ferrate. Nel 1853 fu nominato Direttore Generale dei Lavori Pubblici, poi Segretario Generale dello stesso dicastero divenendone infine Ministro dal 19 novembre 1857 al 19 luglio 1859 sotto la presidenza di Camillo Benso conte di Cavour, mentre anche il giornalista Vittorio Buccelli ricopri importanti incarichi politici a livello nazionale.
Gian Felice Gino invece fu un aviatore, fondò insieme al giornalista Vittorio Buccelli e ai fratelli Orione, la Escola Brasileira de Aviaçao Militar e Civil con sede all'aerodromo di Marechal Hermes. Rientra in Italia poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale, e fu assegnato come sergente istruttore al Servizio Aeronautico, prima a Mirafiori e poi a Malpensa. Oltre ad istruire i piloti iniziò a collaudare i velivoli Caproni. Nell'ottobre del 1917 venne assegnato con il grado di tenente al Corpo di Aviazione Italiana in America, dove addestrò quaranta piloti dell'esercito americano. Nell'aprile del 1918, a bordo di un Caproni, stabilì il record mondiale di velocità percorrendo un tragitto di 145 miglia a Langley Field di Washington, nel tempo di un'ora e fu battezzato con il nome di "principe degli aviatori". iIl 7 luglio 1918 a Long Island, Gian Felice Gino trovò la morte precipitando con un velivolo monoposto SVA, durante l'evoluzione l'aereo era divenuto ingovernabile. Ricordo inoltre altri personaggi celebri legati a Nizza come Agostino Natta, giureconsulto del XV secolo, Carlo Giuseppe Pistone di Montaldo che divenne a fine XVIII secolo Vescovo di Alessandria e Giulio Cesare Cordara, conte di Calamandrana, vissuto tra il 1704 e il 1795, visse a Nizza e vi scrisse "il Fodero ". Certamente Francesco Cirio natovi il 25 dicembre 1836 e morto il 9 gennaio 1900 è certamente il personaggio più famoso, fu un imprenditore italiano e fondatore dell'azienda di conserve Cirio. Quando costui si trasferì a Torino col fratello Ludovico, dove intraprese,’attività del commercio come già praticava a Nizza. Acquistava verdura ad un prezzo ragionevole al mercato di Porta Palazzo verso l'ora di chiusura, poi la rivendeva nei quartieri periferici della città. Francesco Cirio seppe trovare una risposta all'esigenza di conservare gli alimenti per consumarli poi nelle stagioni non di produzione. Nel 1856 prese in affitto un locale a Torino, dove in una stanza con un camino contenente due caldaie, giunse ad applicare un metodo efficace per conservare le verdure che inizialmente furono i piselli. A dire il vero la l’apperizzazione fu scoperta Nicolas Appert nel 1795 che ne inventò il procedimento di appertizzazione poi così chiamato in suo onore. Il merito attribuibile a Cirio è tuttavia legato alla figura dell'uomo che fece nascere l'industria conserviera in Italia. Ma a quello che sono più legato è alla figura di Madre Maria Domenica Mazzarello benchè nativa di Mornese, fu fondatrice con Don Bosco dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, condusse gli ultimi anni della sua vita a Nizza dove era stato costruita la casa madre dell’Ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Durante la seconda guerra mondiale Nizza divenna capitale della Repubblica partigiana dell'Alto Monferrato nel 1944. La Repubblica dell'Alto Monferrato nacque dai partigiani a seguito dell'unione di comitati spontanei di liberazione nazionale, del Monferrato a sud del Tanaro. Ne facevano dall’autunno del 1944 decine di Comuni controllati dalle forze partigiane con sede a Nizza Monferrato e ad Agliano Terme. Il massiccio e violento rastrellamento nazifascista del 2 dicembre 1944 pose fine a quest’esperienza, causando lo sbandamento delle cinque divisioni partigiane operanti nella zona che componevano la Repubblica.
Nizza diventa tristemente famosa quando nel 1968 venne interamente sommersa da una grossa piena del torrente Belbo, e del suo tributario Nizza, ed ancora per l'Alluvione del Tanaro del novembre 1994 quando ci furono danni alle strade e allagamenti a scantinati.
Ormai ho raggiunto Nizza, parcheggio l’automobile in piazza Giuseppe Garibaldi per fare dapprima una passeggiata sulle strade del centro storico, per poi riprendere l’automobile ed andare a visitare alcune aree intorno a Nizza Monferrato.
Lasciato l’auto nei pressi del Foro Boario Pio Corsi, situato all'interno della spaziosa Piazza, detta "la cima di Nizza". Il Foro Boario costruito sul finire del 1800. Appare come una gigantesca struttura in muratura, con numerosi archi a tutto sesto per tutta la sua lunghezza. Il complesso è ricoperto da una volta a capriata, strutturata su travi spioventi rappresenta da sempre il simbolo del commercio e oggi anche delle manifestazioni folcloristiche ed enogastronomiche che vi si svolgono. Ricordo che nel 2014 Nizza entra a far parte del patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO, essendo compresa nel Paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe, Roero e Monferrato. La forma del centro storico di Nizza è molto curioso perchè é a forma triangolare. La strada principale era la Via Maestra ora via Carlo Alberto, le più brevi e corte quella della Trinità o san Bartolomeo, ora Via Pistone e la contrada di San Francesco ora Via Pio Corsi.
Dapprima mi reco in Via Bona dove vi è l’edificio che è sede dell’ospedale Santo Spirito. L’Ospedale ha antichissime origini, infatti nel corso dei vari secoli, ha ospitato Frati Francescani, Cappuccini. L’ospedale sorge dove prima vi era il Convento di Clausura delle Suore Benedettine. Il convento, fu fondato nel 1523 da Caterina, contessa di Pollenzo e soppresso nel XIX secolo. L’edificio è dotato di ampie finestre arcuate, presenta diversi cortili interni a chiostro, con portici e piccoli giardini.
Al suo interno, trova spazio la minuscola Chiesa del Santo Spirito, con un portale settecentesco in legno intagliato, ora Cappella dell’Ospedale. All’angolo di Via Pio Corsi e via Bona vi è la barocca chiesa di San Siro fondata nel 1311, per volere forse di un nobile locale, che pose come condizione che l'arciprete fosse sempre un sacerdote di Nizza. La Chiesa, in origine di proporzioni estremamente modeste, fu ampliata nel corso dei secoli, soprattutto tra il 1790-1800. Ha un impianto a di tre navate con balaustre in marmo policromo. I soffitti sono dipinti ad affresco, sono presenti ricchi di stucchi e fini dorature, il tutto in stile barocco. La facciata, pure in stile barocco a mattoni a vista è divisa in due ordini e un grande timpano. Il primo ordine è tripartito con tre porte; le parti laterali sono leggermente arretrate. Solo la parte centrale s'innalza verso il timpano e conserva un grande rotondo rosone centrale. Dopo aver visitato la chiesa, senza aver disturbato le anziane signore raccolte in preghiera, proseguo per Via Pio Corsi, fino a raggiungere l'incrocio con via Gozzelini dove poco dopo l'ingresso dei giardini di Palazzo Crova vi è la sede del sodalizio della Croce Verde nicese.
Raggiugo così Via Crova dove vi è il bel palazzo dei baroni Crova, costruito presumibilmente sui resti di un preesistente castello. La residenza nobiliare cittadina del XVII - XVIII secolo, comprende un bell'edificio in mattoni a vista, opera dell'architetto Nicolis di Robilant e un giardino racchiuso in alte cinte murarie. Attualmente il Palazzo è sede della biblioteca civica, dell'Enoteca Regionale, della Condotta Slow Food delle Colline Nicesi, del Presidio del Cardo Gobbo di Nizza e dell'Associazione "Produttori del Nizza - Barbera d'Asti. La facciata posta sulla strada è suddivisa in una fascia inferiore di portici con dieci pilastri, ed in una superiore, nella quale si alternano finestre incorniciate da lesene di stile pseudo al corinzio, sovrastate da timpani e lunette. Nel suo giardino, cortile vi sono delle lapidi che ricordano vari caduti di diversi eventi bellici.
Continuo la mia passeggiata fino a raggiungere piazza Vittorio Emanuele II, dove si prospetta la Chiesa di San Giovanni in Lanero. Finora il centro storico era un continuo alternarsi di pregevoli case antiche e moderne costruzioni. La chiesa di San Giovanni in Lanero ha acquisito il nome dall'antica chiesa di San Giovanni, demolita tra il 1826 e il 1827, che sorgeva sull'attuale piazza del Municipio, La facciata dell’edificio ecclesiastico richiama l'immagine di un tempio greco-romano realizzato in cotto, come un protiro con 4 colonne realizzate anche queste in laterizio. Della precedente chiesa, quella di San Francesco del 1428 è rimasto suo campanile romanico. L'attuale chiesa di San Giovanni in Lanero è considerato il duomo di Nizza Monferrato, fu edificato nel 1772 su progetto dell'architetto Nicolis di Robilant. Il suo interno si presenta in tre navate, e quattro campate, sostenute da pilastri rivestiti in marmi policromi, una bassa cupola a tamburo ottagonale munita dalle finestre permette alla la luce di entrarvi. Degno di nota è il dipinto "Il suffragio " di Melchiore Ferrari. Accedo cosi in Via Carlo Alberto un tempo chiamata via Maestra e posso così arrivare a piazza XX Settembre, conosciuta dagli abitanti della zona anche come "Piazza della verdura" per via del mercato ortofrutticolo, dove si affaccia la chiesa di Sant'Ippolito, esistente già nel 1297. L'edificio rimase in stato di abbandono e semidistrutta fino al XVIII secolo. La chiesa fu riedificata tra il 1750 ed il 1760, il suo interno è stato in parte modificato dalla meta del ‘900 da restauri e nuove pitture.
Il prospetto esterno della facciata, piuttosto spoglio benche recentemente restaurato, diviso in due ordini è partito in piccole sezioni da leggere lesene. Il portale di ingresso in legno è incorniciato da marmo bianco. Nel secondo ordine vi è il recente mosaico del martirio di Sant'Ippolito, squarciato da due cavalli tiranti in senso opposto, sopra di esso vi è uno piccolo orologio. Il suo interno è a tre campate interne, scandite dalla presenza di pilastri a base quadrata dipinti. Provenienti dall'antica San Giovanni in Lanero e datati 1476 sono l'acquasantantiera di marmo bianco, e due confessionali in legno, originali sono l'altare e la tela con Sant'Ippolito sulla parete absidale. Tornato sulla piazza, in un angolo della stessa vi è un busto del nicese Francesco Cirio, ricordato come "ardimentoso suscitatore di energie nei commeric e nelle industrie agricole nazionali. Primo porto sui mercati esteri i prodotti della terra italianacoll’indeprimibile ideale di giovare alla patria ".
Riprendo Via Carlo Alberto, meglio nota come "Via Maestra", che attraversa tutto il centro storico ed è da sempre la via più importante e commerciale di Nizza. La via Maestra è fiancheggiata da antichi portici con archi a tutto sesto e ribassati, al di sotto dei quali si trovano e abitazioni, dai pregevoli balconi in ferro battuto, risalgono invece al Settecento e all'Ottocento i negozi più caratteristici di Nizza. Le antiche insegne, ancora ben conservate rendono la via un piccolo scrigno di bellezza e nobiltà.
Percorso un tratto di via Carlo Alberto, osservando sia le vetrine che la moltitudine di persone a passeggio arrivo in Piazza Martiri di Alessandria, l’antica piazza di Palazzo di Città, dove è sito il Palazzo Comunale. Questo imponente edificio risale al 1353, ma molto rimaneggiato nei secoli successivi), che fin dalle origini, ha assolto la funzione di luogo di governo del territorio. L'edificio è a due piani, con finestre ornate nella parte superiore da una lunetta ad arco. Al di sotto, dell’ampio porticato vi sono lapidi e importanti mappe storiche dell’area del nicese e diverse lapidi. L'intero complesso ha una facciata in mattone a vista e tra le due finestre centrali del primo piano, unite da un'austera balconata in ferro battuto, vi è lo stemma della città in argilla. La vera attrazione è l'antica torre campanaria del Municipio, conosciuta dai nicesi come "el Campanon" ossia il Campanone, la quale nei secoli ha svolto le diverse funzioni di torre di difesa, torre campanaria e sede comunale. Dalla cui cima si ammira uno splendido panorama su Nizza Monferrato e le colline circostanti, dalla stessa torre garrisce sempre al vento la bandiera comunale.
Di fronte al palazzo comunale, si trova Palazzo De Benedetti, risalente al XVIII secolo. Una residenza nobiliare a tre piani e un piano ammezzato. La cui facciata principale è suddivisa in tre fasce orizzontali. Nel Palazzo era situata la sinagoga della locale comunità ebraica, poi smantellata negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale. Nizza Monferrato fu sede, di una fiorente comunità ebraica, la cui presenza è documentata sin dal 1539. A testimonianza di questa presenza oggi restano gli arredi della scomparsa sinagoga conservati in quella di Alessandria. Sul palazzo sono presenti le targhe marmoree, una marmorea con tanto di elica ricorda l’aviatore Gian Felice Gino, un'altra i giovani nicesi, chiamati i martiri di Alessandria e una terza l’antico ghetto ebraico. Quella dei Martiri di alessandria, ricorda Caruzzo Luigi detto Jim, di anni 18; Lottero Mario detto il biondino, di anni 18; Parodi Carlo, di anni 17 e Viizzo Leonardo, detto Fulmine di anni 17. Costoro nel settembre 1944, con altri partigiani della XV divisione autonoma "Alessandria " fanno irruzione nella caserma della polizia ausiliaria della Rsi ad Alessandria, in via Pontida, uccidendo Alessandro Guadagnoli della Brigata nera di Alessandria. Militi della Brigata nera, della Gnr ed altri, circondato la caserma e uccidono in combattimento Carlo Parodi
Gli altri tre partigiani, fatti prigionieri, vengono fucilati subito dopo ed i cadaveri lasciati alla vista dei passanti.
Poco lontano, all'angolo di Via Pistone con via Cordara vi è L'oratorio della Santissima Trinità, costruito nel 1448 e ampliato nel 1526. Questo edificio presenta nella facciata un portale ligneo dalle tipiche decorazioni settecentesche. Sopra di esso, in una nicchia, vi è collocato un gruppo scultoreo con la Santissima Trinità. La mia passeggiata prosegue su via Carlo Alberto per godermi gli antichi edifici e le insegne delle vecchie attività commerciali, talune con ancore le antiche vetrine. Raggiunto il parcheggio con l'auto inizio il mio giro per andare a osservare alcuni edifici religiosi che per secoli hanno caratterizzato Nizza e la loro presenza ancora oggi è segno di tradizione e fedeltà. Comincio con il Santuario della Madonna di Loreto posto vicino al cimitero e fu fondato nel 1631 e successivamente ampliato. All'interno del Santuario, a navata unica, il presbiterio mostra, entro una nicchia, la statua della Madonna Lauretana, mentre la facciata non mostra segni di nota se non la sua semplicità.
Per raggiungere l'Istituto "Nostra Signora delle Grazie" passo davanti al monumento del mezzo busto di San Giovanni Bosco posto all'inizio del viale alberato a lui dedicato all'incrocio con Via 1613, Via Francesco Cirio e via Umberto I.. Lungo il viale mi fermo a osservare la statua dedicata a Madre Maria Mazzarello, l'alessandrina di Mornese fondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Raggiungo così l'Istituto "Nostra Signora delle Grazie", acquistato da don Giovanni Bosco nel 1877, realizzato sulle rovine di un vecchio convento di Frati Minori Osservanti, a cui seguirono i Riformati e i Cappuccini. Il complesso fu dapprima venduto nel 1871 alla Società Enologica di Savigliano e quando nel 1877 don Giovanni Bosco arrivò a Nizza, invitato dal Conte Cesare Balbo ad aprire un suo collegio-convitto. Il futuro Santo desideroso di restituire al culto l'antica Casa di Dio e vista l'opportunità di acquistare il complesso ex conventuale per trasferirvi le Figlie di Maria Ausiliatrice dalla sede di Mornese e aprire un istituto di educazione femminile, iniziò le pratiche per entrarne in possesso. L'atto d'acquisto si fece il 30 aprile 1877 e l'atto notarile fu rogato il 23 ottobre dello stesso anno per 30 mila franchi, spesa coperta con donazioni e offerte. Il convento dai Nicesi chiamato "la Madonna" divenne la nuova Casa delle Figlie di Maria Ausilitatrice, che Madre Mazzarello sentì «come una casa ben diversa dalle altre e che deciderà grandi cose». A Nizza il 4 febbraio 1879, si stabilì la prima Madre Generale, Maria Domenica Mazzarello, futura Santa e con lei il primo Capitolo Generale. Madre Mazzarello visse a Nizza solo gli ultimi suoi due anni, dove raggiunse la pienezza di santità e la maturità di grande apostola
Nel 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, Casa Madre fu parzialmente requisita e trasformata in ospedale militare per soldati affetti da febbri malariche e più di 10 suore, di cui 4 infermiere, furono loro addette. Sempre durante la Prima Guerra Mondiale le insegnanti dell'Istituto Nostra Signora delle Grazie sostituirono nella Scuola Tecnica di Nizza, i professori richiamati al servizio delle armi. La Casa Madre fu anche sede di Colonie Estive e organizzò attività formative per le figlie dei soldati in guerra, le cui mamme erano costrette a supplire il marito nel lavoro. Prima di fare il giro delle piccole borgate voglio visitare il Museo Bersano, Questo Museo delle contadinerie e delle etichette di vino Bersano, fu fondato dall'avvocato Arturo Bersano, fondatore anche dell'omonima azienda vinicola. L’edificio è posto difronte alla stazione ferroviaria. Arturo promosse tale iniziativa con l'intento di conservare ai posteri i principali strumenti del mondo agricolo prodotti nella campagna monferrina e langarola. Il museo presenta anche bellissimi torchi del XVII e XVIII secolo, solidi mastelli per tirare il vino e tini, grandi botti di cantina e i barlet omaggio per mediatori e carrettieri, brente e quarti di brenta e molto altro della cultura contadina. Dalla stazione ferroviaria di Nizza Monferrato passano le linee come Asti–Genova e Alessandria-Cavallermaggiore ormai in disuso.
Per prima cosa m'inerpico su strette stradine, su per le colline, dove lo sguardo ovunque volge trova lunghi filari di vigna, dapprima raggiungo la chiesa di San Michele, da cui prende il nome la borgata sita sul crinale del colle un tempo chiamato "Colle Belmonte" Il borgo è antichissimo come la vecchia chiesa di San Giovanni, demolita nel XIX secolo, e su cui fu edificata parzialmente quella odierna. Un tempo, poco distante da qui si ergeva il castello di Belmonte uno dei sette castelli che dominavano la zona in cui nacque poi la città. Belmonte era sotto l'alto dominio dei Marchesi di Monferrato che ne avevano ricevuto investitura da Federico Imperatore passato poi in donazione al comune di Alessandria. Raggiungo così la piccola chiesa di chiesa di Sant'Anna, posta in aperta campagna e di cui poco si conosce se non la rivalità tra le parrocchia di San Siro e quella di di San Giovanni che ne rivendicavano il possesso. Ultima mia tappa è la La chiesa della Madonna della Neve o "delle Grazie", nota anche come "Chiesa della Madonna del Bricco", nome assunta dalla posizione strategica sulla sommità di una collina, a ponente della città. Luogo dove un tempo sorgevano il castello ed il villaggio di Lanero e dove l’edificio religioso fungeva da chiesa castrense. La chiesa attuale fu edificata tra il 1757 e il 1758 dall'Abate Commendatario di San Giovanni, Carlo Amedeo Pistone di Montalto, nello stesso luogo di quella più antica. Nel lasciare Nizza Monferrato e in particolare la chiesa della Madonna della Neve o "delle Grazie " ricordo che l’alessandrino Umberto Eco che giovanissimo negli anni della seconda guerra mondiale era sfollato a Nizza Monferrato e che nel "Il pendolo di Foucault ", pubblicato nel 1988, ricordando il bricco e il suo amico Jacopo Belbo scrisse: "Il paese appariva all’improvviso dopo una svolta, ai piedi di un colle, dove stava la casa di Belbo. Il colle era basso e lasciava intravedere dietro la distesa monferrina, coperta da una leggera foschia luminosa. Mentre salivamo Belbo ci mostrò una collinetta di fronte, quasi cava, e sul culmine una cappella, fiancheggiata da due pini: "Il Bricco". Disse. Poi aggiunse: "Non fa nulla se non vi dice nulla. Ci si andava a fare il merendino dell’Angelo, il lunedì di Pasqua. Ora in macchina ci si arriva in 5 minuti, ma allora ci si andava in una specie di pellegrinaggio ". Prosegue ancora, Eco, in altre pagine: "lungo le falde del Bricco si stendono filari e filari di viti. Lo so, ne ho visti di simili ai miei tempi. Nessana Dottrina dei Numeri ha mai potuto dire se sorgono in salita o in discesa. Tra filare e filari, ma ci devi camminare scalzo con il tallone un po’ calloso, sin da piccolo, ci sono degli alberi di pesche. Sono pesche gialle che crescono solo tra i filari, si spaccano con la pressione del pollice, e l’osso ne esce quasi da solo, pulito come dopo un trattamentochimico, salvo qualche vermiciattolo grasso e biancodi polpa che vi rimane attaccato per un atomo. Puoi mangiarle senza quasi sentire il velluto della pelle, che ti fa correre i brividi dalla lingua fino all’inguine.Un te,po li pascolavano i dinosauri. poi un'altra superfice ha coperto la loro. Eppure come Belbo nel momento che suonava la tromba, quando davo un morso alle pesche capivo il Regno ed ero tutt’uno con lui. "
Torno così, soddisfatto della mia giornata; ho visitato con calma uno bei borghi più belli del Monferrato, ho appagato la mia vista con splendidi panorami di colline e vigneti, porto con me gli odori di una campagna fertile e fiera di donare frutti così deliziosi e colorati. Dalla terra del Monferrato, sicuramente Dio ha copiato il Paradiso.