Del borgo di Pomaro non si conosce la data di fondazione, ma di certo è intorno all'Anno Mille. Da lontano il borgo si identifica con il suo castello. Sono diverse le versioni che ne fanno derivare il nome, da quello comune latino pomarium ossia pometo luogo con piantagioni di frutta ed in Italia sono diverse le località che lo portano; ma anche pomerium ossia sinonimo di perimetro quindi di confine. Altri lo voglio identificato da pomerium ossia zona intorno alle mura delle città romane consacrato alla religione in cui non si può costruire o abitare. Da questa ultima tesi c'è chi lo vorrebbe già esistente come accampamento romano. Da quanto appreso è certo che il nome compare per la prima volta in un editto di Federico Barbarossa nel 1156. Il colle, ove sorge è lambito dal torrente Grana, al margine della vasta e scoperta pianura rendendo assai fertile il suo territorio.
Lo storico locale Giacinto Saletta ne "il Ducato del Monferrato" del 1711, attribuisce agli Aleramici la costruzione del castello nel XII secolo, eretto nel punto più alto del colle dominante la sottostante pianura e il fiume Po. Le case costituenti il Borgo erano raccolte entro un "receptum", un'opera muraria edificata sulla sommità del colle a scopo difensivo dell'abitato e del castello. La posizione strategica del castello e del borgo di Pomaro, posto su un'altura ai confini del marchesato dei Monferrato, lo ha reso sempre oggetto di continue tensioni e scontri per il controllo del territorio. Infatti posto di frontiera tra il Marchesato del Monferrato ed il Ducato di Milano, Pomaro per quasi due secoli, ossia il XIV e il XV, fu più volte tolto e ripreso in alterne vicende di conquiste e di riconquiste. Cito ad esempio ciò che accadde nel XV secolo, quando il borgo, sotto l'autorità dei Paleologi, fu coinvolto nella guerra tra questi ultimi e i Visconti e Pomaro venne invaso e saccheggiato da Francesco Sforza. Ma furono i Paleologi che trasformarono, come riferisce B. Sangiorgio nella "Cronica del Monferrato" del 1636, il paese, il castello e il prospiciente parco, in una delle più belle dimore. Ancora nel XVII secolo, durante i conflitti tra spagnoli e francesi Pomaro subì diverse occupazioni e distruzioni. Infatti la rabbia delle truppe spagnole sconfitte dai francesi nella piana di Casale Monferrato in rotta verso la sponda lombarda del Po distruggono ampiamente il castello e il Borgo di Pomaro.
Nel 1685 il castello e il feudo di diventano proprietà degli Ardizzone, che iniziano il recupero dei resti del castello ricostruendo le parti distrutte, trasformando nei fatti l'edificio da baluardo difensivo a residenza aristocratica. L'ultimo erede diretto degli Ardizzone si spegne nel 1734 così nel 1745 e tramite una sentenza camerale, il feudo viene ceduto a Giuseppe Dalla Valle Ardizzoni. Nel 1842 diviene signore di Pomaro Giuseppe Rolando Dalla Valle, già sindaco di Casale Monferrato nel 1841. Costui avvia un opera, di abbellimento non solo del maniero e dei suoi giardini, ma di tutto il paese. In quegli anni il borgo è devastato da una terribile epidemia di colera e la sua popolazione decimata. La popolazione riesce a riprendersi grazie all'aiuto del marchese Dalla Valle, diventato nel frattempo senatore del Regno di Sardegna il 3 aprile 1848. Alla sua morte la proprietà di Pomaro passò ai figli Luigi e Alessandro. Quest'ultimo sposò Paola, figlia dei Baroni Guidobono Cavalchino Roero Sanseverino, dama di corte della regina Elena. Alessandro e Paola si occuparono di continuare l'opera di abbellimento del castello e del giardino, ma anche dell'abbellimento del paese. Gli ultimi rimaneggiamenti del castello risalgono al 1929, quando la marchesa Paola Dalla Valle affida un restauro alle mani dell'ingegnere Vittorio Tornielli il quale intervenne rimuovendo gli intonaci esterni del castello.
Nel 1935 fu ospite del castello la Regina Elena, la quale impressionata dalla bellezza del parco del maniero, lo volle proclamare "il più bel giardino d'Europa".
Il castello passò poi al Conte Pierfrancesco Calvi di Bergolo. Costui vi dimorò fino agli anni Settanta. E bene ricordare che il Conte Pierfrancesco Calvi di Bergolo sposò l'attrice Maria Luisa Lucia Allasio, nome d'arte Marisa Allasio nel 1958, ed abitarono nel castello di Pomaro per molti anni.
Il Conte era figlio di Giorgio Carlo Calvi di Bergolo e di Iolanda Margherita Milena Elisabetta Romana Maria di Savoia principessa d'Italia, d'Etiopia e Albania, essendo la figlia Primogenita del re Vittorio Emanuele III e di Elena di Montenegro. Come per i genitori, anche per Pierfrancesco fu un matrimonio d'amore, e se sua madre preferì sposarsi con il Conte di Bergolo anziché che con altisonanti reali europei, si faceva ad esempio il nome del principe ereditario d'Inghilterra, la sposa di Pierfrancesco, Marisa Allasio, abbandonò il cinema per il matrimonio nel 1958.
Costei aveva girato dal 1952 al 1956 otto film, il personaggio che l'ha portata alla celebrità fu quello di Giovanna nei film Poveri ma belli del 1956 e in Belle ma povere del 1957 di Dino Risi. Girò film anche con Mauro Bolognini e Franco Zeffirelli. Nel 1957 presentò, con Nunzio Filogamo e Fiorella Mari, il Festival di Sanremo. Nel 1958 girò il suo ultimo film con la regia di Dino Risi, Venezia, la luna e tu, insieme ai celebri artisti Nino Manfredi e Alberto Sordi.
A Pomaro negli anni sessanta venne eletta consigliere comunale nelle liste del PLI – partito Liberale Italiano, diventando per breve tempo assessore anche alle finanze del Comune.
Accedo al borgo da via Roma e salgo verso il centro del paese. Trovo parcheggio in via XX Settembre, proprio a ridosso delle antiche mura del Ricetto e muro difensivo sud del castello, che è perfettamente conservato. Questa interessante costruzione, risalente al XII – XIII secolo, incorpora l'unica torre circolare superstite, delle sette originarie torri.
Nel mio girovagare in questo interessante paese, lo trovo ordinato, pulito, dove anche i prati intorno alle mura del Ricetto sono perfettamente sfalciati, quasi a prato inglese. Salgo lungo via XXIV Maggio dove trovo la Chiesa dedicata a San Rocco. Questa Chiesa già sede della Confraternita di San Rocco prima, a inizio Settecento, era la chiesa dei Disciplinanti.
La chiesa ha forme barocche, essendo costruita nel XVII secolo. Presenta un tetto a capanna con una caratteristica facciata con un semplice protiro e coronamento ondulato. Al suo interno a navata unica, mi dicono sia conservato un altare ligneo delicatamente decorato.
Raggiungo così il Palazzo Comunale in piazza della Libertà, si tratta di un bell'edificio che presenta un ampio porticato che corre su tutta la facciata. Sul fianco del Palazzo Municipale, anticipato da verdi aiuole fiorite, si erge un restaurato edificio medioevale, sul quale troneggia una meridiana. Si tratta dell'edificio del Corpo di guardia del castello e del borgo, risalente al XIII e XIV secolo. Mentre sul lato lungo fanno bella mostra lunghi ballatoio in legno, sul lato corto sono affisse le lapidi marmoree che ricordano i caduti pomaresi di tutte le guerre. Nella piccola piazzetta, posta dietro il Palazzo Municipale che si affaccia su via Vigliani, trovo un busto dedicato a Paolo Onorato Vigliani, nato a Pomaro nel luglio 1814 e morto a Firenze nel 1900. Costui laureatosi in Giurisprudenza a Torino, fu primo presidente del consiglio provinciale di Alessandria. Nel 1841 Vigliani fu chiamato da Carlo Alberto a prestare la sua opera al ministero di grazia e giustizia, collaborando con d'Azeglio, Lanza, Brofferio e a Camillo Benso. Fu eletto deputato nel collegio di Valenza. Fu in seguito nominato senatore e per due volte fu eletto vice presidente del Senato. Durante la sua carriera fu avvocato fiscale generale a Nizza, partecipò alla stesura di diverse riforme, fece parte del gabinetto Menabrea come guardasigilli e sopratutto fu chiamato, nel 1895, in qualità di esperto, a risolvere la problematica situazione sulla definizione di confini e aree di influenza fra Inghilterra e Portogallo nell'Africa Orientale e Centrale.
Tornato su piazza della Libertà mi soffermo ad ammirare la splendida facciata della chiesa Parrocchiale intitolata a santa Sabina martire.
La chiesa parrocchiale ha anch'essa origini antichissime, databile XIII-XIV secolo, sorta su impianto di tempio pagano, presenta una facciata in stile neogotico con tetto a salienti La facciata costruita nei primi anni del 1900, è tripartita da leggere lesene e paraste angolari, culminanti con pinnacoli. Inoltre ha un delicato coronamento in cotto lungo tutto il sottotetto. Una ampia gradinata di cinque scalini conduce alle tre porte d'accesso della chiesa. Le due più piccole laterali presentano una bella cornice in mattoni in cotto e sopra l'architrave lunette ed archi a sesto acuto. Mentre il portone centrale presenta un bellissimo portale in cotto con lunetta a sesto acuto con il volto di santa Sabina. Le tre porte sono sormontate da rosoni in cotto. In precedenza la chiesa ebbe una facciata in stile barocco realizzata nel 1771. Ma ciò che mi colpisce è il massiccio campanile in stile romanico-gotico, a forma di torre quadrata. Questo è diviso in quattro ordini, nel secondo e nel terzo ordine vi sono su ogni lato coppie di monofore, in parte tamponate, mentre la cella campanaria ha coppie di pregevoli bifore, al culmine si eleva una cupoletta contornata da quattro cuspidi.
L'interno della chiesa è a tre navate in stile gotico con volte a crociera. È ben illuminato da vetrate policrome. Il settecentesco altare maggiore è realizzato in marmi policromi. Sempre all'interno è custodito un frammento della Santa Spina, proveniente dalla corona di spine posta in capo a Gesù che, secondo la tradizione, la sua donazione sarebbe arrivata a Pomaro. alla conclusione della IV Crociata. Ancora nel 1299 la chiesa di Pomaro risulta appartenere alla pieve «de Mediliano», che sorgeva sul territorio di Lu e rimase sotto la giurisdizione della Diocesi di Vercelli fino alla costituzione della diocesi di Casale nel 1474.
Lasciata la chiesa, mi soffermo davanti al bell'edificio, sede della Pro Loco di Pomaro Monferrato, nei pressi dell'ingresso una targa marmorea ricorda che il marchese Luigi Dalla Valle donava alla municipalità nel 1904 l'area sulla quale sorge l'edificio, per realizzare una moderna scuola per gli scolari del Paese.
Dalla piazza vi è un bellissimo belvedere, ove dagli spalti delle mura di protezione del ricetto si gode di uno spettacolare panorama sull'intero borgo e sulle colline circostanti.
Proseguendo per via De Filippi trovo molte belle antiche abitazioni signorili che dimostrano come il borgo fosse da sempre luogo di permanenza di diverse famiglie benestanti. Sulla stessa strada trovo anche la sede del locale gruppo comunale dei Volontari di Protezione Civile.
Su un altro bell'edificio trovo sulla facciata, degli stemmi nobiliari e scritte che mi raccontano che il 6 ottobre del 1935 venne qui inaugurato l'asilo, fatto costruire grazie all'interesse della Marchesa Paola Dalla Valle. Infatti l'asilo è dedicato ad Alessandro e Paola Dalla Valle. Subito dopo trovo l'ingresso del castello. Questo immenso edificio dispone di un bellissimo parco dove sono presenti due Bagolari, mi dicono di circa 130 anni di età. Gli alberi, dalla grande circonferenza hanno un portamento maestoso, ancor più enfatizzato dalla loro posizione rilevata davanti dallo scalone monumentale del Castello.
Dalla spettacolare posizione del Castello posto su quest'alto colle, comprendo il perché questo maniero fu così tanto importante per le diverse casate che governarono il Monferrato. Infatti ricordo che Pomaro, dopo l'annessione del ducato di Monferrato agli Stati sabaudi avvenuta nel 1708 e riconosciuta internazionalmente nel 1713 con il trattato di Utrecht, fu assegnato alla provincia di Casale. Successivamente la provincia di Casale fu a sua volta inclusa nel 1818 nella divisione di Alessandria e Pomaro Monferrato entrò a far parte della circoscrizione di Casale, mandamento di Frassineto, fino a quando non furono soppressi i circondari.
Il castello ha una cappella castrense dedicata a Sant'Antonio ed ora il castello e il suo parco ancora di proprietà privata è utilizzata per ricevimenti anche nuziali.
Torno verso il Municipio e percorro successivamente un tratto di Via Roma, dove trovo ancora impiantate dentro ad un muro di una civile abitazione tre palle di cannone che furono sparate nel 1638 durante l'assedio spagnolo.
Torno così a riprendere l'auto per recarmi a vedere la Chiesa campestre della Madonna della Neve situata presso le omonime cascine, proprio nella piana sotto il castello. Raggiunta la chiesa, mi soffermo brevemente in quanto è chiusa, posso solo osservarne gli esterni con la sua facciata a capanna rivolta verso il castello, tripartita da quattro lesene. Sopra la porta d'ingresso è collocata una piccola terracotta invetriata raffigurante la Madonna col Bambino all'interno di un grande tondo. Sul fianco destro si eleva un campanile a vela, ed è facile immaginare che l'interno sia ad aula unica. Volgo, per un attimo, lo sguardo verso la collina dove troneggia dall'alto con il suo fiero prospetto e le sue tre torri che guardano verso il Po e la pianura della Lomellina il magnifico castello.
Concludo così la mia visita a Pomaro Monferrato, un piccolo borgo che conserva antiche vestigia e una grande storia, tipica del Monferrato.