Il Capitano Natale Calvi fu decorato con due medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare e la croce al merito di guerra. Perì durante una escursione, in solitaria sull'Adamello dopo la fine della guerra. Attilio invece si era laureato in legge, nel novembre del 1911 fu chiamato alle armi nella guerra italo-turca ed inquadrato con il grado di sottotenente negli Alpini. Costui allo scoppio della prima guerra mondiale fu richiamo alle armi come Tenente degli Alpini. Natale e Attilio conobbero Cesare Battisti e Guido Larcherin quanto erano inquadrati nei loro reparti. Il Tenente Attilio Calvi, ferito al polmone durante un aspro combattimento nella battaglia della Lobbia del 1916; si spense dopo due giorni di agonia, fu il primo dei fratelli a cadere in guerra. Anche lui ottenne quattro medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare, la croce al merito di guerra e la croce di guerra francese con palma. Santino dopo aver conseguito il diploma al liceo classico si arruolò volontariamente e fu assegnato con il grado di sottotenente ad un Battaglione di Alpini.
Il suo spirito fu sempre esuberante, già cinque giorni dopo l'inizio del primo conflitto mondiale venne insignito della prima medaglia d'argento al valor militare per comportamenti eroici. Nonostante gli fosse stata spezzata la mandibola durante un azione di guerra, continuo a combattere e perse la vita il 10 giugno 1917 nella tristemente nota battaglia dell'Ortigara. Nel novembre 1917 l'Università di Torino gli assegnò la laurea honoris causa in Legge, facoltà che aveva, prima della guerra iniziato a frequentare. Fu decorato con due medaglie d'argento al valor militare, la croce al merito di guerra. Giannino invece, che avrebbe potuto sottrarsi al servizio al fronte, esonero possibile per legge in virtù dei due fratelli caduti, frequentò un corso per ufficiali e partì per la prima linea, assegnato al corpo dei mitraglieri. Al termine della guerra, sulla via del rientro a casa, rimase vittima dell'epidemia di influenza spagnola, che lo condusse alla morte dopo una breve malattia.
Nei suoi pressi di questo il monumento vi è quello a mezzo busto a Lorenzo Mascheroni. Il monumento è dedicato all'illustre illuminista e rettore dell'università di Pavia, famoso matematico e letterato bergamasco. Costui nacque a Bergamo nel 1750 e morì a Parigi nel 1800 ed è ricordato per i suoi studi di analisi matematica, con studi legati al calcolo integrale, ai logaritmi naturali e la Scienza delle costruzioni. Il busto che immortala Lorenzo Mascheroni è in marmo di Candoglia, ed è opera dello scultore milanese Ernesto Bazzaro e fu inaugurato nel 1897. In questa piazza si erge anche il monumento a Camillo Benso Conte di Cavour. Questo monumento allo statista piemontese è un'opera del 1913 dello scultore Leonardo Bistolfi, noto artista milanese. Durante il periodo fascista, questo monumento fu spostato nel 1937 per far posto al monumento ai Caduti della Rivoluzione Fascista, un'opera in marmo che fronteggiava il Palazzo Comunale. Il monumento fascista non fu mai apprezzato dai cittadini, tanto che veniva chiamato "pezzo di sapone". Dopo sconfitta del fascismo, il monumento a Camillo Benso tornò al suo posto.
Un ampio spazio è invece destinato al monumento a Vittorio Emanuele II. Questo monumento fu voluto dal "Casino degli Operai ed Artisti" che aprirono una sottoscrizione per realizzarlo a cui aderì anche la Provincia e il Comune. La statua in marmo è alta quattro metri e rappresenta il sovrano con accanto due leoni posti ai lati di un basamento e fu inaugurata il 23 ottobre 1884. Dei leoni, uno ferito e sofferente, racconta le speranze e la sconfitta avvenuta nel 1848, il secondo invece ricorda la vittoria del 1859, è rappresentato mentre poggia le zampe sulle catene spezzate in atteggiamento di sfida. Il palazzo del municipio di Bergamo, già palazzo Frizzoni, che si affaccia sulla piazza, risale al 1840, costruito sul sito di un convento cinquecentesco intitolato a santa Lucia e sant'Agata. L'edificio, con saloni affrescati divenne sede del Comune di Bergamo nel 1933. Un altro importante monumento è quello a Francesco Cucchi, inaugurato il 30 maggio del 1920. Costui nacque a Bergamo nel 1834 e morì a Roma il 2 ottobre 1913, fu un patriota e politico italiano. Divenne senatore del Regno d'Italia nella XVIII legislatura.
Francesco Cucchi si distinse fin da giovane come patriota rivoluzionario, tanto da arruolarsi nel 1859 nei cacciatori delle Alpi, al seguito di Giuseppe Garibaldi. Partecipò alla Spedizione dei Mille insieme ai concittadini Francesco Nullo e Gabriele Camozzi. Sempre nei giardini di piazza Matteotti c'è il Monumento al partigiano opera di Giacomo Manzù, ha come oggetto la resistenza e che rappresenta la morte di un Partigiano. La rappresentazione si rifà ad un'esperienza diretta dell'artista, che vide un partigiano"…nudo, aveva solo una maglietta, una povera maglietta consunta. Era bianchissimo contro il muro rosso…Ma soprattutto impressionanti erano le braccia, tese ad implorare la terra di accoglierlo, nudo com'era". Questo monumento fu inaugurato il 25 Aprile del 1977 e sul retro, riporta la dedica dell'artista: "Partigiano ti ho visto appeso immobile. Solo i capelli si muovevano leggermente sulla tua fronte. Era l'aria della sera che sottilmente strisciava nel silenzio e ti accarezzava, come avrei voluto fare io – Giacomo Manzù, 25 aprile 1977". Prima di proseguire nel mio tour per la Bergamo bassa a vedere i principali monumenti sosto a vedere il chiostro di Santa Marta. Il chiostro è visitabile accedendo alla Galleria Crispi. Il chiostro è la sola parte restante del monastero domenicano femminile di clausura soppresso nel 1798 con il periodo napoleonico.
Dopo aver ammirato il bel chiostro, immerso ormai tra più recenti palazzi mi ritrovo in piazza in piazza Vittorio Veneto dove vi è l'obelisco a Napoleone e la torre dei caduti. Questo obelisco settecentesco che campeggia in piazza Vittorio veneto era originariamente eretto in onore del podestà e vice capitano della repubblica di Venezia Giovanni Francesco Correr, quando decise di lasciare la città. Bergamo in quella occasione volle onorare e ringraziare colui che si era prodigato a favore della cittadinanza in occasione della grave carestia del 1775. Nel 1787 il medaglione posto alla base dell'obelisco che raffigurava il Correr fu sostituto con quello di Napoleone Bonaparte. Fu successivamente rimosso con l'occupazione austro-russo e reintegrata con l'effige napoleonica nel 1801. Ma la storia di questo obelisco è ancora movimentata con la rimozione della sua immagine con la sconfitta dell'Imperatore e generale transalpino. Nel 1880 l'obelisco venne intitolato al podestà Veneto Alvise II Contarini con tanto di medaglione con la sua effige. Fu un errore grossolano in quanto si confuse con un'altra scultura presente in piazza della Legna già distrutta in precedenza. L'obelisco trova pace nel 1939 quando viene collocato un nuovo medaglione dedicato a Napoleone Bonaparte e da allora non è più cambiato.
Napoleone Bonaparte e la città di Bergamo non si sono mai potuti soffrire, infatti si racconta che Napoleone abbia definito i bergamaschi "uno scoglio di avidi mercanti" e li rimproverava di essere stati nemici dei soldati francesi più di ogni altro italiano. Per farsi perdonare, la città di Bergamo invitò Napoleone a visitarla e il 23 giugno 1797 la municipalità annunciò l'arrivo per il giorno seguente il suo arrivo. La città fu imbandierata a festa, organizzato un gran ballo e schierate le milizie, ma l'attesa rimase vana per due giorni. Napoleone non visitò mai Bergamo. Sulla piazza svetta la torre dei caduti. Per secoli, l'area adiacente alla Torre, fu un prato, sede di della Fiera annuale a carattere internazionale, documentata già alla fine del IX secolo, che si apriva in coincidenza con le feste patronali di Sant'Alessandro. Questa torre, che si presenta costruita con conci regolari di pietra arenaria, è a pianta quadrata, con cinque piani, terrazzo e torretta, si iniziò la sua costruzione nel 1906 e fu inaugurata nel 1924.
L'edificio progettato solo per fini decorativi divenne monumento dedicato alla memoria dei caduti bergamaschi della prima guerra mondiale nel 1921. La torre presenta un orologio in marmo di racchiuso in un quadrato i cui angoli sono rappresentati le allegorie dei venti, soffianti, a simboleggiare il trascorrere e la provvisorietà del tempo. In asse e sotto l'orologio si apre una nicchia con la statua bronzea dell'Italia Vittoriosa che regge con la destra la Vittoria e tiene nella sinistra la spada in posizione di riposo. Sotto alla Vittoria vi è un'ampia mensola dedicatoria. Questa mensola è collocata sopra un finestrone in marmo policromo. In questa grande finestrone vi è una lunetta con due putti che reggono lo stemma di Bergamo con agli angoli superiori due bassorilievi dell'ammiraglio Paolo Thaon di Revel e del generale Armando Diaz. Nel finestrone si apre un balconcino che si appoggia sulle allegorie della armi combattenti, mentre al di sotto una grande lapide riporta il bollettino della vittoria del generale Diaz.
Prima di accedere e riprendere il "sentierone", faccio due passi in Viale Papa Giovanni XXIII per vedere la chiesa Prepositurale di Santa Maria Immacolata delle Grazie. Per raggiungerla devo passare dalla Monumentale porta della città di Bergamo. Questa porta fu per molti anni considerato lo snodo principale da cui si estendevano i maggiori assi viari. Questa porta monumentale è indicata come la Porta Nuova e fu costruita nel 1837 in occasione dell'ingresso in città dell'imperatore Ferdinando I d'Austria, che la varcò procedendo su quella che oggi è Via Vittorio Emanuele e che collega Città Bassa con Città Alta. È composta da due costruzioni neoclassiche identiche, che fino all'inizio del XX secolo furono utilizzati come sede della guardia daziaria a controllo delle merci che entravano in città.
Visti dalla chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie, le due costruzioni sembrano due tempi dorici, si racconta che sui loro gradini si sdraiavano i facchini ma anche gli sfaccendati, tanto essere chiamati popolarmente i "divani". Tra le due costruzioni vi era una lunga cancellata che veniva chiusa la sera e rendeva isolata l'intera città che era circondata dalle mura, ossia le Muraine di Bergamo. Le Muraine erano una cinta fortificata con merlatura guelfa, interrotta solo da porte con ponti levatoi e pusterle, torri e un fossato esterno che i veneziani provvidero a rafforzare nel XV secolo che furono demolite tra fine XIX e inizio XX secolo.
Fine XIV parte.