Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Alluvioni Cambiò

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AlluvioniCambioQuesta domenica la mia gita fuori porta non è molto lontana dalla mia abitazione, infatti sono pochissimi i chilometri che devo percorrere per raggiungere Alluvioni Cambiò. Il nome di questo borgo abitato è più che rivelatore. Infatti Alluvioni Cambiò è posto vicinissimo alla confluenza del fiume Tanaro in Po e non è nemmeno molto distante dal torrente Scrivia.
Il territorio è stato soggetto per un centinaio di anni ad alluvioni, anche catastrofiche che hanno modellato il territorio, spostando diverse volte i corso dei fiumi e conseguentemente dei centri abitati.
Il luogo da sempre fu importante perché vi transitavano strade commerciali e lungo le sue coste vi era un porto natante che permetteva il collegamento tra le due sponde del Po. Fino al 1716 il centro abitato più importante era Sparvara, posto in riva sinistra del grande fiume.
Questo borgo era già citato nel medioevo nell'actum di Sparvoario dell'anno 1180". L'origine di questo toponimo è molto discusso, per alcuni è di origine romana, per altri longobarda.
Di certo si sa che vi era un castello, definito inespugnabile, perché posto tra i due fiumi, e vi era un'antica pieve dedicata a San Marzano o Marziano, sottoposta alla diocesi di Tortona. Si narra addirittura che il suo castello fosse stato utilizzato da Carlo Magno durante l'assedio di Pavia.
Infeudato ai conti di Sparvara nel 1466 dalla duchessa Bianca Maria Visconti, vedova del duca di Milano, Francesco Sforza, con il suo ultimo erede Paolo Torquato i suoi beni passarono all'Ospedale San Matteo di Pavia. Successivamente il Re di Sardegna elevò la contea a Principato donando il territorio al Vescovo di Tortona che assunse il titolo di Principe di Cambiò.
Infatti nel 1716 le acque dei fiumi s'ingrossarono inghiottendo con le loro acque Sparvara che scomparve, ma non passò indenne nemmeno Cambiò, un piccolo borgo posto nelle vicinanze di Sparvara. Occorre saper che Cambiò deve il suo nome a "Campus Beatus" ossia Beato e non ai cambiamenti del corso dei fiumi. La maggioranza delle persone che si salvarono, trovarono rifugio in sponda destra, in un borgo chiamato "Vulgo Alluvioni" poi diventato Alluvioni Cambiò, altri trovarono ospitalità in altri piccoli agglomerati di case. Con la dominazione francese il fiume Po divenne confine e Cambiò posto a sinistra rimase nell'attuale Lombardia, mentre Alluvioni Cambiò fu elevato a Comune nel 1801 ed inserito nel Dipartimento di Marengo. Il suo municipio fu posto in località Montariolo.
Per un breve periodo, dal 1807 al 1818, al Comune di Alluvioni Cambiò furono assegnati anche i borghi di Isola Sant'Antonio, Isola Bella, Inferno ecc. Ancora in allora, la sua posizione era considerata importante perché strategica in quanto vi transitava una strada detta "del Genovesato", un arteria di comunicazione che univa Genova con Milano e la Svizzera attraverso il suo porto natante sul Po.
Lo spostamento del fiume Tanaro dopo una grande alluvione favorì l'assegnazione dell'abitato di Gravà al Comune di Alluvioni Cambiò nel 1819, fino a quel momento amministrativamente sotto il Comune di Bassignana.
Raggiungo così il borgo di Grava, oggi famosa per la sagra del salamino d'asino. Le case del borgo sono in parte costruite con l'antica usanza contadina della terra cruda a sacco. Mi accoglie sulla strada principale la chiesa di Santa Maria degli Angeli, costruita nel 1931 dalla benefattrice gravese Angela Stramesi, vedova Ferreri. Insieme alla chiesa, costei fece edificare anche l'asilo o scuola materna. La chiesa è semplice con facciata a capanna, una grande e sola porta di accesso, sopra la quale si apre una finestra rettangolare. A navata unica, conserva una bella statua della Madonna in trono con Gesù in grembo, sorretta dagli angeli.
Poco distante, su una piccola piazzetta vi sorge il maestoso Palazzo Bellingeri. Questo fu fatto erigere nel XVIII secolo dalla famiglia pavese Bellingeri-De Rubens, proprietaria terriera in Gravà, contribuendo anche alla erezione della chiesa parrocchiale di Gravà. Questa nobile famiglia marchionale fu celebre per aver dato alla storia di Pavia, celebri condottieri, ma anche per la loro filantropia Il motto di famiglia recitava nel suo cartiglio "VIRTUTE DUCE, COMITE FORTUNA" ossia " La virtù come guida, la fortuna come compagna". Su questa piazzetta si prospetta altresì l'imponente chiesa parrocchiale di Sant'Anna. La chiesa sorse a fine XVIII secolo su un preesistente oratorio dedicato a Sant'Anna, voluto dalla famiglia Bellingeri a fine del 1400. Fu sempre un Bellingeri, ossia Angelo Matteo, quale Vicario generale delle diocesi di Pavia e far abbattere l'oratorio e a far costruire questa chiesa. Invece è merito della marchesina Angela Maddalena, monaca, che nel 1816 la chiesa ottenne l'erezione in Parrocchia. Questo edificio ha una grandiosa facciata, il suo interno è a croce greca con una maestosa cupola e ha un'alta e barocca guglia in rame del campanile. Al suo interno sono conservate preziose tele e statue lignee. Anche le pareti sono finemente decorate, gli altari sono in gesso mentre l'altare maggiore è in marmi policromi.
Nell'adiacente cortile di Palazzo Bellingeri, acquistato nel 1920 dalla famiglia Zambrino, furono realizzate diverse attività artigianali tra cui una segheria, Queste attività permisero alla locale popolazione di superare le privazioni imposte dalla seconda Guerra Mondiale. L'ultima attività a chiudere fu la falegnameria nel 1952. Ma è bene altresì ricordare che i Belligeri, ospitavano nei loro fabbricati anche le scuole elementari fino agli inizi del XIX secolo. Invece le scuderie furono anche utilizzate per le prime proiezioni del cinema muto.
Superato il borgo principale con il suo centro sportivo, raggiungo un gruppo di case che si affacciano sulla strada principale e prendono il nome di Mezzanino. Così come i Baracconi del Canale, un piccolo assembramento di case che vede al centro la cappella di San Rocco. Questa piccola cappella, munita di cella campanaria, fu edificata in occasione dell'epidemia di colera del 1867. Si racconta che con la devozione al santo guaritore l'epidemia cessò. La cappella è stata recentemente restaurata ed è continuamente adornata di fiori e ceri votivi.
Questo piccola borgata diede i natali ad uno dei principali pittori del neoclassicismo italiano. Antonio Francesco Mensi vi nacque il 26 Febbraio 1800. Frequentò dal 1826 al 1829 l'accademia di Belle Arti, dopo un periodo di apprendistato nello studio del pittore Paolo Borroni a Voghera. Lo stesso Re Vittorio Emanuele I e la città di Alessandria, favorirono il suo perfezionamento a Roma. Stabilitosi a Milano nel 1838 frequentò Luigi Sabatelli che gli fu insegnante a Brera e poi con Francesco Hayez. L'ascendenza romantica, il purismo e il neoclassicismo sono gli stili che contraddistinguono la pittura di Francesco Mensi. Sono molte le opere che gli sono state commissionate, anche dalla città di Alessandria, come il "Barbarossa alla battaglia di Legnano" del 1850 o "l'Allegria della Pace", un affresco dipinto sulla volta di un salone di casa Franzini in via del Vescovado. Dopo un periodo di lavoro a Torino, il Mensi si trasferì in Alessandria per occupare il posto di Ordinario e poi di Conservatore della Pinacoteca di Alessandria. Ed in città vi morì il 31 Luglio 1888.
Proseguendo sulla strada comunale raggiungo Montariolo, sede dell'edifico comunale. L'attuale edificio risale alla fine degli anni Sessanta del XXI secolo e sostituisce quello che fin dal 1801 fu sede municipale. Vicino al Municipio e prospiciente alla strada provinciale vi è la chiesetta di San Rocco. Anche questa chiesetta fu edificata dai montariolesi durante l'epidemia di colera del 1887. La chiesetta è a capanna con cella campanaria, con un'unica grande porta di acceso ai cui lati vi sono due piccole finestrelle. Conserva diverse interessanti tele, compreso un quadro raffigurante San Rocco. Sempre percorrendo la strada principale, in località Baracconi vi è una recente edicola votiva, edificata nel 1989 e dedicata alla Madonna della Salve a ricordo del passaggio dell'effige mariana che dal Duomo di Alessandria fu condotta in tutti i paesi per ravvivare la devozione mariana.
Raggiungo così Alluvioni Cambiò, dopo aver transitato davanti alla sede della S.O.A.M.S. di Alluvioni, sosto davanti alla chiesa parrocchiale dedicata a San Carlo. Dopo la scomparsa di Sparvara, gli abitanti di Alluvioni Cambiò rimasero senza chiesa, fu dapprima edificato un oratorio e poi quando Alluvioni Cambiò fu elevato a Comune si iniziò in diverse tappe a edificare la nuova chiesa. La chiesa fu completata nel 1873 con tre navate, con ricchi altari. Nel 1900 fu decorata la facciata e nel 1959 fu sottoposta a pesanti restauri, con il rifacimento in marmo dell'altare maggiore, la balaustra e il pavimento.
Lasciata la chiesa mi aggiro per la campagna coltivata. In questa zona la coltura tipica è il sedano, infatti nella seconda metà di Agosto si tiene la tradizionale sagra.
Con il sedano si riescono a fare molti deliziosi piatti, ma sicuramente il principe è il bagnetto Alluvionese, da non confondersi con il classico bagnetto verde. Riesco ad ottenere da una anziana signora, intenta a curare il suo giardino, la ricetta di questo bagnetto. I suoi ingredienti sono semplici: prezzemolo, tonno, olio. Tritate le foglie di prezzemolo si aggiunge abbondante tonno e olio di oliva extravergine. Occorre mescolare bene perché si amalgamino i prodotti e si ottenga la consistenza desiderata. L'essenza di aglio le dà un condimento leggero e apprezzabile con tutti i tipi di carne. Invece alla massaia di Alluvioni, come scambio ricette le propongo il mio pesto di sedano. Infatti del sedano non si butta via niente, raccolte le foglie verdi le si lava e asciuga, le si mette all'interno di un frullatore con 20 grammi di mandorle sgusciate e per ogni 80 grammi di foglie si mettono 4 cucchiai di parmigiano. Infine si aggiunge un pizzico di sale grosso e si frulla il tutto. Quando tutto è finemente tritato si aggiunge l'olio di oliva extravergine quanto basta per ottenere la consistenza voluta. Se si vuole un po' più forte, nel frullatore basta aggiungere uno spicchio d'aglio scamiciato.
L'agricoltura è l'attività prevalente ad Alluvioni e non è rappresentata solo dal sedano ma anche da meloni, finocchi, patate, cipolle e da molte coltivazioni in serra, oltreché dagli immancabili cereali e foraggi. Infatti grazie alla presenza dell'acqua del Po è favorita la coltivazione di una moltitudine di prodotti orticoli.
Lascio così questo piccolo borgo che nel 2018 ha deciso di fondersi, dopo una consultazione popolare, con Piovera, dando la nascita al Comune di Alluvioni-Piovera.