Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Costa Vescovato

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Costa VescovatoIl cielo oggi sembra un prato azzurro in cui le piccole nuvole, gonfie come la lana delle pecorelle, sembrano correre gioiose. L'occasione è ghiotta per recarmi sui colli tortonesi a visitare un altro ameno borgo del Piemonte.
In auto, percorro strette strade costeggiate su e giù da verdi e lussureggianti colli, attraverso piccoli corsi d'acqua, da ogni lato apprezzo vigne e prati in fiore fino a raggiungere Costa Vescovato.
Già il toponimo indica la posizione geografica del borgo, posto sul crinale spartiacque formato dal corso del torrente Ossona e del torrente Cornigliasca, ma anche la secolare appartenenza all'episcopato di Tortona.
Per raggiungere Costa Vescovato, devo passare da Montale Celli, dove sono obbligato a fermarmi ad osservare sia la piccola località, la sua chiesa, che le belle colline che la circondano, dove i vigneti sono carichi di uve bianche.
Montale Celli è un piccolo centro abitato afferente a Costa Vescovato, già citato nel 1247 come Monte di Cellore e ancor prima, forse, nel 1183 in un documento del comune di Tortona in cui si afferma che i luoghi di Celeri, Ceglie e Cornegliasca, quest'ultima oggi afferente al Comune di Carezzano, dovessero pagare il fodro. Il fodro in epoca medievale era un'esazione in natura, sotto forma di cibo e foraggio, che i privati cittadini o l'intera comunità erano tenuti a versare al feudatario o al Comune.
Il Borgo è poi citato sempre con nomi diversi come Celum, Celebrem, Celere e Cellore. In seguito, come riportato da un documento del 1439 molti possedimenti vescovili del tortonese, fra cui anche Monte Celli, vennero investiti a titolo di feudo al nobile Nicola Passalacqua. Nel 1774, poco tempo prima che venissero soppressi i feudi, Celli venne investita col titolo baronale a Angelo Vittorio Baciocchi da Ajaccio.
La parte antica del Paese, sorge su di un piccolo rialzo del terreno, circondato da ripe scoscese. Il Borgo antico aveva forma di un quadrilatero delimitato da caseforti, racchiudenti internamente un cortile, che sicuramente fungeva da ricetto fortificato.
La dedizione alla Madonna del Borgo è testimoniata oltreché dalla dedicazione della Chiesa all'Assunzione di Maria Vergine, anche da diverse edicole votive presenti nel Borgo e da alcuni affreschi sacri. In Montale Celli un tempo esisteva una pieve dedicata a Santa Maria Celebris, già citata nella documentazione alto-medievale, come ricorda monsignor Clelio Goggi nella "storia dei Comuni e delle parrocchie della diocesi di Tortona". Le edicole dedicate alla Madonna della Neve e alla Madonna Ausiliatrice sono quelle a cui la popolazione è maggiormente devota; infatti, sempre monsignor Goggi scrive: "Nel 1631, mentre nei paesi limitrofi infieriva la peste, la popolazione (di Costa Vescovato) ricorse all'intercessione della Beata Vergine e fu salva, da allora in poi al 5 agosto si festeggia la Beata Vergine della Neve. Nella guerra del 1915-18 la popolazione si raccomandò di nuovo alla Beata vergine e i soldati ritornarono incolumi". Mentre l'edicola dedicata alla Madonna Ausiliatrice fu edificata come ex voto per riconoscenza di un militare del posto per essere tornato a casa sano e salvo alla fine della seconda guerra mondiale, come è documentato nel libro "Edicole sacre del tortonese" di Luciano Ferrario e Giacomo Seghesio.
La sua Chiesa parrocchiale è una realizzazione recente, con la sua facciata tripartita con tetto a salienti, tre grandi portali incorniciati da arcate in stile neogotico e rosone centrale risalente alla seconda metà del XIX secolo. Il suo alto campanile del 1896, dalle forme goticheggianti con il grande orologio, pare un dito lanciato tra le vigne.
Nei suoi pressi vi è l'antico edificio delle scuole ed Oratorio su cui è collocato una lapide che ricorda i suoi sei caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Il grande piazzale che divide la chiesa dall'edificio delle ex scuole era un tempo il vecchio cimitero del Borgo.
Lasciato Montale Celli raggiungo, sempre in auto raggiungo Costa Vescovato; dopo aver parcheggiato nel grande piazzale della chiesa di San Martino. Questo edificio religioso è leggermente distaccata dal Borgo vero e proprio, che è abbarbicato sul colle. Nei pressi della piazza vi è anche il municipio che ospita al pianterreno sia una bottega di alimentari che l'ufficio postale.
Le prime notizie relative al Borgo risalgono al 1187, quando Costa Vescovato viene citato in un atto come luogo d'origine di un certo Guglielmo Vercius. Durante la signoria dei vescovi di Tortona gli abitanti poterono godere di una certa tranquillità poiché il Borgo non venne coinvolto in particolari avvenimenti, se non il passaggio di truppe imperiali durante le diverse guerre che coinvolsero il Piemonte meridionale.
Quando nel 1784 passò al Regio Patrimonio di casa Savoia, Costa fu infeudata e venduta a Delfino Sobreri con il titolo di conte che durante l'occupazione francese si trovava inserito nel dipartimento di Genova. In precedenza Costa non aveva il prediale Vescovato ma lo assume solo con la fusione con l'allora Comune di Sarizzola.
Non vi sono cronache particolari che riguardano Costa Vescovato e i suoi abitanti se non un fatto raccontato nelle Cronaca di Tortona di fine del XVI secolo quando il «Magior Magistrato» di Tortona venne assalito dagli uomini di Costa, scampando fortuitamente alla morte con la sua scorta; per rappresaglia il Borgo venne occupato manu militari e i diritti del Vescovo sul luogo revocati, con l'ovvia opposizione del Vescovo.
Un altro fatto riguarda la peste del XVII secolo, che fece diverse vittime; in questa occasione la popolazione ricorse all'intercessione della Beata Vergine e da allora ogni 5 di agosto si festeggia la Beata Vergine della Neve.
Il moderno edificio comunale ospita sul muro una lapide che ricorda i suoi caduti della Prima Guerra Mondiale, tra questi vi è il sergente maggiore Bergaglio Domenico, incorporato nel 205° reggimento fanteria Lambro, che fu decorato, alla memoria, con la medaglia di bronzo al valor militare, morto sul fronte del medio Isonzo. Sulla parete del Municipio è interamente riportata l'ultima toccante lettera inviata dal sergente Maggiore alla sorella. Un altro monumento, posto in un aiuola nei pressi del palazzo municipale ricorda i caduti della Seconda Guerra Mondiale.
La Chiesa parrocchiale si affaccia su un belvedere che è il sagrato della medesima. La Chiesa ha una facciata in stile Neoclassico ed è divisa in due ordini con un bel marcapiano aggettante. Nell'ordine inferiore sei lesene con capitelli in stile ionico suddividono la facciata in cinque parti con un alto portale al centro e due più bassi lateralmente, di cui uno tamponato.
Il secondo ordine è invece tripartito da lesene nella parte centrale. Al centro una finestra rettangolare permette alla luce d'accedere ed illuminare l'altare maggiore, invece ai lati vi sono due nicchie vuote. Un grande timpano rettangolare con un bel frontone concludono la facciata che è interamente intonacata. Originariamente la Chiesa era ad un'unica navata ed era di patronato dei signori Carniglia, fu eretta in parrocchia nel 1580, staccandosi da quella di Montale Celli.
In auto proseguo per Sarizzola, per raggiungerla percorro la strada provinciale SP 131, una strada stretta e tortuosa che scende anche nella valle percorsa dal rio Gambarasca e Ossona. La strada costeggia una serie di calanchi che emergono nudi tra boschi, ginestre e filari di vigna. Il fenomeno dei calanchi è un processo geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l'effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose, con scarsa copertura vegetale. Il paesaggio che ne consegue è surreale, dai colori chiari è in contrasto con la verdeggiante vegetazione circostante.
Ad accogliermi è subito la piccola piazzetta su cui si affaccia la Chiesa parrocchiale di "SS. Fabiano e Sebastiano" costruita nel 1593. Originariamente realizzata in sassi stuccati, oggetto nel corso dei secoli di molti rimaneggiamenti. La chiesa con facciata intonacata presenta una facciata tripartita e un timpano semicircolare. Ha una sola porta d'accesso, sovrastato da un pregevole affresco e da un rosone. La piccola comunità, oltre a festeggiare i santi titolari della chiesa solenizza anche Sant'Antonio da Padova, patrono del paese. Sulla facciata della chiesa una lapide marmorea ricorda i soldati caduti durante la prima guerra mondiale.
Dal piazzale antistante la Chiesa si può godere di un ampio panorama su Costa Vescovato e Montale Celli, ma anche per buona parte della Valle Ossona.
Sarizzola era probabilmente già abitata in epoca romana, come luogo di villeggiatura dai signori dell'antica Dertona. Infatti sul suo territorio fu rinvenuta un'epigrafe romana che ricorda la famiglia dei Vettii. Del periodo medievale, invece sono rimasti solo alcuni resti di una costruzione romanico-gotica.
In passato Sarizzola Vescovato, così si chiamava, ebbe una storia indipendente da Costa Vescovato in quanto era Comune autonomo, ma inserita anch'essa nel territorio sottoposto all'alta giurisdizione del vescovo tortonese. E se allora poteva contare su poche centinaia di abitanti, ora i numeri sono veramente bassi.
Tra i Borghi costituenti il comune di Costa Vescovato, occorre anche ricordare Fossaghello che si presenta oggi come una pugno di case raggruppate sulla cresta di un colle. Posizione strategica però che gli permise un tempo di assumere una importante rilevanza, infatti risulta che i tortonesi nell'edificare un sistema difensivo per Tortona, vollero comprendere fra i capisaldi anche Fossaghello. Nel XIV secolo era il luogo fortificato a cui facevano capo le abitazioni del circondario e in cui risiedeva un vassallo. Da qualche parte, forse in "notizie storiche dell'antico, moderno tortonese " raccolte dal conte Giacomo Carnevale, edito nel 1845, tipografia C. Giani di Voghera, avevo letto che a Fossaghello vi fosse una chiesa dedicata a San Marziano.
Nel lasciare questo grazioso Borgo voglio ricordare che la formazione dell'attuale territorio comunale di Costa Vescovato dipende dall'assimilazione delle limitrofe località di Fossaghello, di Montale Celli e da quella dell'ex comune di Sarizzola Vescovato. Infatti nel 1723 Costa aveva già incorporato Fossaghello e Montale Celli. Per quanto riguarda Sarizzola, invece, la località venne accorpata a Costa dopo la conclusione dell'età napoleonica dopo il 1815.
Lascio così questa terra che offre all'avventore del buon vino ma anche gustosi e saporiti salumi.