Blog di Dante Paolo Ferraris

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Aquileia: 28 ottobre 1921 - 4 novembre 2021 (II parte)

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AquileiaAlzo gli occhi per poter ammirare il bel campanile che è osto sul lato sinistro della basilica; raggiunge la ragguardevole altezza di 73 metri. Il campanile risale all'XI secolo ed è attribuito alla volontà del patriarca Poppone. La robusta torre a base quadrata si eleva verso l'alto, è suddiviso da marcapiani ed è sormontato da un tamburo ottagonale con coronamento conico.
Collocato in piazza Capitolo e pèosto all'ombra del campanile, ammiro il monumento della Lupa Capitolina, copia di quella romana che fu donata dalla città di Roma nel 1919, come ricorda l'iscrizione, in occasione del ventunesimo centenario della fondazione della colonia romana.
Ciò avvenne nell'ambito di un clima nazionalistico favorito dalla vittoria italiana nella prima guerra mondiale, volendo così rappresentare un segno tangibile della riconquistata italianità di Aquileia e dell'intero territorio del Friuli. Il monumento della Lupa Capitolina è sorretta da un frammento di architrave, da un fusto di colonna su un altrettante antica base.
Su Piazza Capitolo mi reco a visitare la Domus e palazzo episcopale. Negli anni Cinquanta del secolo scorso la Soprintendenza alle Antichità delle Venezie aveva condotto degli scavi in questa piazza ed erano stati rinvenuti tre ambienti di un più ampio complesso, identificato come il palazzo episcopale databile V secolo.
Nel 2010 viene scoperta una nuova sala mosaicata dell'inizio del IV secolo, dotata di abside, successivamente furono rinvenuti nuovi livelli di pavimentazione, questa volta risalenti del I-II secolo. Ed il mio diventa così un vero viaggio nella storia tra il I e il V secolo, raccontato dagli splendidi mosaici, il tutto conservato in una moderna struttura ove prima insisteva un rustico privato denominato "stalla Violin". Poco distante insiste la "Domus di Tito Macro" vi è una vasta dimora di epoca romana, che copre una superficie di 1.700 metri quadrati. Da questa abitazione provengono alcuni magnifici mosaici che a sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia. Nel recarmi a visitare il Fondo Call, faccio una sosta a palazzo Meizlik. Un bell'edificio che si affaccia su via Patriarca Popone. Questo edificio è intitolato a Don Giovanni Meizlik (1870-1946) che fu arciprete di Aquileia nel 1913, membro del consiglio comunale e membro di diritto del Curatorio del Museo Archeologico di Aquileia. Costui fu arrestato dalle autorità italiane con l'accusa di spionaggio e collaborazionismo con il governo austriaco dopo che le truppe italiane entrarono in Aquileia il 24 maggio 1915. Don Giovanni Meizlik era nato a Gorizia da padre Boemo e madre Veneta. Fu deportato a Firenze fino al 1919, anno del suo ritorno in Friuli quale sacerdote a Monfalcone. Oggi riposa nel cimitero di Aquileia. Palazzo Meizlik oggi è adibito a spazio espositivo ed ospita nel giorno della mia visita la mostra "Da Aquileia a Betlemme: un mosaico di fede e bellezza" che evoca il filo conduttore che unisce la Basilica della Natività a Betlemme e la Basilica di Aquileia, entrambi siti Patrimonio dell'Umanità.
Mentre mi reco al Fondo Cal che trae il nome da Cooperativa Aquilese del Lavoro. Una mappa posa nei pressi del fondo mi ricorda come era ed divisa Aquileia romana in insulae e come oggi molte strade ricalchino quelle antiche
La città è divisa dal cardine massimo, l'attuale via Giulia Augusta, e dal decumano massimo. Ricordo inoltre che non solo Aquileia si ingrandì in fasi successive, come attestano le diverse cinte murarie ma che durante l'inverno tra il 59 ed il 58 a.C., vi pose gli accampamenti circum Aquileiam, Giulio Cesare come riportato nel De bello Gallico.
Proprio da Aquilleia partivano o vi transitavano diverse strade come la via Postumia che attraversava il nord Italia fino a Derthona, l'attuale Tortona; la via Annia che passava per Iulia Concordia Sagittaria, l'attuale Concordia Sagittaria, fino a Hatria ossia Adria, via Flavia che conduceva a Tergeste, l'attuale Trieste e proseguiva per Histria ossia l'Istria, via Gemina che conduceva a Emona, l'attuale Lubiana e via Iulia Augusta che conduceva a nord, verso Glemona, attuale Gemona strada che conduceva in Germania. Queste strade la resero un importante centro politico-amministrativo quale capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria.
Raggiungo il fondo Cal, dominata, da ciò che rimane di antica domus con una grande sala a pianta semicircolare coperta da una volta, attualmente è protetta da una moderna struttura. Questa costruzione per le sue fattezze fu a lungo identificata con un oratorio paleocristiano per via del mosaico "del Buon pastore" (IV secolo) che la decora, ma oggi si ritiene che l'aula fosse la sala di rappresentanza della casa di un ricco proprietario. Questo edificio si affacciava sul Kardo maximus, principale asse viario Nord-Sud, l'attuale via Giulia Augusta. Gli scavi hanno altresì dimostrato che questa domus patrialcale avesse inglobato nei anni altre sei abitazioni.
Il tempo scorre rapidamente ed io ho ancora tante cose da visitare, cerco di accelerare il passo percorrendo via Giulia Augusta fino a raggiungere il Grande Mausoleo. Seguendo questa strada ripercorro un altro breve tratto di storia di Aquileia. Ricordo così un tragico evento, ossia la peste ad Aquileia. Tra il 165 e il 189 l'Impero venne afflitto da una grande pestilenza, forse un'epidemia di vaiolo, conosciuta con il nome di Peste antonina o "peste di Galeno", che, secondo alcune fonti fece 5 milioni di vittime. Secondo alcuni storici si trattò di uno di quegli eventi che cambiarono profondamente la storia romana, quasi da determinare una rottura epocale con il periodo precedente.
La città di Aquileia in cui si ammassavano un enorme quantità di truppe, si trascinò dietro il pericoloso morbo. Infatti nella primavera del 168 gli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero decisero di recarsi nella zona danubiana a Carnuntum nell'attuale Austria;. Aquileia, drammaticamente fu tappa di moltissime truppe con lo stato maggiore imperiale. I due imperatori giunti ad Aquileia, preoccupati per l'epidemia in corso e che aveva già provocato anche la morte del prefetto Furio Vittorino, chiesero a Galeno di diventare medico personale per la campagna germanica. Finita la campagna militare nell'estate dello stesso anno, Marco Aurelio ritirandosi con le sue truppe ad Aquileia viene raggiunto da Galeno durante le fasi di massimo sviluppo della pestilenza in città. Ciò indusse gli Imperatori a ritirarsi con la sola scorta personale a Roma. Aquileia come tante altre città romane vide la sua popolazione ridursi notevolmente a causa di questa pestilenza.
Raggiungo così il Grande Mausoleo di Camillo Candia, si tratta di una ricostruzione effettuata nel 1955 di un monumento rinvenuto in frammenti a Roncolon di Fiumicello, lungo la strada che conduceva a Tergeste a fine Ottocento. Infatti questo tipo di costruzioni venivano edificate fuori dalle mure urbiche. Questo grande mausoleo colpisce per il bianco della sua costruzione. Infatti è stato ricostruito in cemento armato rivestito di lastre di pietra d'Aurisina. Alla ricostruzione progettata dall'architetto Virgilio De Grassi su disegno del Prof. Karl Mayreder furono inseriti i i frammenti rinvenuti dell'originale mausoleo. Al di sopra di una grande base con dei leoni funerari è conservato il dado funerario. I leoni che poggiano la zampa su un ariete, oltre ad essere a protezione del mausoleo, rappresentano la morte. Questo dado conserva nella sua cella funeraria decorazioni con fasci e sgabelli a forma di X, ossia sella curule, rappresentante le cariche che ricopriva in vita il defunto, ma vi sono anche elementi decorativi di animali, vegetali e due piccole maschere che rappresentano uno la commedia e uno la tragedia a simboleggiare alternasi della vita. Al di sopra di questo dado vi è un edicola cilindrica, sormontata da una cuspide che protegge la originale statua acefala del defunto vestito con una toga. Una costruzione che richiama molto la cultura ellenistica e che dimostra la contaminazione artistica di cui godeva Aquileia, proprio grazie alle sue vie di comunicazioni. Proseguo la mia passeggiata per raggiunger il Decumano detto di Aratria Galla.



Fine II parte.