Ho potuto conoscere meglio i miei compagni di viaggio durante il tragitto in pulmino tra Torino e il minuscolo aeroporto di Cuneo Levaldigi. Saremo ospiti per pochi giorni della città rumena di Bacau, capoluogo dell'omonimo distretto della Regione della Moldavia, una località molto antica situata ai piedi dei Carpazi, bagnata dal fiume Districa che si getta nel Siret, a circa otto km a sud della cittadina.
All'arrivo ci attendono i conoscenti rumeni con cui stringiamo subito amicizia. Ci portano alla loro sede sociale su un vecchio pulmino Fiat, dono di una associazione di Moncalieri che ha organizzato il viaggio per cementare il gemellaggio con la consorella rumena.
Ero curioso di conoscere questa parte della Romania visto che in un precedente viaggio avevo avuto modo di visitare soltanto la Transilvania, regione che situata proprio aldilà dei Monti Carpazi, che fanno da corona alla città.
Raggiungiamo rapidamente la loro sede nelle vicinanze del centro storico posta in una piccola villetta a due piani su una ampia strada di scorrimento "veloce" e circondata da un minuscolo giardino che rende l'edificio ombreggiato. Si nota la necessità di una profonda manutenzione e, notato il numero dei volontari ad attenderci, anche di un ampliamento viste le sue ridotte dimensioni.
Siamo accolti familiarmente, con sorrisi, abbracci, discorsi ufficiali con tanto di presentazione ai notabili della città e ai locali parlamentari. Il dott Babliuc, direttore della sede di Bacau, ci annuncia un programma intenso, ma sicuramente interessante per la nostra visita.
La città appare al primo sguardo ordinata, pulita e osservando i particolari si nota che ebbe un ruolo strategico nei secoli passati. In particolare l'architettura urbana è di epoca medievale, d'altra parte i più antichi documenti sono datati 1408. presente anche lo stile gotico che qua e là troneggia in palazzi e chiese, che benché scrostate lasciano intravedere un trascorso opulento.
Anche la grande viabilità ricorda il periodo Napoleonico con i suoi maestosi viali. La città è esteticamente ben curata con grandi fioriere e parchi ben tenuti, che dimostrano una particolare attenzione dei cittadini al decoro urbano.
Bacau con i suoi 180 mila abitanti, è collegata sia con l'Italia che con molte città rumene come Sibiu, Timişoara e la capitale Bucarest, ma anche con Spagna e Inghilterra attraverso il suo aeroporto che dista veramente poco dal centro città. Anche la rete ferroviaria ha collegamenti internazionali con Bulgaria, Russia e Ucraina, facendola diventare un importante polo industriale soprattutto del settore chimico.
L'alloggiamento messoci a disposizione è leggermente fuori dalla città; una dacia immersa nel verde di una pineta con l'accesso alla casa su una strada sterrata percorsa più da carri trainati da buoi, che da trattori.
Il nostro gruppo è composto da 6 persone, abbastanza eterogeneo, ma solo una donna è presente con noi, ovviamente accompagnata dal marito. La coppia, non più giovanissima, veste sempre con cura, giacca e cravatta lui, abiti impegnativi lei. Guido, che noi tutti chiamiamo il "cavaliere", è sempre vestito sportivamente e nonostante il capello ormai bianco da pensionato, ha ancora l'incipit del quarantenne. Liberato, ma per tutti Libero, è permanentemente in abito scuro da manager pubblico, sigaretta in bocca, pronto a diventare dipendente INPS (pensione). E' il più dinamico, allegro è intraprendente, acuto osservatore e buon mediatore, non si fa scappare nulla e niente, e poi c'è con noi il "conte".
In Romania convivono economie e atteggiamenti culturali eterogenei, come diverse sono le etnie, tutto ciò ha dato origine a diverse tensioni etniche, ma fortunatamente oggi gran parte della popolazione è accomunata ed impegnata nella ricerca di uno stile di vita più decoroso.
A trovare maggiori difficoltà di adattamento sono gli anziani mentre i più giovani dimostrano grande slancio e voglia di cambiare, forse anche troppo rapidamente; Il bruciare le tappe della vita molte volte crea altre forme di disagio sociale, e ciò accade dove le aspettative sono più alte delle stesse reali possibilità di crescita economica del paese.
Le colline della Moldavia sono coperte di boschi, le sue valli tranquille riuniscono il suo "folklore" con la sua storia turbolenta accompagnati da una quotidiana bellezza. Elementi che raccontano di un'epoca lontana dai nostri ritmi frenetici, ciò emerge con maggior enfasi percorrendo le strade di campagna ove i carri trainati da cavalli sono frequenti o anche fermandoci ogni tanto ad ammirare i monasteri medievali fortificati.
Ma anche la catena montuosa dei Carpazi è tra le più selvagge ed incontaminate d'Europa; distese di pascoli alpini si alternano a folte foreste di abeti, faggi e querce.
I romeni usano chiamare la loro regione Moldova anziché Moldavia, lo stesso nome (toponimo) utilizzato per designare anche la Repubblica di Moldova, cioè la nazione appartenente all'ex URSS a est del fiume Prut.
Si nota viaggiando tra una città e l'altra una grande varietà di stili architettonici; porte e finestre bizantine presenti nelle vicine città di confine con la Dobrugia, o le vecchie case campestri con i tradizionali tetti in paglia dei villaggi della pianura e le interminabili schiere di palazzi in cemento armato di edilizia popolare tipiche dei regimi dell'est. Tutto ciò senza contare le straordinarie monastero/fortezze medievali
Non manchiamo di visitare alcune località turistiche molto particolari come la salina di Targu Ocna, situata nel cuore di una pittoresca valle della Moldavia, dove oltre alla principale attività estrattiva, la preparazione e la commercializzazione del sale, la miniera offre interessanti attività parallele, quali lo sviluppo dell'attività turistica e di cura.
Inoltre alla profondità di circa 240 metri, raggiungibili comodamente a bordo di minibus, è possibile visitare un ambiente salino utile per il trattamento di malattie respiratorie. Nei grandi spazi della miniera trovano collocazione botteghe di souvenir, bar, aree giochi per i bambini, minibasket, tennis, mini football, spazi relax, un piccolo museo sulla storia della salina e una fantastica chiesa ortodossa il tutto su una superficie di 13000mq.
Un lago interno, con cascate di acqua salina, lo rendono un luogo affascinante. Corsi di ginnastica e ambulatori medici ne fanno un importate centro di cura. Non ci lasciamo sfuggire nessun angolo di questa nuova esperienza. I miei compagni di viaggio sono estasiati da questo luogo, mentre i nostri accompagnatori sono felici di averci fatto vedere un posto assolutamente caratteristico e rinomato in tutta la Romania
Facciamo un ampio giro soffermandoci all'interno della chiesa ortodossa scavata dentro la salina, meravigliati di vedere un ambiente sotterraneo cosi vissuto.
Ma anche la visita a Slănic Moldova,cittadina di circa 5000 abitanti, rinomata stazione termale situata sul versante orientale dei Carpazi a poco più di 530 metri di altitudine, è incantevole.
La cittadina, chiamata la perla della Moldavia, sia per la presenza delle terme che per l'ambiente che la caratterizza. È circondata da boschi attraversati da diversi piccoli sentieri che ti conducono a splendide cascatelle d'acqua. Il freddo è abbastanza pungente ma facciamo comunque due passi tra alberghi e villette di una cittadina in via di sviluppo, caratterizzata anche da stile e tradizioni antiche. Mi soffermo come qualunque altro turista davanti ai piccoli chalet di legno che fanno da negozietto per la vendita di prodotti tipici e per gli immancabili souvenir, ne compro alcuni scherzosi per alcuni "amici" che spero li facciano sorridere.
Incontriamo a Focşani il Deputato George Băeşu membro della Commissione per gli Affari Europei, presso la sede della locale sezione della Società nazionale, con lui ci intratteniamo diverso tempo per predisporre un eventuale accordo e gemellaggio tra la sezione locale e un comitato piemontese. In più George Băeşu ricopre anche importanti incarichi nella Società nazionale romena.
Abbiamo modo di visitare la cittadina di Focşani spostandoci tra i vari centri socio-assistenziali gestiti dalla locale sezione di volontariato. Rimango meravigliato come con poche risorse e solo col volontariato riescano a gestire, oltre alle attività socio assistenziali tipiche anche per il nostro volontariato in Italia, anche una mensa per gli indigenti e una casa alloggio, dove ospitano tante persone in grave difficoltà economica.
Qui davvero la solidarietà è applicata tutti i giorni senza distinzioni ed è gestita a costi contenuti grazie al cuore della gente locale.
Focşani e una cittadina di circa 100 mila abitanti ed è il capoluogo della Vrancea, sempre nella regione della Moldavia.
Come tutte le cittadine di confine della Moldavia la sua storia è costellata di avvenimenti bellici. Sede del congresso del 1772 tra l'impero russo e quello ottomano, vi si combatté anche la famosa battaglia che vide vittoriosa l'alleanza degli eserciti di Sassonia-Coburgo e il corpo d'armata russo di Suvorov contro l'esercito turco il 21 luglio 1789 nel contesto della guerra austro-russo- turca iniziata due anni prima.
Anche durante la 1a guerra mondiale, nel 1917 insieme a Galaţi, Focşani fu inserita nella linea di fortificazioni conosciuta coma la linea Siriana ed è proprio in questa cittadina che il 9 dicembre 1917 fu firmato l'armistizio tra il Regno di Romania e gli Imperi dall'Europa centrale.
Durante la seconda guerra mondiale il ruolo della città risultò molto importante facendo parte della linea fortificata Focşani-Nămoloasa-Galaţi dove 9 divisioni militari si stavano preparando a resistere all'attacco sovietico. Tuttavia, a causa degli eventi dell'agosto 1944 ciò non avvenne.
Ma la sua storia meno recente ci ricorda come la sua origine risalga al XV secolo grazie alle volontà del Voivoda di Moldavia Stefano il Grande (Stefan cel Mare).
Abbiamo anche l'occasione di visitare i luoghi della recente alluvione del Siretul, addentrandoci silenziosi tra le povere case di un villaggio di campagna.
Il villaggio ha una strada centrale e le case gli fanno da cornice; sono tutte costruite con materiali poveri con un piccolo spazio antistante che avrebbe voluto, in tempi migliori, essere o l'orto o il giardino. Ci soffermiamo di fronte ad una di queste casette e ci viene incontro una anziana signora, vestita con un ampio abito tradizionale nero, segno di un recente lutto, con i capelli raccolti in un foulard nero che impedisce di vederne il colore. Le sue mani hanno il colore della terra e le rughe che la signora non nasconde sono ampie come solchi. Racconta di una vita di sacrifici e di stenti, di schiene piegate per i lavori della campagna, di una vita serena e felice benché povera. Ci narra di questa grande massa d'acqua che è arrivata improvvisa cancellando in pochi attimi tutto il futuro, ma anche testimonianze del passato e di ricordi lontani.
Ci fa entrare in quello che rimane della sua casa, due povere e piccole stanze, e ci mostra le misere masserizie accantonate nel piccolo cortile. Con difficoltà racconta di aver potuto recuperare qualche vestito, ma non le scarpe. Ora vive nella stalla, che è il luogo meno umido, e in un angolo, ancora coperto dal cellophane, c'è un frigorifero dono dello Stato agli alluvionati. I miei compagni di viaggio sono attoniti nel vedere la miseria e il coraggio di questa mesta figura nera, che ringrazia ancora Iddio per aver avuta salva la vita da così "grande" disgrazia.
Si sta svolgendo presso le industrie chimiche di Bacau un importante esercitazione di protezione civile con la simulazione di una perdita di Ammoniaca da una ferro-cisterna. Vi partecipiamo come osservatori della simulazione, sia all'interno dell'azienda nell'aerea dell'incidente ove intervengono gli addetti alla sicurezza e i pompieri, sia all'unità di crisi, sia all'esterno per vedere l'evacuazione di una scuola.
Tutto è simile alle nostre esercitazioni, solo che le infrastrutture interne e i mezzi d'intervento sono un po' vetusti e quindi la possibilità di accadimento e i rischi connessi sono molto più elevati che in Italia.
I miei compagni di viaggio, che non sono professionisti del settore, hanno qualche difficoltà a capire cosa stia accadendo e il "conte", che vorrei diventasse un esperto di queste emergenze, si aggira un po' frastornato, ma con il tempo imparerà tante cose anche lui.
L'occasione è altresì buona per visitare il Comando dei Vigili del fuoco e incontrare il Colonnello Simionescu Mihai, uomo di grande levatura morale che ci accoglie nel suo ufficio e ci spiega come è organizzato il sistema di Protezione Civile e di Difesa Civile della Romania, che entrambi fanno capo al Ministero degli Interni. Ci parla delle problematiche industriali ma anche delle riforme che stanno modificando la struttura organizzativa per adeguarsi a tutte le normative previste dall'Unione Europea.
Sono particolarmente interessato a quanto ci racconta e do quindi libero sfogo alle mie domande ottenendo ampia soddisfazione. Alla fine ci salutiamo con una bella foto sui gradini delle scale di accesso al Comando dei pompieri.
Riusciamo anche a vedere la bella città di Piatra Neamt che etimologicamente significa "roccia tedesca", cittadina piacevole e caratteristica, immersa in una vallata dalle colline arrotondate, famosa soprattutto perché il principe Stefan cel Mare vi fondò una corte principesca.
È di rilevante importanza il fantastico Monastero di Neamţ (Mănăstirea Neamţ) appartenente alla Chiesa ortodossa rumena, uno dei più antichi e più importanti della regione della Moldavia. La costruzione dei primi edifici avvenne tra il 1370 e il 1375. Questo importante gioiello dell'architettura del quindicesimo secolo ha una chiesa che fu voluta dal principe moldavo Ştefan cel Mare e la cui costruzione venne ultimata nel 1497.
Nei secoli il monastero divenne famoso per le sue officine d'arte di calligrafi, miniaturisti e intagliatori. La chiesa conventuale ha mantenuto le forme volute da Ştefan cel Mare con sobrio apparato decorativo che si limita all'uso del mattone a vista e di poche ceramiche ornamentali che danno una bellissima resa scenica. All'interno vi sono tracce degli affreschi originari ma la fa da padrona, nel naos una grande iconostasi ottocentesca e l'icona della Vergine risalente forse al VII secolo, considerata miracolosa. Sempre nel naos è presente la tomba di Stefano II, figlio del Voivoda Alessandro il Buono.
Ovunque in Moldavia trovi riferimenti a Stefan cel Mare, più esattamente dovrei scrivere Stefan III cel Mare o in Italiano Stefano il Grande, personaggio che tutti i romeni conoscono. Strade, piazze, viali, statue e luoghi pubblici gli sono stati dedicati.
Durante il suo regno quale Voivoda (Principe) di Moldavia (1457-1504) respinse le invasioni ungheresi e polacche e la sua eroica resistenza agli ottomani gli valse oltre all'ammirazione delle potenze occidentali, anche il titolo di Verus christianae fidei athleta (Vero campione della fede cristiana) conferitogli dal Papa Sisto IV.
Venerato Santo dalla Chiesa ortodossa orientale, che lo ricorda il 2 luglio Stefan, quando non era impegnato a combattere (delle 36 battaglie alle quali partecipò ne vinse 34), si occupava di erigere chiese e monasteri, ed oggi ben 44 di questi sono considerati patrimonio dell'umanità dall'Unesco.
Stefan cel Mare era cugino di Vlad Tepes III a noi noto come Dracula, entrambi combattenti per la cristianità contro gli ottomani e i pagani. E se mentre il cugino Vlad si guadagnò il nomignolo di "impalatore" per il modo di uccidere i suoi nemici, il principe Stefan cel Mare si limitava a tagliargli il braccio destro.
Sono stati giorni intensi, tra visite guidate, riunioni, pranzi e cene ufficiali con pochi momenti di svago, ma ciò nonostante ho potuto apprezzare il calore e l'ospitalità degli abitanti.
Ho particolarmente apprezzato anche la parte culinaria con la Ciorbă de burtă (zuppa con la trippa), sarmale (involtini di carne e riso avvolti in foglie di vite) mici (polpette di carne) e la ţuică (brandy di prugne). Sono alcuni tra i piatti e bevande più tipiche, ma si trova anche la Ciorbă de legume (zuppa di verdure cucinata in brodo di carne) e Ciorbă de perişoare (zuppa piccante con polpette di carne e verdure) per i palati "bruciati". I vini, chiamati negru e roşu per i rossi e vin alb per i bianchi, sono discreti ma dovrebbero essere vinificati con più cura per essere adattati al palato occidentale, dimostrando di essere ancora troppo "crudi" al nostro palato.
Lasciamo la Romania con il dispiacere di dover abbandonare nuovi amici, che hanno reso il viaggio interessante e stimolante, aiutandoci a comprendere meglio culture e tradizioni diverse ma sicuramente affascinanti.
Ci offrono una cena di addio nella dacia, durante la quale siamo tutti riuniti a raccontarci le meraviglie visitate e a scambiarci inviti ed ospitalità, concludendo la serata con un improvvisata festa danzante ove i freni inibitori pare saltino anche ai caratteri più morigerati.
Rientriamo In Italia con il nostro volo Bacau-Levaldigi consci di aver fatto nuove scoperte, instaurato nuove amicizie e contribuito a costruire un nuovo rapporto tra le nostre due comunità, eredità e compito lasciato in mano ai più giovani.