Passato a prendere in auto, l'amica Edita, costeggiamo il fiume Kupa. Le case dei villaggi sembrano di marzapane con le loro persiane colorate, i giardini frontali con magnifici fiori e le recinzioni in legno dipinto con tinte vivaci.
Le auto per strada non sono molte in queste ore di prima mattina, di un luglio esploso di profumi e colori.
Il sole ha vinto e le nuvole che volevano minacciare qualche scherzo hanno abbandonato il campo di disputa. Lentamente saliamo su per colline tondeggianti, dove qua e là, in cima dominano i campanili delle chiese dalle cuspidi a cipolla, mentre ai lati, quasi come soldatini vi sono lunghe distese di filari di vite e alberi da frutta.
Raggiungiamo Ozalj, dopo aver parcheggiato l'auto, saliamo su una lunghissima scala, anziché per la più comoda strada asfaltata e riusciamo così ad arrivare in tempo in chiesa per seguire la santa Messa domenicale. La chiesa di san Vito (sv. Vida) è ad aula unica, la troviamo traboccante di gente intenta a seguire l'omelia di padre Josip.
La chiesa al suo interno è un piccolo scrigno barocco. Dopo la Messa, molto sentita e partecipata ci ritroviamo tutti sul sagrato della chiesa che è anche un piccolo giardino recintato. Nel giardino vi sono tra i molti fiori, anche sepolti alcuni personaggi illustri locali, tra i quali la pittrice Slava Raškaj.
Ho modo di conoscere padre Josip e Gordana, il sindaco di Ozalj, una donna risoluta che si divide tra famiglia e l'attività di primo cittadino. Si capisce dal suo sguardo dolce, l'amore che nutre per la numerosa famiglia e dal cipiglio, la sua dedizione e determinazione che dimostra nel prendersi cura della sua piccola comunità.
Abbiamo subito dopo i convenevoli, modo di chiacchierare intorno ad un tavolino, sorseggiando un buon caffè espresso. Parliamo così della produzione vitivinicola della zona, sicuramente di qualità ma che a parer mio, il loro vino deve essere meglio affinato in cantina per trovare un mercato anche oltre confine.
Ma le coltivazioni lungo la valle del Kupa è fatta anche di mais, zucche, soia ecc... Mentre sono molteplici anche le attività industriali, sia metallurgiche che plastiche, grazie anche alla possibilità di usufruire energia elettrica pulita, fornita dalla centrale idroelettrica sul fiume Kupa.
Questa centrale idroelettrica fu la prima costruita in Croazia continentale e risale al 1908; il fabbricato ha un aspetto esteriore particolare, molto romantico, quasi bucolico, immerso tra le acque smeraldo del fiume e il verde dei prati incorniciati da salici e bianche betulle.
Questo aspetto architettonico, è dovuto al progetto di Herman Bollè, celebre architetto che partecipò a trasformare Zagabria in una città moderna e "mittleuropea".
Insieme ci dirigiamo verso il castello, costruito su un alto sperone di roccia a strapiombo sul Kupa e circondato da un fossato ed alte mura di cinta in pietra. L'antica città di Ozalj è annoverata tra le città di maggior rilievo archeologico della Croazia, ed affonda i suoi natali in tempi lontani e ignoti, tanto è stratificata la presenza umana sul territorio, a partire dal Neolitico.
Tra i suoi elementi caratteristici del castello, sicuramente vi è la torre d'accesso, fatta erigere da Juraj Zrinski. Alla torre si accede attraverso un ponte in legno, un tempo levatoio, almeno fino al 1821. Sulla facciata della massiccia torre quadrata vi è lo stemma scudato della Croazia con un drago verde che lo abbraccia.
L'edificazione dell'accastellamento iniziò nel VI secolo, come dimostrano alcuni tratti di mura, tuttavia la costruzione del fortilizio risale al XIII secolo. Il castello fu dapprima proprietà reale, poi passò di famiglia in famiglia: Bobonić, Frankopan, Zrinski, Perlas, Batthyány e Thurn e Taxis.
Sulla torre di accesso, con copertura piramidale in coccio, si aprono delle piccole feritoie per gli arcieri, così lungo tutta la cortina muraria coperta fino ad un'altra torre quadrata di vigilanza, delle fattezze della prima, benché più piccola e forse più antica.
Entrati nel complesso fortificato, sembra di aver attraversato le porte del tempo e se stai in silenzio e ascolti i rumori che ancora oggi aleggiano, come un leggero venticello, ti sembra di ascoltare lo sferragliare di antiche armature, il calpestio degli zoccoli dei cavalli sulla dura pietra, il battere sull'incudine del martello del maniscalco, il cigolare dei carri di legno trasportanti le vettovaglie, ma anche ti sembra percepire l'odore del fieno misto al profumo di pane appena sfornato.
Alla visita del maniero sono accompagnato oltreché da Edita, anche da Gordana e sua figlia che mi descrive il castello. Questo è suddiviso in tre grandi ali a due piani; l'ala sud, est e nord.
Ci rechiamo a visitare lo storico palazzo Zrinski. A questa famiglia si lega buona parte della storia della Croazia, e anche alla famiglia dei Frankopan. Faccio così due rapidi passi indietro, ripassando la storia, mentre dalle mura del castello osservo il bellissimo paesaggio che ci circonda.
Dopo la morte del bano Nicola IV detto "il grande", che riuscì ad unire tutti i possedimenti territoriali di Veglia, Vinodol, Segna, Gacka, Drzenik, Cetinje sotto il suo scettro, nel convegno di Modruš del 1449, il suo patrimonio fu diviso in otto signorie e sorsero quattro dinastie differenti ossia di Cetinje, Ozalj, Slunj, Trzac. Si avviava la storia verso la decadenza del ruolo politico-economico dei Frankopan, progressivamente rilevato dagli Zrinski, nobile famiglia originaria della Dalmazia.
Nel 1544, Stefano IV di Ozalj stipulò una successione reciproca con il cognato Nicola Zrinski, mettendo in comune le loro proprietà. Quando Stefano IV morì senza figli nel 1577, i conti Zrinski assunsero sempre maggior prestigio e possedimenti.
Petar Zrinski nacque a Vrbovec, un luogo a est di Zagabria, il 30 aprile 1671 dal conte Juraj V, bano di Croazia, ossia il più alto dignitario a capo dell'amministrazione, dell'esercito e della magistratura croata. Il padre era considerato un guerriero coraggioso e particolarmente celebrato nella battaglia contro gli ottomani a Palanka. Juraj morì a Požun, oggi Bratislava dove stava partecipando con l'esercito croato alla guerra dei trent'anni. Alcune fonti storiche affermano che Juraj morì avvelenato per ordine dell'Imperatore dopo che si era verificato uno scontro verbale tra loro. Juraj che aveva vissuto lungamente a Ozalj, aveva sposato la contessa Magdalena Széchy, da cui ebbe due figli, Nicola VII e appunto Petar.
Quest'ultimo visse la gioventù tra Zagabria, l'Ungheria e l'Austria. Si recò a studiare in Italia le scienze militari e l'artiglieria, rientrato in Croazia visse tra il castello di Čakovec e quello di Ozalj, dove fece costruire il suo sontuoso palazzo. Sposò la contessa Ana Katarina della famiglia dei Frankopan da cui ebbero quattro figli: Jelena (1643 – 1703), Judita Petronela (1652 – 1699), Ivan Antun (1654 – 1703) e Aurora Veronika (1658 - 1735).
La moglie Ana Katarina era assai erudita e sapeva parlare e scrivere il tedesco, l'ungherese, l'italiano e il latino, oltre al croato. Petar, come il fratello maggiore partecipò a molte battaglie contro gli ottomani. Il fratello Nicola, detto anche Zrínyi Miklós oltreché abile combattente fu anche poeta e scrittore in lingua croata e ungherese. Studiò anch'egli in Italia i classici di Omero, Virgilio, Ariosto, Macchiavelli ed altri. Costui combatté i turchi come bano della Croazia. La sua più importante opera letteraria a noi tramandata è "la catastrofe di Sziget", un imponente lavoro in 15 canti, datato 1651. In quest'opera, Nicola, racconta l'eroica difesa della fortezza Szigetvár da parte di suo bisnonno nel 1566 contro gli ottomani, deceduto durante la strenua difesa della fortezza.
La guerra austro-turca del 1663-1664, Petar la combatte insieme al fratello Nicola, ma con l'impopolare pace di Vasvár del 1664 tra l'impero di Leopoldo I e l'Impero ottomano si riaprirono le antiche rivalità tra gli ungheresi, croati e la casa imperiale austriaca. La nobiltà croata e ungherese rimasero deluse per il mantenimento dell'occupazione ottomana di alcuni loro territori. Si riavvio così la cospirazione contro il dominio asburgico sulle terre della corona di Santo Stefano.
Petar e Nicola Zrinski insieme al cognato del primo, Fran II Krsto, ultimo dei Frankopan, capeggiarono la parte croata della cospirazione, cercando alleanze e appoggi nelle altre case reali europee e non solo.
I preparativi della sommossa furono interrotti dalla prematura morte di Nicola Zrinski avvenuta nei boschi di Čakovec durante una battuta di caccia, da un cinghiale ferito. Con la morte del fratello, Petar gli successe come bano di Croazia. I cospiratori cercano appoggio anche dal governo ottomano, ma costoro informarono l'imperatore Leopoldo della congiura.
Zrinski e Frankopan, ignari della delazione innescarono la rivolta con le truppe croate, ma furono ben presto respinti. Cercarono il perdono dell'Imperatore recandosi a Vienna, ma furono subito arrestati e condannati a morte per alto tradimento nell'aprile del 1671.
Fran II Krsto e Petar furono giustiziati per decapitazione il 30 aprile 1671 nella fortezza di Wiener – Neustadt presso Novo Mesto. Le loro proprietà furono confiscate e le loro famiglie internate. Ana Katarina nel convento domenicano di Graz, dove fu colpita da una malattia di mente e vi morì nel 1673. Ebbe così fine la vita del bano di Croazia Petar Zrinski, vincitore in molte battaglie, celebrato come "lo scudo del cristianesimo e spaventapasseri dei turchi.
Il figlio Ivan Antun morì di pazzia dopo vent'anni di prigionia e torture. Le figlie Judita e Aurora moriranno in monastero, mentre la figlia maggiore Jelena, già sposata in Ungheria, continuò la lotta del padre. La repressione dell'imperatore Leopoldo sulla nobiltà croata e ungherese proseguì con oltre duemila arresti e moltissime condanne a morte.
Petar oltre essere stato un importante figura militare fu anche, insieme al fratello e alla moglie, uno dei più importanti poeti e scrittori in lingua croata.
Sono passate alla storia e riscoperti durante il periodo romantico della letteratura europea, due lettere che Petar Zrinski e Fran II Krsto Frankopan scrissero la notte prima dell'esecuzione alle loro rispettive mogli. La lettera inviata a Julia Naro da Fran II Krsto fu scritta in lingua italiana in quanto la moglie era italiana. Petar invece la scrisse in lingua croata, divenuta da subito una delle più belle e commoventi lettere d'amore mai scritte in Croazia.
Dopo questo breve percorso storico, entriamo all'interno del Palazzo Zrinski e su uno stipite della porta leggio un'incisione nella pietra: NICO.CO.ZR.1556 ossia Nicola conte Zrinski 1556.
Il palazzo del castello oggi ospita un museo d'arte contemporanea e un museo sulla storia del castello di Ozalj e dei suoi abitanti. Aiutato da una guida e da Edita, passo di sala in sala, dove sono ospitati dai reperti neolitici, alle armature medioevali dei cavalieri e militi che difendevano il castello, alle armi ottomane. Il castello non fu mai espugnato dalle truppe ottomane. Ricche di testimonianze, le sale conservano antichi libri e le opere d'arte sacra recuperate dalla cappella castrense e dalle chiese del territorio. Molti anche i paramenti sacri che insieme a monete e medaglie sono in bella mostra in sale con arredi ottocenteschi, compreso i giochi dei bambini delle famiglie nobili. In una sala sono conservati anche gli antichi documenti e progetti della vicina centrale idroelettrica. Ma quello che più mi colpisce, sono una serie di quadri e documenti della pittrice Slava Raškaj. I documenti sono quelli delle scuole elementari e secondarie per bambini non vedenti, frequentata dalla pittrice tra il 1883 e il 1891. A Vienna comincia a disegnare e poi a dipingere ad acquarello, trasferitasi a Zagabria, prima di tornare a Ozalj continua a dipingere ad acquarello. I suoi quadri rappresentano la natura e il suo amato borgo.
Mentre stiamo per lasciare il castello, mi raccontano di una leggenda sul castello, che vuole che vi esistano dei passaggi segreti scavati nella roccia e che colleberebbero il castello all'esterno come una via di fuga, addirittura percorribile a cavallo. Un'altra vuole che Katarina Zrinski saltò dalla finestra del suo palazzo nel fiume Kupa, quando seppe della morte del suo amato marito. Tuttavia la verità è che fu arrestata e rinchiusa in convento a Graz.
Finita la visita, salutiamo Gordana e sua figlia, ringraziandola per l'ospitalità, dopo aver fatto insieme a tantissimi abitanti di Ozalj, una mega foto di gruppo, con sfondo il castello.
Rientro con Edita verso la sua abitazione. Sono molto contento di aver avuto modo di visitare questo meraviglioso angolo di Croazia che merita di essere maggiormente conosciuto e di aver stretto rapporti di amicizia con Gordana e la sua famiglia.