Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Mandello Vitta

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Mandello VittaGiorno dopo giorno. il mattino guadagna qualche grado di calore al freddo dell'inverno. Il sole è già alto ed illumina la mia strada che corre tra le risaie del novarese. Raggiungo così Mandello Vitta precedentemente denominato solo Mandello fino al 1863. Il borgo sorge sul luogo di un più antico insediamento longobardo, come lasciano supporre alcuni ritrovamenti di resti di un sepolcreto e di una coppa di vetro, del IV secolo.
Il paese prende il nome dal podestà novarese Robaconte da Mandello, milanese ma originario di Mandello del Lario, che nei primi anni del 1200 vi organizzò un borgo franco sull'antica arteria medievale, denominata "strada Biandrina", che univa Biandrate a Romagnano Sesia e alla Valsesia. Il borgofranco di Mandello fu un importante centro di controllo di questa arteria stradale ed era dotato di una Torre, che ancora oggi posso ammirare nel paese. Nei pressi della torre, fu in seguito costruita la residenza della famiglia dei Caccia, già presente sul territorio dai primi anni del XVI secolo. I Caccia tennero in feudo Mandello fino al XVIII secolo. In seguito ne fu investita la famiglia Vitta, che molto si prodigò per il borgo, tanto che dopo l'Unità d'Italia, nel 1863, il Comune mutò la propria denominazione in Mandello Vitta. Nel 1928 Mandello Vitta fu unito a quello di Vicolungo per formare un nuovo comune con capoluogo e denominazione Vicolungo; assetto amministrativo che durò fino al 1954.
Il territorio si può considerare pianeggiante e il borgo è circondato da campi coltivati principalmente a riso. Vi giungo attraverso la Strada Provinciale SP15/I che lambisce l'abitato e passa nei pressi della famosa torre. Per entrare in paese percorro la SP14, la quale taglia il paese in due parti e parcheggio tra la torre e la cappella Cappella di Sant'Antonio. La torre è uno dei pochi edifici databili nella prima metà del XII secolo. Questa è alta circa trenta metri, a pianta quadrata, interamente in mattoni. La torre con le sua massiccia forma è l'emblema del paese. La costruzione militare, posta a sorveglianza dell'antica Strada Biandrina, è ottimamente conservata e forse faceva parte di un complesso più grande, forse un castrum di cui non vi è più alcuna traccia. L'alta torre originariamente era destinata sia al controllo dell'ingresso del borgo che al pagamento dei pedaggi e della gabella. Sul lato settentrionale della torre è apposto lo stemma in pietra della famiglia Caccia, circondato da armi affrescate.
Poco distante vi è la piccola Cappella di Sant'Antonio. Questo piccolo edificio con tetto a capanna ed ampio portico antistante l'ingresso, è datato intorno al 1450.L'edificio è ad un'aula unica ed è in muratura di mattoni, in parte intonacati. Sotto il porticato l'ingresso è tra due basse finestre protette da grate ed un tempo la sua facciata doveva essere interamente affrescata. Ora si può vedere solo un affresco rappresentante la Madonna con bambino in trono. Questa cappella fu anche utilizzata per diverso tempo anche come oratorio. All'interno, è conservato un pregevole dipinto del XV secolo raffigurante una Madonna col Bambino tra due santi. Il culto a Sant'Antonio Abate è particolarmente sentito in tutto il novarese e tra il XV e XVI secolo vengono edificati a suo nome molte chiese e cappelle. La motivazioni della diffusione del suo culto è dovuto alla richiesta di protezione che la popolazione rurale rivolgeva al Santo dalle frequenti epidemie che affliggevano le campagne e l'area pedemontana.
Sentimento religioso che si esprimeva anche con la diffusione di devozione anche ai santi Fabiano, Sebastiano e Rocco. Infatti fuori dal paese, nella cascina di San Rocco, vi è d l'omonimo oratorio, che contiene anch'esso affreschi quattrocenteschi.
Raggiungo la piazza del paese dove si erge il maestoso ottocentesco palazzo comunale. Questo edificio sito in piazza Regina Margherita, è articolato in tre piani. Venne costruito nel 1864 come indica la data presente fra i due stemmi nobiliari che decorano la facciata, uno dei quali è della famiglia Caccia, l'altro non mi è identificabile. Il piano terra ha un ampio portico a cinque campate. Gli stemmi sono anche riportai sulla facciata dell'adiacente trattoria "Vecchia Trattoria della Pace.
I piatti tipici legati alle tradizioni locali sono a base di riso, salumi e formaggi. Tra questi ricordo la famosa paniscia; piatto tipico della cucina novarese a base di riso, verza, salame, scalogno,cotenna di maiale, fagioli borlotti, vino rosso, lardo, pepe nero, olio, sale, burro e parmigiano. Ma anche il salame della duja,un insaccato stagionato nello strutto fuso. Ma anche piatti a base d'oca, anatra e rane fritte. Senza dimenticare il gorgonzola. Sulla piazza difronte al municipio si erge la fontana che ricorda i caduti della Prima guerra mondiale, inaugurata il 28 ottobre 1928.  Un epigrafe iscritta recita:«1915 – 1918 Sia quest'acqua che vien dal profondo limpida e pura sempre come fu la fede di coloro a cui è dedicata».
Mi sposto a visitare la chiesa parrocchiale di San Lorenzo. La chiesa parrocchiale è situata nella piazza del paese. Si suppone sia stata costruita verso la fine del XII secolo e fu citata per la prima volta nel 1357 nel "liber cleri". Il vescovo Bascapè nel 1597, descrive l'edificio come ampio a tre navate, ma con la sagrestia non in condizioni ottimali. Nei secoli successivi la chiesa fu interessata da diversi interventi di rifacimento e di ammodernamento, per poi venire riportata allo stile romanico nel 1963. Tardoromanico è anche il campanile che si erge al suo fianco sul lato destro. Questo è a base quadrata, suddiviso in più registri da marcapiano abbelliti da archetti pensili. La cella campanaria presenta su ogni lato una monofora ed il suo culmine è coronata da guglia piramidale. La chiesa ha facciata a salienti e presenta al centro il portale d'ingresso con sopra, un rosone, ai lati si aprono due finestre a tutto sesto.
Dell'originaria struttura tardoromanica è rimasta parte della muratura di ciottoli disposta in corsi orizzontali. Invece la parte absidale, in mattoni, è di epoca successiva. L'interno della chiesa è a tre navate. Il transetto con due cappelle è di forma rettangolare. Queste sono dedicate a sinistra alla Madonna del Rosario e a destra al Crocifisso. I due altari laterali come l'altare maggiore sono barocchi. All'interno della chiesa sono conservate diverse opere di pregio, come l'affresco con soggetto la Madonna del Rosario tra i Santi Domenico e Caterina, risalente alla fine del XVI secolo, ottocentesco il dipinto ovale in cornice lignea dorata raffigurante San Lorenzo. Presenti anche dei lacerti come una serie di allegorie di Misteri del Rosario e parte di un più grande affresco raffigurante la SS. Trinità, della seconda metà del XV secolo.
Lascio il piccolo borgo e continuo il mio girovagare tra le risaie del novarese, dove garzette, aironi e spatole indifferenti al mio passaggio continuano la ricerca del pranzo con il loro becco immerso nelle acque del terreno coltivate.