La Cittadella viscontea è uno spazio dalla forma quadrata racchiuso da fabbricati. La struttura formata da diversi corpi di fabbrica che subirono diversi rimaneggiamenti nei secoli e che oggi ospita la sede del Museo Civico Archeologico e del Museo di Scienze Naturali "Enrico Caffi"
Della Cittadella del periodo visconteo in Bergamo non rimane pressoché nulla; le cronache raccontano che questa aveva undici torri, ponti levatoi e relativo fossato. Una parte fu demolita anche per fare spazio alla costruzione del grande complesso del seminario.
I Visconti governarono Bergamo stabilmente dal 1331 al 1428 fino a quando arrivarono i veneziani ed anche la cittadella perse d'interesse ed inizio la sua parziale demolizione con profonde modifiche.
Attraverso la Piazza della Cittadella, ove sono parcheggiate diverse auto dei Carabinieri che hanno qui un loro Comando e raggiungo la torre di Adalberto o come è meglio conosciuta la "Torre della fame". Questa è tra le più antiche torri documentate di Bergamo d'epoca medioevale; si trova nell'angolo esterno della Cittadella viscontea. La torre prende il nome da Adalberto, figlio di una famiglia nobile che fu Vescovo di Bergamo nell'888, e oppositore di Arnolfo di Carinzia, Re dei Franchi che nell'894 conquistò alcune città lombarde tra queste Bergamo, distruggendola. Adalberto venne arrestato e detenuto a Magonza, quando venne liberato, ritornato a Bergamo, iniziò la sua opera di ricostruzione di quanto era stato distrutto, tra cui chiese e mura difensiva, tra queste la torre che prese il suo nome.
La Torre resta come unica testimonianza di quelle che erano le undici torri che facevano parte della cittadella viscontea, delimitata da fossati e ponti levatoi. La Torre, costruita in pietra arenaria, ancora oggi, ha un unico accesso, posto a qualche metro dal suolo, che richiede l'uso di scale, questo per impedire a chiunque di entrarne o uscirne con facilità. Successivamente divenne prigione per gli invasori che venivano catturati, e al tempo della Serenissima per gli evasori fiscali; da qui il nome con cui viene ricordata "Torre della fame" in quanto i prigionieri vi venivano rinchiusi e lasciati senza cibo finché un parente non avesse provveduto a saldare quanto evaso.
Lascio questa torre e le brutte cose che potrebbe raccontate e mi dirigo verso Porta Sant'Alessandro.
La Porta Sant'Alessandro è una delle quattro porte della città alta di Bergamo e prende il nome dalla vicina colonna di Sant'Alessandro e della Chiesa omonima distrutta per la costruzione delle mura venete nel 1561.
L'antica Chiesa o Basilica di Sant'Alessandro, ormai scomparsa, è citata in un documento dell'892 definita questa come "la chiesa fuori della porta che dicesi di S. Alessandro non molto lontana dalla città di Bergamo"; questa fu la prima Chiesa dedicata al Santo Patrono e che ne conteneva la tomba, fu anche la prima Cattedrale vescovile. La reliquia del Santo alla sua demolizione venne traslata in quella che era la Basilica di San Vincenzo nel 1600, diventando poi la Cattedrale di Sant'Alessandro, mentre l'urna vuota venne spostata nella Chiesa di Sant'Alessandro della Croce diventandone l'altare.
Proprio come le altre porte d'ingresso alla città anche Porta Sant'Alessandro veniva chiusa ogni sera alle 22.00, per garantire la sicurezza della città. Poco distante dalla Porta si erge la Colonna Sant'Alessandro circondata da una cancellata di ferro, presenta alla base delle lapidi quasi illeggibili. Fu collocata dove un tempo si ergeva la Chiesa di Sant'Alessandro. Si racconta che l'antico edificio avesse tre navate con 12 colonne. Edificio che fu già distrutto nel 894 con l'invasione dei barbari capitanati da Arnolfo, e poi ricostruito. Con la chiesa nel 1561 vennero distrutte circa 80 case di Borgo Canale e una ventina di chiese minori.
Quando decisero la distruzione della chiesa, furono organizzate tre processioni dalla popolazione per chiedere l'intercessione a Dio e a Sant'Alessandro per evitarne la demolizione, ma tutto risultò inutile.
Proseguendo per Via Borgo Canale trovo al civico 14 la casa natale del famoso compositore e Musicista Gaetano Donizetti. Il musicista vi nacque il 29 novembre 1797 ed l'edificio è databile al XIV–XV secolo e ha mantenuto l'aspetto originario. Ciò rende il luogo particolarmente ideale per immaginarvi la vita del grande musicista, vedendolo idealmente entrare ed uscire dalla casa, giocando sulla via con i suoi coetanei. La famiglia del musicista, originaria di Pontida, arrivò a Bergamo nel XVIII secolo ed il padre Andrea occupò i locali in Via Borgo Canale dal 1786 al 1806, quando si trasferì in Piazza Mascheroni allora Piaza Nova, lavorando come custode al Monte di Pietà. La famiglia non era benestante, infatti per raggiungere la loro abitazione bisognava scendere una scaletta angusta per giungere ai tre locali posti nel seminterrato a livello della Via degli Orti. Ora tutto l'edificio è adibito a Museo. Gaetano Domenico Maria Donizetti morì a Bergamo, 8 aprile 1848 ed è considerato tra i più celebri compositori operisti dell'Ottocento.
Raggiungo così la Chiesa di Santa Grata Inter Vites. Santa Grata fu una matrona cristiana vissuta tra III e IV secolo a Bergamo; ebbe in questa città una devozione tanto viva da avere due chiese a lei dedicate. Questa Chiesa di Santa Grata inter Vites (tra la coltivazione della vite) fu costruita sul luogo dove fu sepolta la Santa ed è così chiamata per distinguerla dalla Chiesa di Santa Grata in Columnellis, in Via Arena. L'attuale Chiesa è del XVIII secolo, e subì varie ricostruzioni, ampliamenti e restauri fino alla fine del XIX secolo. La facciata della Chiesa è rivolta di fronte alla scalinata di San Gottardo, che conduceva al monastero omonimo che fu soppresso nel 1798.
La facciata ha un grande arco inquadrato in alte lesene corinzie, dove sono posizionate le statue di Santa Grata e San Lupo. L'interno della Chiesa si presenta a croce greca con la grande cupola centrale interamente decorata. Sopra il fonte battesimale, vi è posta una targa a memoria del luogo di battesimo del musicista Gaetano Donizetti.
Custodisce un ciclo di dipinti settecenteschi, assai originali a tema macabro. L'estroso artista,Vincenzo Bonomini, ritrasse alcune scene di scheletri vestiti e viventi, intenti a svolgere attività quotidiane. Un falegname, un gentiluomo con feluca, un tamburino, un frate nell'atto di dipingere, un contadino con una lattaia. Anche il pittore si è ritratto e tutti i soggetti sono identificabili con abitanti del luogo. I quadri sono posti dietro l'altare e quando vennero esposti ci fu un momento di ilarità popolare, tanto che la gente raggiungeva la Chiesa non per le funzioni religiose, ma solo per riconoscere gli abitanti del luogo.
Il Bonomini nacque in questa strada, all'edificio identificato con il civico n 10 e riconoscibile per la lapide che lo ricorda e recita: pittore estrosissimo che alle classiche eleganze di ariosi affreschi tra i più leggiadri del secolo, aggiunse le immortali fantasie macabre nelle quali con virtuoso umorismo colorì le fugaci illusioni e vanità del tempo. Ma questa strada è assai particolare, tanto da essere chiamata la strada dei Musicisti, perché oltre al Gaetano Donizetti, vi nacque il violoncellista Alfredo Piatti che a nove anni suonava già in una orchestra; ove nacque il Piatti una targa lo ricorda. Invece al civico 32, trovo Casa Vela del XVI secolo, un tempo abitata dalla famiglia Bossi, famosi fabbricanti di organi da chiesa.
Raggiungo ancora la chiesetta di Sant'Erasmo, sempre su questa strada, prima di rientrare verso porta Sant'Alessandro. La Chiesetta di Sant'Erasmo Vescovo Martire, è un piccolo edificio in pietre squadrate a vista con prospetto e facciata a capanna. Solo il campanile ed il frontone sono intonacati. Il portale d'ingresso presenta ai lati due piccole finestre rettangolari, con inferriate. Sopra il portale vi è un affresco rappresentante il Santo in preghiera davanti alla Madonna, più in su di esso vi è una finestra quadrata anch'essa munita di inferriata L'edificio presenta una pianta rettangolare a navata unica.
Rientro sui miei passi fino a raggiungere Largo di Porta Sant'Alessandro dove prendo la funicolare per San Vigilio.
Fine VII parte.