Blog di Dante Paolo Ferraris

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Dietro le quinte di Cuba (X ed ultima parte)

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Cuba (04/2010)Difficile non ricordare a Cuba la storia dei "Balseros" o "zatterieri", una storia che si ripete da quasi cinquantanni cioè da quando iniziò il "conflitto" tra Cuba e gli Stati Uniti.
I primi esodi da Cuba verso gli USA si hanno nel 1959, insieme agli esiliati politici, lasciano Cuba, la borghesia cubana che si era arricchita grazie al giro di affari della "mafia" dell'Avana. L'arrivo dei comunisti cubani significava la perdita dei loro ricchi possedimenti e le ville del Vedado. Questi profughi si rifugeranno quasi tutti a Miami dove costituiranno una potente lobby politica, (la fondazione nazionale Cubano-Americana), con l'obiettivo di rientrare a Cuba e tornare in possesso dei beni confiscati e riprendere i loro traffici, spesso illeciti.
Un'altra ondata di rifugiati si ebbe nel 1980 quando una massiccia richiesta di richiedenti asilo pervenne all'Ambasciata peruviana all'Avana. Questa richiesta di esodo creò dapprima nel Governo cubano un senso di frustrazione, costringendolo a concedere circa 120 mila permessi di espatrio, ma si dice anche che questa enorme cifra di esuli permise allo stesso Governo di liberarsi di molti malati di mente, criminali ed individui ostili al regime.
L'esodo tra il 1991 ed il 1994, avvenuto durante il cosiddetto "periodo especial", ebbe come protagonisti soprattutto i meno abbienti e le loro famiglie. Dopo una piccola sommossa popolare all'Avana, Fidel Castro decise di allentare la tensione consentendo un ‘altra migrazione di massa. Durante l'estate del 1994 migliaia di cubani lasciarono l'isola alla volta della Florida su zatteroni costruiti in forma molto artigianale. Alcune decine di migliaia di profughi furono raccolti dalla guardia costiera statunitense nel braccio di mare che separa Cuba dagli USA. L'allora amministrazione Clinton (USA), incapace di gestire questo ulteriore massiccio afflusso, si appellò ad un preesistente accordo sull'immigrazione tra USA e Cuba e diede ospitalità temporanea a questi scampati nella base militare di Guantanamo.
Con la revisione dell'accordo, che avvenne nel 1996 (Cuban Adjustment Act) il Governo U.S.A. consentì ai cubani che riuscirono a raggiungere la terraferma, di chiedere la cittadinanza statunitense. Mentre quelli raccolti in mare furono rispediti indietro; decisione che contribuì a rendere ancora più complicata la storia di Elian Gonzales, un bambino di soli 5 anni trovato aggrappato a un copertone al largo di Fort Lauderdale.
Le storie dei balseros danno il senso della disperazione, con il pesante costo in vite umane che troppo spesso ha rappresentato motivo di frizione e contenzioso tra gli Stati.
Anche lo speronamento nel 1994 di una "carretta del mare ", carica di fuggiaschi proveniente da Cuba, da parte di una motovedetta della Guardia Costiera Cubana, che provocò la morte di 38 persone tra i richiedenti asilo non è passata inosservata ai media internazionali. Come la tragica storia del 1999 quando la guardia costiera pare avesse utilizzato spray urticante e cannoni ad acqua per fermare sei cubani che cercavano di raggiungere Surfside Beach in Florida. Nell'aprile del 2003 si registra un episodio di assurda violenza: tre uomini armati dirottano un traghetto nel tentativo di dirigersi verso le coste americane, ma vengono catturati, processati e giustiziati in nove giorni.
Il mio amico Wilmer di queste cose non sa quasi niente, un po' perché non gli interessa un po' perché c'è scarsità di informazioni su questi fatti.
Prima di ripartire voglio farmi un regalo e mi faccio accompagnare da Wilmer alle Ediciones La Vigia, una casa editrice che è uno splendido atelier artigianale di libri davvero unici: pubblica infatti solamente libri fatti a mano che vengono scritti a macchina o con il ciclostile su carta realizzata con la canna da zucchero, rilegati con copertine fatte con foglie di tabacco e cuciti a mano. Ogni edizione non ha più di 200 esemplari, numerati e certificati, vere "chicche" da intenditori. Mi compro alcune pubblicazioni e un bellissimo cartiglio che adornerà, una volta srotolato, la mia camera da letto.
Un ultimo caffè cubano al Cafè Atenas, ricordando che le coltivazioni dei caffè più pregiati arrivano dalla Sierra del Escambray, dove il tasso di umidità presente tutto l'anno favorisce infatti questo tipo di coltura.
I cubani amano il caffè forte e dolce. Il "cafè cubana" come è chiamata la varietà locale è servito con un enorme quantità di zucchero e caffeina ed è la prima cosa che un campesino offre quando incontra un viaggiatore assetato. Il caffè non è originario di Cuba, ma fu importato dai francesi nel 1791 dopo una rivolta degli schiavi nella vicina Haiti.
Prodotto da piccole cooperative di lavoratori, secondo tecniche di lavorazione biologica, viene raccolto a mano e messo prima ad asciugare al sole in grandi piazzali di cemento e dopo lavorato e tostato.
Devo lasciare l'isola, purtroppo senza aver avuto modo di incontrare il papà di Wilmer impegnato come infermiere nell'organizzazione ALBA.
L'Alleanza Bolivariana per le Americhe (ALBA) (Alianza Bolivariana para América Latina y el Caribe) è un progetto di cooperazione politica, economica e sociale tra i paesi dell'America Latina ed i paesi caraibici, promossa dal Venezuela e da Cuba in contrapposizione all'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti. L'aggettivo "bolivariana" si riferisce al generale Simon Bolivar, l'eroe della liberazione di diversi paesi sudamericani dal colonialismo spagnolo. L'accordo inizialmente riguardava lo scambio tra il supporto medico cubano e il petrolio venezuelano, poi l'alleanza si è estesa ad una decina di stati centroamericani occupandosi anche di educazione, trasporto ecc...
Lascio la casa di Maria e di Lolli che io ho chiamato Lella per tutto il tempo,con grandi abbracci e devo anche lasciare Wilmer per raggiungere l'aeroporto. Un distacco difficile, dopo aver passato due settimane intense, dove ho scoperto una Cuba lontana dai grandi resort. Ho vissuto con loro, mangiato nelle loro povere case, fatto la spesa nei loro mercati, mi sono sentito da subito parte di una grande famiglia, ho sorriso con loro guardando la Tv di Stato, ho sognato con loro, ho ballato con loro, ho dormito con loro. Ho vissuto un quotidiano diverso dal quello frenetico dell'occidente europeo. Ho imparato cos'è l'umiltà e come si possa vivere con veramente poco, ma soprattutto ho apprezzato la serenità e la voglia di vivere in allegria anche in momenti difficili come quelli che sta vivendo la popolazione cubana per via dell'embargo, voglio portare con me il ritmo della salsa.
Devo ringraziare Wilmer e a sua famiglia per la generosa ospitalità con la speranza di vederlo arrivare in Italia e ricambiare la cortesia. Una lacrimuccia mi scorre sul viso, ma so che è un arrivederci e non un addio.
L'auto corre velocemente sulla strada che mi conduce all'Avana, all'aeroporto internazionale e la musica diffusa dalla radio è il reggaeton, che ho iniziato ad amare fin dal primo viaggio a Cuba. Ogni tanto la macchina fa un salto a causa dei vari buchi del fondo stradale, e con lei anche la musica ha improvvisi sussulti, come il mio stato d'animo. Mentre salgo sulla scaletta dell'aereo che mi porterà a Madrid e poi, previo cambio volo, a Milano, mi volto a guardare ancora questa terra di conflitti perenni, ma di grande passione e, se è vero che uno si innamora di qualche cosa fino a farne una malattia, credo di aver preso l'influenza cubana.


Fine X ed ultima parte.