Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Coniolo

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ConioloConiolo anticamente chiamato Ponte de Cuniolo, ha il suo territorio che si estende sulle due rive del fiume Po. Il territorio sulla sponda destra è collinare e sull'altra totalmente pianeggiante. Il centro abitato è tutto in zona collinare, compresa la frazione Bricco e Coniolo nuovo.
Fu feudo dei marchesi del Monferrato e ne seguì le sorti e le sue vicende storiche. Durante il periodo fascista il comune fu soppresso e incorporato da Pontestura, ma tornò indipendente nel 1848.
L'attuale centro del paese è edificato sulla costa del rilievo collinare, in posizione molto panoramica. Un tempo il capoluogo era invece posto su un rilievo più basso, più vicino al fiume Po su cui insisteva, oltre le case, la chiesa e il castello, tutto ormai scomparso. Del castello restano oggi alcuni ruderi della cinta fortificata.
Fu l'intensa attività di escavazione mineraria iniziata a fine XIX secolo per il prelievo di marna calcarea, materia prima per la produzione di calce e cemento, che fece abbandonare e poi scomparire il Borgo antico. Per l'escavazione fu necessario creare una fitta rete di gallerie che causarono cedimenti e il conseguente crollo dell'intero abitato, ora tale luogo boscoso è detto Coniolo rotto. Per lo stesso motivo si dice che Coniolo è il Borgo che visse due volte. Ma la sua storia inizia durante il II secolo a.C. quando una colonia romana si stabilì sul lembo collinare incuneato tra corsi d'acqua. Dalla romanizzazione di tale "cuneolus"(piccolo cuneo) sarebbe derivato il nome del primo Cuniolium. Il significato del toponimo potrebbe quindi essere ‘piccolo lembo di terra tra due fiumi'. La piccola comunità viveva forse della produzioni di vino, ma anche di altri manufatti come quelli in terracotta. La merce era poi spedita sia via fiume che attraverso la via consolare che univa Ticinum (Pavia) ad Iulia Augusta Taurinorum (Torino), raggiungibile grazie a un ponte costruito sul fiume Po. In epoca Alto Medioevo, scomparso sia l'insediamento romano che il ponte sul Po, sorse un nuovo villaggio sulle rive del grande fiume e in contemporanea fu costruito un ponte di legno che lo attraversava. Infatti con la costruzione nel 1213, del nuovo ponte crebbe l'importanza del villaggio che servì anche agli scopi strategici di Vercelli, Milano e di Alessandria in guerra contro Casale Monferrato. Successivamente il ponte in legno fu rimpiazzato da porto natante che, per secoli, collegò le due rive del Po fino all'ultimo dopoguerra.
Il Borgo era composto due centri abitati, come ancor oggi, ma non sono gli stessi. Vi era Coniolo basso e Coniolo bricco, costruiti intorno ai loro due castelli dei feudatari Fassati. Questo territorio fu infeudato ai Fassati nel XII secolo e poi il feudo abolito nel 1796. Il castello di Coniolo Basso fu edificato dai Marchesi Fassati. Invece ben poco si conosce del castello di Coniolo Bricco e della sua scomparsa.
Con l'avvio dell'attività estrattiva di calcare da calce-cemento, in particolare durante il periodo della rivoluzione industriale dei primi del XX secolo, lo sviluppo delle gallerie sia in profondità che trasversalmente, anche sotto Coniolo Basso, causò il crollo dell'antico abitato. Scomparvero ottanta case, la Chiesa di San Eusebio del 1604, il Palazzo Fassati. I crolli iniziarono nel marzo 1905 e terminarono nel 1922. Le famiglie coniolesi furono costrette ad abbandonare le loro case, in parte si costruirono nuove abitazioni a Coniolo Bricco, e molte se le costruirono in un nuovo Borgo, ossia Coniolo Basso Nuovo. Ciò avvenne smontando letteralmente le loro case per edificarne di nuove. Parcheggiata l'auto comincio il mio giro dalla Piazza Generale Carlo Albero Dalla Chiesa e dal vicino palazzo comunale.
Sulla bella Piazza, esclusivamente pedonale, insiste una minuta mostra, protetta da una piccola tettoia, una mostra dei lavori di una volta, infatti fanno bello sfoggio di sé: un torchio, vecchi aratri, e grandi e diversi strumenti del falegname, gioghi per cavalli, barili e cavagne (ceste in vimini) e molto altro. Un piccolo ritorno ai tempi passati e un museo didattico per le nuove generazioni. Prima di entrare nel Palazzo Comunale, posto in Via Birago, mi soffermo davanti a un bella lapide che ricorda Martinotti Evasio, un coniololese caduto il 18 giugno 1913 a Sidi Garbaain Cirenaica.
Il Municipio è in uno dei Palazzi storici del Borgo, presenta una piccola corte, ma al primo piano ha un bellissimo belvedere che permette allo sguardo di ammirare tutte le colline circostanti.
Mi riceve il Sindaco Arles Garelli mostrandomi documenti storici sul Borgo e raccontandomi la storia della comunità. Sono poi accompagnato a vedere il Museo Etnografico sulle miniere di Coniolo. I locali museali sono all'interno del Palazzo Municipale, ed è stato realizzato per far rivivere, attraverso un percorso anche multimediali, la vita dei cavatori e le loro fatiche sotto terra. È così che apprendo che al duro lavoro in miniera partecipavano uomini, donne e bambini, questi ultimi a nove anni potevano diventare cavatori purché fossero in buona salute. Nel museo, dove il percorso è realizzato come se fosse un camminamento della miniera, tra nicchie e cunicoli, è possibile vedere com'era il Borgo crollato attraverso foto e un plastico, ma vi sono anche plastici di spaccato su come era organizzata internamente una miniera.
Le attrezzature alle pareti e sulle vecchie tavole, sono originali, come: mazze, picconi, scalpelli, cesti, telefoni di comunicazione interna, lampade a carburo, carriole, trapani e quant'altro. Impressionante anche le antiche carte in cui si nota come fosse costellato, questa parte di Monferrato di miniere, infatti se in un cartello si ricorda che a fine 800 in superficie si coltivava la vite, in profondità si stava sviluppando l'attività estrattiva mineraria. Mappe e carte disegnano lo sviluppo sotterraneo dei banchi di Marma e le posizioni in superficie di magazzini, uffici, polveriera, officine e dormitori degli operai ecc... a servizio della miniera.
La coltivazione della marna, così è definito il lavoro in cava, ricorda un cartello, erano già attive nel 1846 e se ne contavano almeno 15, con diversi proprietari. Ma ciò che più mi ha impressionato è stato l'abbigliamento usato sotto terra da queste povere persone che avevano scelto il buio e il pericolo della miniera al sole della vigna, il tutto per un misero guadagno da sopravvivenza che la campagna non sempre garantiva. Ma davanti agli "Scafarot"da bambino, ossia le scarpe del minatore, il mio pensiero corre a quei fanciulli che dovettero abbandonare i loro giochi per diventare subito grandi ed impugnare gli attrezzi da lavoro.
Successivamente vengo accompagnato in auto a vedere dove un tempo vi era Coniolo Basso, ora chiamato Coniolo rotto, dove così faccio anche una passeggiata sulla vecchia strada del porto vecchio fino a raggiungere i resti di un muraglione del castello o palazzo Fassati. I miei accompagnatori, mi conducono anche a vedere i vecchi fabbricati, di una delle miniere, proprio quella che causò la scomparsa dell'antico Borgo.
Camminiamo tra i campi coltivati e ci immergiamo ormai in una fitta vegetazione, posta in una valletta, che nasconde in parte questi stabili che avevo prima visti disegnati sulle carte del museo. Gli edifici dell'officina, gli alloggi del custode, degli uffici, l'infermeria, la polveriera e la lampisteria, locale ancora riconoscibile perché l'indicazione del suo uso è dipinto sopra la porta. Posso così vedere, facendomi strada tra le ortiche dove vi era la "testa"del Pozzone vecchio, detto Torello ossia un accesso alla miniera, con i suoi piani inclinati per poter far correre i vagoncini di marna, ma anche dove vi era l'ascensore che portava i minatori in profondità, fino a 150 metri in alcuni casi. Le mie guide mi raccontano che in Coniolo e nel territorio circostante erano oltre 40 i chilometri scavati sotto terra.
Rientrando, transitiamo da Coniolo Basso e il campo sportivo del Borgo, ove una nuova generazione sta giocando, dimentichi delle tragedie dei loro nonni.
Lasciato i miei accompagnatori e mi dirigo verso la Chiesa Parrocchiale dell'Assunta e di Sant'Eusebio, un edificio di costruzione seicentesca, ma ricostruita nel XIX secolo. Questa chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, sub titulo de Cinerasco, riporta anche la dedicazione della scomparsa Chiesa di Coniolo Rotto. Non si ha molta conoscenza della sua storia ma secondo la tradizione orale fu edificata sulle ceneri di una Chiesa preesistente. Questa Chiesa, posta all'estremità occidentale di Coniolo Bricco, ha la caratteristica di essere rivolta ad occidente, in direzione opposta rispetto all'abitato. Se prima del 1591 la funzione di Chiesa Parrocchiale era sul luogo dell'odierna parrocchiale quando questa era dedicata a Santa Maria in Cinerasco, poi con l'edificazione della Chiesa di Sant'Eusebio, eretta dai Fassati nel recinto del loro castello di Coniolo basso, già attestata nel 1350, ma ricostruita e riconsacrata il 30 maggio 1604, perdette la titolarità a favore di quella nuova castrense. Quando verso il 1890 Coniolo basso divenne insicuro, la Chiesa di Sant'Eusebio fu abbandonata e la vecchia Chiesa di Santa Maria, fu nuovamente dichiarata parrocchiale e nel 1909-10 venne ampliata portandola a tre navate e prolungandola, utilizzando anche materiale recuperato dalla demolizione della Chiesa di Sant'Eusebio.
La nuova Chiesa fu consacrata nel 1910. Questa chiesa nel 1799 fu scenario di un truce fatto, quando le truppe francesi penetrarono nella Chiesa e uccisero nove persone che vi si erano rifugiate. In tutto il XX secolo la Chiesa subì diversi interventi e restauri, come quando nel 1930 fu rinforzata con tiranti di ferro a causa degli assestamenti del terreno, ma anche nel 1976, 1983 per rifacimento pitture e nel 2001-2002, in seguito a lesioni provocate dal terremoto dell'agosto 2000.
Proprio durante questi lavori sono comparse le fondazioni della primitiva chiesa, a navata unica, eretta verosimilmente entro la fine del XIII sec.
Forse in precedenza la Chiesa aveva un porticato anteriore, ora scomparso. La Chiesa presenta una larga scalinata d'accesso di quattro gradini. Sobria la facciata Neogotica a salienti, scandita da quattro paraste culminanti con alti pinnacoli, che ne tripartiscono la facciata. L'edificio è in sostanza suddiviso in due ordini, quello superiore è realizzato a fasce alternate di calcare e mattoni e conclusa con archetti che coronano tutto il tetto a falde. Al centro, di quest'ordine, posto sopra il portale vi è un rosone e ancora sopra due nicchie con le statue della Madonna e Sant Eusebio. L'ordine inferiore è invece intonacato con ai lati del portale centrale, due finte porte con altri due rosoni più piccoli. Il portale e le due porte finte sono completati da frontoni in leggero aggetto, in cui sono murati quattro bacini ceramici ossia due piatti e due scodelle con decorazioni geometrico-floreali. La parte posteriore della chiesa, rivolta verso il paese, appare come una finta facciata con orologio sul frontone, sormontata dal campanile di fine XX secolo con cupola a bulbo, che costituisce caposaldo trigonometrico per l'Istituto Geografico Militare. Il suo interno, nonostante le belle vetrate con le Storie della vita di San Giovanni Bosco è abbastanza buio. Conserva due statue lignee rappresentanti l'Assunta e l'Immacolata e tre tele interessanti, anche se sono copie di altri dipinti tra cui San Francesco in adorazione del crocifisso, copia di Nicolò Musso eseguita attorno al 1689 e i SS. Eusebio, Pietro e Paolo.
La Chiesa ha subito diversi furti, infatti custodiva altre due tele, una raffigurava la Madonna del Rosario anch'esso copia del quadro del Musso, e l'altra Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia, di scuola genovese. Fu trafugata anche la fonte battesimale di pietra con copertura lignea del XVII secolo.
Da altri racconti tratti dai libri si ricorda anche un quadro raffigurante il Miracolo di S. Antonio del Moncalvo o della sua scuola, proveniente dalla scomparsa Chiesa di Sant'Eusebio. Dietro l'altare maggiore è collocato un coro di legno massiccio, forse proveniente dalla Chiesa di S. Eusebio. Difronte alla Chiesa vi è il Camposanto, ciò mi permette di far visita alla tomba dell'onorevole Riccardo Triglia, già sindaco di Coniolo. Costui nacque a Casale Monferrato, 7 novembre 1937 e vi morì il 16 settembre 2016, fu senatore della Repubblica dal 1979 al 1994 e Presidente dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) dal 1982 al 1992. Fu anche sottosegretario di Stato alle Finanze nel governo Ciampi tra il 1993 e il 1994.
Nelle vicinanze del piazzale della Chiesa vi è un antico pozzo, denominato Dei Roveri, che ricorda come con quell'acqua fu spento l'incendio del XII secolo che distrusse l'antica Chiesa di Santa Maria de campis prope cerretum e che dopo l'incendio divenne Santa Maria di Cinerasco. Dall'altro lato il monumento agli alpini delle brigate Cadore, Julia, Orobica, Taurinense e Tridentina.
Nei pressi della Chiesa parrocchiale vi è un belvedere che si affaccia sull'arco alpino e sulla pianura risicola, con vista su Morano sul Po, verso le cui cementerie confluiva il calcare estratto, ma anche molti altri borghi come Trino vercellese, Balzola, Villanova e molti altri comuni, fino a vedere lo skyline di importanti città come Vercelli e non solo.
Sul belvedere l'amministrazione ha collocata una vetrinetta che contiene delle rose con su scritto "da aprire solo in caso di amore vero", con la traduzione anche in inglese, a dimostrazione di come questo luogo sia frequentato da diverse coppie di amanti, facendolo un posto veramente unico. Sul retro della Chiesa un bel rinnovato parco della rimembranza ricorda tutti i caduti della Grande Guerra, ben curato con aiuole fiorite. Nei suoi pressi un pilone votivo e il monumento ai caduti di guerra coniolesi.
Riprendo l'auto per raggiungere ancora un interessante angolo di questo ridente paesino di collina, e mentre percorro poche centinaia di metri ricordo come Cesare Pavese descriveva Coniolo nel suo libro "Il mestiere di vivere".
"L'accadere una volta per tutte di un fatto mitico che esprime un evento ciclico del cosmo (ratto di Core) è analogo all'espressione che si dà, in arte, a una molte volte ripetuta esperienza di paesaggio, gesto, evento. Quante volte hai osservato la collina di Quarti e Coniolo prima di esprimerla?"
Ho così raggiunto le porte di Coniolo, direzione Pontestura, dove è collocato un macchina a vapore, chiamata il trenino. Posta a memoria della storia mineraria del Borgo ma anche a monito della tragedia che quelle miniera hanno creato nel devastare un intera borgata. Il piccolo convoglio ferroviario è composto da vagoncini basculanti da miniera, trainati da un locomotore del tutto simile a quello che veniva usato nelle miniere di Coniolo, ma questo proviene dalla Francia, da Lille, ed è stato prodotto dalla ditta Berry nei primi del Novecento.
Nei suoi pressi il parco dei nuovi nati, con un albero dedicato a ogni nuovo nato di Coniolo. Lascio così questo minuto Borgo, ricco di storia e di suggestioni che ha saputo rinascere e fare della sua storia un momento di crescita e sviluppo culturale.